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Autore: ViolaNera    18/11/2012    8 recensioni
«Digli addio anche tu. È al limite.»
Non vorrebbe darlo a vedere, ma sussulta a quelle parole.
Addio.
Dire addio.
Non vuole dire addio. Non può farlo. Non è... pronto.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Danimarca, Islanda, Norvegia, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Si siede accanto al letto e lo guarda dormire con quelle piccole e odiate cannucce trasparenti infilate nelle narici. Ha l'espressione rilassata, in pace, un lieve sorriso increspa le sue labbra sottili.

I macchinari lo informano che è vivo, che sta respirando, e quel suono ritmico e monotono lo tranquillizza come se dovesse durare per sempre. Dà quell'illusione. Si sposta in avanti con la sedia e gli sfiora la mano abbandonata sulle lenzuola bianche.

«Mmh.»

Mathias apre gli occhi, il verde ancora brillante nonostante ora appartengano ad un volto segnato dall'avanzare inarrestabile degli anni. Incredibilmente bello, nonostante tutto, perché è il suo volto.

«Non volevo svegliarti. Facevi un bel sogno?»

«... Un sogno?»

La sua voce è roca, pacata e bassa, così diversa da quella di quand'era un giovane e forte uomo. A Lukas sembra passato un istante, un soffio, un battito di ciglia. Mathias giovane, Mathias anziano. Mathias, sconosciuto, che lo insegue fuori da un pub, Mathias che lo sposa e alla fine della cerimonia lo prende in braccio facendolo morire di vergogna, strappandogli la promessa di un ballo in cambio di essere rimesso con i piedi per terra.

L'animo della nazione ora sembra sereno, ha avuto una vita per prepararsi a quei momenti.

Sereno. Certo, è la vita, è la famosa regola. Prima o poi dovrà accettare che per gli umani finisca e che a volte, in condizioni molto particolari, anche per loro potrebbe giungere quell'epilogo. L'ha già visto accadere a qualcuno che non avrebbe mai dovuto andarsene e che manca sempre, atrocemente, nonostante il piccolo Danimarca sia dolcissimo e riempia un vuoto al cuore.

«Sorridevi», gli spiega dopo una pausa abbastanza lunga, passando la punta delle dita sul dorso di carta velina.

Mathias sembra ricordare e sorride di nuovo.

«Aah, sì. Un sogno davvero bello. C'eri tu, eravamo su una barca e mi leggevi delle poesie. Facevi finta, perché in realtà le avevi lette talmente tante volte che le conoscevi a memoria. Il lago era...»

Si interrompe e si inumidisce le labbra, concentrato. Lo fissa intensamente e capovolge la mano per accogliere la sua nel palmo. «Sembrava proprio il Paradiso. Se è così non è male.»

Sereno, Lukas. Controllato. Non hai intenzione di fare scenate, se mai hai imparato a farle.

Mathias è sempre più distante e lui non farà altro che restargli accanto, fino alla fine, come ha promesso il giorno in cui si è unito a lui, anche se fa un male infernale, anche se vorrebbe fuggire per non assistere e poter così continuare a ricordarlo vivo.

«Sei così bello, Lukas», sospira, riuscendo a toccargli la guancia un momento e ricadendo nuovamente sul letto col braccio. Norvegia gli riprende subito la mano, anche se la sua è fredda e irrigidita dal dolore e non vorrebbe se ne accorgesse. «Tu sarai sempre così. Mi dispiace di essere invecchiato e di non poterti più stringere come una volta.» Riesce a ridacchiare, un suono fiacco ma malizioso.

«Scemo», ribatte il norvegese seduto, senza riuscire a ricambiare il tenue sorriso.

La piccola risata continua a scuotere il corpo dell'uomo nel letto, riempiendogli gli occhi di un pacato divertimento. Si è sempre divertito a fare quelle battute.

«Non hai mai avuto paura di me, Mathias. Hai accettato ciò che sono senza un dubbio, mai.»

