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Autore: Rota    13/11/2012    5 recensioni
[Imayoshi Shoichi x Hanamiya Makoto]
-Ricordami perché sono qui.
Mentre lo pronuncia, per la prima volta, una folata di vento gelido gli scompiglia tutti i capelli e si intrufola senza appello dentro la giacca pesante, fino a farlo tremare di freddo lungo la schiena. Imayoshi rabbrividisce e nasconde il naso sotto la sciarpa, avvicinandosi di un solo passo all'altro ragazzo.
Hanamiya si tiene stretto in un abbraccio le gambe e lo guarda in malo modo, come suo solito. Ha la voce ferma, di chi è convinto delle proprie intenzioni. Non lo guarda ancora in volto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Makoto Hanamiya, Shoichi Imayoshi
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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*Autore: Rota
*Titolo: Sono qui (ricordami perché)
*Fandom: Kuroko no Basket
*Personaggi: Imayoshi Shoichi, Makoto Hanamiya
*Generi: Sentimentale, Introspettivo, Tematiche Delicate
*Avvertimenti: What if...?, Shonen ai, One shot
*Rating: Giallo
*Note: Tematiche delicate non è un avviso messo a cavolo. Per quanto non ci siano tragedie vere e proprie all'interno del mio racconto, il contesto non è allegro, affatto. Questa è una cosa profondamente introspettiva, a tratti anche pesante.

Ho messo poche didascalie narrative proprio per valorizzare il dialogo e il suo dinamismo. Valutate voi se sono riuscita a creare un buon prodotto oppure no :)

Per chi prosegue, buona lettura (L)

 

 

 

 

 

-Ricordami perché sono qui.

Mentre lo pronuncia, per la prima volta, una folata di vento gelido gli scompiglia tutti i capelli e si intrufola senza appello dentro la giacca pesante, fino a farlo tremare di freddo lungo la schiena. Imayoshi rabbrividisce e nasconde il naso sotto la sciarpa, avvicinandosi di un solo passo all'altro ragazzo.

Hanamiya si tiene stretto in un abbraccio le gambe e lo guarda in malo modo, come suo solito. Ha la voce ferma, di chi è convinto delle proprie intenzioni. Non lo guarda ancora in volto.
-Se non lo sai tu, io di certo non posso dirtelo!
-Non hai voglia di tornare a casa?
-Direi di no!
-Potrebbe preoccuparsi qualcuno...
-Troppo tardi: non mi interessa.
-Sei più scontroso del solito. Hai mangiato pesante, per caso?
-No, è questo vento di merda che mi da fastidio!
-Ah, per quello purtroppo non si può far nulla.
-Sono convinto che se stessi zitto il tutto migliorerebbe parecchio. Anzi, vedi proprio di andartene e non tornare più!
-Anche per questo ci si può fare poco: se me ne vado io poi chi calma il tuo amico?

Il suo dito indica un individuo poco distante da loro, un ragazzo snello e alto con una frangia talmente lunga che sembra gli ricopra anche gli occhi e la fronte. Tiene il cellulare tra le dita, nascosto nella tasca della propria giacca, in una presa stretta, mentre adocchia la coppia con fare circospetto. In realtà, non manca di palesare una paura ben forte.

Makoto fa un verso strano con la bocca, come una specie di ringhio, e torno a parlare.
-Può anche andare a farsi fottere, quello!
-Questo non è carino da dire, Hana- chan. La pazienza di capitano deve essere esemplare. Tu ti stai comportando in maniera isterica.
-Mi sembrava che la situazione me lo concedesse.
-Se sfrutti certe situazioni per comportarti in maniera forsennata meriti solo l'appellativo di cafone.
-Vedrò di stare più attento, la prossima volta.

Non è un silenzio mortificato quello che muove i piedi di Imayoshi verso Hanamiya, ma solo la noia e la luce della luna che viene oscurata di nuovo da una nuvola di passaggio – Shoichi guarda in alto e socchiude le palpebre: un pipistrello plana poco lontano da lì e sembra aver catturato qualcosa.

Sospira e si sistema gli occhiali sopra il naso con un semplice gesto della mano.
-Ricordami perché sono qui.
-Perché quel coglione del mio compagno di squadra ti ha chiamato!
-Giusto, è vero. E pensa che non so neanche come si chiama...
-Non è importante. Non conta niente.

