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Autore: MissAliceLiddle    17/11/2012    1 recensioni
-Ci sono quelle piccole cose imprevedibili che arrivano per caso e che possono rivoluzionare non solo la tua giornata, ma tutta la tua vita.
-Mi girai e la guardai negli occhi. A un tratto, il panorama che si vedeva dalla cima della ruota panoramica diventò banale, in confronto ai suoi occhi.
FF dedicata a Sam e a Mercedes, e al loro ritrovato amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mercedes Jones, Sam Evans | Coppie: Mercedes/Sam
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ci sono quelle piccole cose imprevedibili che arrivano per caso e che possono rivoluzionare non solo la tua giornata, ma tutta la tua vita. A me successe esattamente questo in quella giornata di settembre. Era estate, ma anche autunno, la scuola sarebbe iniziata fra due giorni e io guardavo con malinconia gli ultimi giorni di totale relax, quando il mio cellulare vibrò. Chi poteva essere? Rachel e Finn erano ancora in vacanza, Kurt stava preparando una cenetta romantica al suo Blaine e Tina aveva il cellulare fuori uso, chi poteva essere se non uno dei miei migliori amici? Con disinvoltura presi il cellulare, doveva essere sicuramente una di quelle promozioni che inviavano per sms. Appena lessi il numero, notai che non lo avevo in rubrica, ma perché quelle cifre mi risultavano così familiari? Ogni singolo numero era impresso nella mia memoria in una sequenza armoniosa, e quei numeri si materializzarono in un volto, capelli biondi, occhi verdi, grandi labbra carnose, poteva essere solo una persona..

“Ehi Mercedes, come stai? So che non è il caso, ma credo di aver lasciato da te la mia sciarpa azzurra, quella con lo stemma di Captain America. Sai che è la mia preferita, non è che potrei venire a riprendermela? Sam”

Sam Evans, il mio compagno del Glee, l’ex spogliarellista di un night club non lontano da qui, il mio ex ragazzo. Credevo che lui fosse il grande amore della mia vita, e invece non era andata e ci eravamo lasciati da quasi 3 mesi. Era ancora estate quando ci siamo lasciati, ecco perché mi aveva chiesto la sciarpa solo ora, non poteva averne bisogno prima, ma ora che fare? Ignorare il messaggio o rispondere? Mi sdraiai sul letto continuando a fissare quel messaggio, era semplice, chiaro e conciso, non implicava nessun obbligo di stare insieme o di parlare, dovevo solo ridargli quella maledetta sciarpa. Quella sciarpa che custodivo come un tesoro nel mio armadio. Spesso, nei giorni di pioggia, mi era capitato di aprire l’armadio e di avvicinarmi per annusarla, aveva ancora quel profumo di limone, quello che lui si spruzzava nel capelli per sembrare un surfista californiano; pensando alla cosa mi venne da sorridere, che scemo quel Sam. Mi faceva divertire nei modi più disparati, stare con lui era come ritornare a quella spensieratezza che si aveva da bambini. Era proprio questo quello che mi piaceva di lui, il fatto che fosse così naturale anche in quelle cose che ormai tutti si vergognavano di fare. Lui non aveva dimenticato di essere stato anche un bambino, mentre molti ragazzi della nostra età lo avevano dimenticato ancor prima di crescere.

Continuai a fissare lo schermo del cellulare, fino a quando non decisi di fare qualcosa. Prima di tutto salvai nuovamente il numero in rubrica, e poi pensai ad una risposta sensata da dargli, un qualcosa di freddo e gentile allo stesso tempo, qualcosa che gli facesse capire che una diva come me non si lasciava di certo sorprendere da un sms del suo ex. Cominciai ad abbozzare un messaggio:

“Ah ciao, davvero ho ancora quella sciarpa? Sinceramente non lo avevo notato. Appena la ritrovo te la porto a scuola, ciao.”

Era semplicemente perfetto. Fiera di me, stavo per premere il tasto invio, ma una forza oscura dentro di me mi fece cancellare quello che avevo scritto prima e mi fece riscrivere una frase totalmente diversa, una frase che odiai solo dopo averla inviata. L’unica cosa che odiai più di quella frase fu la mia stupidità.

“Ehi, ciao. Proprio oggi ho notato la tua sciarpa nel mio armadio, buffo no? Senti, io sto uscendo, che ne dici di vederci sotto quella grande quercia vicino al luna park? Tanto devo passare di lì. Fammi sapere. Mercedes”

Praticamente lo avevo costretto a vederci in una specie di appuntamento, ero semplicemente assurda. Non potevo costringerlo a vederci in un determinato posto, proprio in quel posto, dove ci incontravamo a tutti i nostri appuntamenti, che stupida che sono. Stupida, stupida, stupida.

Stavo continuando a maledirmi quando il telefono vibrò nuovamente.

“Sarà un piacere per me passare un po’ di tempo in tua compagnia. Ci vediamo alle 5.”

Dopo quella risposta il mio cuore fece un balzo e persi completamente la ragione.

 

 

Sam Evans, lasciatelo dire. SEI UN GRANDISSIMO COGLIONE!

Ma come ti è venuto in mente di mandarle un messaggio? Dopo che sei sparito per tre mesi.

Era una follia bella e buona, e poi tutto questo per cosa? Una sciarpa! Potevi trovare una scusa migliore! Certo, si trattava pur sempre della sciarpa di Captain America, un vero cimelio, ma forse era proprio fuori luogo scrivere di questa sciarpa come se fosse la cosa più importante dell’universo. Sicuramente lei avrebbe ignorato il messaggio oppure avrebbe risposto in modo freddo, un messaggio così meritava indifferenza e freddezza, nient’altro. Cominciai a girare per casa come un pazzo. L’attesa della sua risposta mi stava uccidendo, e mi uccideva ancora di più il fatto che forse non avrebbe proprio risposto. Appena sentii il telefono vibrare mi lanciai come un pazzo sul letto e afferrai trepidante il telefono: quella donna riusciva sempre a sorprendermi, e lo fece anche stavolta con quel messaggio.

