Serie TV > The Vampire Diaries
Ricorda la storia  |      
Autore: CateDiaries    13/11/2012    3 recensioni
One shot sulla storia "When will I see you again?"
In questa shot è descritto il primo incontro tra Sara ed Elijah che è raccontato brevemente nel 1° capitolo della long.
"Quegli occhi. Furono la caratteristica che attirò maggiormente Sara: erano così scuri, quasi completamente neri, freddi e caldi al tempo stesso. Quegli occhi la fissavano attenti, curiosi, quasi indagatori. Quegli occhi, che le causarono un brivido lungo la schiena, come se le avessero strusciato il ghiaccio sulla pelle."
(non serve aver letto la storia per leggere questa shot..l'avvenimento narrato avviene prima di When will I see you again..perciò chiunque sia interessato può leggerla tranquillamente)
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

When I first met you

 
 
Se ne stava rannicchiata sul divano, con le ginocchia strette al petto e i lunghi capelli castano scuri che le ricadevano sulle spalle. Guardava fuori dalla finestra e faceva vagare i suoi pensieri tra le immaginazioni più creative e la sua giovane testolina creava le storie più incredibili. Era una ragazzina di dodici anni come tutte le altre, piena di sogni, idee e fantasie: amava stare sdraiata al sole, leggere i libri, ascoltare la musica, cantare.
 
Di certo non avrebbe mai pensato che la sua vita sarebbe potuta cambiare da un giorno ad un altro.
I suoi pensieri furono distratti dal fratello che scendeva rapidamente le scale. In un lampo la raggiunse e si sedette sul divano, accanto a lei.
- Guarda, sorellina. Proprio come ti avevo detto. Sapevo che mamma e papà stavano nascondendo qualcosa.- disse eccitato il ragazzo, mostrando alla sorella una lettera.
La ragazzina strabuzzò gli occhi. - È una lettera dell’associazione!- esclamò sorpresa. –Dove l’hai trovata?-
- Era di sopra, nello studio di papà.- spiegò il giovane. –Finalmente è arrivato il mio momento!- aggiunse poco dopo.
Lei prese la lettera dalle mani del fratello e la lesse rapidamente. Poi, preoccupata, si voltò verso di lui. –Secondo me non dovresti farlo, Rob. Non ti sei allenato abbastanza. Non sei pronto.-
- Oh, andiamo sorellina! Cosa vuoi saperne tu?!- disse Rob con un fare di superiorità. –Non hai ancora iniziato i tuoi allenamenti e già pensi di sapere cosa è meglio per me?-
- Non fare lo sbruffone, Rob! Sai bene quanto me, qual è il rischio che si corre dando la caccia ad un vampiro senza essere adeguatamente istruiti e credimi, tu non lo sei.- lo riprese.
Rob si alzò dal divano e andò verso la porta. –Ti sbagli. Io sono più che pronto. Papà stesso ha detto che sono molto migliorato in questi ultimi tempi.-
Lo seguì a ruota. – Sì, è vero. Sei migliorato, ma non è abbastanza.- ribadì. –Finirai per farti uccidere!-
Il ragazzo intanto si sistemò la giacca e prese un paletto di legno dal ripostiglio, sotto le scale. – Non succederà, stai tranquilla. E poi è arrivato il momento che quelli dell’associazione capiscano quel che valgo.-
Ah, ecco. C’era un vero motivo, pensò subito la ragazzina.  -È per questo vero?- gli chiese, quasi con tono sprezzante. – Lo fai solo per metterti in mostra con i piani alti dell’associazione, perché vuoi arrivare al livello di papà. Tu lo invidi.-
- Non è affatto vero.- ribatté prontamente Rob, mentendo, dato che aveva sempre provato una certa invidia nei confronti del padre. –Io ammiro nostro padre.-
- Comunque sia, tu vuoi rischiare la vita solo per farti notare! Vuoi far capire loro che sei all’altezza di combattere contro i vampiri, ma in realtà non hai ancora le capacità adatte.- continuò a sgridarlo.