Pausa: Imayoshi piega le labbra ad un sorriso e balla, danza sulla punta delle proprie scarpe, dondola da una parte all'altra e sembra una marionetta dal ghigno terribile e spettrale. Per sfizio, solamente.
-Niente, dici? Eppure sta nella tua squadra. Come ci starebbe se non contasse niente?
-È bravo a cadere sulle persone.
-Molto utile in certe situazioni.
-Di sicuro non in questa.
-Cos'è utile in questa situazione?
-Che tu taccia!
-Ma se taccio io, dopo cosa rimane?

Hanamiya lascia andare le proprie gambe e lo guarda, infine. Lo guarda male, di traverso, vorrebbe insultarlo ma sa che sarebbe una sconfitta, e allora appoggia le mani sopra il cemento del cornicione e si sostiene con le proprie braccia mentre osserva cosa c'è attorno a lui.

Ha il corpo rigido d'attenzione quando muove la testa, a indicare il tutto.
-Il vento, per esempio. E le nuvole. E quelle macchine laggiù. Rimangono un sacco di cose! Ci sono un sacco di cose, qui!
-Ti faccio solo notare che hai dimenticato di dire me o te.
-Perché preferirei non ci fossimo affatto.
-Nè tu né io?
-Nè te né me.
-È bello pensare che tu mi ami così tanto da considerarci ormai una cosa sola.
-Fottiti.
-Davvero, non mi sarei mai aspettato che tu fossi un tale romanticone. Mi hai sorpreso!
-Imayoshi, fottiti!
-Hai detto il mio nome. Che bello! Era da troppo tempo che non te lo sentivo dire!
-Due giorni, circa...
-Sono parecchi, anche se devo dire che sono passati in fretta.
-Sei sempre molto occupato, ultimamente.
-Studio ogni secondo che posso.
-Si dovrebbe prenderti ad esempio, per questo genere di cose.
-Non dire stronzate. Tu sei mille volte più intelligente di me. Non avresti bisogno del mio studio per arrivare dove voglio io.
-Già.

Imayoshi si accuccia a pochi passi da Hanamiya, in una posa precaria. Si stringe una mano con l'altra e guarda a propria volta il vuoto, lasciando che il vento soffi e passi anche su di lui.

Sorride appena al ragazzo più giovane, con un solo angolo della bocca, e ha lo sguardo nascosto da qualche ciuffo scuro. É ancora calmo e posato, relativamente tranquillo – almeno, nei gesti controllati degli arti e del corpo tutto.
-Ricordami perché sono qui.
-Non occorre essere intelligenti come me per capirlo.
-Certe volte mettere nero su bianco aiuta.

Segue un movimento di pura stizza, un gesto e un'occhiata che non danno adito ad alcun dubbio, tanto che Makoto sembra volersi allontanare ancora di più da Shoichi, con il corpo e con l'anima, in un rigetto puro e naturale. Anche la voce sale di tono ed è sgradevole, l'occhio impietoso e le labbra tirate troppo.
-Ecco qual'è il tuo problema: parli come gli strizzacervelli, ti comporti come loro e ti atteggi come loro. Dopo è naturale che la gente ti trovi sgradevole!
-Questa è un'infamante calunnia! Io sono molto apprezzato!
-Immagino che grandi doti che ti fanno amare dalla folla!
-Nessuna dote in particolare, niente che brilli troppo, solo volontà e intenzione. La poca gente che mi conosce sa cosa sono disposto a fare pur di tenere fede ai miei propositi.
-Tu sei un ottimo capitano.
-Anche tu lo sei, perché ti fissi su obiettivi ambiziosi.
-Non credo che questo basti.
-No, è vero, ma è un buon punto di partenza.
-Non credo neppure che mi interessi partire.
-Sai bene che non è vero, non tentare di autocommiserarti.
-Perché?
-Perché saresti patetico. E tu non lo desideri.
-Desidero solo che tutto questo finisca.
-Sentire emozioni significa essere umano.
-Anche volere la morte, a quanto ne so.
-Sei un po' troppo tragico, adesso. Non credo che una soluzione così drastica possa in qualche modo aiutarti.
-Io non voglio aiuto, è per questo che sono qui.
-Sempre a dire “no”, sempre a dire “no”. Dovresti essere più positivo, Hana- chan!
-A che pro?
-Per farmi felice! Non lo vuoi?
-Il tuo sorriso mi fa vomitare.
-Come al solito hai un modo tutto tuo di esprimere affetto.
-Sei tu lo scemo che non capisce quando è ora di smettere.
-E lasciarti andare così? A che pro?
-Credevo non ti interessasse...