“Ehi, ciao. Proprio oggi ho notato la tua sciarpa nel mio armadio, buffo no? Senti, io sto uscendo, che ne dici di vederci sotto quella grande quercia vicino al luna park? Tanto devo passare di lì. Fammi sapere. Mercedes”

Questo era un appuntamento o semplicemente una richiesta cordiale? Potevo anche passare per casa sua, ma invece mi aveva chiesto di vederci nel luogo dei nostri primi appuntamenti, nel luogo dove incisi le nostre iniziali, dive le dichiarai tutto il mio amore per lei..  Si, quello per me era un appuntamento, non poteva essere solo una scusa per non dovermi far arrivare a casa sua.

Avevo un appuntamento con Mercedes. Il suono di questo pensiero era così bello che decisi di dirlo ad alta voce. “Ho un appuntamento con Mercedes.” Mi girai verso lo specchio e cominciai a dirlo con tutte le voci che sapevo imitare, e risultava credibile con tutte, anche detto con la voce nasale di Rachel, si, allora non era una mia fantasia, avevo davvero un appuntamento con lei, fra circa tre quarti d’ora.

Porca miseria!

Scappai in doccia e ne uscii tutto gocciolante e profumato dopo 10 minuti. Mi asciugai in fretta e cominciai a vestirmi. Indossai una camicia a quadri azzurra e dei jeans un po’ stretti, le scarpe da ginnastica bianche. Mi spruzzai un po’ di profumo e poi indossai l’orologio di Iron Man. 16:49, perfetto, sarei arrivato lì in 5 minuti, in perfetto orario. Eccomi Mercedes, sto arrivando.

Chissà perché scappai da casa a tutta velocità dopo aver preso 30 dollari dal mio fondo segreto per comprare un nuovo kit da disegno e qualche action-figure, e subito mi ritrovai nel vialetto di casa. Mi fermai, stavo ansimando. Sam, respira, calma, ok? E’ sempre Mercedes, non è di certo la prof di storia.

Va tutto bene. Dopo aver fatto alcune buffe imitazioni di Silvester Stallone e John Travolta, camminai lentamente per una decina di minuti, arrivando alle 5 precise sotto la quercia. Mercedes non era ancora arrivata. Andai a sedermi sulla panchina vicina e la aspettai, cercando di ripetere il testo di qualche canzone country a mente.

Ok, ho fatto la doccia, ho asciugato e sistemato i capelli, devo solo decidere cosa cavolo mettermi. Vestito, jeans, pantaloni, gonna. Cosa? Ma perché ho così tanti vestiti, uffa, giuro che domani butto via tutto. Mamma mia! Non ne posso più! Ero disperata e in un ritardo assurdo. Con l’ultimo briciolo di lucidità che mi era rimasto, chiusi gli occhi e presi dei vestiti a caso. Vestito nero, collant a pois grigi e cintura blu. Sono un genio! Indossai tutto in fretta e furia, cercai delle scarpe e una borsetta blu come la cintura e mi truccai velocemente. Mi specchiai sorridendo, cercando di distendere i nervi fin troppo tesi e uscii di casa senza dimenticare la sciarpa di Sam. Camminai abbastanza in fretta, dato che erano già le 5 e 10, ma quando arrivai quasi alla quercia, cominciai a camminare con disinvoltura come se fossi capitata lì per caso. E fu così che lo rividi. Lo avevo visto un migliaio di volte in giro per Lima in quei tre mesi, ma non so perché, sentii come se non lo vedessi da secoli. Era girato e fissava non so cosa, mi avvicinai lentamente, ma poi pestai un rametto secco che fece rumore e lo fece girare.

“Ah, eccoti qui!” Si aprì in un grosso sorriso, un sorriso decisamente luminoso.

“Ciao, scusa per il ritardo, ma ho avuto un contrattempo” abbassai leggermente lo sguardo, incapace di continuare a guardarlo negli occhi per così tanto tempo.”

“Tranquilla, io sono appena arrivato, e..Wow, sei davvero incantevole!”

“Macché, è la prima cosa che ho trovato, giuro” cominciai a sciogliermi e a diventare più cordiale.

“Ti trovo in forma, davvero.” Sorrise e si alzò, sfiorandomi leggermente la guancia con le labbra. “dovevo salutarti per bene” furono queste le parole che mi sussurrò, nei secondi in cui restò così vicino a me.

Che stronzo! A quanto pare non era cambiato. Gli piaceva strafare come sempre! Inconsciamente mi ritrovai a scostarlo, dicendogli seccamente “Ciao Sam”. Sembravo infastidita, ma allora perché sentivo uno strano calore invadermi le guance? Mercedes calmati, non cadere nella sua trappola.

“Ecco la tua sciarpa.” Aprii lentamente la borsa e gliela porsi sentendo nuovamente quel profumo di limone.

“Ah ecco, quanto mi è mancata”

Inarcai un sopracciglio notando quello strano attaccamento e lo guardai mentre la indossava. “beh io ora..” Non riuscii a completare una frase che un tizio vestito da clown si avvicinò a noi con in mano un volantino. “Oggi al luna park ci sono conti per tutti. Giovanotto, perché non porti la tua fidanzata al luna park? Oggi paga l’ingresso solo il cavaliere. Vi divertirete un sacco. Abbiamo anche ristrutturato alcune giostre, vi aspetto.”

Tutto quello che riuscii a dire in quel momento bizzarro fu: “Non stiamo insieme, almeno non più..”. Nell’ultima frase la mia voce si abbassò leggermente, e cercai di nascondere la cosa con un colpo di tosse. “Ehm..tu ora hai da fare? Credo che ormai dovremmo andarci per forza, altrimenti quel clown ci tormenterà per sempre proprio come nel film IT.” Feci una piccola risatina e notai che stava per imitare il clown. “No Sam! Per l’amor di Dio, se lo imiti stanotte avrò gli incubi.” Scoppiai in una risata fragorosa senza rendermene conto, mentre vedevo lui che si tratteneva dal fare quell’imitazione. Erano secoli che non ridevo così.

