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Autore: MaryJane Watson    18/11/2012    10 recensioni
[Betty la fea]
[...] Betty si morse nervosamente il labbro inferiore: - Ah, amore mio. Io te lo avevo detto…-
[...] - Sono due test di gravidanza…-
Nel momento esatto in cui glielo disse, vide il suo volto cangiare dal rosa al bianco, poi al blu, al rosso ed infine, quando la guardò stupito, era ridiventato bianco.
- E… il ri… ri.. su.. sul..- per qualche strano motivo, Armando ebbe la sensazione che il suo cervello si fosse spento.
Un piccolo momento della coppia che non viene trattato. In Betty la fea lasciavamo due neosposini per poi ritrovarli genitori in Ecomoda. Ecco come ho immaginato la notizia del lieto evento che avrebbe cambiato le loro vite.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 Uno strano batticuore l’accompagnava da tutta la mattina, anzi, doveva ammettere che si sentiva agitata dalla notte precedente, quando improvvisamente si era risvegliata dal sogno che le era apparso quasi come una rivelazione.
Nella trama illusoria creata dal suo subconscio, aveva visto se stessa reggere in braccio un bebè dai capelli scuri, urlante e paonazzo in volto, quel volto che aveva gli stessi lineamenti del padre. Quel padre che, nel suo sogno, si dibatteva tra biberon e pannolini urlando com’era il suo modo solito di fare quando era nervoso. Ed in tutto quel caos, si era risvegliata di soprassalto, toccandosi il ventre e ipotizzando a mente la sua diagnosi a quei sintomi che ormai la accompagnavano da un paio di mesi e che erano diventati sempre più frequenti.
Armando, l’amore della sua vita, si era svegliato pochi istanti dopo che lei si fu alzata per bere un bicchiere d’acqua. Da quando avevano ammesso i propri sentimenti, dal momento in cui avevano deciso di concedersi d’amarsi ed ignorare il passato, erano diventati due parti indivisibili, non potevano fare a meno l’una dell’altra.
- Ti ho sentita alzarti, volevo controllare che fosse tutto apposto.– spiegò lui mentre le si avvicinava cingendola da dietro. – Hai mal di stomaco? Betty, Non ti senti bene? – le chiese preoccupato, avvertendo la mano di lei ancora sul ventre.
Betty la lasciò cadere con indifferenza, scuotendo la testa: - No, amore. Va tutto bene, avevo solo fatto un sogno strano e non riuscivo più a dormire…- gli rispose voltandosi, trovando i suoi occhi preoccupati guardarla con amore. Gli diede un bacio leggero e spontaneo: - Torniamo a dormire, altrimenti domani non ci andrà di alzarci per andare in azienda.-
Lui rise divertito sulle sue labbra: - Siamo i dirigenti, in teoria possiamo fare quello che ci pare.-  ritornò a baciarla con più passione. Riconobbe quel bacio, era uno di quelli che spesso dava inizio al loro gioco d’amore, gioco che finiva poi tra le bianche lenzuola di un letto, fra i cuscini del divano, tra le matite e i fogli dello studio di Armando…
Si ritrasse da quel contatto pericoloso con delicatezza, era troppo stanca e ancora confusa per concedersi a suo marito.
- In teoria hai ragione, ma in pratica non possiamo non presentarci all’ Ecomoda e lasciare i nostri dipendenti per strada – lo baciò castamente ancora una volta e rise notando l’espressione contrariata di lui. – Dai, andiamo a dormire.- lo sollecitò dirigendosi ancora una volta in camera.
- Dottoressa Mostro, lei è proprio impossibile, sa? – si era bonariamente lamentato raggiungendola, ma non appena ebbe appoggiato la testa sul cuscino, stringendo sua moglie tra le braccia, il respiro si fece più lento e ritornò a russare.
Betty trascorse quel che rimaneva della notte a osservare Armando.  Mentre gli accarezzava la fronte non poteva fare a meno di chiedersi se suo figlio l’avrebbe avuta uguale alla sua, così come quando gli sfiorò le labbra e ne immaginò altre due simili, però più piccole e rosee, magari impasticciate di omogenizzato alla frutta… Immaginava un bambino, bello, sano e forte come l’uomo che aveva dato un senso alla sua vita. Se fosse stata una bambina, anche in quel caso avrebbe dovuto avere i lineamenti di suo padre e magari gli stessi occhi profondi ed intensi.
Sospirò felice e preoccupata. Erano passati quasi tre mesi dalla loro prima notte di nozze, aveva accennato proprio quella sera alla possibilità di poter rimanere incinta, ma il suo neo-marito non aveva fatto altro che rassicurarla, sicuro che il destino non avrebbe anticipato l’arrivo di un così lieto evento in una circostanza lavorativa tuttora da risistemare, dove le preoccupazioni erano ancora tante.
Betty si morse nervosamente il labbro inferiore: - Ah, amore mio. Io te lo avevo detto…- sussurrò al dormiente, poi provò a chiudere gli occhi aspettando che Morfeo, dio del sonno, le concedesse quel paio d’ore di riposo che restavano prima del suo risveglio.
Con una scusa convincente, quella mattina era riuscita a lasciare il posto di lavoro prima di Armando ed ebbe quindi il tempo di passare in farmacia dove, con voce tremante dall’emozione, chiese e comprò il primo test di gravidanza. Quando fu sull’uscio della porta del punto vendita, però, ritornò indietro e ne richiese ancora uno.
“Per essere sicura” , disse a sé stessa.
