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Autore: MurasakiHaru    17/11/2012    2 recensioni
Questa situazione doveva assolutamente cambiare, non sapeva come o cosa avrebbe fatto per realizzare il suo obiettivo, ma era assolutamente certo di una cosa: lui era innamorato perso di Hayato e, in un modo o nell’altro, sarebbe riuscito a cambiare tutto.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Reborn, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Note dell’autrice : Bene, dopo un tempo assurdamente lungo

torno con una nuova storia, questa volta sarà una long fic e visto

che è la prima volta che mi cimento nel genere spero di non star

combinando un disastro ^^’ Questo capitolo sarà una sorta di preludio alla

storia, ho volutamente lasciato tantissimi punti in sospeso che chiarirò nei

in seguito quindi spero che non vi sentiate troppo confusi.

Detto questo vi lascio alla storia, spero di sentirvi in tanti nei commenti

perché come sapete mi aiutano molto a crescere e cosa più importante

mi fanno conoscere la vostra opinione. Il solito ringraziamento speciale va

 alle mie due motivatrici che sento con immenso piacere ogni sabato <3

Loro sanno quanto siano importanti !!

E ora buona lettura !! 

 

Ballad of a Fool Love

 

- Act I-

 

 

 

Non erano neppure le 17.00 tuttavia il sole, quasi totalmente nascosto, aveva già cominciato a tramontare avvolgendo ogni cosa con una sinistra luce tendente al violaceo. Un pesante strato di nuvoloni scuri filtrava quei raggi luminosi catturandone la brillantezza, il vento pungente caratteristico dell’inizio di Novembre aveva smesso di soffiare già da quella mattina e ora la temperatura si era leggermente alzata. L’aria era diventata pesante, satura di un’opprimente umidità creata dalla cappa di nubi e si sentivano, già da qualche minuto, i brontolii sommessi di alcuni tuoni in lontananza che avevano brillato pochi istanti prima: tutto questo rappresentava il preludio per un bel temporale se non addirittura per una piccola tempesta.

 

Yamamoto si ritrovò a sorridere a quel pensiero. Non sapeva spiegarsi per quale motivo ma, fin dal loro primo incontro, aveva sempre associato Gokudera ad una “tempesta” e aveva attribuito a quello strano quanto enigmatico ragazzo tutte le variegate sfaccettature che il termine comporta.

Allungò il passo sperando di riuscire ad arrivare alla stazione prima che iniziasse a piovere. Ovviamente non aveva portato l’ombrello anche se suo padre si era raccomandato più volte, ma come sempre lui, quando si trattava di dover incontrare Hayato, aveva la testa persa in fin troppi pensieri. Svoltò in un grande viale alberato al cui centro troneggiava una maestosa statua di marmo, probabilmente una volta bianco, ai cui piedi giocavano alcuni bambini. Percorse in fretta lo spazio, piuttosto esiguo, di quella piccola area pedonale e finalmente imboccò la lunga traversa che l’avrebbe portato a destinazione. Con un unico movimento fluido estrasse il cellulare scuro dalla tasca di dietro dei suo jeans slavati per controllare l’orario: erano le 17.15 precise. Doveva sbrigarsi, il treno di Gokudera arrivava alle 17.38 e lui aveva ancora un bel pezzo di strada da fare. Non poteva permettersi di arrivare in ritardo, Hayato sicuramente non l’avrebbe aspettato, sapeva per esperienza personale che  non era un tipo molto paziente. In più non era neppure troppo sicuro in merito alla reazione che il ragazzo più piccolo avrebbe avuto nel vederlo lì ad aspettarlo, ma quello era l’unico posto in cui Takeshi era sicuro di poter trovare, a quella determinata ora, Gokudera. Non si sarebbe mai potuto permettere di saltare anche solo uno dei suoi corsi all’università, non dopo quello che stava passando per avere la possibilità di frequentarli.

 
La solita espressione serena di Yamamoto si rabbuiò per qualche secondo mentre inconsapevolmente si ritrovò a stringere i pugni in un gesto quasi stizzito. Questa situazione doveva assolutamente cambiare, non sapeva come o cosa avrebbe fatto per realizzare il suo obiettivo, ma era assolutamente certo di una cosa: lui era innamorato perso di Hayato e, in un modo o nell’altro, sarebbe riuscito a cambiare tutto.