Quando la vidi arrivare restai a bocca aperta, era davvero incantevole, ma fu inutile dirglielo a voce, lei smentì subito la cosa per l’ennesima volta, faceva sempre così quando qualche ragazzo si complimentava con lei. Parlammo per qualche minuto, poi istintivamente mi avvicinai alla sua guancia per baciarla dolcemente, per sentire di nuovo il suo profumo, per gustare una minima parte della sua pelle ancora una volta. Non contento, risalii leggermente strusciando in modo impercettibile la punta del naso contro il bordo del suo viso, fino ad arrivare all’orecchio, per sussurrarle una frase stupida e ad effetto allo stesso tempo. “Dovevo salutarti per bene.”In quel momento mi sentii più figo di quando facevo le imitazioni di Taylor Lautner per le ragazze del primo anno, più figo di quando mi spacciai per Justin Bieber, mi sentivo un dio. Ma un dio non bastava contro quella diva, infatti lei mi scostò subito, senza scomporsi più di tanto. Lì per lì mi sentii deluso e stupido, ma forse ero stato davvero uno spaccone fuori luogo. Stava dicendo qualcosa quando quel tipo ci scambiò per una coppietta, la coppietta che eravamo fino a qualche mese fa e ci diede quel volantino del luna park. Dovevo ammettere che l’idea di passare il pomeriggio con lei al luna park non era poi così male, anzi, però lei non avrebbe mai accettato. Sentirle chiedere la cosa mi riempì il cuore di gioia, a cercai di nascondere questa gioia spropositata con quella strana imitazione di IT che lei mi impedì di fare. E poi scoppiò a ridere, come mi era mancata quella risata acuta e dolce allo stesso tempo. Avrei fatto di tutto per sentirla altre mille volte.

“Beh io non ho nulla da fare, quindi ci sto.” Come un bambino camminai alla svelta cercando di raggiungere l’ingresso in fretta, e lei non si arrabbiò anche se la lasciai indietro. Mi fermai e la guardai

“scusa, ma lo sai, amo il luna park. E’ uno dei miei posti preferiti a Lima, e ci sono molti bei ricordi qui”

Molti bei ricordi legati a te Mercedes..

“non preoccuparti, ormai lo so che sei un bambino di 10 anni nel corpo di uno di 17. Ci ho fatto l’abitudine, Sammy”

Sammy, com’era bello farsi chiamare Sammy di nuovo.

“Su entriamo. Prego signorina” Da vero gentiluomo la feci passare davanti e poi pagai l’ingresso per me.

“dato che sono un bambino, ne approfitto per comprarmi un leccalecca gigante.”

“ma non ti vergogni di andare in giro con un leccalecca tutto colorato alla tua età?”

“e perché dovrei vergognarmi?” la guardai divertito.

“lascia stare”.

Ormai aveva rinunciato a capirmi, sapeva che ero fatto così. Comprai due leccalecca giganteschi a forma di cuore, tutti rossi e con la scritta bianca I love you. Purtroppo quelli alla frutta erano finiti ed erano rimasti solo questi.

“non dovevi”

“mai contraddire un bambino Miss Jones” tolsi l’involucro di carta dal suo leccalecca e glielo porsi, per poi togliere l’involucro di carta anche dal mio. “buon appetito!” Felice come una Pasqua cominciai a gustare quel gigantesco leccalecca alla fragola, leccando i confetti bianchi con la scritta I love you, come se volessi cancellare dal mio cuore quella frase detta solo ad una persona, quella che avevo di fronte. Non ero più riuscito a dirlo a nessuna, forse perché l’amore per Mercedes non era mai finito. Ma allora perché ci eravamo lasciati?

Sam si comportò come un bambino appena sentì parlare del luna park, gironzolammo a lungo per il luna park, mangiando il leccalecca che mi aveva gentilmente offerto. Lui si stava impegnando particolarmente a distruggere quella scritta bianca, quel ti amo che ormai a stento si leggeva. Forse era la parte più buona del leccalecca, chissà. Camminai accanto a lui tranquillamente, scambiando qualche parola qua e là sul Glee, la scuola e cose simili. C’era una domanda che mi premeva fargli, ma non sapevo come dirglielo, presi un bel respiro e glielo chiesi.

“esci con qualcuna?”

Sam la smise di giocherellare col leccalecca e mi fissò. “Io, beh sono uscito con alcune ragazze, roba da poco. Attualmente non mi frequento seriamente con nessuna, e tu?”

“i-io? Beh conosci Thomas Brown il capitano della squadra di basket? Beh stiamo uscendo da un paio di settimane, è molto carino e simpatico.” Risposi a voce bassa.

“ah..sono felice per te Mercedes.”  

Sorrise, e quel sorriso mi fece malissimo, fu peggio di un colpo di pistola, sapevo che quel sorriso non si sarebbe più cancellato dalla mia mente. Cambiai velocemente argomento, chiedendogli su che giostra volevamo andare.

“Ti va bene la ruota panoramica? E’ qui vicino e così potremmo vedere tutte giostre nuove che hanno installato.”

“Si, perfetto, va benissimo” abbozzai un sorriso e andai a pagare il biglietto per la ruota panoramica.

“Ehi, ma cosa..? Una signora non dovrebbe mai pagare in certe situazioni.”

“Sam, ti ricordo che non è un appuntamento, non sei obbligato a pagarmi tutto, e poi mi sentirei in colpa, data la tua situazione e..”

D’un tratto il suo viso s’incupì. “Un appuntamento è quando una persona dice ad un’altra di vedersi in un luogo e insieme decidono di passare la giornata. Mi sembra che stiamo facendo questo, no? E poi cosa volevi dire? Sono troppo povero per portarti al luna park? Faccio così pena eh Mercedes? Il tuo giocatore di basket non te lo avrebbe mai permesso, vero? Uno ricco sfondato come lui può anche comprarti una macchina senza battere ciglio, e potrà sicuramente portarti al luna park tutte le volte che vuoi, può anche comprati l’intero luna park, non è così?”

Aveva alzato la voce, era arrabbiato. Io rimasi immobile. Ero ferma e zitta, incapace di trovare delle frasi per potermi difendere o scusare, ma non riuscii a dire niente. Ero immobile, nessuna emozione, nessun pensiero mi attraversò in quel momento, rimasi fredda e apatica con quei due biglietti in mano.

Avevo perso completamente il controllo. Mi ero arrabbiato come un pazzo per una sciocchezza.

Ero arrabbiato per la faccenda dei biglietti o quella era solo una scenata di gelosia per il suo nuovo ragazzo?

