Note
dell’autrice :
Bene,
dopo un tempo assurdamente lungo
torno con una
nuova
storia, questa volta sarà una long fic e visto
che
è la prima volta che
mi cimento nel genere spero di non star
combinando un
disastro
^^’ Questo capitolo sarà una sorta di preludio alla
storia, ho
volutamente
lasciato tantissimi punti in sospeso che chiarirò nei
in seguito
quindi
spero che non vi sentiate troppo confusi.
Detto questo
vi lascio
alla storia, spero di sentirvi in tanti nei commenti
perché
come sapete mi aiutano
molto a crescere e cosa più importante
mi fanno
conoscere la
vostra opinione. Il solito ringraziamento speciale va
alle mie due motivatrici
che sento con immenso piacere ogni sabato <3
Loro
sanno
quanto siano importanti !!
E ora buona
lettura !!
Ballad of a Fool Love
- Act I-
Non
erano neppure le 17.00 tuttavia il sole, quasi totalmente nascosto,
aveva già
cominciato a tramontare avvolgendo ogni cosa con una sinistra luce
tendente al
violaceo. Un pesante strato di nuvoloni scuri filtrava quei raggi
luminosi
catturandone la brillantezza, il vento pungente caratteristico
dell’inizio di
Novembre aveva smesso di soffiare già da quella mattina e
ora la temperatura si
era leggermente alzata. L’aria era diventata pesante, satura
di un’opprimente
umidità creata dalla cappa di nubi e si sentivano,
già da qualche minuto, i
brontolii sommessi di alcuni tuoni in lontananza che avevano brillato
pochi
istanti prima: tutto questo rappresentava il preludio per un bel
temporale se
non addirittura per una piccola tempesta.
Yamamoto
si ritrovò a sorridere a quel pensiero. Non sapeva spiegarsi
per quale motivo
ma, fin dal loro primo incontro, aveva sempre associato Gokudera ad una
“tempesta” e aveva attribuito a quello strano
quanto enigmatico ragazzo tutte le
variegate sfaccettature che il termine comporta.
Allungò
il passo sperando di riuscire ad arrivare alla stazione prima che
iniziasse a
piovere. Ovviamente non aveva portato l’ombrello anche se suo
padre si era
raccomandato più volte, ma come sempre lui, quando si
trattava di dover
incontrare Hayato, aveva la testa persa in fin troppi pensieri.
Svoltò in un
grande viale alberato al cui centro troneggiava una maestosa statua di
marmo,
probabilmente una volta bianco, ai cui piedi giocavano alcuni bambini.
Percorse
in fretta lo spazio, piuttosto esiguo, di quella piccola area pedonale
e
finalmente imboccò la lunga traversa che l’avrebbe
portato a destinazione. Con
un unico movimento fluido estrasse il cellulare scuro dalla tasca di
dietro dei
suo jeans slavati per controllare l’orario: erano le 17.15
precise. Doveva
sbrigarsi, il treno di Gokudera arrivava alle 17.38 e lui aveva ancora
un bel
pezzo di strada da fare. Non poteva permettersi di arrivare in ritardo,
Hayato
sicuramente non l’avrebbe aspettato, sapeva per esperienza
personale che non
era un tipo molto paziente. In più non
era neppure troppo sicuro in merito alla reazione che il ragazzo
più piccolo
avrebbe avuto nel vederlo lì ad aspettarlo, ma quello era
l’unico posto in cui
Takeshi era sicuro di poter trovare, a quella determinata ora,
Gokudera. Non si
sarebbe mai potuto permettere di saltare anche solo uno dei suoi corsi
all’università, non dopo quello che stava passando
per avere la possibilità di
frequentarli.
La
solita espressione serena di Yamamoto si rabbuiò per qualche
secondo mentre
inconsapevolmente si ritrovò a stringere i pugni in un gesto
quasi stizzito.
