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Autore: xchriss    18/11/2012    2 recensioni
Una storia che racconta di due ragazzi, Joe Jonas e Demi Lovato, incastrati in una strana situazione. Sentimenti diversi li travolgono, dal momento in cui iniziano a ritrovarsi più vicini di quanto dovrebbero stare. O di quanto vorrebbero stare, in realtà.
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“Allora, come sta tua madre?”
“Non ne ho la più pallida idea, ed invece quel geniaccio di tuo padre?”
“Oh, se la spassa alla grande!”
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Nessuno dei due è famoso, i fatti raccontati sono inventati di sana pianta e non hanno nessun rapporto con l'attuale realtà di queste due personcine. lol
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Joe Jonas
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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05 dicembre, 2009. - Un'ennesima serata in discoteca, niente di nuovo, mai. Ogni venerdì, ogni sabato, ogni volta andava nello stesso identico modo. In settimana ci si comprava un nuovo vestito inguinale per far girare la testa ai ragazzi e dargli comunque il ben servito nella maggior parte nelle occasioni. A meno che, sapete, non si alzi un po' troppo il gomito o si ingoi qualche strana pillola.

Uscii per prendere un po' d'aria, non ce la facevo più a stare schiacciata in mezzo ad una ventina di corpi tutti assieme. Odiavo quando la discoteca che sceglievamo era la meta decisa da più della metà della città. Mi chiusi la porta alle spalle e mi guardai attorno, trovandomi nel vicoletto nel retro del locale. Puzzava, a causa dei cassonetti poco lontani, ma non ci si poteva lamentare più di tanto. Mi guardai attorno qualche secondo, scrutando nelle vicinanze che la lampadina quasi fulminata non riusciva ad illuminare. Scavai nella borsa, alla ricerca delle mie Marlboro e di un dannato accendino.

Sentii sbuffare e concentrai la mia attenzione su una sagoma poco più in là, che era illuminata abbastanza da chiedermi come non avevo fatto a vederla prima. Vederlo. “Problemi?” chiesi inarcando un lungo sopracciglio. La sagoma mi rivolse chiaramente lo sguardo e scorsi un luccichio in quegli occhi che maledicevo quasi giornalmente. “No.” una risposta secca. Avrei volentieri tirato una bottiglia vuota contro quella faccia di cazzo.

“Ti serve qualcosa?” sentii nuovamente la sua voce e lo osservai per qualche secondo mentre agitava un pacchetto di Marlboro nella sua mano, prima di annuire lievemente in risposta. Non chiedevo mai niente a nessuno, figuriamoci se volevo chiedere qualcosa a lui. Ma, sul serio, avevo un disperato bisogno di una sigaretta. E lui le aveva, perciò...

Faceva freddo, non riuscivo a stare ferma. Non potevo. Mi sarei congelata braccia e gambe che avevo pensato di lasciare ben scoperte. Ed in più, sentivo un paio d'occhi addosso, scrutatori, quasi come se fossi una gazzella nel mirino d'un leone. “Allora, come sta tua madre?” gli chiesi, impedendo alle mie labbra di piegarsi in un sorriso solo pensando a quella donna. Ogni volta che lo vedevo non perdevo occasione di chiedergli come andava la vita a quella puttana. Gli rivolsi uno sguardo, attenendo una risposta. “Non ne ho la più pallida idea, ed invece quel geniaccio di tuo padre?” chiese, mostrando alla luce fioca del piccolo lampione il suo sorrisino. Inarcai le sopracciglia e mi sbarazzai della mia sigaretta, schiacciandola con la suola delle mie scarpe Jeffrey Campbell dal tacco esagerato. “Oh, se la spassa alla grande!” risposi alla sua domanda, facendogli un sorriso ironico. Ogni volta li trovo a scopare, mio Dio, non so proprio come fa mia madre ad essere così cieca. “Wow” fece disinteressato, spegnendo anche lui la sua sigaretta “salutamelo” girò i tacchi e aprì nuovamente la porta.

“Ehmm, che fai, mi lasci sola qui?” chiesi, fissando la sua sagoma che tendeva verso l'interno della discoteca. Attirai immediatamente la sua attenzione, lo posso dire da come si girò con un'espressione stralunata rivolgendomi lo sguardo. “Dammi uno strappo a casa, ho freddo” sul serio, non chiedetemi perché ho fatto ciò che ho fatto. Non me ne rendo conto neanche adesso.

Dopo la sua sonora risata non mi aspettavo che davvero mi avrebbe accompagnato a casa. Ed invece, eccomi sulla sua moto, il mio vestito tanto tirato da farmi vergognare nonostante non ci fosse nessun'altro a parte noi. Con un sospiro mi poggiai con la guancia contro la sua schiena e mi strinsi a lui, cercando disperatamente di scaldarmi. “Non stringere così, mi soffochi.” disse ad un certo punto, quasi urlando per sovrastare il rombo del motore. Arrossii e allentai la presa dalla sua vita. Inutile dire che, dopo quella stupida affermazione, mi sarei anche staccata del tutto da quell'emerito idiota, ma tenevo alla mia vita!