Non potevo prendermela con lei se lei aveva un altro. La guardai ferma e immobile, con lo sguardo basso e in silenzio. Mi sentii uno schifo. “Mercedes io..scusa, non volevo dirti questo. Sono solo un cafone. Me ne vado..

“Non andare”

La sua voce era strozzata, voleva trattenere un pianto o forse era terrorizzata per la mia sfuriata di prima? “Ecco, vorrei andare sulla ruota panoramica, ma mi dispiacerebbe andarci da sola. Mi faresti compagnia, Sam? Dopo, se vuoi, sarai libero di andartene.”

Non le diedi una risposta. Mi avvicinai semplicemente alla giostra e salii, aspettando che mi raggiungesse.

Lei salì e sembrò subito più serena. Si mise a sedere di fronte a me, bella come non mai in quel vestito nero. Sedendosi la gonna si accorciò, e per me fu impossibile non guardarle le gambe. Lei seguì il mio sguardo e quando lo notai diventai leggermente rosso, ma lei sorrise facendo finta di nulla. In teoria l’avevo vista tante volte, anche senza nulla addosso, ma ora mi sembrava più bella che mai. La ruota cominciò a muoversi e cominciai a godermi tutto il luna park visto dall’alto. Che spettacolo!

“Wow, ne valeva proprio la pena, sai? E’ davvero meraviglioso Mercedes.” Mi girai e la guardai negli occhi. A un tratto, il panorama che si vedeva dalla cima della ruota panoramica diventò banale, in confronto ai suoi occhi. 

Quel giro mi riportò alla mente dei momenti felici, momenti che credevo di aver rimosso e che invece erano rimasti nel profondo del mio cuore, in uno di quegli angoli segreti e polverosi che si cerca sempre di nascondere e di dimenticare, ma più ci provi e più quei ricordi restano vividi. Scendemmo dalla ruota panoramica restando in silenzio.

“Che ne dici di andare sulle montagne russe?” si girò e sorrise come aveva fatto prima, e io sentii nuovamente quel colpo al cuore.

“si, ok. Sam..”

“Si”
“Volevo dirti che fra me e Thomas non c’è niente di serio, usciamo e basta, non è niente di serio.”

“..va bene”

Mi avvicinai a lui e lo presi per mano. “Andiamo?”

Non ne sono sicura al 100%, ma credo che i suoi occhi brillarono di una luce diversa, molto più intensa quando ci prendemmo per mano, e anche io sentii un qualcosa di diverso. Per la prima volta mi sentii come se tutto stesse andando come doveva andare.

Nel tragitto che portava dalla ruota panoramica alle montagne russe, ci imbattemmo in una giostra speciale, la casa del terrore, fu lì che ci scambiammo il primo bacio. Ricordo che non avevo paura degli scheletri finti che erano sparsi qua e là, ma c’erano alcuni mostri che sembravano finti e invece erano persone travestite, e quindi vedere muovere all’improvviso cose che sembravano immobili mi spaventò molto. Meno male che c’era Sam con me. Mi fece chiudere gli occhi e mi abbracciò, giurando di proteggermi. Non riuscii a ringraziarlo né a dire nulla, le nostre labbra si scontrarono in un dolcissimo bacio e io persi completamente la concezione del luogo e del tempo, sapevo solo che c’eravamo io e lui e che ci stavamo baciando, stavo assaporando quelle labbra gigantesche e sapevo che non sarei più riuscita disintossicarmi da quelle labbra.

“Sam, andiamo qui” Gli indicai la casa del terrore con voce ferma, ormai avevo preso la mia decisione.

“D’accordo Mercedes.”

Sam pagò e non lasciò la mia mano nemmeno per un secondo. Salimmo su uno di quei vagoncini biposto, quello contrassegnato dal numero 7, lo stesso di quella volta, la giostra cominciò a muoversi ed entrammo nel tunnel.

 

Eravamo entrati, e sentii il cuore scoppiarmi, ero incapace di pensare ad altro.Nella mia mente, come molto probabilmente anche nella sua, era impressa una sola scena, una sola immagine. Ma la cosa sarebbe stata solo un ricordo oppure la previsione di ciò che sarebbe successo nei successivi due minuti?

Ricordavo quel tragitto a memoria, nonostante lo avessi fatto solo una volta. Quel giorno la mia memoria registrò ogni minimo evento, ogni singola virgola di quel momento, per farmelo ricordare in eterno, e ora si stava ripetendo tutto, proprio come quella volta.

Arrivarono i finti scheletri, i finti vampiri, i mostri e i lupi mannari, ma ognuno di noi restò immobile. L’unica cosa che ci univa erano le nostre mani, saldamente intrecciate, come se non si volessero separare mai.

Fra qualche secondo sarebbero usciti i mostre reali, ma non solo le persone travestite da mostri, ma anche quei mostri del passato con cui cercavamo di lottare, alla ricerca di una risposta che era fin troppo evidente. Sentii i passi, stava arrivando, ero ferma e immobile, e poi..

Staccai la mia mano della sua, staccai quel minimo legame che ci univa.

Non sentii più la sua presa, cominciai ad avere freddo alle mani, come se non ci fosse più niente e riscaldare il mio corpo.

“Mercedes, non lasciarmi”

Tre parole rimbombarono nella mia testa, avevo solo un modo per scacciarle via. Mi avvicinai lentamente a lui e lo baciai. Quel bacio all’inizio era triste, quasi disperato, poi diventò insaziabile, focoso, e poi si calmò, come le onde dopo una tempesta, e si trasformò in quel bacio pieno di amore che ci eravamo scambiati tanto tempo fa.

Non c’era più bisogno di parole, di gesti o di fatti, quel bacio era la risposta a tutti i dubbi, a tutte le domande, ad ogni singolo interrogativo che ci eravamo posti negli ultimi tempi.

Quel bacio ci fece ritrovare, e non ci fece separare mai più.

Il nostro per sempre iniziò in quella casa stregata e si dimenticò di finire.

In quel momento capimmo che la fine di un amore, era solo l’inizio di un grande amore, il nostro grande amore.