 
Non si conoscevano neppure da così tanto tempo e probabilmente la maggior parte della gente avrebbe reputato il forte sentimento che Takeshi provava nei confronti dell’altro come una pura follia e forse era proprio successa una cosa simile: Hayato gli aveva letteralmente fatto perdere la testa, la ragione, il senno o qualsiasi altro tipo di raziocinio di cui, solitamente, è dotata una persona normale. Ma a lui non importava un accidente di tutto ciò e se davvero aveva perso la testa, la ragione, il senno o qualsiasi altra cosa era ben felice di averla data in cambio di quel ragazzo anzi sarebbe stato disposto a pagare un prezzo ben più alto per avere l’esclusiva su di lui o per avere anche solo la blanda illusione di essere ricambiato, si sarebbe accontentato anche di un’improbabile bugia. Purtroppo però Hayato era assolutamente fuori dalla sua portata o per meglio dire non voleva assolutamente concedere niente di sé tranne il suo corpo. Per quello non c’erano mai stati problemi anzi era stato addirittura Gokudera a fare la prima mossa e lui c’era caduto in pieno, come l’idiota che Hayato gli ripeteva di continuo di essere.

 
Si erano incontrati meno di un anno prima in un sofisticato locale in cui Yamamoto normalmente non avrebbe mai messo piede, ma era stato praticamente costretto ad andarci per fare un favore a Tsuna. I due ragazzi infatti erano migliori amici da quando si erano conosciuti parecchi anni prima alle scuole superiori e la loro amicizia aveva retto anche al di fuori dell’ambito scolastico benché avessero intrapreso strade molto diverse: Takeshi aveva finalmente potuto accantonare libri e quaderni e aveva iniziato a lavorare insieme a suo padre nel piccolo ristorante di sushi di famiglia mentre Tsuna, conseguito il diploma, stava frequentando l’ultimo anno di università e aveva già cominciato una sorta di tirocinio sottopagato nella ditta in cui suo padre ricopriva da diverso tempo un ruolo prestigioso. E proprio in questo contesto lavorativo aveva incontrato ciò che definiva la fonte di tutti i sui problemi e le sue disgrazie: Reborn ovvero un collaboratore di suo padre che si era assunto il piacevole onere di fargli da tutor durante il suo periodo di formazione in azienda. L’uomo aveva origini italiane e una vasta esperienza in praticamente qualsiasi campo, era considerato il migliore nel suo settore e riusciva sempre ad ottenere ogni genere d’informazione in merito a qualsiasi persona, azienda o altro. In più era un ottimo oratore e la sua fluente dialettica unita alla sua bella presenza lo rendevano un imprenditore formidabile capace di concludere praticamente qualsiasi tipo di affare o contratto. Il suo genio, sempre a detta di Tsuna, era però direttamente proporzionale al suo sadismo che veniva puntualmente sfogato sul suo povero “protetto” a cui affidava incarichi spesso imbarazzanti o massacranti tuttavia, sotto la sua ala, Tsuna stava imparando davvero molto e piuttosto in fretta probabilmente anche grazie al fatto che Reborn lo trascinava in qualsiasi posto andasse.

Proprio in una di queste occasioni Takeshi si era ritrovato a dover accompagnare Tsuna in un rinomato quanto equivoco locale appena fuori città. Reborn era stato invitato ad una sorta d’incontro d’affari privato e naturalmente il più piccolo era stato gentilmente obbligato a presentarsi, ma questa volta il suo tutor gli aveva concesso il privilegio di poter portare un amico, una sorta di meritata ancora di salvezza dopo quasi tre mesi di duro tirocinio da cui Tsuna era riuscito miracolosamente ad uscire tutto sommato illeso.