Come è stato possibile?, vorrebbe chiedergli. Come ha fatto a rimanere accanto ad un uomo che non è davvero un uomo, è solo l'incarnazione di uno Spirito, la forma antropomorfa di un territorio.

«Non potevo non crederti e non potevo lasciarti andare. Il mio unico tormento è che ho compreso troppo tardi tutta la sofferenza che ti portavi dentro», sospira, intrecciando le dita alle sue, delicato.

«Vivrò sempre nei tuoi ricordi, Lukas? Sarò immortale, così.»

Non gli risponde, ma si avvicina con la sedia, di più, cominciando a sfiorargli i capelli candidi e spostandoglieli dalla fronte. È il suo modo di amarlo, senza per forza dire cose struggenti.

Mathias respira lentamente e sembra felice, senza rimpianti, senza rammarichi.

«Lukas, a volte me lo sono chiesto. Hai amato qualcun altro, vero? Per me è naturale amarti come patria e come uomo, ma mi chiedo se in tutti i tuoi secoli tu abbia-»

«Mai.»

La voce di Lukas è ferma e sicura e i due si guardano nuovamente negli occhi.

«Mai?»

«E mai più.»

Mathias non mostra stupore, come se in fondo al cuore si aspettasse una confessione del genere. Annuisce piano, come abbia compreso una profonda verità nota solo ad entrambi, e gli stringe la mano con tutta la forza che gli è concessa.

«Lukas. Ti ho amato dal primo momento, come se ti avessi sempre avuto accanto, come se sapessi già chi fossi e non potessi fare altro che seguirti. Come se tu fossi il mio destino ed io non avessi scelta se non quella di accettarlo. Ogni gesto mi ha condotto a te e sarò tuo per sempre, perché so di essere nato soltanto per te, per darti l'amore che volevi.»

Il norvegese sulla sedia sbuffa senza acrimonia e sfugge con lo sguardo, le guance un pochino più colorate.

«Le tue frasi romantiche sono sempre più imbarazzanti. Con gli anni sei peggiorato, Mat, devo dirtelo», borbotta. Si china per baciargli il dorso della mano.

L'anziano annuisce grave e un po' comico, gli occhi lucidi per quel gesto tenero così tipico di lui, e gli posa l'altra mano sulla nuca quando la nazione nasconde definitivamente il viso contro il suo braccio.

«Niente addii, amore. Sarò sempre con te. Con te e con Eirik.»

Norvegia non si muove, ma gli stringe le dita.


Quando vede il dottore venire verso di lui, sa cosa sta per dirgli dalla semplice espressione di cordoglio che indossa. Lo zittisce con un cenno della mano, scuotendo la testa ed allontanandosi.

Non vuole sentire, non dopo che si sta preparando a quel momento da troppo tempo per rischiare che una frase di circostanza faccia crollare la sua maschera.

Volta l'angolo dell'anonimo corridoio bianco e sbatte la spalla contro il muro, restando immobile a fissare un punto inutile. Qualsiasi cosa sarebbe priva di senso da guardare, in quel momento.

Le sue labbra si muovono, formano un nome senza avere il coraggio di far uscire la voce e poi si fermano.

Ha la strana sensazione di essersi esaurito come un motore con la batteria a terra, ma, crudelmente, vive ancora e può pensare. La chiave gira e c'è quel rumore così inutile, così disperato, raschiante...

Anche se gli occhi restano asciutti, Lukas, dentro, sta gridando.

«Povero ragazzo», bisbiglia un'infermiera ad una collega, passando oltre ed evitando di indugiare sulla massa appallottolata e tremante contro la parete, per non mancare di rispetto a quella controllata manifestazione di dolore.

«Si è preso cura di lui a casa finché gli è stato possibile, ma poi...»

L'altra donna gli rivolge uno sguardo comprensivo, poi si volta e si abbraccia, inspiegabilmente toccata da quell'immagine, come se non avesse mai visto tanta angoscia.

«Voleva davvero bene a suo nonno.»



