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Autore: Lavi Bookman    13/11/2012    2 recensioni
One shot Lenalee/Lavi/Allen.
All'interno del testo vi sono punti che riguardano semplicemente dei ricordi di Linalee.
"[...]Ma sarebbe morta così. Quale miglior modo, se non quello di sacrificarsi, per smettere di esistere? Era un'esorcista: questo doveva credere, questo doveva pensare.
[...]
Allen era lì, pronto a parare i colpi. Ancora.
Nonostante tutto, lui era lì."
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Allen Walker, Lenalee Lee, Rabi/Lavi | Coppie: Allen/Lenalee, Rabi/Allen
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Guardò il volto di Lavi sporco di fanghiglia. Si avvicinò al corpo dell'amico e provò a smuoverlo, inutilmente. Allungò un braccio per arrivare alla sua mano e stringerla. Fredda, fredda.
Si trascinò ancora più vicino a lui per aderire il corpo contro il suo e sguazzare nella pozzanghera di sangue che ne usciva. Prese posizione fetale, raggomitolandosi accanto al corpo esanime del ragazzo. Battè i pugni a terra - BUM, BUM, BUM -, e compose un ritmo con il rumore del sangue che sentiva scorrere nelle proprie vene.
Voleva solo rimanere lì, con Lavi. Con quella parte del suo mondo. Quella piccola, minuscola parte.
Battè ancora e ancora. E sentì il vomito salirle lentamente in gola e cercò di respingerlo giù, ancora.
Mosse le gambe stupendosi di sentirle ancora attaccate al corpo e allacciò intorno ad esse le proprie braccia, mentre i capelli le cadevano lungo le spalle e sul terreno. Scossa da singhiozzi continuò a pregare che fosse solo un sogno,
"svegliati, svegliati, svegliati".
Riuscì lentamente a rilassare i muscoli e ad aprire gli occhi, stropicciarseli con le mani sporche di sangue facendo scendere rivoli rossi lungo le guance. Aveva paura, eppure doveva difendere il corpo. Doveva difendere il suo mondo -anche se crollato in parte-.

"Se ora si svegliasse e mi vedesse lottare, sarebbe fiero di me", pensava.
<< Ce la farò, vedrai Lavi >>, diceva.
Doveva provarci, doveva tentare. Battè i piedi a terra e scrollò il collo. Aveva male ad ogni muscolo del corpo, molti dei quali non sospettava nemmeno l'esistenza. Respirò e corse.
I Dark Boots le permisero di sferrare un calcio frontale contro un Akuma di terzo livello. Ne vedeva tanti, troppi, davanti a se. Ma sarebbe morta così. Quale miglior modo, se non quello di sacrificarsi, per smettere di esistere? Era un'esorcista: questo doveva credere, questo doveva pensare.
Ebbe meno di due secondi per capire i movimenti che stava facendo il mostro davanti a sè e si ritrovò in altrettanto poco tempo schiantata al suolo.
Si rialzò, a tentoni, sputando sangue a terra.
Si girò a fissare i corpi ragrumati uno sopra l'altro dei suoi compagni-
amici.
<< Andrà bene, alla fine, andrà tutto bene >>, continuava a dire.
Rifece la stessa fine ventisette volte, rompendosi le ossa e venendo schiacciata da colpi che neanche lei sapeva come riusciva a incassare senza vomitare a terra fegato stomaco e milza. Si arrese al pensiero che probabilmente li aveva semplicemente tramutati in poltiglia.

<< Per cosa combatti? >>
<< Per il mio mondo >>

Il sangue che colava lungo il suo corpo formava una pozzanghera che si legava al fango. Tornò all'attacco sotto il compiacimento generale, combattendo come se non conoscesse la parola “fine”.
Cadde a terra rotolando e avvertendo la sensazione di sfinimento assalirla. Si girò in direzione dei suoi amici. In direzione di Lavi. In direzione di coloro che non era riuscita a proteggere.