Non chiamò neanche un taxi per ritornare a casa, preferì fare una passeggiata guidata dai pensieri, mentre ammirava le vetrine dei negozi, pensava a come preparare suo marito alla notizia, comprava un mazzo di fiori da mettere come centro tavola per la cena di quella sera…
Ed ora si trovava davanti in bagno, a passeggiare avanti e indietro con i due test in mano. Entrambi capovolti, il risultato lo avrebbe visto insieme al suo Armando. Nella sala da pranzo era tutto pronto, le prelibatezze, che aveva cucinato per ingannare il tempo, erano coperte nei piatti, l’aroma di cui era impregnata la casa era squisito.
Avvertì dei rumori nel vialetto di casa, si affrettò ad uscire dal bagno nascondendo sotto la camicia i due oggetti compromettenti, si arrestò davanti la porta e accolse suo marito con  calore, ricoprendolo di carezze e baci. D’altra parte, ad Armando non dispiacque quell’accoglienza, ma rimase sorpreso quando si ritrovò davanti la tavola imbandita.
Guardò Betty curioso dopo aver fatto mente locale sulle date importanti della loro storia d’amore.
- Non è il nostro anniversario, né di matrimonio e né di fidanzamento. Nemmeno quello in cui ci siamo conosciuti… A che devo tutto questo? – le chiese sorridendo, mentre lei lo liberava dalla giacca e dalla cravatta.
- Una moglie innamorata non può onorare suo marito anche nel resto degli altri giorni? –
- Mi onori da quando hai acconsentito a dedicarmi la tua vita, signora Mendoza.- rispose Armando con naturalezza, lasciando Betty senza parole.
Cenarono tranquillamente, parlando del più e del meno. In realtà, parlava quasi e soltanto Armando, raccontava di come un suo amico si era lanciato in un affare disastroso. Betty ascoltò fino al dolce, un cheesecake che non appena assaggiò le fece venire un’immediata nausea, come se fosse un richiamo al vero motivo di tutta quella preparazione giornaliera.
Armando fece per alzarsi dal tavolo, deciso a telefonare ad un medico: - La prudenza non è mai troppa. E’ da ieri sera che non ti senti bene, voglio che venga a farti un controllo.- spiegò quando Betty mise una mano sulla sua per fermarlo. Aveva senso aver preparato tutta quell’atmosfera se poi lui sarebbe sgattaiolato via?
- Armando, amore mio, forse ho la soluzione al problema…-  richiamò la sua attenzione sorridendo e sospirando. Lui era confuso, così decise di essere più chiara e diretta: fece scivolare sul tavolo i due test di gravidanza capovolti. Quando alzò lo sguardo, vide Armando osservare con aria interrogativa i due oggetti, non aveva capito di cosa si trattasse, ma sicuramente stava per intuirlo…
Betty si alzò dal suo posto, andando a sedersi sulle gambe, lui la lasciò fare.
- Sono due test di gravidanza…-
Nel momento esatto in cui glielo disse, vide il suo volto cangiare dal rosa al bianco, poi al blu, al rosso ed infine, quando la guardò stupito, era ridiventato bianco.
- E… il ri… ri.. su.. sul..- per qualche strano motivo, Armando ebbe la sensazione che il suo cervello si fosse spento, deglutì più volte  senza ottenere risultati.
- Ho aspettato te per saperlo. Non ce l’ho fatta a guardarlo…-
Armando prese in mano uno di quei piccoli aggeggi, i suoi occhi erano lucidi. Ancora non riusciva a mettere insieme una frase di senso compiuto.
- Due lineette rosse: positivo. Una, invece è…- non ebbe tempo di finire la frase perché, inaspettatamente,  Armando rovesciò il test, scoprendo il risultato.
Gli diedero un’occhiata veloce, poi contemporaneamente si guardarono in volto.
Betty portò una mano alla bocca, Armando alzò gli occhi al cielo nel tentativo di ricacciare indietro le lacrime.
- Oddio, oddio, oddio…- ripeteva - … Diventerò papà!!! PAPA’ !!! – urlò l’appellativo scattando dalla sedia, prendendo sua moglie in braccio per farla volteggiare. – Non ci posso credere, non ci posso credere! Sarò papà! –
- Oh, Armando! Mettimi giù, mi gira la testa…- disse sua moglie, affondando il viso tra la spalla e il collo di Armando, scoppiando in un pianto di gioia.
La poggiò su un divano, raggiante, commosso, esaltato.
- E’ già qui… - disse chinandosi sul ventre della sua donna. – Ehi piccola, abbiamo appena scoperto che ci spiavi da un po’. –
Betty rise accarezzando la testa di suo marito chino su lei: - Credi sarà una bambina? Io immaginavo un ometto come te…-
- Sarà bellissima come sua madre, intelligente come te. Ci prenderemo cura di te con tutto l’amore possibile…- parlava già con quella piccolissima creatura che da lì a pochi mesi avrebbe dato un nuovo senso alle loro vite. - … prima però, devo occuparmi di tua madre e ringraziarla per il dono più prezioso del mondo che mi ha concesso.-
Tornò a guardare Betty, entrambi erano commossi e contenti.
Baciò sua moglie felice come non lo era mai stato, poi continuarono entrambi a immaginare, progettare e ad occuparsi di quella piccola parte della loro vita che da quella sera si era impreziosita di un dono dal valore inestimabile. L’arrivo di un figlio, il sacro frutto del loro amore.

  
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