- Smettila, stai vaneggiando!-
- Sai benissimo che ho ragione.-
- E se anche fosse?- la sfidò. –Che male c’è nel farsi notare un po’?- disse allargando le braccia e alzandole verso il cielo con fare esasperato.
La sorella scosse la testa. Ormai aveva capito che nulla avrebbe potuto far cambiare idea al fratello. –Tanto è impossibile farti ragionare, Rob.- ammise rassegnata. –Sta’ attento, per favore.-
Rob le andò in contro e la abbracciò. –Stai tranquilla sorellina.- la rassicurò nuovamente. –Tornerò prima di quanto pensi. Infondo, devo solo arrivare alla vecchia casa disabitata. Non è molto lontana.-
Sciolse l’abbraccio e depositò un bacio sulla guancia della sorella. – Prometti che non ti caccerai nei guai mentre sarò via?- le chiese da bravo fratello maggiore.
Lei annuì. –Promesso.- e lo abbracciò velocemente un’altra volta. –Ti voglio bene Rob.-
- Ti voglio bene anche io, Sara.- e detto ciò, il diciassettenne uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Sara rimase per un po’ ferma in mezzo al corridoio e poi, in preda all’ansia, cominciò a camminare avanti e indietro.
Se mamma e papà lo scoprono ci faranno a pezzi! Lui per essere andato dietro ad un vampiro senza il loro permesso e io per averglielo lasciato fare. Dio! E menomale che è lui il maggiore!
Stava iniziando a pentirsi di non aver insistito nel fermarlo, ma infondo, cosa avrebbe potuto fare? Ammanettarlo e chiuderlo in casa? Sì, cavolo, sì! Avrei dovuto! si disse.
Dopo mezz’ora, l’ansia si era fatta insopportabile: aprì il ripostiglio e pensò al da farsi. Bene, cosa devo portarmi se voglio cercare di non essere uccisa da un vampiro? Spostò lo sguardo su tutto il repertorio di armi contenute in quella piccola stanzina: paletti, balestre, dardi alla verbena, granate e pistole con proiettili di legno. Quando ebbe pensato a sufficienza a cosa le sarebbe stato più utile, scelse si portarsi un paletto e una pistola carica di proiettili. Spero solo di non uccidermi con questa cosa!
Uscì di casa ed iniziò a camminare spedita in direzione della casa disabitata. Poteva percorrere quella strada praticamente ad occhi chiusi: lei e Rob erano andati spesso a giocare al “vampiro e la preda” in quel posto quando erano piccoli, solo che quella volta il vampiro c’era davvero e suo fratello rischiava di essere la preda. A quel pensiero aumentò il passo e in pochi minuti arrivò davanti alla casa.
Era un luogo inquietante, nessuno l’aveva abitato da secoli. C’erano due porte: quella principale e quella sul retro, che più esattamente era una botola. Le tende di tutte le finestre erano tirate per non far entrare la luce del sole. Be’ è logico. Ci vive un vampiro. pensò avvicinandosi all’abitazione. Non riusciva a sentire nessun rumore, il silenzio regnava sovrano. Decise di entrare. Provò ad aprire la porta principale, ma era stata sprangata dall’interno. Perciò decise di provare con la botola. Quella si aprì. Con agilità, Sara saltò all’interno e atterrò saldamente sui piedi. Si guardò intorno, ma in quella cantina non c’era nessuno.
Tirò un sospiro di sollievo. Non sarebbe stata pronta per uno scontro con un vampiro. si prese un attimo per osservare la stanza: la luce che entrava dalla botola la illuminava quel tanto che bastava per permetterle di riconoscere i vari oggetti. Erano prevalentemente libri ricoperti di polvere e molto vecchi, quasi fragili. Erano tutte opere di scrittori famosi del passato, edizioni vecchie di chissà quanti secoli.
Tranne uno.
