L’allontanamento visto da due punti di vista. Quello di una madre e quello di un figlio.
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Quella mattina Maria era uscita di casa presto, correndo. Come al solito era in ritardo. Aveva lasciato un bigliettino sul tavolo della cucina.
-Ciao Famiglia! ci vediamo stasera.. passo io a prendere Palù all'asilo-
-Benedetta tosa.. ha sempre da fare, sempre che corre!- disse tra sè e sè Ave, leggendo il biglietto , qualche ora più tardi -Per fortuna c'è la Palù che la distrae-
La cucina era , come al solito, sovraffollata : Nonno Libero che leggeva il suo quotidiano, Ciccio e Annuccia che ingurgitavano la colazione, nonna Enrica, che parlava con Lele e Bianca. I bambini più piccoli erano di sopra a cambiarsi.  
-Oggi è il mio giorno libero, vado con Dante mio a fare shopping"-disse Melina.
-Attenta che il Piccione tuo non voli via, quando si tratta di spese gli uomini spariscono- disse Enrica
-Oh, signora Dante è una bravissima persona, ormai dovreste averlo capito no?- "
-Vai pure Melina... - si intromise Lele , evitando una discussione
-Io vado a sistemare alcune cose di là in sala- disse Ave e lasciò la cucina.
La sala era disseminata di giochi e giocattoli lasciati in giro dai bambini. Ma la sua attenzione fi attratta da una cartellina bianca , lasciata sulla scrivania. Si avvicinò. C'era un'etichetta con un nome sopra, un nome che gli ricordava ancora troppo il dolore che aveva patito, un dolore che una madre non dovrebbe mai provare. Pur sapendo di non fare un bel gesto, aprì la cartella. Varie foto di Maria con Palù e Guido. La foto fatta alla nascita della bimba, tutti e tre sorridenti. Altre foto, che ritraevano i due giovani al loro matrimonio.
Una lacrima scese dagli occhi di Ave. -Ciao Guido. Hai visto? La Palù è diventata grande e anche la sua mamma. Eravate così giovani, cosi innamorati. Eri cosi un bel toso. Mi manchi figlio mio, mi manchi tanto- come a risposta cadde un foglio dal mucchio -E questo cos'è?- si disse Ave, asciugandosi le lacrime e abbassandosi a raccoglierlo. Si sedette sulla sedia e iniziò a leggere  “Questa lettera è per te, mamma. Te la scrivo il giorno dopo la nascita della mia bambina. E' cosi bello vedere Maria felice, mentre guarda beata la nostra Paola dormire. Mi immagino te... mi immagino il tuo dolore, il distaccarsi da un bambino, il cercare di ritrovarlo. Ho vissuto senza genitori per anni ho vissuto la tragedia di un bambino che viene dimenticato, ma , fino a poco tempo fa, ho sempre pensato al dolore di un figlio che vive senza genitori, e non ho mai provato a vederlo come il dolore di un genitore. Quando sei entrata nella mia vita, ero davvero arrabbiato. Non capivo, come tu abbia potuto fare una cosa simile. Però mamma, ci sono stati momenti in cui ti pensavo, in cui pensavo a chi potessi essere. All'inizio non è stato facile accettare il tuo ritorno, la tua "intromissione" nella mia vita. M a poco alla volta ho imparato a volerti bene, perché nel bene e nel male sei mia madre. E devo ringraziare te, se oggi, sono l'uomo che sono. Grazie mamma. per quello che fai, per quello che sei, per essere tornata. Ti voglio bene.. tuo Guido"
-Chiamate un dottore!! chiamate Lele!- la voce squillante di Enrica la ridestò.
-Ave- disse Lele correndo -Ave tutto bene?-
La donna tirò su il volto rigato dalle lacrime e vide i loro visi preoccupati. -Sto bene, certo.. Adesso mi riprendo e torno a sistemare..-
-Sicura?- disse Lele.
Lei gli sorrise e pensò "Guido... io non ti dimenticherò mai"