Compare un sorriso nuovo, diverso, sul viso di Imayoshi – forse nato anche dal fatto che non ha motivo d'essere altrimenti, perché una volta tanto ha l'obiettivo non di schernire ma di rassicurare. Diverso l'obiettivo, diverso il mezzo.

Shoichi stende le proprie gambe e fa qualche passo di lato, tanto da arrivare da Hanamiya e superarlo in lunghezza, costringendo l'altro a seguirlo con lo sguardo per non perderlo.

Kazuya è ancora fermo al proprio posto, immobile e in attesa.
-Non sarei finito a letto con te in quel caso. Capita di rado che mi avvicini così tanto a qualcuno. È un'esperienza nuova anche per me.
-E non ti fa pensare, questo?
-Certo che sì, ma non lascio che la paura mi sopprima.
-Giusto, tu sei abituato a gestire i sentimenti.

Hanamiya apre le braccia, si sporge in avanti col busto, di poco, e guarda in basso a lungo.

Ritorna alla propria posizione e si spinge indietro, fino ad appoggiare anche la testa sul freddo. Guarda in alto ma non vede molto, se non l'alone bianco della luna contro le nuvole. Imayoshi è sempre lì, accanto a lui.
-Ricordami perché sono qui.
-Quel cretino pensa che mi voglia buttare di sotto!
-Immagino che abbia torto...
-Esatto.
-Però tu stai ancora al di là della ringhiera.
-Da qui posso far penzolare le gambe.
-Hai ragione. Aspetta che vengo anche io.

Lo vede che scavalca la recinzione di metallo senza il minimo indugio, solo qualche attenzione in più. Shoichi guarda anche le macchine passare a qualche metro di distanza, ne conta un paio e poi si siede vicino a Makoto sopra il cornicione.

Sorride, come se ci fosse qualcosa di divertente per cui farlo – e Hanamiya sente di odiarlo per questo essere suo totalmente fuori luogo anche in un momento come quello.
-Tu sei pazzo.
-Se non lo fossi non sarei ancora qui.
-Allora è questa la risposta alla tua domanda.
-No, non credo. E poi non vale che me la sia data da solo: devi rispondermi tu!
-Io non ho alcuna risposta per te!
-Cercala bene e vedrai che la trovi. E non ti preoccupare, io so essere molto paziente.

Non lo guarda più, nonostante lo tocchi con la spalla destra. Riprende in un abbraccio stretto le proprie gambe e sembra voler nascondere il viso nelle ginocchia ma poi ci ripensa e rimane ritto contro la ringhiera.

Conta dieci macchine.
-Ti amo.
-È bello sentirtelo dire. Ripetilo, per favore...

Partono i pugni, a quel punto, e il vano tentativo di Imayoshi di coprirsi con un solo braccio la parte che viene lesa ripetutamente.
-Idiota! Sei soltanto un idiota!

-Non ti vergogni a picchiare la persona a cui ti sei appena dichiarato! Questo è piuttosto incoerente!
-Non se la persona in questione è idiota!
-Prima ero un buon capitano e ora sono un idiota?
-Le due cose possono coincidere!
-Ed è perché coincidono che siamo qui?
-No, non direi.
-Oh, questo è già un passo avanti. Andando ad esclusione, arriveremo di sicuro alla soluzione del quesito.
-Se la soluzione non ci fosse affatto?
-Sarebbe un buon motivo perché entrambi ci buttassimo.
-Credo sia davvero cretino uccidersi per un motivo simile!
-Allora sarei solo coerente con me stesso.
-Per una volta potresti stupirmi.
-Non avrebbe senso che fosse anche l'ultima, non credi?
-Ti do ragione.

Imayoshi allunga il braccio e se non fosse per una naturale e istintiva reazione che porta Makoto a ritrarsi, all'inizio, lo avrebbe preso e tirato presso di sé. Invece si limita a sorridergli cordiale e a tenere lo sguardo fisso sulla sua persona, con quelle dita tese bianchissime e lunghe che sembrano quasi gli artigli di un animale.