 

 

Ci sono quelle piccole cose imprevedibili che arrivano per caso e che possono rivoluzionare non solo la tua giornata, ma tutta la tua vita. A me successe esattamente questo in quella giornata di settembre. Era estate, ma anche autunno, la scuola sarebbe iniziata fra due giorni e io guardavo con malinconia gli ultimi giorni di totale relax, quando il mio cellulare vibrò. Chi poteva essere? Rachel e Finn erano ancora in vacanza, Kurt stava preparando una cenetta romantica al suo Blaine e Tina aveva il cellulare fuori uso, chi poteva essere se non uno dei miei migliori amici? Con disinvoltura presi il cellulare, doveva essere sicuramente una di quelle promozioni che inviavano per sms. Appena lessi il numero, notai che non lo avevo in rubrica, ma perché quelle cifre mi risultavano così familiari? Ogni singolo numero era impresso nella mia memoria in una sequenza armoniosa, e quei numeri si materializzarono in un volto, capelli biondi, occhi verdi, grandi labbra carnose, poteva essere solo una persona..

“Ehi Mercedes, come stai? So che non è il caso, ma credo di aver lasciato da te la mia sciarpa azzurra, quella con lo stemma di Captain America. Sai che è la mia preferita, non è che potrei venire a riprendermela? Sam”

Sam Evans, il mio compagno del Glee, l’ex spogliarellista di un night club non lontano da qui, il mio ex ragazzo. Credevo che lui fosse il grande amore della mia vita, e invece non era andata e ci eravamo lasciati da quasi 3 mesi. Era ancora estate quando ci siamo lasciati, ecco perché mi aveva chiesto la sciarpa solo ora, non poteva averne bisogno prima, ma ora che fare? Ignorare il messaggio o rispondere? Mi sdraiai sul letto continuando a fissare quel messaggio, era semplice, chiaro e conciso, non implicava nessun obbligo di stare insieme o di parlare, dovevo solo ridargli quella maledetta sciarpa. Quella sciarpa che custodivo come un tesoro nel mio armadio. Spesso, nei giorni di pioggia, mi era capitato di aprire l’armadio e di avvicinarmi per annusarla, aveva ancora quel profumo di limone, quello che lui si spruzzava nel capelli per sembrare un surfista californiano; pensando alla cosa mi venne da sorridere, che scemo quel Sam. Mi faceva divertire nei modi più disparati, stare con lui era come ritornare a quella spensieratezza che si aveva da bambini. Era proprio questo quello che mi piaceva di lui, il fatto che fosse così naturale anche in quelle cose che ormai tutti si vergognavano di fare. Lui non aveva dimenticato di essere stato anche un bambino, mentre molti ragazzi della nostra età lo avevano dimenticato ancor prima di crescere.

Continuai a fissare lo schermo del cellulare, fino a quando non decisi di fare qualcosa. Prima di tutto salvai nuovamente il numero in rubrica, e poi pensai ad una risposta sensata da dargli, un qualcosa di freddo e gentile allo stesso tempo, qualcosa che gli facesse capire che una diva come me non si lasciava di certo sorprendere da un sms del suo ex. Cominciai ad abbozzare un messaggio:

“Ah ciao, davvero ho ancora quella sciarpa? Sinceramente non lo avevo notato. Appena la ritrovo te la porto a scuola, ciao.”

Era semplicemente perfetto. Fiera di me, stavo per premere il tasto invio, ma una forza oscura dentro di me mi fece cancellare quello che avevo scritto prima e mi fece riscrivere una frase totalmente diversa, una frase che odiai solo dopo averla inviata. L’unica cosa che odiai più di quella frase fu la mia stupidità.

“Ehi, ciao. Proprio oggi ho notato la tua sciarpa nel mio armadio, buffo no? Senti, io sto uscendo, che ne dici di vederci sotto quella grande quercia vicino al luna park? Tanto devo passare di lì. Fammi sapere. Mercedes”

Praticamente lo avevo costretto a vederci in una specie di appuntamento, ero semplicemente assurda. Non potevo costringerlo a vederci in un determinato posto, proprio in quel posto, dove ci incontravamo a tutti i nostri appuntamenti, che stupida che sono. Stupida, stupida, stupida.

Stavo continuando a maledirmi quando il telefono vibrò nuovamente.

“Sarà un piacere per me passare un po’ di tempo in tua compagnia. Ci vediamo alle 5.”

Dopo quella risposta il mio cuore fece un balzo e persi completamente la ragione.

 

 

Sam Evans, lasciatelo dire. SEI UN GRANDISSIMO COGLIONE!

Ma come ti è venuto in mente di mandarle un messaggio? Dopo che sei sparito per tre mesi.

Era una follia bella e buona, e poi tutto questo per cosa? Una sciarpa! Potevi trovare una scusa migliore! Certo, si trattava pur sempre della sciarpa di Captain America, un vero cimelio, ma forse era proprio fuori luogo scrivere di questa sciarpa come se fosse la cosa più importante dell’universo. Sicuramente lei avrebbe ignorato il messaggio oppure avrebbe risposto in modo freddo, un messaggio così meritava indifferenza e freddezza, nient’altro. Cominciai a girare per casa come un pazzo. L’attesa della sua risposta mi stava uccidendo, e mi uccideva ancora di più il fatto che forse non avrebbe proprio risposto. Appena sentii il telefono vibrare mi lanciai come un pazzo sul letto e afferrai trepidante il telefono: quella donna riusciva sempre a sorprendermi, e lo fece anche stavolta con quel messaggio.

“Ehi, ciao. Proprio oggi ho notato la tua sciarpa nel mio armadio, buffo no? Senti, io sto uscendo, che ne dici di vederci sotto quella grande quercia vicino al luna park? Tanto devo passare di lì. Fammi sapere. Mercedes”

Questo era un appuntamento o semplicemente una richiesta cordiale? Potevo anche passare per casa sua, ma invece mi aveva chiesto di vederci nel luogo dei nostri primi appuntamenti, nel luogo dove incisi le nostre iniziali, dive le dichiarai tutto il mio amore per lei..  Si, quello per me era un appuntamento, non poteva essere solo una scusa per non dovermi far arrivare a casa sua.