Aspetta che le poche persone in visita ai propri cari si allontanino, tenendo d'occhio la situazione da dietro un albero.

Finalmente, osa uscire dal suo nascondiglio e a passi malfermi raggiunge la lapide sormontata dalla croce bianca. Legge l'iscrizione come se non la conoscesse, anche se l'ha fatta preparare lui. La vede al primo tentativo, per pochi attimi, poi tutto si vela. Eppure insiste e tenta di osservarla.

Vorrebbe aprire la bocca e dire tante cose, ma è superfluo. Non lo sente.

Vorrebbe allungare le mani e stringere la pietra, ma sa che è futile. Non lo sente.

Non è veramente lì. C'è solo la voragine del proprio cuore, di nuovo spalancata sul vuoto.

Quando sente dolore alle ginocchia capisce di essere crollato duramente in terra e quando percepisce freddo alle mani si accorge di essersi teso a toccare la lapide, automaticamente.

Si trascina sull'erba, avvicinandosi come faceva una volta nel letto matrimoniale, stringendosi con trasporto a quella stupida lastra squadrata. La tiene tra le sue braccia, cercando di coprirne più possibile, come volesse staccarla e portarsela via o forse soltanto scaldarla.

Non ne trae consolazione, ma non riesce a trattenersi.

Dopo qualche tempo -non c'è più molta luce e le ombre si sono allungate-, due braccia timide gli si stringono attorno alla vita e si chiudono su di lui. Un corpo gli si appoggia contro la schiena, stringendosi senza forza.

Is.

Il fratello si schiarisce la gola, ma prima di parlare aumenta la stretta.

«Ho preso il primo volo quando ho letto il tuo messaggio. Dovevi avvisarmi prima, sarei venuto immediatamente.»

Se ti dicessi che non riuscivo a tenere in mano il telefono saresti meno accusatorio?

«Nore, lascia la presa. Hai le mani che... stai sang-»

«Non importa.»

Islanda è abituato alla voce piatta e bassa di Norvegia. Nonostante questo, rabbrividisce e si aggrappa fermamente al cardigan, perché suo fratello è di nuovo un fantoccio.

«Nore, non lasciarmi solo», lo supplica in un sibilo appena udibile.

Norvegia continua ad accarezzare la pietra con le dita ormai grattugiate dal continuo e ostinato scorrere sul ruvido materiale. Non si stancava di accarezzare il suo viso, perché dovrebbe essere diverso, ora? È lì sotto, il suo Mathias. Il suo Mattæus tornato per lui, per amarlo almeno una volta, per permettergli di scacciare tutti i rimpianti.

Parlare è inutile. L'unica cosa che Islanda può fare è rimanere in ginocchio, il petto completamente appoggiato alla sua schiena un po' ricurva e chiudere gli occhi.

Aspettare.

Aspettare che il dolore diminuisca anche solo di un grammo, che si sollevi dalle loro anime quel tanto che basta per permettere ad entrambi di alzarsi.

È con una fitta terribile che Islanda stesso si accorge di non volersi allontanare da quel punto.

«Is», sussurra rauco, strappandolo alle sue considerazioni. «Secondo te esiste una fiaba dove... dove si dice che ad un certo punto vieni finalmente lasciato in pace e ti viene permesso di unirti-»

La sua voce si spezza e Islanda preme forte la guancia alla schiena tremante del fratello maggiore.

«N-non lo so, bror. Non-»

Non lo credo possibile.

«Non fa male crederlo», risponde invece.

«Ah, sì», sussurra la nazione vedova, scostandosi un po' e scivolando con l'indice rossastro lungo le lettere incise sulla lapide. «Esiste sempre la possibilità che ci trovi un'altra volta. Vero, Mattæus? Tornerai a cercarmi. Riconoscerò i tuoi occhi, di qualsiasi colore siano.»

Islanda si rannicchia, accecato dal dolore, ma non vuole essere debole e trascinare Norvegia in un vortice ancora più profondo, alimentando disperazione con disperazione, perciò si risolve a tacere.

