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Autore: love is hope    16/11/2012    2 recensioni
L'amore è speranza. Bisogna crederci, sino alla fine. Anche se sembra impossibile.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiusi l’imponente porta di legno.
Girai la chiave in senso orario.
Nessuno mi avrebbe disturbato.
Presi il mio solito quadernetto blu, e la mia matita HB dal cassetto rosso.
Mi sdraiai a pancia in giù, sul letto ricoperto dalla stoffa blu e bianca.
Afferrai il mio cellulare, e misi musica a basso volume, così che nessuno l’avrebbe potuta sentire oltre me.
Ed Sheeran, Kiss me.
Quella canzone mi dava sempre l’ispirazione giusta.
Quella canzone la sentivo mia.
Aprii la 24esima pagina del quaderno, e cominciai a scrivere.
‘Capitolo 11’.
La matita, non venendo temperata da molto tempo, lasciava una riga quasi invisibile sul foglio bianco.
Ma non mi importava.
La canzone si interruppe.
Il telefono cominciò a vibrare.
Scocciata, guardai chi mi chiamava.
Josh.
Fremetti all’idea che lui mi stesse chiamando.
A l’una e venti del mattino.
Sentii dei ticchettii provenienti dal vetro della porta finestra.
Erano sassolini.
Così, mi alzai lentamente, mi infilai le ciabatte prese dalla scarpiera di mia madre, infilai la mia giacchetta in pile, e aprii la porta finestra.
Uscii in balcone.
Guardai in basso.
Vidi degli occhi sul castano verde, illuminati dalla luce della luna, guardarmi.
Dei capelli castani, un corpo mozzafiato, un sorriso stampato su delle labbra rosse a causa del freddo.
Gli sorrisi, quasi incerta.
E se stessi sognando?
Nascondendo le braccia dietro la schiena, mi diedi un pizzicotto.
Ma non mi parve che fosse un sogno.
Era vero.
-Ehi- Josh sollevò la mano per salutarmi, timidamente.
-Che ci fai qui?- mormorai piano, ma abbastanza forte per farmi sentire.
Sembrava una scena di un film.
O di un cartone animato.
Io, Raperonzolo, e lui, il principe, sotto la finestra. In questo caso balconcino.
-Sono venuto a dirti una cosa-  
Mi passarono per la testa mille idee. Trassi mille conclusioni.
-Cosa mi devi dire?- gli chiesi timorosa.
-Non posso dirtela da quaggiù- continuò –mi puoi far salire?-
-Josh, è l’una di notte, i miei dormono- cacciai quella frase dalla bocca. Ma volevo assolutamente sapere cosa mi doveva dire. Doveva essere qualcosa di importante, visto l’ora che era venuto.
-Ah, ok. Allora buonanotte- sorrise a trentadue denti.
Sentii le farfalle nello stomaco.
Era perfetto.
Quel sorriso era il più bello che avessi mai visto.
-Aspetta.. dai, sali, ma fai piano. Vado ad aprirti il portoncino-
-Ok, grazie-
Aprii la porta.
Camminando piano, arrivai sino al citofono.
Schiacciai il bottoncino blu, con la chiave disegnata sopra.
Era la prima volta che facevo una cosa così.
Ma mi divertiva.
Spalancai la porta blindata di casa, e lo aspettai fuori, fuori dalla soglia di essa.
Vivevo in un appartamento, al secondo piano, così gli diedi il tempo di salire le scale.
E poi, me lo ritrovai, lì, davanti a me, con i suoi 7 cm di altezza, in più di me, e i suoi occhi che mi scrutavano dolcemente.
Le sue braccia mi strinsero in un abbraccio.
Caldo.
Sincero.
Sentii che da un momento all’altro sarei potuta morire.
-Su entriamo- sussurrai.
Entrammo di soppiatto, chiudendoci la porta alle spalle, cercando di fare meno rumore possibile, e arrivammo in camera mia, e ci chiudemmo dentro.
-Che bella stanza- si guardò attorno.
In realtà c’era un gran casino.
C’erano libri, quaderni, penne, cd, sparsi ovunque. L’unico vantaggio è che era abbastanza spaziosa.
Il maggior spazio lo occupavano il mio letto da una piazza e mezzo, e la scrivania.
-Scherzi? E’ uno schifo- azzardai.
-A me piace. E’ decisamente migliore della mia-
Risi.
Non potevo fare a meno di ridere.
Quel ragazzo mi metteva sempre il buon umore.
Quando stavo male, lui c’era.
Sempre.
-E questa, chi è?- indicò una foto nella parete bianca.
Mi avvicinai, mi misi accanto a lui.
Sentii la mia spalla toccare la sua.
Mi salì un brivido sulla schiena.
Ogni volta che lo sfioravo, vedevo, pensavo, abbracciavo, provavo emozioni indescrivibili.
-Sono io a otto anni- ridacchiai.
-Eri molto carina- sorrise.
-Non è che fossi così carina. Mi prendevano in giro tutti-
-Dovevano essere proprio degli stupidi.-
-A volte lo fanno ancora. Mi capita qualche risatina quando passo nel corridoio della scuola.-
-Sono solo degli stupidi- mi si mise davanti.
-E se la stupida fossi io?-
-Non lo sei-
-Come fai a saperlo?- abbassai la testa e soffocai una risata di compiacimento mordendomi il labbro.
-Ti conosco.-
-Josh..- sentii la voce tremare.
Perché lui mi faceva quest’effetto?
Mi rendeva insicura, mi rendeva vulnerabile.
-Dimmi-
-Che mi dovevi dire prima..?-
-Questo.- avvicinò il suo viso al mio.
Sentii i nostri respiri unirsi.
Le sue mani accarezzarmi lentamente i capelli.
Le sue labbra morbide, e calde, premersi sulle mie.
Poi, la sua lingua, abbracciare la mia.
Mi mise lentamente le mani sui fianchi.
Mi sollevò, per far si che mettessi le mie gambe attorno alla sua vita.
Continuava a baciarmi.
Sorrise sulle mie labbra.
Mi posò sul letto, e si mise piano sopra di me.
Sentii le emozioni prendere possesso di me.
Avevo sognato quel momento da 2 anni.
E ora, stava accadendo.
Cominciò a baciarmi delicatamente il collo.
Poi, la bocca, la guancia, e si avvicinò all’orecchio. –Sei meravigliosa, così come sei. Qualsiasi cosa ti dicano, ricordati che sei perfetta.-
Brivido.
Nessun ragazzo me l’aveva mai detto.
Nessun ragazzo, con un semplice sorriso mi aveva mai resa felice.
Nessun ragazzo era come lui.
Riprese a baciarmi.
Poi, lentamente, si fermò.
Mi guardò.
Con dolcezza, si sdraiò vicino a me.
Mi voltai vero di lui, mettendomi su un lato.
-Ti amo- gli mormorai con tutta la sincerità che una persona potesse avere.
Amavo tutto di lui.
Non aveva un’imperfezione.
-Ti amo anch’io-.
E mi stampò un ultimo bacio sulle labbra.
 
 
 
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE.
Ok, è molto sdolcinata, ma spero che vi piaccia.
Se volete, lasciate una recensione, mi farebbe molto piacere.
Baci, Elle.
  
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