Avevo un appuntamento con Mercedes. Il suono di questo pensiero era così bello che decisi di dirlo ad alta voce. “Ho un appuntamento con Mercedes.” Mi girai verso lo specchio e cominciai a dirlo con tutte le voci che sapevo imitare, e risultava credibile con tutte, anche detto con la voce nasale di Rachel, si, allora non era una mia fantasia, avevo davvero un appuntamento con lei, fra circa tre quarti d’ora.

Porca miseria!

Scappai in doccia e ne uscii tutto gocciolante e profumato dopo 10 minuti. Mi asciugai in fretta e cominciai a vestirmi. Indossai una camicia a quadri azzurra e dei jeans un po’ stretti, le scarpe da ginnastica bianche. Mi spruzzai un po’ di profumo e poi indossai l’orologio di Iron Man. 16:49, perfetto, sarei arrivato lì in 5 minuti, in perfetto orario. Eccomi Mercedes, sto arrivando.

Chissà perché scappai da casa a tutta velocità dopo aver preso 30 dollari dal mio fondo segreto per comprare un nuovo kit da disegno e qualche action-figure, e subito mi ritrovai nel vialetto di casa. Mi fermai, stavo ansimando. Sam, respira, calma, ok? E’ sempre Mercedes, non è di certo la prof di storia.

Va tutto bene. Dopo aver fatto alcune buffe imitazioni di Silvester Stallone e John Travolta, camminai lentamente per una decina di minuti, arrivando alle 5 precise sotto la quercia. Mercedes non era ancora arrivata. Andai a sedermi sulla panchina vicina e la aspettai, cercando di ripetere il testo di qualche canzone country a mente.

Ok, ho fatto la doccia, ho asciugato e sistemato i capelli, devo solo decidere cosa cavolo mettermi. Vestito, jeans, pantaloni, gonna. Cosa? Ma perché ho così tanti vestiti, uffa, giuro che domani butto via tutto. Mamma mia! Non ne posso più! Ero disperata e in un ritardo assurdo. Con l’ultimo briciolo di lucidità che mi era rimasto, chiusi gli occhi e presi dei vestiti a caso. Vestito nero, collant a pois grigi e cintura blu. Sono un genio! Indossai tutto in fretta e furia, cercai delle scarpe e una borsetta blu come la cintura e mi truccai velocemente. Mi specchiai sorridendo, cercando di distendere i nervi fin troppo tesi e uscii di casa senza dimenticare la sciarpa di Sam. Camminai abbastanza in fretta, dato che erano già le 5 e 10, ma quando arrivai quasi alla quercia, cominciai a camminare con disinvoltura come se fossi capitata lì per caso. E fu così che lo rividi. Lo avevo visto un migliaio di volte in giro per Lima in quei tre mesi, ma non so perché, sentii come se non lo vedessi da secoli. Era girato e fissava non so cosa, mi avvicinai lentamente, ma poi pestai un rametto secco che fece rumore e lo fece girare.

“Ah, eccoti qui!” Si aprì in un grosso sorriso, un sorriso decisamente luminoso.

“Ciao, scusa per il ritardo, ma ho avuto un contrattempo” abbassai leggermente lo sguardo, incapace di continuare a guardarlo negli occhi per così tanto tempo.”

“Tranquilla, io sono appena arrivato, e..Wow, sei davvero incantevole!”

“Macché, è la prima cosa che ho trovato, giuro” cominciai a sciogliermi e a diventare più cordiale.

“Ti trovo in forma, davvero.” Sorrise e si alzò, sfiorandomi leggermente la guancia con le labbra. “dovevo salutarti per bene” furono queste le parole che mi sussurrò, nei secondi in cui restò così vicino a me.

Che stronzo! A quanto pare non era cambiato. Gli piaceva strafare come sempre! Inconsciamente mi ritrovai a scostarlo, dicendogli seccamente “Ciao Sam”. Sembravo infastidita, ma allora perché sentivo uno strano calore invadermi le guance? Mercedes calmati, non cadere nella sua trappola.

“Ecco la tua sciarpa.” Aprii lentamente la borsa e gliela porsi sentendo nuovamente quel profumo di limone.

“Ah ecco, quanto mi è mancata”

Inarcai un sopracciglio notando quello strano attaccamento e lo guardai mentre la indossava. “beh io ora..” Non riuscii a completare una frase che un tizio vestito da clown si avvicinò a noi con in mano un volantino. “Oggi al luna park ci sono conti per tutti. Giovanotto, perché non porti la tua fidanzata al luna park? Oggi paga l’ingresso solo il cavaliere. Vi divertirete un sacco. Abbiamo anche ristrutturato alcune giostre, vi aspetto.”

Tutto quello che riuscii a dire in quel momento bizzarro fu: “Non stiamo insieme, almeno non più..”. Nell’ultima frase la mia voce si abbassò leggermente, e cercai di nascondere la cosa con un colpo di tosse. “Ehm..tu ora hai da fare? Credo che ormai dovremmo andarci per forza, altrimenti quel clown ci tormenterà per sempre proprio come nel film IT.” Feci una piccola risatina e notai che stava per imitare il clown. “No Sam! Per l’amor di Dio, se lo imiti stanotte avrò gli incubi.” Scoppiai in una risata fragorosa senza rendermene conto, mentre vedevo lui che si tratteneva dal fare quell’imitazione. Erano secoli che non ridevo così.

Quando la vidi arrivare restai a bocca aperta, era davvero incantevole, ma fu inutile dirglielo a voce, lei smentì subito la cosa per l’ennesima volta, faceva sempre così quando qualche ragazzo si complimentava con lei. Parlammo per qualche minuto, poi istintivamente mi avvicinai alla sua guancia per baciarla dolcemente, per sentire di nuovo il suo profumo, per gustare una minima parte della sua pelle ancora una volta. Non contento, risalii leggermente strusciando in modo impercettibile la punta del naso contro il bordo del suo viso, fino ad arrivare all’orecchio, per sussurrarle una frase stupida e ad effetto allo stesso tempo. “Dovevo salutarti per bene.”In quel momento mi sentii più figo di quando facevo le imitazioni di Taylor Lautner per le ragazze del primo anno, più figo di quando mi spacciai per Justin Bieber, mi sentivo un dio. Ma un dio non bastava contro quella diva, infatti lei mi scostò subito, senza scomporsi più di tanto. Lì per lì mi sentii deluso e stupido, ma forse ero stato davvero uno spaccone fuori luogo. Stava dicendo qualcosa quando quel tipo ci scambiò per una coppietta, la coppietta che eravamo fino a qualche mese fa e ci diede quel volantino del luna park. Dovevo ammettere che l’idea di passare il pomeriggio con lei al luna park non era poi così male, anzi, però lei non avrebbe mai accettato. Sentirle chiedere la cosa mi riempì il cuore di gioia, a cercai di nascondere questa gioia spropositata con quella strana imitazione di IT che lei mi impedì di fare. E poi scoppiò a ridere, come mi era mancata quella risata acuta e dolce allo stesso tempo. Avrei fatto di tutto per sentirla altre mille volte.