Vorrebbe sembrare innocuo.
-Dammi la mano.
-Perché?
-Ho freddo.
-Sei stato stupido a non portarti nulla di più pesante.
-Ti do ragione!
-Io non voglio più sentire né caldo né freddo.
-Chi sarebbe il caldo, tra noi due?
-Nessuno, perché?
-No, niente. Pensavo ti stessi riferendo al discorso di prima. Sai, la dualità c'è sempre.
-Questo è il problema.
-Il fatto che siamo in due?
-Il fatto che ci consideri due.
-Tu a parlare sei più strano di me.
-Se sei cretino non ho la minima colpa!

Dondolano le gambe – prima lo fa Makoto e poi lo imita anche Imayoshi. Dondolano le mani, alla maniera infantile, ma è solo perché Shoichi obbliga Makoto a farlo e no, non si ferma neanche quando l'altro lo fissa male.

Ma ha davvero freddo e allora lo stringe appena, fermandosi all'improvviso e ritirandosi un poco all'interno della manica della propria giacca, portandosi dietro anche lui.

Rabbrividisce e scuote il capo, per destarsi.
-Ricordami perché sono qui.
-Ci sono otto metri di vuoto sotto di noi.
-Abbastanza per morire.
-Sufficienti per spaccarsi la testa e morire in meno di due secondi.
-Hai calcolato anche questo?
-Non ho scelto un ponte a caso, razza di idiota!
-Non sapevo avessi premeditato tutto questo. Sei un genio del male, Hana- chan!
-Non ho premeditato niente!
-Ti è solo venuta voglia di buttarti quando l'hai visto?
-Diciamo di sì.
-Ah, sei un portento. Hai una mente tanto brillante da saper adattarti ad ogni situazione.
-Hai finito di prendermi per il culo?
-I miei sono sinceri complimenti, Hana- chan!

-Sinceri quanto la mia voglia di strangolarti!

-Immagino di sì. Ma così facendo, oltre che un suicidio, commetteresti anche un omicidio.

-Il suicidio rappresenta un reato perseguibile dalla legge?

-Credo dipenda molto dalla legge a cui ti riferisci.

-Non credo in alcun Dio, se intendi questo.

-In cosa credi?

-Credevo nella sola morale capace di tenermi in piedi.

-Il fatto che parli al passato non mi fa pensare bene.

-Sono qui per un motivo, Imayoshi.

-La tua fede non ti regge più.

-Esatto.

-Non ti immaginavo tanto fanatico da arrivare a rinunciare alla vita per la semplice inettitudine di uno specifico stile di comportamento. Pensavo fossi più propenso al cambiamento.

-Non è facile come sembra, Imayoshi.

-Questo lo penso anche io, ma allora dovresti bilanciare l'importanza dei due elementi che metti a confronto.

-Parli proprio tu di importanza? Tu? L'uomo senza scrupoli che straccia ogni cosa per il proprio ideale?

-Rinunciare alla vita per l'orgoglio non ha lo stesso significato che rinunciare all'orgoglio per la vita.

-Ma senza orgoglio che vita è, Imayoshi? La scelta a cui mi metti davanti ha come soluzione solo la miseria!

Alza la voce, per la prima volta. Lo guarda dritto in faccia e non ha niente dell'animale accondiscendente che è sempre stato, sorridente e benevolo. Gli stringe la mano e non si accorge di stargli facendo male, non del vento che ulula appena più forte di lui e lo sguardo duro che l'altro gli rivolge.

Indifferente a tutto se non soltanto ad Hanamiya.

-Mettere in discussione sé stessi per te significa essere miserabile? Makoto, devi abbandonare l'idea infantile del voto all'unico e solo credo: ti fa più stupido di quello che sei. Ragiona con la tua testa e prova a vedere se davvero dentro di te oltre quel folle sentimenti di ripicca non c'è niente!

-Non può farmi la predica uno che ha già rinunciato a sé stesso pur di andare avanti per la propria strada!

-Non nego di aver sacrificato una parte della mia natura per tornaconto, eppure guardami in faccia: io sono ancora vivo. Ho sbagliato come fanno tutti, e non ho rinnegato me stesso in quanto fallace.

