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Autore: amnesiaL1996    13/11/2012    1 recensioni
“Tic.
L’orologio ticchettava monotono nel silenzio della stanza.
Tac.
Santana cominciava ad odiarlo quel dannatissimo orologio,con quel suono martellante che le entrava nel cervello e le faceva venire la voglia di mettersi le mani sulle orecchie per non sentirlo più.
Tic.
O,più in stile Lopez,di spaccare quel dannatissimo orologio per non farlo funzionare mai più.”
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Santana Lopez, Sebastian Smythe | Coppie: Santana/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fede2
Clock

Tic.
L’orologio ticchettava monotono nel silenzio della stanza.
Tac.
Santana cominciava ad odiarlo quel dannatissimo orologio,con quel suono martellante che le entrava nel cervello e le faceva venire la voglia di mettersi le mani sulle orecchie per non sentirlo più.
Tic.
O,più in stile Lopez,di spaccare quel dannatissimo orologio per non farlo funzionare mai più.
Tac.
Si,decisamente detestava quel suono. Un suono che le ricordava che il tempo passava e lei era ancora lì.
Tic.
Era sbagliato. E lo sapeva.
Lei non doveva essere lì. Non ci sarebbe dovuta andare e soprattutto non sarebbe dovuta restare lì ancora e ancora,coi minuti e le ore che passavano,scanditi da quel maledetto orologio.
Tac.
Non poteva esserci una risposta razionale al perché si trovava lì.
Non poteva,perché lei era lì per un puro capriccio,un puro bisogno fisico che non era riuscita a controllare. Per un qualcosa che la catturava ogni giorno di più,qualcosa di sbagliato che produceva solo altri errori,uno dopo l’altro,ma che le impediva di pensare lucidamente.
Tic.
E quel qualcosa portava il nome di Sebastian Smythe ed era uno stronzo.
Perfino più stronzo di lei,e questo diceva tutto.
Occhi verdi e magnetici,fisico degno di un modello dell’Abercrombie e quel ghigno malefico che Dio,la faceva morire.
Tac.
Perché lui era il diavolo.
Era L’errore per eccellenza,la cosa più sbagliata del mondo.
Era il fuoco.
Era il male.
Era LEI.
Tic.
Era talmente ovvio: loro erano uguali.
Due stronzi senza cuore incapaci di amare qualcuno che non fossero loro stessi.
Ma era proprio per quello che era nato tutto: erano attratti dall’altro perché ci si rispecchiavano alla perfezione,in ogni gesto meschino,in ogni espressione fredda che era solo una maschera per nascondere il loro dolore.
Tac.
Quindi in pratica erano attratti solo da loro stessi.
Baciavano loro stessi.
Scopavano con loro stessi.
E,lentamente,si stavano innamorando di loro stessi.
Tic.
Ed era una cosa malsana.
Perché erano troppo uguali per stare insieme e come due calamite uguali si respingevano.
Tac.
E faceva male.
Diavolo,lei era Santana Lopez,la stronza lesbica del McKinley,e stava soffrendo per amore.
Per un ragazzo gay che sembrava essere lei al maschile e che continuava a ferirla,giorno dopo giorno.
Tic.
Ma nonostante il dolore continuava a ricascarci.
Come con tutte le cose peggiore,come con tutte le dipendenze,era inevitabile.
E continuava a tornare da Sebastian per un’altra ultima notte.
Tac.
Ogni volta si diceva che era l’ultima.
Lo prometteva a sé stessa,che sarebbe stata l’ultima volta in cui avrebbe calpestato il suo orgoglio,l’ultima volta che avrebbe permesso a quel francesino di usarla per il sesso e poi gettarla via,l’ultima volta che avrebbe tradito la sua Brittany.
Tic.
Ma quando calava la notte la sentiva.
Sentiva la crisi d’astinenza proprio come una drogata che aveva bisogno della sua droga e componeva quel numero che conosceva a memoria per chiedergli di entrare nel suo letto ancora una volta.
Tac.
Anche quella sera era finita a casa Smythe così.
Semplicemente,stando da sola si era sentita mancare.
E la cosa malsana era che aveva cercato la compagnia di Sebastian e non della sua ragazza come avrebbe dovuto.
Ma cosa poteva farci? Da quando avevano cantato insieme era scoppiata la scintilla,accendendo un fuoco indomabile che la spaventava,sovrastando il suo volere e contrastando le sue azioni.
Tic.
Aveva guidato quasi in trance,tanto quella strada era fissata nella sua memoria da andarci in automatico.
E quando lui aveva aperto la porta era stato naturale come respirare tuffarsi su quelle labbra piene ed affondare le mani tra i capelli morbidi.
E così erano finiti a letto insieme,per l’ennesima volta.
Tac.
Quando lui si era addormentato,lei se ne sarebbe dovuta andare,lo sapeva.
Eppure era ancora lì e quel dannato orologio le ricordava che ogni secondo di più stava contravvenendo a quelle regole non scritte che c’erano tra loro e che imponevano che subito dopo il sesso ognuno tornava a casa propria,proprio a sottolineare che non era altro che quello.
Solo e soltanto puro sesso.
Tic.
Ma quella sera non ce la faceva.
Non riusciva e non voleva andare via.
Accanto a lei c’era Sebastian,nel sonno tranquillo e rilassato come non mai,bello come un angelo,e lei voleva solo stringersi a lui,accoccolarsi contro quel petto ampio ed addormentarsi per risvegliarsi tra le sue braccia la mattina dopo.
Tac.
Ma non poteva e perciò restava lì,seduta sul bordo del letto ancora nuda a fissare la stupida parete di quello stupido orologio.
E quella era l’ultima volta,per davvero.
Almeno finché non avrebbe ammesso che amava Sebastian Smythe e non poteva fare a meno di lui.
  
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