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Autore: Tsu_Chan    12/11/2012    1 recensioni
Ho amato i tuoi occhi dal momento in cui li ho incrociati la prima volta e ora li potrei riconoscere ovunque: nel buio, nel dolore e nel tormento, nello sbaglio e nella gioia... Anche dietro ad una maschera rossa, anche quando tu non ti vuoi far riconoscere da me...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Castiel, Nuovo personaggio, Rosalya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ehy tu non sai che quel posto è riservato?”
Un’ombra scura mi coprì dalla luce e la voce fredda del ragazzo mi fece salire un brivido lungo la schiena.
“E di grazie per chi sarebbe riservato ?” domandai sarcastica studiando la figura slanciata che, stando in piedi contro luce sembrava ammantata da un aura surreale.
“A nome mio ovviamente.” Rispose il ragazzo sedendosi accanto a me e spingendomi via con un colpo di bacino “Sei quella nuova vero? Sì capisce lontano un miglio…”
Quando si fu sistemato potei puntargli gli occhi addosso ed incominciare a studiarlo: sono mai stata rinomata per la mai discrezione per cui non mi feci a squadrarlo da capo a piedi. Capelli rossi, giubbotto di pelle e sorriso sornione…
“Teppista.” Dissi storcendo il naso e sputando fuori l’aria dai polmoni sotto forma di sibilo.
“Cosa prego ?” mi rispose il ragazzo con l’aria sorpresa “Ripetilo se hai il coraggio bimbetta.”
“Tep-pi-sta” gli sillabai inclinando al testa di lato con aria di sfida e un sorriso cattivo stampato sulle labbra. “Vuoi che lo ripeta di nuovo?”
“Ehy ma come ti permetti! Sei proprio sfacciata lo sai!” mi disse agitandomi davanti al volto il bugno chiuso “Io mi chiamo Castiel, non teppista.”
“Ciò non toglie che tu lo sia… Io sono Mira.”
Rimanemmo per un attimo in silenzio a fissarci prima che lui, ribollendo di rabbia e borbottando qualcosa come –Non posso prendermela con una ragazza- se ne alzasse indignato e si allontanasse a grandi passi in direzione del dormitorio maschile.
“Ma tu guarda che gente!” esclamai tra me e me mentre lo fissavo allontanarsi prendendo a calci un sasso “Non vale nemmeno la pena di farsi venire il sangue amaro per dei prepotenti del genere.”
Lo stavo ancora seguendo con lo sguardo quando un luccichio appena accennato, in mezzo al ghiaetto del viale attirò la mia attenzione: girandomi ad osservarlo notai che proveniva da una catena d’argento a maglie molto larghe. Mi chinai per raccoglierla, tanto era abbastanza vicina da non dovermi alzare, e la esaminai con più calma: ad un estremità pendeva un moschettone cesellato la cui chiusura spezzata ciondolava inutilmente mentre al centro, tra due maglie era stata inserita una placchetta d’argento con un’incisione su entrambi i lati, una data e un nome.
“Castiel… ma dai, allora è del bulletto.” Mi rigirai il braccialetto fra le mani persa nei miei pensieri  “Allora gli dimostro che sono superiore e glielo riporto oppure faccio la bambina capricciosa e me lo tengo come pegno di guerra ? Un bel dilemma questa volta…”
Lo lanciai in aria e lo ripresi al volo con agilità “Certo mi ha dato della bimbetta e non mi si da della bimbetta però…” dopo averlo lanciato in aria una seconda volta me lo infilai in una tasca dei pantaloni e saltai su dalla panchina “Ma sì glielo riporto. Tra un paio di ore.”
Detto questo mi girai su me stessa e tornai verso il dormitorio femminile essendomi completamente dimenticata del mio proposito iniziale, trovare Lysandro e farmi far fare un giro della scuola.
 
