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Autore: Alexiel_Slicer    16/11/2012    2 recensioni
"Si dice che la mafia sia il cancro di uno Stato, ma può essere anche il cancro di un amore"
"Ancora oggi ricordo quelle fiamme devastanti davanti ai miei occhi e il peso di quella mano sulla mia spalla." [...]
"...E poi dava del pervertito a me, lei che si dilettava in questi giochetti erotici con il fango.
Afferrai i lembi della sua canottiera per sfilargliela, ma per tutta risposta ricevetti una consistente dose di fango in pieno viso.
"Mio caro cane da guardia credevi davvero che te l'avrei data?" disse in tono trionfante con un sorriso divertito sulle labbra.
Si alzò e ridendo si allontanò.
La guardai andarsene con un'espressione da ebete che non si aspettava di essere mandato in bianco così "Ah, dimenticavo! Toccami un'altra volta il sedere e ti eviro!" mi minacciò girandosi e puntandomi il dito a distanza, poi se ne andò definitivamente.
Era sadica. Quella ragazza era tanto bella, quanto sadica e perfida ed io come un coglione mi ero fatto abbindolare." [tratto dal quarto capitolo]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Il cancro del nostro amore
 


Prologo
Avevo 10 anni quando tutto ebbe inizio, 10 anni quando vidi morire i miei genitori sotto ai miei occhi.
Era un giovedì mattina di Dicembre. Nell'aria si respirava già l'atmosfera natalizia: i negozi si allestivano con luci e ghirlande, nelle case si facevano i presepi e gli alberi e presto la prima neve che avrebbe imbiancato la città sarebbe scesa.
Mio padre aveva un piccolo negozio di dolci in un quartiere di periferia. Non era il quartiere migliore, ma nemmeno il peggiore. Era un ambiente semplice popolato da persone altrettanto semplici.
Stavamo andando proprio lì quel giorno per farci vedere come aveva arredato il negozio in occasione della festività.

"Tom non correre!" mi richiamò mio padre mentre io correvo sul marciapiede.
"Aspettaci! E non attraversare la strada!" aggiunse mia madre.
Sbuffai arrestandomi di colpo "Siete due lumache! Muovetevi!" mi lamentai.
"Hey! Kaulitz!" una voce squillante alle mie spalle mi chiamò facendomi girare. A pochi passi da me trovai Jackson Nacht, un ragazzino della mia classe che proprio ragazzino non si poteva considerare. Per me era solo una palla di grasso che abitualmente andava a comprare le sue massicce dosi di glucosio da mio padre.
"Hey Nacht!" dissi accompagnandomi con un cenno del capo.
"Che ci fai qui?" mi domandò.
"Vado al negozio" risposi.
"Su Tom andiamo?" intervenne mia madre che nel frattempo insieme a mio padre mi aveva raggiunto.
"Un attimo. Voi andate, io vi raggiungo" le dissi.
"Ok, ma non metterci troppo. Tuo padre ha una sorpresa per noi a quanto pare!".
"Simone!" esclamò lui come se un importantissimo segreto mi fosse stato rivelato.
Scesero lo scalino del marciapiede per attraversare ed io mi girai di nuovo verso Jackson, quando pochi istanti dopo un enorme boato trafisse i miei timpani e un'ondata di aria calda colpì la mia guancia.
Mi voltai sconvolto in direzione del negozio vedendo grandi e violente lingue di fuoco uscire da esso. Mi guardai velocemente attorno in cerca dei miei genitori, ma l'unica cosa che vidi erano i frammenti delle vetrate sparsi per la strada e il fumo nero uscire da ciò che erano state delle vetrine.
"Mamma! Papà!" urlai con quanto fiato avevo attraversando di corsa per entrare dentro il locale divorato dalle fiamme, ma una mano mi bloccò afferrandomi per una spalla impedendomelo.
"Calmati ragazzino. E' troppo tardi ormai" disse quell'uomo dalla voce bassa e roca.
"Lasciami andare, maledizione! I miei genitori sono lì dentro!" urlai dimenandomi.
"Non puoi più fare niente per loro...quello che è successo non è stato un incidente...".
"Che cosa stai dicendo?!".
"Sto dicendo che gli hanno uccisi di proposito".
"Chi?".
"Non lo so, ma voglio farti una proposta: tu vieni con me ed in cambio avrai la tua vendetta".

Ancora oggi ricordo quelle fiamme devastanti davanti ai miei occhi e il peso di quella mano sulla mia spalla. 

  
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