Disclaimer: i
personaggi sono proprietà dei rispettivi autori.
Note: io mi sono semplicemente
innamorata di questo trio dopo l’episodio 6 – e ancora prima, in effetti,
leggendo il prequel alla serie animata. E questo succede quando il tuo
personaggio preferito (che mediamente essendo il mio preferito giustamente
muore), in una serie parte già morto.
*soffre*
Li vedevi insieme, e di certo la prima cosa che pensavi
non era che quel trio fosse a suo modo “scontato”.
Capitano, queste cose, quando vedi le persone stare le une con le altre: le
guardavi e ti dicevi “lo sapevo”, quando erano individui simili che ben si
accompagnavano, oppure “immaginavo fossero amici”, quando il legame era ovvio e
radicato nel tempo. Di quelle amicizie che nascono ancor prima di chi le
coltiva, e non sono destinate a finire se non per cause di forza maggiore.
Con loro no, anzi: li guardavi e ti chiedevi come fosse possibile.
Una persona che ad osservarla sembrava destinata a restare sola: lo sguardo di
chi dentro non ha saputo portare altro che rabbia per tutta la vita, di chi sa
che le proprie mani non sanno fare altro che distruggere, e che a proteggere
non impareranno mai.
Una persona che, a passare oltre l’aria di chi va potenzialmente d’accordo con
tutti, sembrava interessata a niente più della tranquillità della propria
esistenza; se ciò comportava non instaurare legami e se ne fosse cosciente, non
sembrava importargli.
Infine, una persona che passava inosservata, di quegli individui senza arte né
parte, che passano per la strada e non attirano la tua attenzione; di quelli
che non sono importanti, che non saranno mai al di sopra di quella
classificazione vecchia quanto il mondo che è la “norma”.
Singolarmente, lui non era granché; poi lo vedevi con quel gruppo strano, che
definirlo gruppo era persino ironico ed ilare, e in quel momento più che in
qualunque altro, una cosa li accomunava.
In Mikoto Suoh, era appena
accennato.
Kusanagi Izumo gli dava
semplicemente una connotazione diversa dal solito.
Ma Totsuka Tatara, il ragazzino che con quel duo
sembrava semplicemente fuori luogo, l’aveva luminoso e bello, di quelli
contagiosi, che ti ritrovi ad imitarlo dicendoti “non ci si può fare niente”.
Totsuka sorrideva.
Agli altri due come non sorrideva a nessun altro, allora.
E se li guardavi, in quel momento, capivi: quel ragazzino tanto deboluccio all’apparenza,
era ciò che teneva a suo modo unito quel trio singolare.
Con il passare del tempo, non sarebbe cambiato: quel legame su cui nessuno mai
avrebbe scommesso neanche per gioco si sarebbe rivelato molto più stretto e
duraturo di quanto chiunque – forse persino loro tre – avrebbe mai potuto credere.
Dopotutto c’erano cose che le persone non riuscivano a vedere: che il loro
rapporto si basava su un reciproco e personale modo di proteggersi, ad esempio.
Mikoto era di
quelle persone che ti proteggono facendosi male al tuo posto senza dirtelo.
Izumo era di quelli che ti protegge nell’ombra,
sembrando quasi disinteressato, ma trovando il suo personale modo di tenerti
lontano dai guai… rischiando molto più di quanto
sembri.
Tatara ti proteggeva finendo nei guai al posto tuo, uscendone e sorridendoti
quando gli rimproveravi troppa incoscienza.
Era un legame forte. Di quelli che, senza sapere perché, fanno paura.
Il loro era sempre stato un delicato
equilibrio fatto di un filo consunto, prossimo ormai allo spezzarsi.