Tra tutti quei libri, ce ne era uno che attirò particolarmente l’attenzione della ragazzina: era un piccolo libriccino, sempre molto antico, forse più di tutti gli altri messi insieme. Sulla copertina c’era semplicemente scritto “La storia dei vampiri dalle origini.”, nessun autore o casa editrice. Prese in mano quel libro e lo sfogliò rapidamente senza badare alle scritte. Era interamente scritto a mano.
Un rumore catturò la sua attenzione. Proveniva dal piano superiore. Istintivamente guardò verso le scale e strinse la pistola facendo cadere il libro.
- Sei uno stupido.- disse una voce. –Pensavi davvero di potermi battere?-
Sara capì che si trattava del vampiro e di suo fratello. Prima di salire, lanciò un’occhiata verso dove le era caduto il libro, ma quello era scomparso. Non ci badò e andò al piano di sopra con cautela. Rimase nascosta dietro ad una colonna ad osservare la scena.
Suo fratello era a terra e il vampiro gli stava sopra con un piede appoggiato sul suo petto. –Ma guardati- disse il mostro al giovane. –Non hai nemmeno vent’anni e sei venuto qui da solo con un misero paletto.- fece una pausa teatrale. –Che ingenuità.-
Sara si preparò ad agire. Il vampiro sollevò Rob e lo appoggiò al muro. –Adesso morirai di una morte lenta e dolorosa.- e detto ciò affondò i denti nella carne del ragazzo.
Sara aveva una perfetta visuale della schiena del mostro, prese la mira e sparò quattro colpi. Il vampiro si accasciò a terra e si portò dietro anche Rob. La ragazzina si avvicinò ai due e, girato il vampiro in modo da poterlo guardare in faccia, gli piantò il paletto nel cuore.
Dopo essere rimasta ad osservare con odio quella creatura rinsecchirsi, accorse in aiuto del fratello. Quello aveva perso conoscenza, le ferite causate dal combattimento e dal morso erano gravi, così chiamò i suoi genitori e portarono il ragazzo in ospedale.

I giorni passarono, ma Rob non si svegliava. I medici non vedevano più speranze per lui, non si era svegliato in quei tre giorni e non pensavano che l’avrebbe mai fatto.
Sara si sentiva in colpa: diceva che avrebbe dovuto fare qualcosa di più per impedirgli di andare dietro a quel vampiro, ma i suoi genitori le dissero più volte che non era colpa sua. Tuttavia, la ragazzina non si era mai allontanata dal letto del fratello, sperando invano che si svegliasse.
Quel giorno i suoi genitori dovettero entrambi allontanarsi per prendersi un caffè e parlare con il medico sul da farsi. Lei rimase seduta accanto a Rob con le lacrime che le rigavano il viso. Avrebbe voluto che aprisse gli occhi e le dicesse che stava bene. Avrebbe voluto che la abbracciasse.
-Ti prego…- sussurrò con la voce rotta dal pianto. – Ti prego, Rob, non lasciarmi. Tieni duro per me, per mamma e per papà. Ti vogliamo tutti bene, ti prego…-
Come se qualcuno avesse ascoltato le sue preghiere, in quel momento accadde qualcosa. Un uomo che non aveva mai visto prima, fece il suo ingresso all’interno della stanza. Sara posò lo sguardo su di lui incuriosita: era bello, elegante, affascinante. I vestiti scuri e formali gli donavano in maniera particolare e i capelli castani erano sistemati in maniera perfetta, fatta eccezione per un ciuffo ribelle che ogni tanto gli copriva gli occhi. Quegli occhi. Furono la caratteristica che attirò maggiormente Sara: erano così scuri, quasi completamente neri, freddi e caldi al tempo stesso. Quegli occhi la fissavano attenti, curiosi, quasi indagatori. Quegli occhi, che le causarono un brivido lungo la schiena, come se le avessero strusciato il ghiaccio sulla pelle.
Sara si fece coraggio e ritrovò la voce, che pareva esserle scomparsa per lo stupore e la paura.
- Chi è lei?- chiese deglutendo spaventata, dato che non conosceva quell’uomo. La sua intenzione era utilizzare un tono sicuro e controllato, ma la voce le uscì tremolante e insicura a causa delle lacrime che continuavano a scendere dai suoi dolci occhi verdi.
