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Autore: madoka94    18/11/2012    3 recensioni
Ahem...buona sera a tutti! ho voluto fare un piccolo esperimento sulla mia coppia preferita yaoi/shonen-ai: altyxmalik.
é tutta una serie di piccoli racconti basati sui loro ricordi, dalla loro infanzia fino a quando sono adulti.
Non vi assicuro che sia una piccola perla, spero comunque che sia di vostro gradimento per chi è pazza come me di loro due ^^
Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Malik Al-Sayf
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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5° ricordo:silenzio d' Autunno


Le nuvole ricoprivano il cielo della Città Santa e nell' aria si sentiva il leggero freddo dell' Autunno.
Malik quel giorno doveva far spese e quindi si ritrovava a percorrere le innumerevoli strade affollate della città, tra gente comune, i malati di mente e i soldati che circolavano da una parte all' altra; per questo si era calato il cappuccio sul capo.
Un altro giorno come gli altri alla fine, ma con qualcosa di diverso.
I tempi erano cambiati, si scoprì che Al Mualim aveva tradito l' Ordine rivelandosi il Gran Maestro dei Templari, il suo dominio era finito. Sulla doltrina c' era Altair e comandava bene la confraternita.
L' Al-Sayf l' aveva aiutato perdonando ogni suo peccato commesso.Era passato un mese da quel giorno e ancora non si erano detti parola, nemmeno si erano più visti.
Sapeva che giravano voci sul fatto che l' Ibn-La'Ahad avesse un infatuazione per una donna di nome Maria Thorpe che era ancor prima l' amante di Roberto de Sable, ormai deceduto per mano dell' aquila.
Sospirò a tali pensieri, infondo se lo aspettava che sarebbe successa una cosa simile.
Quale donna non andava dietro a un pezzo d' uomo come lui, anche se non gli piaceva tanto il fatto che fosse una ex Templare.
Quel che gli importava era che fosse felice, con una famiglia e che avesse accanto qualcuno da poter amare liberamente.
Ogni volta che ci pensava, nonostante tutto, un' amaro sorriso gli si dipingeva sulle labbra sentendo una tristezza insormontabile crescergli nel petto.
Purtroppo le voci restano solo voci se non vengono confermate.
All' improvviso sentì qualcuno prendergli la borsa a tracolla, era pronto a prendere il coltello che portava davanti all' addome ma si fermò subito quando si accorse che era l' unica persona che gli avrebbe fatto prendere un colpo.
-Provi di nuovo a rubarmi qualcosa, novizio?-chiese con voce ironica sorridendogli.
-Adesso aiutare è diventato un furto?-rispose Altair con altrettanta ironia.
Il giovane uomo lo osservava dalla testa ai piedi: aveva sempre la sua andatura slanciata e la testa china col cappuccio che copriva metà del volto, aveva dei gradi in più che lo faceva distinguere dagli altri Assassini anche se sapeva che partecipava ancora ufficialmente alle missioni, soprattutto a quelle più importanti che riguardavano direttamente i Templari.
Dai suoi modi di fare si vedeva un leggero cambiamento, era diventato più disponibile e umile verso le persone nonostante avesse ancora l' orgoglio che portava sin dalla tenera età.
Dall' ultima missione era maturato parecchio e di questo ne era compiaciuto.
-Ti ringrazio, ma non ho bisogno che tu mi aiuta.Ce la faccio anche da solo.-
-Sicuro?La tua lista dice che ne avrai di cose da prendere.-disse l' altro sventolandogli il foglietto su cui aveva scritto le cose da prendere.
-Non perderai mai questo stramaledetto vizio!-
L' Al-Sayf riprese il foglio dalla mano del confratello e a quel contatto sentì volare le farfalle nello stomaco.
-Sul serio Malik, è meglio se ti dò una mano.-
Il Rafik sbuffò; ripensandoci quella era un opportunità per stare insieme e poter parlare, ne avevano di cose da dire.
-Vieni, dobbiamo passare prima dal bibliotecario, poi dal fruttivendolo e...-stava elencando accettando l' aiuto del compagno.
Passarono tutta quanta la giornata in quel modo, parlandosi, qualche volta battibeccandosi e alla fine ridendo dei tempi passati di quando erano ancora piccoli.
Era piacevole sentire ancora quel legame che entrambi credevano di aver perduto.