 
Lasciai passare quasi tutto il giorno prima di decidermi ad alzarmi dal mio comodissimo letto e sottrarmi alla compagnia della mia compagna di stanza, una ragazzetta chiacchierona ed entusiasta, forse un po’ troppo per me. Sta di fatto che ora che mi ritrovai davanti alla porta d’ingresso del dormitorio, del tutto identico a quello femminile solamente situato specularmente, il cielo si stava già tingendo di viola e arancio per il tramonto imminente. Senza pensarci troppo spalancai la porta d’ingresso ed entrai nel lungo corridoio del piano terra aspettandomi di trovare sì un po’ di confusione, in fondo era il giorno degli arrivi e molti ragazzi continuavano ad arrivare con le loro borse ingombranti, insomma mi aspettavo di trovarmi davanti ad una caciara simile a quella del dormitorio femminile nella quale mi ero trovata la mattina: nulla però mi avrebbe potuto preparare a quello che vidi e sentii.
QUELLO doveva essere veramente l’inferno, tutte le porte delle stanze erano spalancate e ragazzi, più o meno vestiti, giravano per i corridoi urlando e lanciandosi dietro quelli che dovevano essere dei residui di pizza. Non vi voglio parlare dell’odore, non so come dei maschi possano prendere possesso di un luogo così in fretta da farlo puzzare come un letamaio dalla mattina alla sera! Mi misi una mano sulla bocca e mi avventurai per il corridoio scansando i ragazzi che vedendomi rimaneva pietrificati: non sapevo certo dove poter trovare Castiel mi affidai semplicemente alla mia fortuna.
E per gloria ricevuta ho sempre avuto molta fortuna…
Fuori da una porta al terzo piano, sorvolo sul percorso orrendo che dovetti fare per arrivarci fino al terzo piano, trovai Lysandro che con le braccia incrociate e la fronte corrugata raccoglieva da terra capi d’abbigliamento vari che qualcun altro gettava senza ritegno fuori da una stanza. Mi avvicinai al ragazzo dai capelli bianchi e gli raccolsi una maglietta sulla quale si stava chinando.
“Buonasera…”
“Buonasera Mira, cosa ti porta emh… qui da noi ?” in mezzo a quell’inferno Lysandro sembrava l’unico a non essersi ancora fatto un bagno in una palude, indossava ancora abiti puliti e profumava di fresco, solo i capelli erano leggermente scompigliati “Non è una cosa comune vedere una ragazza qui. Ti chiedo scusa per lo spettacolo osceno.”
“Ah non fa niente ho due fratelli maggiori, ho avuto delle esperienze molto più traumatiche in vita mia.” Gli risposi con un sorriso, tentando di apparire più gentile di come lo ero stata nella mattinata. “Senti non è che sai in che stanza si trova Castiel ?”
“Oh? Sei venuta fin qui per cercarlo ?” mi domandò mentre si chinava a raccogliere una nuova maglietta scagliata fuori dalla porta.
“Diciamo che ho una cosa gli appartiene.”
“Dimmi che hai tu il suo braccialetto. Te ne prego, o rischio di impazzire.” Lo disse con una faccia tanto seria che mi strappò una risatina. Estrassi il braccialetto di tasca e glielo mostrai.
“L’ho trovato a terra.”
“Oh sia ringraziato il cielo, di solito sono io che dimentico le cose ma quando capita a lui da fuori di matto. Ehy Cas vieni un po’ qui!”
Picchiando un pugno sullo stipite della porta Castiel sbucò dalla stanza dalla quale poco prima volavano vestiti “Dammi un buon motivo.”
“La ragazza ha qualcosa di tuo, dovresti ringraziarla.”
La mia attenzione era tutta per Castiel che, al contrario di Lysandro,  si stava già abituando allo stile uomo vissuto e aveva abbandonato i suoi jeans per un paio di pantaloni di una vecchia tutta verde e bianca e la sua bella maglia rossa per una canottiera nera leggera, attillata e anche strappata aggiungerei. A coronare il tutto tra i capelli rossi portava un sottile cerchietto nero che gli teneva lontana frangia di capelli ribelli dagli occhi: strano a dirsi ma l’effetto finale non era per niente male, potrei quasi sbilanciarmi e dire che ci stava bene vestito in quel modo.
“Beh mocciosa che vuoi ?” mi domandò freddo fulminandomi con lo sguardo, in risposta gli feci dondolare il braccialetto davanti al naso.
“Dove l’hai preso?” domandò tendando di afferrarla ma io fui più veloce e riuscii a nascondermela di nuovo in tasca.
“Ti è caduta e io l’ho trovata a terra, dovresti ringraziarmi.” Gli dissi rispondendo alla sua occhiataccia con un sogghigno che doveva apparire molto inquietante.
“Grazie e ora ridammela.” Allungò una mano per arrivare alla mia tasca ma io mi scansai.
“Mi devi dire grazie e promettermi che non mi chiamerai più mocciosetta.”
“D’accordo d’accordo… non ti chiamerò mai più mocciosetta.” Cedette troppo in fretta, pensavo facesse un po’ di resistenza invece ne rimasi delusa, forse il braccialetto era più importante di quello che poteva sembrare.
“Tieni.” Glielo poggiai con delicatezza in mano “E fai attenzione se è così prezioso. La prossima volta magari deciderò di non raccoglierlo.”
Con un sibilo il ragazzo dai capelli rossi tornò nella sua stanza probabilmente per mettere al sicuro il braccialetto.
“Un animale molto socievole vero?” domandai a Lysandro con una punta di ironia.
Lui si girò a guardarmi con un sorriso portandosi una mano al mento “Fidati è tutta scena: in verità è un bravo ragazzo.”
“Mi fido di te. Va beh vado, quello che dovevo fare…” mi girai e feci per andarmene aggiungendo sotto voce che non sarei potuta comunque resistere un solo minuto di più in quel porcile ma Lysandro mi afferrò per un braccio e delicatamente mi fece fermare.
“Beh veramente… noi stavamo uscendo, andiamo a mangiare al fast food qui accanto: è una tradizione. E beh, saremmo felici se venissi anche tu.” Mi fece un sorriso gentile, come se io mi lasciassi comprare da un bel sorriso.
“Non so, avevo altri progetti, ho le borse da disfare e…” sulla porta della stanza ricomparve Castiel questa volta vestito di tutto punto con una maglia verde scuro sotto il giubbotto di pelle e un paio di pantaloni neri attillati: come vorrei sapere il trucco per vestirsi così velocemente, sarebbe una manna dal cielo!
“Andiamo ti presento anche Rosalya, così inizi a conoscere un po’ di gente e poi…” Castiel ci sorpassò senza nemmeno guardarci ed incominciò a scendere le scale a passo di carica “è stata una sua idea. Per ringraziarti. Non puoi rifiutare un invito di Castiel, non è così facile ottenerne uno.”
“Bhe se è così direi che non posso proprio rifiutare.”

 Continua nel prossimo capitolo di “Red Phantom”!
 
   
 
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