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Autore: Nellaria    15/11/2012    2 recensioni
"L’atmosfera è stranamente inquietante, per non dire agghiacciante. In giro non c’è anima viva, il silenzio è sovrano. Non si sente nemmeno il rumore del vento. Sembra una città fantasma, abbandonata a sé stessa."
Genere: Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un tonfo. E’ il mio corpo accasciato a terra.
Sento sotto le mie mani il freddo dell’asfalto ruvido. La superficie nera della strada preme sulla mia guancia destra, come se mi stesse invitando ad alzarmi, a sollevarmi da quella posizione quasi comoda.
Mi metto lentamente in piedi, ben attenta a non perdere l’equilibrio. Mi sento decisamente frastornata e questo cerchio alla testa peggiora solo la mia condizione di smarrimento.
Dove mi trovo?
Con fare quasi disperato mi volto a destra e a sinistra, e, dimenticandomi della mia precaria stabilità, faccio compiere veloci scatti al mio povero collo che si dimena alla ricerca di un qualche indizio. Che posto è questo? Mi è quasi famigliare.
Palazzi immensi e grigi, con finestre enormi e vetrate ancora più grandi. Ai muri sono appesi manifesti raffiguranti la Statua della Libertà, rappresentata in tutta la sua fierezza. New York, ecco dove sono.
Però non me la ricordavo così silenziosa. E deserta. E cupa. Insomma, alle Nazionali dell’anno scorso mi sembrava completamente un’altra città, piena di vita e di colori.
L’atmosfera è stranamente inquietante, per non dire agghiacciante. In giro non c’è anima viva, il silenzio è sovrano. Non si sente nemmeno il rumore del vento. Sembra una città fantasma, abbandonata a sé stessa. E’ mai stata davvero vuota la Grande Mela? La mia mente non riesce nemmeno a concepire un pensiero simile. Eppure è questa la situazione che mi si presenta davanti agli occhi in questo preciso istante.
Per caso è arrivata la fine del mondo ed io non me ne sono accorta? Stavo dormendo quando è successo il tutto? Oh mio Dio. Questo significa che probabilmente sono l’unica sopravvissuta e che mi toccherà vivere una vita come quella di Will Smith in “Io sono leggenda”.
All’improvviso i miei occhi vengono catturati dal movimento di un foglio bianco, sospinto dal vento, ed abbandono le mie fantasiose teorie su una possibile apocalisse. La pagina del quotidiano continua il suo percorso lungo la strada e decido di seguirla, scegliendola come stella polare. Solo ora mi accorgo di essere in una via secondaria della metropoli, una via stretta e vuota.
Aumento il passo per tenere il ritmo del mio fidato amico foglio, e di colpo mi ritrovo su una strada che trasuda molta più importanza di quella di partenza. Ai lati gli enormi grattacieli si stagliano verso l’alto in una gara a chi rovina di più la sfera celeste, e orgogliosi mostrano i loro ornamenti: degli enormi striscioni utilizzati per la campagna elettorale di un qualche famoso candidato al Congresso, o al Parlamento, o a che so io.
La strada è colma di una quantità indecifrabile di macchine, taxi e autobus. Sono fermi e muti. Sono spenti, anch’essi come abbandonati al proprio destino. Le portiere di ogni mezzo sono spalancate. La mia confusione non fa che aumentare. Cos’è successo a questa meravigliosa città?
Mi faccio strada fra i mezzi, facendo attenzione a non sbattere contro qualche specchietto. Mi muovo fra un’auto e l’altra, e non faccio che ripetermi che la situazione è a dir poco assurda. Il mio sguardo si sofferma su una bicicletta rovesciata sul terreno, con la ruota posteriore che gira ancora a vuoto. Questo significa che la zona è stata abbandonata da poco!
Continuo il mio slalom nel traffico immobile, e per poco non mi viene un infarto quando la portiera di una macchina si spalanca per far scendere una figura a me molto nota: Puck.
Non ho nemmeno il tempo di entusiasmarmi un po’, che accade subito qualcosa si insolito. Puck mi sorride appena mi vede, ma in una frazione di secondo il suo sguardo cambia radicalmente: ora mi fissa con uno sguardo spaventato, allarmato. Non riesco nemmeno ad aprir bocca che lui si è già allontanato di corsa da me. Ho fatto qualcosa di male?
Faccio qualche metro avanti ed ecco che compare davanti a me il professor Schuester, con l’aria più tesa che io abbia mai visto. Protende la sua mano aperta verso di me, come per volermi fermare, per impedirmi il passaggio, e nel frattempo fa segno ad una terrorizzata Tina e a Mike di proseguire nella direzione opposta alla mia. Tutti e tre spariscono correndo.