Dopo aver fatto spese, verso il mezzodì, si misero a sedere su di una panca vicino a uno delle mura collegate all' arco dove portava nel distretto dei poveri, proprio sotto ad un albero che ormai stava diventando spoglio delle sue foglie diventate gialle e marroni.
-Sai, sono contento di averti incontrato.-disse sincero l' aquila.
-Anche io.-asserì la tigre sorridendo.
All' improvviso Altair mise la testa  sulle gambe del Rafik come se fossero state cuscini, portando le mani intrecciandole tra di loro in grembo.
-Perdonami...ultimamente non dormo da giorni.-
-Ehi, non sono mica il tuo letto!Alzati!-
Purtroppo la strigliata dell' Al-Sayf era servita poco niente dato che l' altro si era appisolato come un pupo nella sua culla.
Il menomato si rassegnò e meno male che non c' era nessuno che passava di lì, le guardie erano a riposo e la gente rintanata in casa a consumare il pasto della giornata.Si poteva sentire nell' aria il profumo della carne dell' agnello cucinato sulla brace e di altre leccornie che anche lui era intenzionato a mettere sui denti se non fosse per quel peso morto sulle gambe.
Un altro odore si aggiunse fra gli altri ed era piuttosto vicino.Erano datteri appena colti e mandorle.
Si voltò verso l' Ibn-La'Ahad, capendo che apparteneva a lui.
Ecco, stava capitando di nuovo, la sensazione che ogni volta provava nell' averlo vicino o di poterlo toccare, la stessa che l' aveva accompagnato per anni e mai lasciato.
Lo guardò di nuovo, il volto così rilassato illuminato dalla luce del sole leggermente libero dal cappuccio, la cicatrice che l' aveva tormentato in tutte le sue notti insonni segnava profondamente quelle labbra giovanili.
Il respiro regolare era coordinato con il tamburellare del suo cuore, così forte che pareva il battito d' ali di una libellula.  
Aveva sopportato anni d' irritazione, incertezze, odio, pianti racchiusi nel silenzio della sua stanza, sogni irrealizzabili che avevano più volte scomposto le lenzuole del suo letto e provocato la debole mente del Rafiq istigandolo con pensieri molesti e contorti.
Ed ora, in quello stesso istante, anche senza che l' altro lo vedesse, voleva liberarsi di tutto quel peso che portava dentro.
Senza pensarci portò la mano sul petto dell' altro, riusciva a percepire chiaramente il lento "tum tum" che provocava.
Preso dall' emozione si avvicinò lentamente al suo viso e, come quelle foglie che cadevano leggere a terra senza far alcun minimo rumore, poggiò le  labbra delicatamente sulle sue.
Un tocco che nemmeno si percepiva.
Si allontanò guardandolo ancora e per un attimo non svegliava quel dormiglione di Assassino per l' ilarità del momento.
Sul naso di Altair era caduta una fogliolina gialla e lui sorrideva beatamente.
Quanto era buffo!
Con discrezione gli tolse la fogliolina, ad un tratto percepì una mano salda sulla presa alla sua nuca fino a spingerla di nuovo sulla bocca del compagno restando con gli occhi spalancati.
-"Quel furfante di un Ibn-La'Ahad!Si era svegliato, accidenti a lui!"-pensò vergognoso l' Al-Sayf con il rossore che tingeva la pelle ambrata delle sue gote.
Nella sua mente vorticarono tanti pensieri da mettergli ancora più in confusione.
Questa volta però non volle allontanarsi subito, anzi, per una volta volle restare in quella posizione per un pò, tanto gliel' avrebbe fatta pagare comunque a quell' aquila arrogante.
O forse se ne sarebbe scordato nelle prossime ore a susseguirsi.
Come in passato, sentiva il calore di quelle fessure bruciargli fin dentro l' anima, ma la vera scottura fu quando per l' ennesima volta Altair fece spazio tra quelle labbra la lingua senza permesso.
Malik per un attimo ebbe un fremito lungo tutta la spina dorsale, sentiva l' esigenza d' ossigeno e quindi di allontanarsi un attimo dal confratello, scorgendo i suoi occhi d' oro-nero che  scrutavano il suo volto spiazzato mentre una mano lo accarezzava, giocherellando con un pollice il suo pizzetto che si era fatto crescere.
-Altair...dovremmo...dovremmo tornare al Covo.-disse il Rafiq cercando di riprendere fiato.
-Già, dovremmo.-asserì l' altro sospirando.
Il giovane Gran Maestro si alzò recuperando i vari rotoli di pergamena attendendo il menomato che prendesse la sua borsa con tutte le cose che avevano comprato pochi istanti prima.