-Imayoshi, quando lo sbaglio diventa troppo grande per porvi rimedio, c'è dignità solo nell'ammettere la sconfitta totale. La coerenza porta onore, la fedeltà anche. Non è niente di diverso che questo.

-Ripeto, mi sembri un fanatico.

-Forse non hai mai avuto niente di tanto importante da trattenere a te. Parli per inesperienza.

-La mia inesperienza mi rende ragionevole, almeno, e non un pazzo che è stanco di gridare alla luna i propri malumori!

-Vattene allora, così non mi sentirai più!

-È quello che ho intenzione di fare!

-Perfetto! Addio!

 

*******************

 

-Ricordami perché sono qui.

Si trova nuovamente lì, questa volta partendo più distante dall'altro ragazzo. Hanamiya è già rannicchiato su sé stesso, nasconde il viso tra la giacca e i capelli e sembra non aver intenzione di facilitare la conversazione. Digrigna come un animale incattivito e non fa alcun gesto, non lo invita con nulla.

-Sei tornato ad ascoltare il delirante testamento di un aspirante suicida dopo esserti allontanato per circa dieci minuti, richiamato dal mio compagno di squadra piangente.

-Il tuo amico mi fa più pena di te.

-Dev'essere terribile, considerando cosa hai detto di me.

-Hana- chan...

Makoto sente il rumore del suo passo ed è solo questo che gli fa alzare di scatto la testa.

Lo fissa in volto come potrebbe fissare l'eventuale vittima di un omicidio – e non è uno sguardo totalmente padrone di sé.

-Se fai ancora un passo mi butto.

-Hana- chan, perché mi hai aspettato?

-Voglio morire avendo nelle orecchie le tue grida disperate.

-Tutto ciò è assai macabro.

-Ti sto solo ripagando di tutti i torti subiti.

-Hana- chan...

-Non ti muovere, maledizione!

Urla, perché è il solo mezzo che ha a disposizione per farsi sentire da lui, per farsi ascoltare da lui.

É un botto unico e finalizzato alla propria realizzazione, ma serve perché Imayoshi si fermi al suo posto e lo guardi senza più pietà negli occhi. Solo dopo Makoto si calma.

-Makoto, hai detto di amarmi.

-Già.

-Perché me l'hai detto ora?

-Non sei cretino come sembri, Imayoshi.

-Mi spiace tanto deluderti.

-Non avevo mai contemplato l'amore all'interno della sfera dei miei interessi.

-Oh, posso immaginare la tua reazione alla scoperta. Tu non ami per niente le sorprese, sei uno che ha bisogno di tenere tutto sotto il proprio controllo.

-Ti ho odiato a lungo perché non sono mai riuscito a prevederti o ad anticiparti.

-Mi odi tutt'ora?

-Sì, ti odio tutt'ora.

-E non pensi che questo possa essere un ostacolo alla nostra eventuale relazione?

-Questo devi dirmelo tu, Imayoshi.

-Ah, io ti amo come sei, Hana- chan. Ovvero dispotico, scontroso, sboccato, arrogante e intransigente.

-Sei un pazzo, da quello che dici!

-Tu cosa ami di me?

-Quasi niente!

Nasce un sorriso sul viso di Shoichi, che il ragazzo riesce a rivolgere senza veli al fidanzato e da vicino – piegato quasi a terra com'è, non ha molti metri di distanza dalla sua meta.

-Dimmelo lo stesso...

-Perché dovrei?

-Per rendermi felice!

-Se non volessi farti felice?

-Almeno in punto di morte dovresti provare a compiere una buona azione, Hana- chan! Pensa alla tua anima!

Hanamiya sospira e si rassegna, guarda da un'altra parte e prende fiato.

La città, distante, sembra più silenziosa del solito, ma forte è il contrasto con la confusione che ha in testa che rende tutto non altro che un elemento insignificante dello sfondo, persino la vertigine che gli blocca i piedi in un unico punto.

Alla fine si decide a rispondere.

-Sei determinato ma non aggressivo. Non urli quasi mai e di norma sei molto attento a quello che dici e a come lo dici.

-Come un abile giocatore d'azzardo!

-Sì.

-Altro?

-Difficilmente ti fai ingannare dal prossimo. Sei affidabile abbastanza da rassicurare la gente.

-Ispiro fiducia.

-Diciamo che è così.