Questa situazione doveva assolutamente cambiare, non sapeva come o cosa
avrebbe
fatto per realizzare il suo obiettivo, ma era assolutamente certo di
una cosa:
lui era innamorato perso di Hayato e, in un modo o
nell’altro, sarebbe riuscito
a cambiare tutto.
Non
si conoscevano neppure da così tanto tempo e probabilmente
la maggior parte
della gente avrebbe reputato il forte sentimento che Takeshi provava
nei
confronti dell’altro come una pura follia e forse era proprio
successa una cosa
simile: Hayato gli aveva letteralmente fatto perdere la testa, la
ragione, il
senno o qualsiasi altro tipo di raziocinio di cui, solitamente,
è dotata una
persona normale. Ma a lui non importava un accidente di tutto
ciò e se davvero
aveva perso la testa, la ragione, il senno o qualsiasi altra cosa era
ben
felice di averla data in cambio di quel ragazzo anzi sarebbe stato
disposto a
pagare un prezzo ben più alto per avere
l’esclusiva su di lui o per avere anche
solo la blanda illusione di essere ricambiato, si sarebbe accontentato
anche di
un’improbabile bugia. Purtroppo però Hayato era
assolutamente fuori dalla sua
portata o per meglio dire non voleva assolutamente concedere niente di
sé
tranne il suo corpo. Per quello non c’erano mai stati
problemi anzi era stato
addirittura Gokudera a fare la prima mossa e lui c’era caduto
in pieno, come
l’idiota che Hayato gli ripeteva di continuo di essere.
Si
erano incontrati meno di un anno prima in un sofisticato locale in cui
Yamamoto
normalmente non avrebbe mai messo piede, ma era stato praticamente
costretto ad
andarci per fare un favore a Tsuna. I due ragazzi infatti erano
migliori amici
da quando si erano conosciuti parecchi anni prima alle scuole superiori
e la
loro amicizia aveva retto anche al di fuori dell’ambito
scolastico benché
avessero intrapreso strade molto diverse: Takeshi aveva finalmente
potuto
accantonare libri e quaderni e aveva iniziato a lavorare insieme a suo
padre
nel piccolo ristorante di sushi di famiglia mentre Tsuna, conseguito il
diploma, stava frequentando l’ultimo anno di
università e aveva già cominciato
una sorta di tirocinio sottopagato nella ditta in cui suo padre
ricopriva da
diverso tempo un ruolo prestigioso. E proprio in questo contesto
lavorativo
aveva incontrato ciò che definiva la fonte di tutti i sui
problemi e le sue
disgrazie: Reborn ovvero un collaboratore di suo padre che si era
assunto il
piacevole onere di fargli da tutor durante il suo periodo di formazione
in
azienda. L’uomo aveva origini italiane e una vasta esperienza
in praticamente
qualsiasi campo, era considerato il migliore nel suo settore e riusciva
sempre
ad ottenere ogni genere d’informazione in merito a qualsiasi
persona, azienda o
altro. In più era un ottimo oratore e la sua fluente
dialettica unita alla sua
bella presenza lo rendevano un imprenditore formidabile capace di
concludere
praticamente qualsiasi tipo di affare o contratto. Il suo genio, sempre
a detta
di Tsuna, era però direttamente proporzionale al suo sadismo
che veniva
puntualmente sfogato sul suo povero “protetto” a
cui affidava incarichi spesso
imbarazzanti o massacranti tuttavia, sotto la sua ala, Tsuna stava
imparando
davvero molto e piuttosto in fretta probabilmente anche grazie al fatto
che
Reborn lo trascinava in qualsiasi posto andasse.
Proprio
in una di queste occasioni Takeshi si era ritrovato a dover
accompagnare Tsuna
in un rinomato quanto equivoco locale appena fuori città.
Reborn era stato
invitato ad una sorta d’incontro d’affari privato e
naturalmente il più piccolo
era stato gentilmente obbligato a presentarsi, ma questa volta il suo
tutor gli
aveva concesso il privilegio di poter portare un amico, una sorta di
meritata
ancora di salvezza dopo quasi tre mesi di duro tirocinio da cui Tsuna
era
riuscito miracolosamente ad uscire tutto sommato illeso.