Si diressero nel luogo convenuto con la tristezza del proprietario che lo tormentava a ogni sospiro che dava.
Sapeva che di lì a poco, passando per l' entrata che portava al suo balcone, dove ogni saltuario giorno svolgeva il suo compito, avrebbero scambiato quattro parole sul prossimo compito e l' Ibn-La'Ahad se ne sarebbe andato senza farsi rivedere per chissà quanto tempo.
E questo, dopo tutto ciò che aveva passato, lo sconsolava.
In verità, ora che ci pensava attentamente, non gli aveva riferito il vero motivo della sua visita.
Ma non poteva che essere riferito sulla missione che doveva compiere o su dei novizi che dovevano passare di lì, sicuramente.
Come al solito, appena ebbero valicato la porta all' interno del Covo, Malik passò dietro al suo balcone posando la borsa e Altair lasciò le pergamene sul ripiano di lavoro facendo si che mettesse lui stesso i rotoli dove convenivano esser messi.
Il Rafiq restò in attesa di ascoltare ciò che gli doveva dire l' amico mentre metteva a posto i vari oggetti e preparandosi con uno dei suoi registri da mettere sul ripiano, con il calamaio e la penna alla mano.
-Non mi hai riferito il motivo della tua visita-cominciò l' Al-Sayf ormai spazientito di non sentire la voce dell' altro-avanti, cosa ti porta qui?-
Il ventiseienne non emise un suono, al posto della voce parlarono i suoi muscoli che si mossero veloci verso il suo corpo prendendo il braccio e attirandolo di nuovo a se a tradimento.Le labbra di nuovo a contatto fra di loro ormai abituate a quei tocchi improvvisi.
-Tu.-disse il figlio di nessuno all' orecchio della tigre, tremando un ennesima volta a quella voce roca e puramente sensuale allo stesso tempo come i fili d' erba scossi dal vento.
-Al...Altair...-
-Sono passati anni, Malik, troppi e ho atteso abbastanza per poterti dire ciò che penso veramente.-lo interruppe baciandogli la guancia.-Quindi vorrei che per una volta mi prestassi orecchio, non chiedo altro.-
L' ex Assassino restò immobile acconsentendo alla richiesta dell' altro.In fondo anche lui richiedeva la stessa cosa.
-Quando eravamo piccoli ti ignoravo, pensavo che fossi un altro rompiscatole invidioso che prima o poi ci avrebbe lasciato la pelle, invece ero così cieco da non accorgermi che in qualche modo, anche se inconsciamente, volevi starmi vicino.Crescendo ho capito di sentire qualcosa che andava oltre il semplice rapporto tra confratelli...-
Mentre raccontava, il giovane Gran Maestro scese dalla guancia al mento, poi alla gola tormentandogli il pomo d' Adamo che sin da quel giorno di quando erano ragazzi l' aveva sempre affascinato.
In verita gli piaceva il suo collo in tutto per tutto, così lungo e delicato da stare a baciarlo per ore.
-...fino a quando...-all' improvviso s' interruppe, posando la fronte sulla sua spalla.
L' Al-Sayf sapeva benissimo a cosa stava riferendo, era ancora la ferita che si portava da quel giorno di agosto, quando il fratello minore Kadar aveva perso la vita.
Una ferita che avrebbe accompagnato entrambi fino alla loro morte.
-Non c' è più nulla da dire su questo, ormai è finito.-lo consolò accarezzandogli la corta chioma castana scura.
-Lo so, ma sento che non sarà mai così.Ti ho fatto troppo del male...-
Altair strinse la manica del braccio mancante di Malik, colpevole come un bambino che aveva rotto un vaso.
Il Rafiq gli prese il volto guardandolo di nuovo negli occhi, deciso a chiarire una volta per tutte.
-Ci siamo fatti del male entrambi, io ne ho fatto a te ancor prima.Ricordi?-
-A quei tempi eravamo degli sciocchi.-
-Parla per te, prego!-disse ridendo il moro e il castano lo seguì con un lieve sorriso nostalgico.
-Questo è l' Altair che conoscevo.-
-Mi conosci davvero così bene?-
Questa volta l' Ibn-La'Ahad fece uno sguardo malizioso, portando le mani ai fianchi dell'altro spingendolo contro il  ventre per sentire il corpo aderire con il suo.
-Pensavo di sì.-
Da lì in avanti non ci furono più altre parole, solo gli occhi dell' uno che si rispecchiavano in quelli dell' altro, complici, in attesa in quella stanza silenziosa ove l' ombra predominava sulla fievole luce delle finestre.
Ci furono baci, all' inizio timidi per poi diventare fugaci, divoratori, passionali.