 

Un locale di quel genere era totalmente diverso dai luoghi che di solito i due ragazzi erano soliti frequentare. L’odore forte d’incenso e la luce stroboscopica che illuminava ad intermittenza l’ampia pista da ballo circondata da eleganti tavolini e divanetti troppo soffici li avevano fatti sentire fin da subito intontiti ed imbarazzati. Anche la clientela comprendeva una cerchia di persone estranee al loro mondo. Le sinuose ballerine vestite solo con cascate di piccoli cristalli luminosi, truccate pesantemente in modo tale da rendere quasi impossibile attribuire un’età precisa a quelle piccole bambole con il viso di donna, si mescolavano e confondevano con le eleganti accompagnatrici di illustri uomini d’affari che puzzavano di vino pregiato e fumo. Reborn, perfettamente a suo agio, li guidò in quel luogo così  raffinato e volgare al tempo stesso fino ad una stanza privata in cui appunto lui avrebbe dovuto parlare di affari. Come spesso sosteneva le migliori trattative erano quelle che riusciva a concludere davanti ad un buon bicchiere di vino con la complicità di una bella signorina. E i giapponesi per lui erano sfide fin troppo facili da vincere: tutti troppo inquadrati e devoti agli stessi squallidi vizi.  

 Incontrarono un uomo di mezza età, basso, con pochi capelli e per nulla attraente. Il suo corpo tozzo era fasciato in raffinato completo gessato, la camicia di seta chiara era di una fattura molto simile a quella arancio indossata dell’italiano ma faceva un effetto diametralmente opposto addosso a lui, una cravatta dalla fantasia a dir poco oscena era tenuta rigorosamente al suo posto da un pesante fermaglio d’oro che richiamava la pacchiana catena dello stesso prezioso metallo che ornava il suo collo taurino. Reborn, dopo aver stretto in maniera molto diplomatica la mano al suo ospite, fece un veloce giro di presentazioni e si prese ancora qualche secondo di tempo fingendo di ridere alle sconvenienti battutine dell’uomo in attesa che la cameriera più “carina” del locale, con cui si era precedentemente accordato, li raggiungesse con un paio di bottiglie di vino italiano che lui stesso si era fatto recapitare direttamente dall’Italia solo pochi giorni prima.

Non appena tutto fu come l’aveva programmato intimò a Tsuna di accompagnare nel privè il loro stimato cliente e prima di raggiungerli si rivolse a Yamamoto con il solito tono confidenziale che aveva sempre avuto con lui fin dal loro primo incontro avvenuto un paio di mesi prima. – Mi scuserai Takeshi, ma per ovvi motivi non posso permetterti di unirti alla nostra piccola “riunione”. Prometto che ci metterò poco tempo ad ottenere la firma che mi serve poi potremmo tranquillamente passare il resto della serata a fare i dispetti a DameTsuna. Chissà se questa volta riesco a fargli perdere un po’ di frigidità con le donne, anche se ho il forte sospetto che preferisca i maschietti, ho delle novità scottanti in merito alla sua collaborazione con Kozato, ma ne parliamo dopo.- Si concesse una breve risata notando l’espressione fra l’imbarazzato e il divertito del più giovane poi aggiunse usando questa volta un tone serio. – Aspettaci al bancone del bar se non ti dispiace, è il posto forse più innocuo del locale. La gente qui è strana Takeshi, tieni gli occhi aperti: o trovi dei vecchi bavosi come quello che ti ho presentato prima o dei tizi poveri in canna in cerca di un qualche tipo di fortuna. Mi raccomando non dare troppa confidenza visto quanto sei ingenuo entrambe le categorie riuscirebbe a cavarti fino alle mutande.- Yamamoto rise alle sue parole e, dopo essersi portato una mano dietro la testa, con il solito sorriso solare mormorò un ringraziamento e rassicurò l’uomo in merito agli avvertimenti che gli aveva appena fornito. – Ah un ultima cosa.. – Sentenziò Reborn prima di sparire all’interno della stanza. – Stai attento a quelli troppo belli, solitamente sono la razza peggiore.-

 

Probabilmente Reborn, con quelle parole, aveva voluto prenderlo un po’ in giro, mai si sarebbe immaginato di aver appena sentito una specie di racconto sommario di quello che gli sarebbe capitato quella sera nelle ore successive.

 

 

Fine primo capitolo

 

 

 

Angolino dei saluti :

 

Grazie mille come sempre per essere arrivati alla fine del capitolo !! Cercherò di aggiornare al più presto o comunque con una certa regolarità. Se volete lasciate pure un commento di qualsiasi genere e .. a presto !! Un bacio <3 

 

  
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