<< E hai paura?>>
<< Sì, ma avrei molta più paura a stare senza il mio mondo... Capisci? >>

Sorrise sommessamente e tossì, sputando il sangue che le risaliva la trachea e arrendendosi a vomitare senza sforzarsi. Improvvisamente, sembrava tutto così semplice.
Chiuse gli occhi.

Solo un po'. Solo per un po'.

<< Cosa dirai ad Allen, ora? >>
<< Non lo so... Forse è troppo presto per parlargliene, non credi? >>
Si girò verso la ragazza inarcando il sopracciglio destro. << Presto, eh? Lenalee, hai un neo nell'entro coscia sinistro. Non è
troppo presto. >> Tornò a fissare davanti a sè con un sorriso ironico ad increspargli le labbra. << ... E una voglia sulla natica destra >>
<< Smettila, ti odio! E comunque, è presto, sì! >>

Aprì gli occhi giusto in tempo per vedere il corpo di un ragazzo con i capelli bianchi piazzarsi davanti a lei annunciando a gran voce che l'avrebbero pagata cara. Avrebbe riso, se non le avesse fatto male. Allen era lì, pronto a parare i colpi. Ancora.
Nonostante tutto, lui era lì. E lo amò, anche se in un modo diverso da come amava Lavi. Forse. Ripercorse con gli occhi la schiena e scese sui piedi, dove era più facile guardare poichè non le implicava qualche movimento del collo.
Avrebbe voluto chiedergli come stava Lavi; se prima di raggiungerla si era accertato delle condizioni del suo non-ancora-fidanzato, ma era così difficile ricordare come si usava la voce.
Si limitò ad un rantolio che non venne udito.
Chiuse gli occhi.

<< ... Lavi, noi cosa siamo? >>, chiese guardando la schiena del ragazzo che era steso accanto a sè.
<< Tu, cosa vorresti che fossimo? >>, rispose senza scomodarsi.
<< Non rigirare la domanda. >>
<< E tu non fare domande complicate, no? >>
Come al solito, 1-0 per lui.

<< Lenalee?! Rispondi, cazzo! >>
Quella voce, quella tonalità, quella paura. Riconosceva
casa. Non la vera casa, ma un buon pezzo sostitutivo. E avrebbe davvero voluto rispondere e dire “sono qui”, eppure non riusciva a comandare alla bocca di aprirsi, nè agli occhi, nè agli arti di muoversi.
<< Ti prego, ti scongiuro, svegliati! Svegliati, svegliati! >>
Aveva tutte le ossa rotta. L'Innocence era tornata nella sua forma passiva. Muscoli strappati in più e più punti, come i tendini. Organi maciullati. Paura. Dio, aveva davvero tanta paura, adesso.
Strinse le palpebre con molta fatica per far notare un qualche movimento.
E poi il buio.

<< Allen non mi perdonerà, non questa volta... >>, ammise con la schiena appoggiata al muro della stanza.
<< Abbi più fiducia in lui, Lavi... Magari non ora, ma prima o poi capirà... >>
Si avvicinò al ragazzo e posò una mano sul suo addome, avvicinandosi con le labbra al suo collo.
<< Non credo, non questa volta. Non ora che tu sei il motivo per cui vorrà uccidermi. Non per te, no. >>
<< E allora non diciamogli nulla >>, propose.
<< Non è da te mentire. >>
<< Non è mentire. E' omettere. >>

<< A-llen... >>
<< Lenalee! Va bene, non parlare, non parlare, buona, zitta. Dio, non parlare. Va bene così >>, disse, quasi gridando, e stropicciandosi gli occhi per poi guardare tutto intorno con aria spaesata.
Avrebbe così tanto voluto posargli una mano sulla guancia e dirgli “calmati”.
<< ... La-Lavi...? >>
<< Morto. >>
Buio. Buio, ancora.

<< [...] Però ti amo! Dannazione, Lenalee, ti amo, cazzo! >>
<< Se urli così svegli tutti, scemo! >>
<< Ti amo, ti amo... >>
<< E smettila di piangere... Ti amo anche io. >>


 

  
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