Entrambi erano insaziabili delle proprie bocche, le lingue ad intrecciarsi fra loro come morbida seta rossa, le ali dell' aquila scivolare lentamente sul corpo ancora possente della tigre, consapevole di poterla finalmente avvolgere a se.
Finalmente, potevano essere quel che erano, il resto del mondo era fuori dalle loro menti.
Altair si fermò un attimo guardando ancora gli occhi color dell' onice di Malik, così profondi da poter sprofondarci dentro, così lucidi che non riusciva a resistergli a lungo.
Sentiva di aver bisogno di lui più di quanto si aspettasse, ogni fibra del suo essere, ogni sua boccata di ossigeno, ogni pezzo della sua carne...tutto ciò che lo componeva.Aveva bisogno di lui e basta.
Lo prese per mano, trascinandolo verso la zona di riposo nell' entrata dove c' erano tutti i cuscini di vari colori posizionati a dovere, Malik aveva intuito le sue intenzioni e per un attimo ebbe il timore di quello che sarebbe successo a breve.
Per precauzione chiuse la grata, tanto nessuno sarebbe passato in quel momento.
Ritornò verso il compagno riprendendo a baciarsi, stendendosi sui cuscini.Lentamente l' Ibn-La'Ahad lo aiutò a spogliarsi delle sue vesti, accarezzando ogni parte del suo corpo, stuzzicarlo con i suoi morsi e lasciare ogni traccia del suo passaggio con la lingua facendolo gemere sotto al suo corpo.
Entrambi furono liberi delle stoffe e per un attimo, dopo varie effusioni, Altair si fermò a contemplarlo.
Non riusciva a credere che quel corpo ancora così perfetto di Malik, nonostante il suo stato di fermo, fosse tra le sue braccia: la sua pelle bagnata del proprio sudore, le gote imporporate tra cui anche le orecchie, le labbra diventate rosse come due petali di rosa selvatica, il petto che si alzava e abbassava affannosamente.
Il Rafiq non era mai stato così  tanto bello come in quel momento.
Deciso a non volersi fermare gli alzò le gambe aprendogliele vistosamente, facendo combaciare i loro bacini, sentendo premere contro i loro sessi bisognosi di essere soddisfatti.
Il moro spalancò gli occhi dalla sorpresa, non era ancora pronto a questo!
-Che...che stai...?!-sussultò cercando ancora di riprendere fiato, mentre percepiva l' intenso rumore del battito cardiaco che gli rimbombava persino nei timpani.
-è come con le donne, Malik...solo un pò diverso nel nostro caso.-balbettò l' altro cercando di spiegargli con parole semplici che era tutto normale.
L' Al-Sayf sapeva bene che cosa stava accadendo, solo che non sapeva come comportarsi.
Come sarebbe stato?Piacevole?Doloroso?
Come a leggergli i pensieri, Altair si chinò su di lui accarezzandogli il volto mentre lo baciava intensamente, con gli stessi timori che lo torturavano allo stesso modo.
-Se tu non vuoi posso anche fermarmi, non siamo obbligati.-
Quelle parole gli gonfiarono il cuore nonostante l' orgoglio combatteva nel restare il più lucido possibile, ma come si poteva fare in un momento come quello, dove la ragione non conta più niente.
E poi Malik voleva la stessa identica cosa del giovane che gli stava sopra, voleva appartenere a lui quanto lui volesse appartenere all' altro.
Ci aveva messo anni a capirlo e non voleva sprecare un opportunità come quella.
Ora che capiva cosa provava nei suoi confronti.
-Continua, te ne prego.-lo supplicò abbracciandolo, sussurrandoglielo all' orecchio.
Quel soffio candido sul lobo sembrò al giovane Gran Maestro la lama di un coltello, puro e affilato come non mai.
Gli diede un candido bacio sulla fronte e lo guardò cercando di trasmettergli tutta la sicurezza possibile.
-Farò piano, lo prometto.-
Dette tali parole si alzò ritornando alla posizione di prima e poco per volta entrò dentro il suo compagno, cercando di farlo abituare a quella presenza estranea.
Malik spalancò del tutto gli occhi aggrappandosi con le unghie alle spalle larghe del confratello, gemendo con tutta la voce che aveva in gola.
Faceva male, molto male.Un dolore indecifrabile che faceva vibrare tutto quanto il corpo.
Non sapeva se imprecare o meno ad ogni spinta che l' altro dava, l' unica cosa che poteva fare era concentrarsi a ogni spasmo che si liberava nelle sue orecchie, ogni fiato mozzato che gli scaldava il collo beandosi dell' odore che emanava l' atto sessuale.
Forse, pian piano, ci si sarebbe abituato.