“Beh io non ho nulla da fare, quindi ci sto.” Come un bambino camminai alla svelta cercando di raggiungere l’ingresso in fretta, e lei non si arrabbiò anche se la lasciai indietro. Mi fermai e la guardai

“scusa, ma lo sai, amo il luna park. E’ uno dei miei posti preferiti a Lima, e ci sono molti bei ricordi qui”

Molti bei ricordi legati a te Mercedes..

“non preoccuparti, ormai lo so che sei un bambino di 10 anni nel corpo di uno di 17. Ci ho fatto l’abitudine, Sammy”

Sammy, com’era bello farsi chiamare Sammy di nuovo.

“Su entriamo. Prego signorina” Da vero gentiluomo la feci passare davanti e poi pagai l’ingresso per me.

“dato che sono un bambino, ne approfitto per comprarmi un leccalecca gigante.”

“ma non ti vergogni di andare in giro con un leccalecca tutto colorato alla tua età?”

“e perché dovrei vergognarmi?” la guardai divertito.

“lascia stare”.

Ormai aveva rinunciato a capirmi, sapeva che ero fatto così. Comprai due leccalecca giganteschi a forma di cuore, tutti rossi e con la scritta bianca I love you. Purtroppo quelli alla frutta erano finiti ed erano rimasti solo questi.

“non dovevi”

“mai contraddire un bambino Miss Jones” tolsi l’involucro di carta dal suo leccalecca e glielo porsi, per poi togliere l’involucro di carta anche dal mio. “buon appetito!” Felice come una Pasqua cominciai a gustare quel gigantesco leccalecca alla fragola, leccando i confetti bianchi con la scritta I love you, come se volessi cancellare dal mio cuore quella frase detta solo ad una persona, quella che avevo di fronte. Non ero più riuscito a dirlo a nessuna, forse perché l’amore per Mercedes non era mai finito. Ma allora perché ci eravamo lasciati?

Sam si comportò come un bambino appena sentì parlare del luna park, gironzolammo a lungo per il luna park, mangiando il leccalecca che mi aveva gentilmente offerto. Lui si stava impegnando particolarmente a distruggere quella scritta bianca, quel ti amo che ormai a stento si leggeva. Forse era la parte più buona del leccalecca, chissà. Camminai accanto a lui tranquillamente, scambiando qualche parola qua e là sul Glee, la scuola e cose simili. C’era una domanda che mi premeva fargli, ma non sapevo come dirglielo, presi un bel respiro e glielo chiesi.

“esci con qualcuna?”

Sam la smise di giocherellare col leccalecca e mi fissò. “Io, beh sono uscito con alcune ragazze, roba da poco. Attualmente non mi frequento seriamente con nessuna, e tu?”

“i-io? Beh conosci Thomas Brown il capitano della squadra di basket? Beh stiamo uscendo da un paio di settimane, è molto carino e simpatico.” Risposi a voce bassa.

“ah..sono felice per te Mercedes.”  

Sorrise, e quel sorriso mi fece malissimo, fu peggio di un colpo di pistola, sapevo che quel sorriso non si sarebbe più cancellato dalla mia mente. Cambiai velocemente argomento, chiedendogli su che giostra volevamo andare.

“Ti va bene la ruota panoramica? E’ qui vicino e così potremmo vedere tutte giostre nuove che hanno installato.”

“Si, perfetto, va benissimo” abbozzai un sorriso e andai a pagare il biglietto per la ruota panoramica.

“Ehi, ma cosa..? Una signora non dovrebbe mai pagare in certe situazioni.”

“Sam, ti ricordo che non è un appuntamento, non sei obbligato a pagarmi tutto, e poi mi sentirei in colpa, data la tua situazione e..”

D’un tratto il suo viso s’incupì. “Un appuntamento è quando una persona dice ad un’altra di vedersi in un luogo e insieme decidono di passare la giornata. Mi sembra che stiamo facendo questo, no? E poi cosa volevi dire? Sono troppo povero per portarti al luna park? Faccio così pena eh Mercedes? Il tuo giocatore di basket non te lo avrebbe mai permesso, vero? Uno ricco sfondato come lui può anche comprarti una macchina senza battere ciglio, e potrà sicuramente portarti al luna park tutte le volte che vuoi, può anche comprati l’intero luna park, non è così?”

Aveva alzato la voce, era arrabbiato. Io rimasi immobile. Ero ferma e zitta, incapace di trovare delle frasi per potermi difendere o scusare, ma non riuscii a dire niente. Ero immobile, nessuna emozione, nessun pensiero mi attraversò in quel momento, rimasi fredda e apatica con quei due biglietti in mano.

Avevo perso completamente il controllo. Mi ero arrabbiato come un pazzo per una sciocchezza.

Ero arrabbiato per la faccenda dei biglietti o quella era solo una scenata di gelosia per il suo nuovo ragazzo?

Non potevo prendermela con lei se lei aveva un altro. La guardai ferma e immobile, con lo sguardo basso e in silenzio. Mi sentii uno schifo. “Mercedes io..scusa, non volevo dirti questo. Sono solo un cafone. Me ne vado..

“Non andare”

La sua voce era strozzata, voleva trattenere un pianto o forse era terrorizzata per la mia sfuriata di prima? “Ecco, vorrei andare sulla ruota panoramica, ma mi dispiacerebbe andarci da sola. Mi faresti compagnia, Sam? Dopo, se vuoi, sarai libero di andartene.”