L’angoscia comincia ad invadermi. Cos’è questo terrore? Vi prego, qualcuno mi dica cosa sta succedendo! Vorrei solo delle risposte.
Sento un rumore di passi alle mie spalle, qualcuno sta correndo nella mia direzione. Mi volto, sperando che sia qualcuno disposto ad aiutarmi, e realizzo che si tratta di Mercedes. Ha lo stesso volto attonito di tutti gli altri, però almeno lei mi si avvicina. Mi guarda per un attimo negli occhi, poi il suo sguardo si fissa sulle mie mani. Comincia a scuotere la testa, e dalle sue labbra esce un flebile “mi dispiace”. Poi sparisce come tutti gli altri, lasciandomi ancora da sola.
I suoni sono attutiti, non riesco a sentire una sola voce. E’ tutto un insieme di silenzi e sussurri. Non riesco ad aprir bocca, a causa di un nodo stretto che mi blocca la gola.
Da un angolo della strada vedo comparire Rachel. Si sta avvicinando a me con le lacrime agli occhi, ma viene placcata da Finn, che deve compiere uno sforzo notevole per impedirle di raggiungermi. Mentre il volto di lei si trasforma in una maschera di dolore, lui mi guarda con uno sguardo triste ma fermo.
Sono per caso… Un pericolo? Ho fatto del male a qualcuno? Perché nessuno mi aiuta?
E’ questo l’esatto momento in cui capisco cosa sta succedendo. Le mie mani sembrano incandescenti, pronte ad esplodere. Il mio corpo sta quasi brillando, mentre la mia pelle acquista una tonalità sempre più vicina al rosso. Dentro di me sento scorrere un’energia incontenibile che non riesco a controllare. La situazione sta degenerando.
Sono una bomba. Sto per esplodere.
Boom. Raderò l’intera città al suolo, ucciderò i miei amici e tantissime alte vittime innocenti. Che mi sta succedendo? “Qualcuno mi fermi!” vorrei urlare, ma la mia bocca non produce alcun suono.
Ad un tratto il mio sguardo viene intercettato da un movimento alla mia destra: dalla porta girevole di quello che sembra essere un hotel di lusso esce Santana, la mia dolce Santana. Posso leggere chiaramente nelle sue pupille nere la paura che prova, mista però ad un grande coraggio.
Avanza verso di me con un’incredibile calma apparente, e l’impressione che ho è che la voglia trasmettere anche a me. In altre situazioni avrebbe sicuramente funzionato, ma questa dev’essere un’occasione speciale, perché l’energia che mi parte dalle viscere non fa altro che crescere.
“Ho assorbito i suoi poteri. Non li controllo, Santana!” urlo con disperazione. La voce mi è tornata.
“Sono qui per aiutarti, Brittany” mi risponde lei in tutta tranquillità.
E’ qui per aiutarmi. No. No, non è possibile. Non può aiutarmi, nessuno lo può fare.
“Non puoi” le dico con un filo di voce, mentre capisco che la fine è vicina.
“Ma non ti abbandonerò” ribatte appoggiandomi una mano sulla spalla.
L’adrenalina sale, cresce inesorabilmente. Non ho più il controllo su me stessa, sto per trasformarmi in una supernova. Arrivo al limite della mia sopportazione e mi lascio andare, gridando tutto il mio dolore mentre esplodo.
 
 
Mi sveglio di colpo col fiatone, rischiando quasi di sbattere la testa contro l’armadio accanto al mio letto. Sono completamente fradicia a causa del sudore, e le lenzuola lo testimoniano.
E’ stato solo uno stupido incubo. Mi metto a ridere nel buio di camera mia, aspettando che i battiti del cuore rallentino.
Guardo alla mia sinistra e vedo che Santana è distesa a pancia in giù, parzialmente coperta dal lenzuolo, che dorme come un angioletto. Il suo viso è totalmente rilassato e più bello che mai.
Mi distendo al suo fianco e le avvolgo il mio braccio intorno all’addome. Le lascio un leggero bacio sulla guancia, mi avvicino al suo orecchio e le sussurro:
“Lo sapevo che non mi avresti abbandonata. Sei la mia eroina.”
 

 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice:
Bene, bene, bene. Ecco un’altra one shot partorita da un delirio pomeridiano. La scena dell’incubo riprende il sogno fatto da Peter Petrelli in ‘Heroes’, telefilm a me molto caro e che ha, appunto, ispirato questa follia.
Un consiglio? Se non l’avete già fatto, guardate quel telefilm. E’ una meravigliosa droga.
A presto, mi auguro! :3
 
Nellaria
  
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