Passarono ore, tra gemiti e sussulti.Tra impecrazioni e  nomi liberati nel silenzio di quel bureau dove non esisteva nessun' altro che loro.
In quel momento quel luogo era come un nido e una tana, fatta solo per loro due.
Entrambi i giovani uomini restarono svegli, abbracciati. I corpi stremati stesi sui tappeti e sui cuscini, scaldandosi contemporaneamente fra loro, sembravano ritrarre due statue greche.
Altair si alzò un attimo, lasciando malvolentieri l' abbraccio di Malik e andò a rovistare qualcosa nel suo borsello.
-Che combini?-chiese incuriosito il Rafiq.
-C' è una cosa che volevo darti da parecchio tempo.-
Nelle mani congiunte a coppa teneva un oggetto avvolto da un fazzoletto in pelle.
L' Ibn-La'Ahad lo scoprì cercando di stare attento a quel che faceva, come a rivelare una preziosa reliquia.
Il menomato si stupì di vedere quel bracciale in bronzo con la cesellatura che disegnava la testa di una tigre, sapeva di averlo già visto tempo addietro in quella bancherella dove vendevano ornamenti, durante quel fatidico giorno del sedicesimo compleanno del giovane che gli stava innanzi a lui.
Non aveva parole di quel dono.
Altair gli prese il polso dolcemente infilandogli il bracciale, gli calzava a pennello.
-Quando l' ho preso ho pensato: "Questo è per Malik!Gli si addice."-
-Copione!-sbuffò l' altro fingendo di essere permaloso, ma un sorriso appena abbozzato faceva subito intuire la bugia mal riuscita.
Stringendogli la mano l'altro gli si avvicinò, scostandogli alcune ciocche sulla fronte ancora umida.
-Voglio che resti al mio fianco per sempre.Ritorna con me a Masyaf.-
A quella richiesta non ci fu alcuna risposta, perchè era celata negli occhi scuri dell' Al-Sayf, le parole non servirono.
Semplicemente annuì.
Finalmente l' aquila poteva restare accanto alla sua tigre, combattendo insieme a lei, proteggendola, amandola.
E restarono su quei cuscini sfatti, nessun suono a infastidire quel magico momento.
Ad assecondarli c' era il silenzio che regalava l' Autunno.

 

 

 

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Buona sera a tutti!!Finalmente siamo arrivati al penultimo capitolo!Eh già, preparate i fazzoletti che il prossimo sarà molto, ma moooooooolto triste.

Di sicuro vi state chiedendo: come mai ha messo raiting arancione di colpo?

Risposta semplice:in verità le mie intenzioni sullo sviluppo della storia erano assai diverse, ma dato che si è evoluta in questo modo e che sono una pervertita coi fiocchi (soprattutto su questa coppia) il mio cervello e le mie dita non si sono trattenuti a scrivere questa roba ed eccoci qua XD

Come vi è sembrato il cap?sicuramente noioso dato che non sono abituata a scrivere cose peccaminose -_-' (è la prima volta che ne faccio una così!!! >///<)

Ovviamente continuo a ringraziare:


Smell


Narjis


sasuke lastdragon


Vanny2003


Hikari B Uchiha


Altair chan


Satiel


Volpotto


GiadaJoestar

 

che seguono e recensiscono questa storia scritta da una povera malata di mente quale è la cosiddetta autrice.

Ed ora vi lascio nella speranza di ricevere qualche rec.

Ci vediamo al prossimo cap!

Ciaooooooooooooooooooo!!!!!

 

 

madoka94

  
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