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Autore: BellaLuna    14/11/2012    7 recensioni
"Perchè Vegeta non è umano. Lui non l'ama.
Mentre lei sì, sempre di più, disperatamente, e non sa come fermarsi, o forse non vuole."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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To Die. To Love. No More.
 

 
 
Vegeta non era umano.
La sua indole da subdolo e crudele mercenario Saiyan si rispecchiava nei suoi occhi profondi e infimi come la notte, in cui non si intravedeva nient’altro se non un baratro di infinita desolazione e solitudine.
Come se il vuoto, lasciato nel plasma dello spazio dal suo pianeta andato distrutto, gli fosse entrato dentro, lo avesse corroso fino a rendere lui stesso parte di quel vuoto, parte di niente.
Come se quel mondo andato perduto fra le stelle gli avesse lasciato un solco incolmabile ,nell’anima e nel cuore, che soltanto quell’oro tanto bramato sarebbe stato finalmente in grado di colmare, riuscendo a far risorgere la sua anima dannata dalle fitte e oscure tenebre che la imprigionavano.
Fino ad allora, Bulma cercava disperatamente di rimettere insieme i pezzi di un’esistenza contaminata dall’odio e di un destino meschino segnato da tanto male e violenza che, dal giorno in cui aveva deciso di fare lei stessa - senza alcun ripensamento - un salto in quel vuoto, era diventato anche il suo.
 

***
 

 

E’ notte.
Sono insieme nella sua camera, distesi in quel letto che quasi ogni sera accoglie la loro furente e clandestina passione.
Lui osserva il soffitto, un braccio sotto il capo e lo sguardo corrucciato non più del solito.
Lei è girata di un fianco a fissarlo, e con occhi limpidi e cristallini si gode quel momento di pace, arrossendo di tanto in tanto quando la sua mente la riporta col pensiero ai momenti dell’amplesso appena consumato.
Poi, dal niente, le sfugge una domanda che spera le permetterà di farlo rimanere con lei ancora per un po’. Solo per un altro po’.
<< com’è morire? >>
Vegeta non si volta, solo i suoi occhi vagano alla ricerca dei suoi, in mezzo a quel buio che li avvolge e che come una calamita li tiene assieme.
Ghigna, le sue sopracciglia hanno un guizzo e la sua espressione diviene improvvisamente sadica e provocatoria.
<< perché? Vuoi provare? >>
Le pone due dita al centro della fronte, le fa risplendere di luce solo per pochi secondi cercando – o sperando ,forse – di incuterle timore.
Ma non c’è paura negli occhi delle terrestre, solo quella piccola luce scintillante e tenera la cui provenienza ancora gli sfugge.
Quindi si irrita, distoglie lo sguardo, torna nervosamente alla posizione iniziale facendola, tuttavia, sorridere di poco, nascosta nell’ombra della notte.
Bulma ripete la domanda, la sua voce è calma e lenta come un soave sospiro.
Gli stuzzica le corde del cuore e un grumo stretto e soffocante gli piomba all’altezza del petto.
E brucia e fa male, e non gli permette di respirare, e non lo lascia parlare ne comportarsi come dovrebbe.
<< che t’importa? Torna a dormire! >> cerca di desisterla, ma lei è testarda.
I suoi occhi che ancora lo scrutano, perforanti e incandescenti sulla pelle, peggio di due lame infuocate.
<< sono solo curiosa. >> risponde, piano, senza nessuna voglia di litigare.
<< e sciocca. >>
<< non è vero. >>
<< altrimenti non saresti qui. >>
<< e questo che c’entra? >>
<< nulla. >>
Cala il silenzio.
Il vento muove le tende della finestra ,lasciata aperta, della stanza, la luce pallida della Luna Piena illumina di striscio i loro visi contratti.
Lui continua a chiedersi perché persiste nel voler rimanere sulla Terra.
È libero ora, può fare tutto quello che gli pare, e ha una navicella sufficientemente accessoriata per prendere il largo e anche per svolgere un buon allenamento.
Cosa lo trattiene, allora?
Lei, intanto, si strugge nel dolore sordo del suo cuore che batte sempre più forte, e fa male e sa che è sbagliato.
Perché Vegeta non è umano.
Lui non l’ama.
Mentre lei sì, sempre di più, incontrollabilmente, e non sa come fermarsi, o forse non vuole.
La conversazione viene dimenticata, silenziosamente si perde fra le piaghe dei loro pensieri amari mentre le lancette dell’orologio continuano imperterrite a scorrere, scandendo gli attimi di un momento che non tornerà indietro.
Bulma si addormenta, mette a tacere il suo dolore, il suo amore che la logora … eppure non riesce a farne a meno.
Vegeta resta qualche altro minuto ad osservare il soffitto, l’ombra della finestra che crea sagome strane e contorte negl’angoli.
E si chiede com’è morire.
Il suo istinto lo porta a voltarsi verso di lei, a riammirare nel buio della notte la perfezione dei suoi tratti, riempiendosi gli occhi di quella purezza che sa bene, non potrà mai essere sua.
Del resto, perché dovrebbe amarlo?
Lui la odia e odia se stesso e il suo destino per averlo condotto sulla Terra e infine da lei.
Per averlo fatto uccidere da quel mostro che lo aveva privato di tutto – del suo pianeta, del suo titolo,la sua libertà, la sua vendetta – per poi farlo risorgere nell’azzurro, fra le sue braccia.
Probabilmente distratto dalla luce di quella maledetta Luna Piena, che superba risplende regina nel cielo nero come inchiostro, porta la sua bocca a un soffio dall’orecchio di lei.
Prende fiato, poi lo lascia andare, sicuro che la terrestre lo stia ascoltando.
<< morire è come perdere la testa, non piace a nessuno ma, per un attimo, ti dà la sensazione che tutto vada bene.>>
Poi si scosta, si allontana, muovendosi fra le lenzuola fresche.
Bulma solleva tremante le palpebre.
Guarda la sua schiena e reprime fortemente l’istinto di poggiare la fronte fra le sue spalle, per cercare conforto e calore.
Sospira, schiudendo appena le labbra << allora, stiamo morendo piano insieme.>>
 
  

 

Fine
 

 

Angolo Autrice
Salve a tutti.
Beh … che dire … è la mia prima storia su Bulma e Vegeta e sono molto emozionata >///<
Spero di non essere stata nè troppo romantica nè troppo deprimente, e di aver mantenuto i due protagonisti IC.
Ma soprattutto spero di avervi regalato qualcosa – di positivo ,magari ^^”
Il titolo “To Die. To Love. No More.” è un pezzo tratto dal famoso monologo di Amleto – Essere o non essere -  di William Shakespeare.
In originale è “To Die. To Sleep. No More”
Ci terrai tanto a conoscere la vostra opinione, perciò recensite mi raccomando!
Baci…
BellaLuna 

 

  
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