L’uomo si avvicinò di poco a lei e Sara si ritrovò ad indietreggiare impercettibilmente. Cercò di non darlo a vedere. Lui le sorrise incoraggiante, senza mai smettere di fissarla con i suoi profondi occhi scuri.
- Mi chiamo Elijah.- disse semplicemente.
La ragazzina si sentì attratta da quella voce, così calda e suadente. Le infondeva sicurezza e tranquillità.
Protezione.
Non seppe perché, ma solo sentendolo parlare, si rilassò. Voleva però sapere perché lui era lì, con lei, nella stanza dove riposava suo fratello.
Senza neanche darle il tempo di formulare la domanda, Elijah le disse: - Non avere paura. Sono qui per aiutare tuo fratello.-
Nel sentire quelle parole, il cuore di Sara accelerò i suoi battiti e gli occhi le si illuminarono di speranza. - Lei può davvero aiutarlo?-
Elijah annuì.
- Come?- chiese allora lei sorpresa e sempre più speranzosa.
Lui la fissò intensamente, cercando di trasmetterle la risposta con lo sguardo. Sara fu catturata nuovamente da quegli occhi. Le sembrò di caderci dentro, di affondare in quelle pozze scure e misteriose. Cercò, però di rimanere lucida, per captare il messaggio che l’uomo le stava lanciando con quello sguardo. Non seppe cosa la spinse a pronunciare le parole che uscirono quasi involontariamente dalla sua bocca.
- Lei è un vampiro, vero?- fece una pausa aspettando la risposta di Elijah che arrivò tramite un semplice gesto d’assenso. –Uno di quelli buoni.- aggiunse subito dopo con un leggero sorriso ad incurvarle le labbra.
Anche Elijah sorrise, ma fu un sorriso amaro, privo di qualsiasi gioia. –Non esistono vampiri buoni. Essendo una giovane cacciatrice dovresti saperlo.- Pronunciò quelle parole con freddezza, ma accompagnandole con un velo di tristezza.
Non seppe cosa rispondere a quelle parole, ma una cosa di quella frase la incuriosì. –Come fai a sapere che io sono una cacciatrice?- chiese abbandonando il tono formale.
- Ho sentito più volte parlare di tuo padre. Si vocifera che sia un ottimo cacciatore.- rispose Elijah mantenendo il tono distaccato.
Sara annuì. –Lo è.-
Elijah, senza guardarla si avvicinò al lettino dove giaceva Rob. Lei, invece, non si perse un minimo istante di ciò che il vampiro fece. Tenne gli occhi incollati al suo viso e osservò con attenzione il cambiamento: gli occhi di Elijah divennero rossi e attorno ad essi, sul viso perfetto, comparvero delle venature nere. Quello era il volto del demone, del mostro nascosto dentro di lui. Ma non ne fu spaventata, bensì attratta. Come tutte le altre caratteristiche del vampiro, anche questo lato la attraeva in maniera inspiegabile. Elijah aprì la bocca e Sara vide per la prima volta i suoi canini, perfettamente appuntiti e letali. Avrebbe potuto uccidere lei e suo fratello in quel preciso istante, se solo avesse voluto, ma non lo fece. Si morse il polso e Sara vide il sangue fuoriuscire dalle ferite. Il vampiro appoggiò il polso alle labbra di Rob e gli fece bere il suo sangue. Intanto il suo volto era tornato quello di prima, quello umano.
Sara continuò a fissare il suo volto e le sembrò di scorgere in quello sguardo un velo di tristezza e solitudine e le fece pena. Le tornarono in mente le parole pronunciate da Elijah poco prima: “Non esistono vampiri buoni. Essendo una giovane cacciatrice dovresti saperlo.”
Osservandolo, aveva trovato come rispondergli. Come ribattere.