Un
locale di quel genere era totalmente diverso dai luoghi che di solito i
due
ragazzi erano soliti frequentare. L’odore forte
d’incenso e la luce
stroboscopica che illuminava ad intermittenza l’ampia pista
da ballo circondata
da eleganti tavolini e divanetti troppo soffici li avevano fatti
sentire fin da
subito intontiti ed imbarazzati. Anche la clientela comprendeva una
cerchia di
persone estranee al loro mondo. Le sinuose ballerine vestite solo con
cascate
di piccoli cristalli luminosi, truccate pesantemente in modo tale da
rendere
quasi impossibile attribuire un’età precisa a
quelle piccole bambole con il
viso di donna, si mescolavano e confondevano con le eleganti
accompagnatrici di
illustri uomini d’affari che puzzavano di vino pregiato e
fumo. Reborn,
perfettamente a suo agio, li guidò in quel luogo
così raffinato
e volgare al tempo stesso fino ad
una stanza privata in cui appunto lui avrebbe dovuto parlare di affari.
Come
spesso sosteneva le migliori trattative erano quelle che riusciva a
concludere
davanti ad un buon bicchiere di vino con la complicità di
una bella signorina.
E i giapponesi per lui erano sfide fin troppo facili da vincere: tutti
troppo
inquadrati e devoti agli stessi squallidi vizi.
Non
appena tutto fu come l’aveva programmato intimò a
Tsuna di accompagnare nel
privè il loro stimato cliente e prima di raggiungerli si
rivolse a Yamamoto con
il solito tono confidenziale che aveva sempre avuto con lui fin dal
loro primo
incontro avvenuto un paio di mesi prima. – Mi scuserai
Takeshi, ma per ovvi
motivi non posso permetterti di unirti alla nostra piccola
“riunione”. Prometto
che ci metterò poco tempo ad ottenere la firma che mi serve
poi potremmo
tranquillamente passare il resto della serata a fare i dispetti a
DameTsuna.
Chissà se questa volta riesco a fargli perdere un
po’ di frigidità con le
donne, anche se ho il forte sospetto che preferisca i maschietti, ho
delle
novità scottanti in merito alla sua collaborazione con
Kozato, ma ne parliamo
dopo.- Si concesse una breve risata notando l’espressione fra
l’imbarazzato e
il divertito del più giovane poi aggiunse usando questa
volta un tone serio. –
Aspettaci al bancone del bar se non ti dispiace, è il posto
forse più innocuo
del locale. La gente qui è strana Takeshi, tieni gli occhi
aperti: o trovi dei
vecchi bavosi come quello che ti ho presentato prima o dei tizi poveri
in canna
in cerca di un qualche tipo di fortuna. Mi raccomando non dare troppa
confidenza visto quanto sei ingenuo entrambe le categorie riuscirebbe a
cavarti
fino alle mutande.- Yamamoto rise alle sue parole e, dopo essersi
portato una
mano dietro la testa, con il solito sorriso solare mormorò
un ringraziamento e
rassicurò l’uomo in merito agli avvertimenti che
gli aveva appena fornito. – Ah
un ultima cosa.. – Sentenziò Reborn prima di
sparire all’interno della stanza.
– Stai attento a quelli troppo belli, solitamente sono la
razza peggiore.-
Probabilmente
Reborn, con quelle parole, aveva voluto prenderlo un po’ in
giro, mai si
sarebbe immaginato di aver appena sentito una specie di racconto
sommario di
quello che gli sarebbe capitato quella sera nelle ore successive.
Fine
primo capitolo
–
Angolino
dei saluti :
Grazie mille
come sempre per essere arrivati alla fine del
capitolo !! Cercherò di aggiornare al più presto
o comunque con una certa
regolarità. Se volete lasciate pure un commento di qualsiasi
genere e .. a
presto !! Un bacio <3