Non le diedi una risposta. Mi avvicinai semplicemente alla giostra e salii, aspettando che mi raggiungesse.

Lei salì e sembrò subito più serena. Si mise a sedere di fronte a me, bella come non mai in quel vestito nero. Sedendosi la gonna si accorciò, e per me fu impossibile non guardarle le gambe. Lei seguì il mio sguardo e quando lo notai diventai leggermente rosso, ma lei sorrise facendo finta di nulla. In teoria l’avevo vista tante volte, anche senza nulla addosso, ma ora mi sembrava più bella che mai. La ruota cominciò a muoversi e cominciai a godermi tutto il luna park visto dall’alto. Che spettacolo!

“Wow, ne valeva proprio la pena, sai? E’ davvero meraviglioso Mercedes.” Mi girai e la guardai negli occhi. A un tratto, il panorama che si vedeva dalla cima della ruota panoramica diventò banale, in confronto ai suoi occhi. 

Quel giro mi riportò alla mente dei momenti felici, momenti che credevo di aver rimosso e che invece erano rimasti nel profondo del mio cuore, in uno di quegli angoli segreti e polverosi che si cerca sempre di nascondere e di dimenticare, ma più ci provi e più quei ricordi restano vividi. Scendemmo dalla ruota panoramica restando in silenzio.

“Che ne dici di andare sulle montagne russe?” si girò e sorrise come aveva fatto prima, e io sentii nuovamente quel colpo al cuore.

“si, ok. Sam..”

“Si”
“Volevo dirti che fra me e Thomas non c’è niente di serio, usciamo e basta, non è niente di serio.”

“..va bene”

Mi avvicinai a lui e lo presi per mano. “Andiamo?”

Non ne sono sicura al 100%, ma credo che i suoi occhi brillarono di una luce diversa, molto più intensa quando ci prendemmo per mano, e anche io sentii un qualcosa di diverso. Per la prima volta mi sentii come se tutto stesse andando come doveva andare.

Nel tragitto che portava dalla ruota panoramica alle montagne russe, ci imbattemmo in una giostra speciale, la casa del terrore, fu lì che ci scambiammo il primo bacio. Ricordo che non avevo paura degli scheletri finti che erano sparsi qua e là, ma c’erano alcuni mostri che sembravano finti e invece erano persone travestite, e quindi vedere muovere all’improvviso cose che sembravano immobili mi spaventò molto. Meno male che c’era Sam con me. Mi fece chiudere gli occhi e mi abbracciò, giurando di proteggermi. Non riuscii a ringraziarlo né a dire nulla, le nostre labbra si scontrarono in un dolcissimo bacio e io persi completamente la concezione del luogo e del tempo, sapevo solo che c’eravamo io e lui e che ci stavamo baciando, stavo assaporando quelle labbra gigantesche e sapevo che non sarei più riuscita disintossicarmi da quelle labbra.

“Sam, andiamo qui” Gli indicai la casa del terrore con voce ferma, ormai avevo preso la mia decisione.

“D’accordo Mercedes.”

Sam pagò e non lasciò la mia mano nemmeno per un secondo. Salimmo su uno di quei vagoncini biposto, quello contrassegnato dal numero 7, lo stesso di quella volta, la giostra cominciò a muoversi ed entrammo nel tunnel.

 

Eravamo entrati, e sentii il cuore scoppiarmi, ero incapace di pensare ad altro.Nella mia mente, come molto probabilmente anche nella sua, era impressa una sola scena, una sola immagine. Ma la cosa sarebbe stata solo un ricordo oppure la previsione di ciò che sarebbe successo nei successivi due minuti?

Ricordavo quel tragitto a memoria, nonostante lo avessi fatto solo una volta. Quel giorno la mia memoria registrò ogni minimo evento, ogni singola virgola di quel momento, per farmelo ricordare in eterno, e ora si stava ripetendo tutto, proprio come quella volta.

Arrivarono i finti scheletri, i finti vampiri, i mostri e i lupi mannari, ma ognuno di noi restò immobile. L’unica cosa che ci univa erano le nostre mani, saldamente intrecciate, come se non si volessero separare mai.

Fra qualche secondo sarebbero usciti i mostre reali, ma non solo le persone travestite da mostri, ma anche quei mostri del passato con cui cercavamo di lottare, alla ricerca di una risposta che era fin troppo evidente. Sentii i passi, stava arrivando, ero ferma e immobile, e poi..

Staccai la mia mano della sua, staccai quel minimo legame che ci univa.

Non sentii più la sua presa, cominciai ad avere freddo alle mani, come se non ci fosse più niente e riscaldare il mio corpo.

“Mercedes, non lasciarmi”

Tre parole rimbombarono nella mia testa, avevo solo un modo per scacciarle via. Mi avvicinai lentamente a lui e lo baciai. Quel bacio all’inizio era triste, quasi disperato, poi diventò insaziabile, focoso, e poi si calmò, come le onde dopo una tempesta, e si trasformò in quel bacio pieno di amore che ci eravamo scambiati tanto tempo fa.

Non c’era più bisogno di parole, di gesti o di fatti, quel bacio era la risposta a tutti i dubbi, a tutte le domande, ad ogni singolo interrogativo che ci eravamo posti negli ultimi tempi.

Quel bacio ci fece ritrovare, e non ci fece separare mai più.

Il nostro per sempre iniziò in quella casa stregata e si dimenticò di finire.

In quel momento capimmo che la fine di un amore, era solo l’inizio di un grande amore, il nostro grande amore.

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Note di MissAliceLiddle

Devo ammettere che questa ff era nella mia mente da un bel po', ma è stata scritta di getto. Questa ff è nata da una role che la mia Mercy aveva fatto col Sammy di una mia carissima amica, ed è proprio a lei che oggi voglio dedicare questa ff. Buon diciottesimo compleanno Chiaretta mia! Questa era la role che ti aveva commossa, quella che ricordavi con gioia dopo averla letta 43894943679 volte, spero che sia stata all'altezza di quella che sarebbe dovuta essere la nostra role, mai completata.

Sempre e solo del tuo Sammy

La tua Mercy. 

Ps: ancora auguri amour. <3

 

 

  
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