- Comunque non sono d’accordo su quello che hai detto.- disse sperando che il vampiro la guardasse, ma dato che non accennava al minimo movimento, riprese. –Non è vero che non esistono vampiri buoni.-
- E cosa te lo fa pensare?- le chiese quello con un tono che sembrava quasi disinteressato.
- È vero, ci sono dei vampiri che sono crudeli e spietati, che desiderano solo nuocere alle persone uccidendole e bevendo il loro sangue. Quei vampiri meritano la morte, senza dubbio.- disse lei con durezza ripensando al vampiro che aveva ucciso tre giorni prima. Poi il tuo tono si ammorbidì. –Ma non sono tutti così. Ci sono quei vampiri che ancora provano dei sentimenti, a cui importa delle vite umane e talvolta le salvano!- fece una pausa e sospirò. –Tu sei uno di questi Elijah. Non ci conosci neanche, eppure hai appena salvato mio fratello.-
Elijah continuò a fissare Rob e Sara ne rimase delusa. Sperava di aver fatto breccia nell’anima fredda e solitaria del vampiro, ma ovviamente si sbagliava. Capì che, al contrario di quanto lei aveva appena detto, Elijah si riteneva parte della prima categoria.
- Tu non fai assolutamente parte dei vampiri crudeli e senza scrupoli, Elijah. Tu hai ancora un’anima, dei sentimenti. Li ho visti nel tuo sguardo.-
Non ci fu nessun cambiamento da parte del vampiro. Sembrava che in quel momento il suo cuore fosse circondato da una corazza di pietra. Impenetrabile.
Si allontanò di un po’ dal lettino e parlò come se lei non avesse mai detto nulla. - Adesso devi stare attenta che non gli accada nulla per le prossime 24 ore. Se dovesse morire, diventerà un vampiro.- le disse con la sua solita freddezza. -Non perderlo di vista.-
Sara annuì intimorita, lasciando cadere l’argomento sentimenti e anima. Abbassò la testa sentendo che le lacrime minacciavano di uscire nuovamente dai suoi occhi, ma questa volta erano lacrime di frustrazione.
Elijah si avvicinò alla porta e fece per andarsene lasciandosi alle spalle la ragazzina, ma quella lo afferrò per una manica della giacca e fece l’unico gesto che non si sarebbe mai aspettato. Lo abbracciò. Quel semplice contatto sciolse completamente il cuore del vampiro e gli sembrò di sentirlo battere nuovamente nel petto.
- Ti prego…- gli disse Sara piangendo senza vergognarsene. –Ti prego non andare via.-
Istintivamente Elijah le accarezzò la testa e per un attimo la strinse a sé. Poi la allontanò un po’ e si abbassò per poterla guardare negli occhi. –Un giorno ci rivedremo.- disse con tono dolce e sicuro allo stesso tempo. –Te lo prometto.-
Sara rimase sorpresa dal cambiamento del vampiro e incatenò per un’ultima volta i suoi occhi verdi con quelli neri di Elijah. Lui prese qualcosa dalla tasca della giacca. Sara lo guardò incuriosita e spalancò gli occhi quando vide che cos’era. Una collana. Una bellissima collana con una pietra di lapislazzuli ovale.
Elijah la legò al collo della ragazzina e le sussurrò: -Questa è la mia promessa.-
Poi fece una cosa che sorprese ancora di più Sara. Le depositò un delicato bacio sulla fronte. Sara chiuse gli occhi e si sentì percorrere da una scarica elettrica. Le sue labbra si curvarono in un sorriso.
Quando riaprì gli occhi Elijah era sparito.
 
 



Angolo dell’autrice
Ciao a tutte !  Ecco a voi una shot sul primo incontro tra Sara ed Elijah. Ne avevo parlato un po’ nel primo capitolo della long, ma ho pensato che fosse meglio scrivere una versione estesa.
Per chi avesse letto questa shot  e fosse interessato a leggere tutta la storia che parte dopo questo momento, eccola qui 
When will I see you again?
Detto ciò grazie a chiunque abbia letto questa storia. Spero di non avervi deluse.
Un bacione
Cate
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: CateDiaries