Bolla di sapone
Mark il donnaiolo, colui che cambia donna come cambia le camicie.
Mark il chirurgo plastico, il miglior chirurgo
plastico, quello che tutti volevano avere come compagno in ospedale.
Mark l’uomo che conosco da tanti anni, da così tanti
anni che sinceramente quasi credevo fosse con me da sempre.
Mark il mio migliore amico, colui che per tanti anni
ho considerato alla stregua di un fratello in quella casa in cui vi erano
quattro sorelle e solo io come unico maschio.
L’ho conosciuto per caso un giorno lontano, quando
si è ancora troppo piccoli, quando credevo che non sarei mai riuscito a trovare
uno come lui, lui, il migliore amico che potessi mai desiderare avere.
È stato come una benedizione. Io unico maschio con
quattro sorelle accanto.
Non che non voglia bene alle mie sorelle, un po’
matte, un po’ impiccione, ma l’avere accanto Mark credo che mi abbia in qualche
modo salvato. Salvato da quella pazzia che solo un gruppo di sorelle può farti
raggiungere, con i loro modi così da donna. Vestiti, trucchi, scarpe, bambole.
Un bambino in mezzo ad un gruppetto di scalmanate
dedite allo shopping sfrenato, alle telenovele rosa ed ai pettegolezzi su quale
fosse il ragazzo più carino, sulla marca migliore del trucco, sul vestito più
bello.
Tutte cose che ad un bambino non interessano.
Le bambole.
Ricordo come se fosse ieri i mille modi che avevano
e che si inventavano per costringermi a giocare con le bambole. Ed io mi
ritrovavo lì, seduto accanto a loro con l’espressione imbronciata sul visetto
paffuto di bambino a giocare con quelle bambole vestite di pizzi e merletti.
Bambole…non macchinine.
Perché mai avrebbero giocato con me e con le mie
macchinine e perché la maggioranza in quella casa vinceva ed io ero solo contro
quattro.
Per questo dico che Mark mi aveva salvato.
Mark il compagno di giochi, il migliore che potessi
avere perché grazie a lui scampavo alle mie sorelle ed alle loro bambole piene
di pizzi e merletti.
Mark il compagno di scherzi, gli scherzi ideati ai
danni delle mie sorelle troppo invadenti, troppo asfissianti, troppo presenti.
Mark il compagno di scuola, il compagno di banco con
cui divertirsi, copiare i compiti in classe, rimorchiare le ragazze.
Era sempre accanto a me.
Decidevamo tutto assieme. Dove andare il sabato
sera, quali e quante ragazze rimorchiare, cosa fare e cosa non fare.
Decidevamo tutto assieme. Cosa fare del nostro
presente, cosa fare del nostro futuro.
Medici.
Lo decidemmo assieme di diventarlo, io
neurochirurgo, lui chirurgo plastico.
Perché avevamo gli stessi sogni, le stesse passioni.
Non ci saremmo separati nemmeno nel futuro così.
Lo stesso liceo, la stessa università, lo stesso
ospedale in cui fare specializzazione per diventare ciò che desideravamo, ciò
che volevamo essere.
Era l’unica persona con cui avrei voluto fare
carriere, che avrei voluto accanto a me nella vita.
Mark il migliore amico, il mio migliore amico fino a
quando di me non fosse rimasto solo polvere.
Mark il mio testimone, il testimone alle nozze con
Addison perché non volevo nessun altro al mio fianco se non lui nel giorno
fatidico.
Mark il confidente, colui a cui raccontavo anche la
più piccola ed insignificante delle cose che accadevano nella mia vita.
Mark, Mark che andava a letto con mia moglie.
Non avrei mai creduto che un tradimento facesse così
male.
È come se ti mancasse l’aria, non riuscire a
respirare, come sentire un peso al petto. Un peso che ti schiaccia, che ti
annienta lentamente perché all’inizio senti solo la rabbia che cresce, rabbia e
rancore che scorrono nelle vene accecandoti d’odio.
All’inizio è come essere rinchiuso in una bolla di
sapone, essere in un’altra realtà, ma quando la bolla sparisce, quando torni
con i piedi a terra senti il mondo scomparire e ti senti solo e tradito e
triste. E speri solo di svegliarti da un incubo perché tutto ti sembra così
strano, così diverso, così come se fosse una favola in cui l’orco cattivo ti
prende come quelle storie che si raccontano ai bambini, perché non credi che le
due persone più importanti della tua vita abbiano fatto ciò, perché non credi
che tutto quello che è capitato sia successo proprio a te.
E ti svegli sperando che fosse un incubo, che fosse
un brutto sogno, ed allunghi il braccio verso l’altra metà del letto cercando
quel calore che ormai da anni hai accanto a te alla mattina. Ma quando incontri
solo il freddo e le coperte lisce e il cuscino intatto ricordi. Ricordi ciò che
è accaduto, ed allora capisci che è la realtà.
E non lo augureresti neppure al tuo peggior nemico.
Perché il tradimento, il tradimento del tuo migliore
amico, della donna che ami è la peggiore delle cose che possa capitare.
Mark il mio migliore amico.
Mark, colui che mi ha tradito.