-Ancora qualcosa?

-Non pretendi nulla ma sei attento. Ti sorprendi sempre per le cose che ti vengono date.

-Non do mai niente per scontato!

-No, sei disabituato come me a ricevere qualsiasi cosa.

Alla fine, Imayoshi supera ancora la ringhiera e ancora si mette accanto a lui, seduto.

Gli tende la mano un'altra volta ma Hanamiya non gliela prende, così lui si rifugia all'interno della propria giacca.

-E perché allora mi odi?

-Ti vedo alla fine di ogni mio processo, come il traguardo ultimo delle mie azioni.

-Prima chi occupava il posto che ora è mio?

-C'ero io, sul trono.

-Non deve essere facile obbligarsi ad avere abbastanza fede e fiducia da affidarsi ad uno come me.

-Quello è un altro problema che per ora non mi interessa affatto. Tu sei come me: istintivamente, non ti ho mai sentito come un nemico. Neanche come un alleato, in realtà. Io non ho mai avuto alleati. Ma pensavo che ti limitassi ad essere il solito giocattolo tra le mie mani.

-Questa cosa ti deve aver scombussolato parecchio.

-Non quanto la consapevolezza netta di trarre piacere dal tutto.

-Mi domando come questo possa averti condotto fin qui.

-Intendi verso il suicidio?

-Già.

-Immagino per inadempienza.

-Intendi paura?

-Una cosa simile, credo.

Imayoshi ci prova, davvero, tanto che l'espressione del suo viso si fa dapprima pensierosa e poi concentrata.

Alla fine, però, non sembra risolvere poi molto, e con un sospiro volge lo sguardo in alto, all'onnipresente luna e alle nuvole passeggere.

Sbuffa appena contrariato.

-Non capisco.

-Pensavo che l'odio verso il mondo bastasse.

-Non è così.

-Non è così. Ma io ho ingoiato troppo perché ci sia ancora spazio per altro, dentro di me.

-Odiare tutto e tutti per quasi vent'anni deve essere stato un lavoraccio immane.

-Evita di prendermi per il culo!

-Non era mia intenzione. La mia era una semplice constatazione.

-Tu credi che odiare sia faticoso!

-Poco produttivo, direi. L'amore è un circolo che si rinnova sempre e comunque, come la vita. L'odio è una sola curva che s'abbassa sempre più ed ha un'unica meta: la morte. Poco produttivo, perché non ti lascia alcuna scelta.

-Non l'avevo mai intesa così.

-La ragione e l'intelligenza sono due cose distinte. Tu sei molto intelligente ma sei anche troppo passionale per ragionare davvero. È un limite che ti ha sempre caratterizzato, Hana- chan.

-Tu cosa sei, allora?

-Io? Io sono il freddo, una parte della dualità!

Finalmente ride, ma Makoto non accetta l'invito di fare altrettanto.

Gli preme qualcosa di diverso, in quel momento, e non è così attento da riuscire a nasconderlo ancora.

-Mi vuoi accettare così come sono?

-Perché non dovrei?

-Imayoshi, tu sei sempre bastato solo a te stesso, come me. La tua generosità era finalizzata all'amor proprio, l'azione al tornaconto. Spicchi per capacità individuali ma sei un disadattato sociale!

-E allora?

-Perché?

-Perché non voglio più sbagliare, Hana- chan. Non con te.

-È così...

Imayoshi sorride e Hanamiya non lo guarda. Fissa il ponte che sta sotto di sé, il vuoto e infine il cemento a qualche metro oltre i propri piedi. Conta dieci macchine e poi si perde ancora, dondola le scarpe e sospira.

Ha occhi lucidi per una sensazione che non ha mai provato prima sulla pelle – e il suono persistente della voce di Shoichi è qualcosa che lo culla, in maniera decisamente piacevole-

-Ricordami perché sono qui.

-Per salvarmi, Imayoshi.

-Dammi la mano.

La prende, la stringe, l'avvicina a sé.

-Sei freddo

-Mi scalderò a breve. Basta che tu non mi lasci.

-Non ho intenzione di farlo.

-Perfetto. Ora che ne dici di scavalcare la ringhiera?

-Ancora un attimo.

Si appoggia a lui, con la testa sulla sua spalla, e chiude gli occhi alla notte.

-Come desideri....

   
 
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