«Mi hai dato tanto», continua tentando di allontanarsi, eppure tornando sempre con la mano a sfiorare ogni dettaglio, fino all'erba che cresce alla base del piccolo monumento, sino ai fiori di un bianco abbagliante.

Lo ha reso completo, e nessuno, nemmeno lo scorrere del tempo, glielo potrà togliere.

«Takk, kjær.»



Sono felice, Lukas. Ho compiuto lo scopo della mia vita.


Sarebbe?


Non essere sciocco! Ovviamente amarti!

Sono nato per stare con te e l'ho fatto.

È stato bello, Lukas, perciò... non rimpiangerlo mai.









-Angolo Autrice-



Bene. Insomma. Eccoci alla fine di tutto.

So benissimo che alcune di voi adesso saranno in lacrime, distrutte e mi staranno lanciando ogni male possibile; altre saranno con gli occhi sbarrati, incredule (anche se in fondo se lo aspettavano), ma comunque intente a costruire la bambolina voodoo della sottoscritta.

Sappiate che non è stato semplice né immaginare una storia del genere (perché rischiavo il collasso ogni due scene) né metterla per iscritto (perché non vedevo lo schermo a furia di appannarmi gli occhiali e lanciarli via belando alla Luna.)


Se siete arrivate fin qui: grazie.

Se vi siete emozionate e avete sentito il cuore accartocciarsi, sia per il finale che per ciò che di dolce o angst l'ha preceduto: grazie mille volte ancora.

Non so se sia la mia storia migliore, fino adesso, ma la amo molto e se sono qui, alla fine, a ritagliarmi uno spazio per parlarvi direttamente, è perché davvero sono stata commossa per tutte le splendide recensioni e devo dirlo apertamente.

C'è anche un altro motivo, anzi... due.

Il primo è che, benché molte stiano soffrendo -penso/spero- per Lukas e la sua sfortunatissima vita amorosa, c'è un messaggio di fondo in questo epilogo e anche se non volete credermi è un messaggio davvero positivo.

Lukas non cercherà di ammazzarsi, non passerà anni e anni a posarsi la mano sulla testa come dopo la scomparsa di Mattæus.

Soffre, è logico che sia straziato, l'abbiamo visto tutte su quella tomba, ad accarezzare ossessivamente l'ultimo pezzo che lo collega ad un corpo ormai svanito dalla sua portata.

Però.

La storia d'amore con Mathias è stata importante e necessaria, non soltanto per quello che gli ha dato, ma per quello che gli ha permesso di imparare e di vivere.

Lukas avrà sempre un vuoto, dentro, per la mancanza del suo amore, ma adesso è pieno. So che sembra un controsenso, ma è davvero felice di averlo amato.

Quindi, se qualcuna di voi si sta chiedendo se non sarebbe stato meglio per lui fermarsi al primo dolore, senza aggiungere nuovi tormenti, la mia risposta come autrice è: no, niente affatto.

Spero si sia capito anche attraverso ciò che si dicono.

(Quel “Takk, kjær” di Lukas, tra l'altro, che io traduco come “Grazie, amore/caro” vi sembra risentito?)


Mathias era Mattæus? Lukas l'ha amato solo per questo?

Sì e no.

Mathias era Mathias e lui l'ha amato individualmente, ma quando Lukas gli dice che ha amato solo una volta... beh, non sta mentendo.

Mathias sente di comprendere una profonda verità e più volte gli dice di essere nato per lui...

Ci siamo capite, donne.


La seconda ed ultima cosa che devo comunicare è che noterete che questo, pur essendo l'ultimo capitolo ufficiale, non mi ha permesso di spuntare la casellina che indica la storia come “completa”.

Questo perché ho intenzione di scrivere un capitolo extra, molto breve, che non vedrà né Lukas né Eirik né Mathias, ma che merita di essere letto.

Sempre se ne avrete voglia.


Grazie a tutte per l'attenzione.

   
 
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