“Perché ti fermi?” E, a proposito di tenere alla mia vita, ci mancava solo questa. La moto si era fermata in mezzo ad una strada completamente buia e larga, dove pareva non passare nessuno. Scesi dalla moto permettendo così anche a lui di scendere e rimasi a guardarlo, cercando disperatamente di scaldarmi. Era notte fonda, i miei amici erano in discoteca a divertirsi ed io ero bloccata con Joseph Adam Jonas, che odio fin dalla terza media, in mezzo ad una strada deserta. Questa sì che è fortuna, gente! “Sei uno sfigato, neanche una moto decente hai!” urlai dal nervoso. Gli avrei volentieri lanciato una scarpa in testa, ma appena si girò il suo sguardo gelido mi fece rabbrividire e dimenticare immediatamente ciò che progettavo per fargli male.

Lo guardai tenendomi a distanza, quasi mi addormentavo con tutto quel buio e quel dannato silenzio. Ero stanca ed infreddolita, tutto ciò che volevo era tornare a casa, mettermi nel letto e tirare le coperte fino a sopra la testa. Sognai di farlo, anche se chiusi gli occhi soltanto per qualche secondo. Ad un certo punto, sentii questa cosa calda e soffice coprirmi e aprendo gli occhi mi ritrovai Joseph accanto che metteva sulle mie spalle la sua giacca. Rimasi a guardarlo ed anche se i miei occhi gli chiedevano il perché, decisi di rimanere in silenzio. “Hai detto che avevi freddo, no?” fece lui, sorridendomi in un modo tanto dolce da farmi ricordare tutto in una volta l'odio che provavo nei suoi confronti.

Odiavo quando faceva il gentile con me. E quando mi sorrideva.

“Uhm, perché sei così gentile con me?” chiesi sospettosa, camminandogli accanto mentre spingeva la sua moto. Avevamo deciso di farci la strada a piedi fino a quando fossimo arrivati ad una strada più affollata. Era la cosa più sensata da fare, considerando che non c'era campo per il cellulare. “Io sono sempre gentile con te, Demi.” mi rivolse lo sguardo “Ma tu mi insulti, perciò io, gentilmente, rispondo.” Scossi leggermente la testa, lasciando rimbalzare dolcemente i boccoli. Diciamo che mi aveva colpito in modo in cui rispondeva tranquillo. Di solito era frenetico nel parlare e in ogni frase che gli sentivo dire ci infilava un IO, marcando il suo ego grande quanto 'na casa.

Ci fermammo in un bar in una zona sperduta, si sentiva odore di caffè e cornetti appena sfornati nell'aria. Non potevo far altro che sentirmi più tranquilla, almeno c'era traccia di umanità. Cioè, a parte Joe... che in realtà non so se si possa considerare umano. Mi divertì il suo luccichio negli occhi quando sentì l'odore del caffè. Lo aveva fiutato ad almeno cinque metri di distanza e non potei far altro che ridere sotto i baffi di quella ingenuità fanciullesca che aveva mostrato tutto ad un tratto.

Ad ogni modo, prendemmo due caffè e due cornetti, approfittando dei divanetti che sembravano tanto comodi da potercisi addormentare sopra in due o massimo tre minuti. Sorseggiai il caffè facendo attenzione a non sporcarmi ed intanto chiamai Josh, l'unico su cui avrei potuto contare. Il mio, uhm, ragazzo.

Josh è davvero un bravo ragazzo, sempre disponibile, perennemente tranquillo. Non litighiamo praticamente mai, a parte su interessi tipo musica o libri, ma cose davvero stupide da non potersi definire vere e proprie discussioni. Lo amo? No. Perché ci sto insieme? In realtà, non so proprio. Credo che neanche lui mi ami, non vuole stare con me, ma è come se ci fossimo così tanto abituati alla presenza l’uno dell’altro che adesso ci sentiremmo un po’ in colpa a finirla qui. È carino, ma sul serio non posso definirlo un fidanzato.

Io voglio un ragazzo geloso. Josh è un dannato manichino.

“Demi?” sentii una voce nel mezzo di un dolce bel sogno da semi-addormentata. Dormivo beata, protetta da qualcosa di soffice e caldo. L'ideale in quella fredda notte. “Demi?” immaginai di aprire gli occhi, nel mezzo del mio sogno, e trovarmi davanti Joe. Era così bello, con quegli occhi nocciola che illuminati dal sole sembravano color miele cristallino ed erano così dolci da riuscire a farmi sciogliere il cuore. “Smettila Joe” borbottai, spingendo la mia mano contro al suo viso. Io la mia anima al diavolo non l'avrei venduta.

Mi sono svegliata nel mio letto quella mattina, con il corpo fasciato da uno stretto vestito dorato e avvolta dalla calda giacca di Joseph Jonas.

 
  
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