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Autore: Mela viola    18/11/2012    0 recensioni
Quando ti scappa il futuro, non hai da fare altro che rincorrerlo.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Le ho perse , le ho perse!
Tutte le strade sono un unico groviglio , non so dove andare , tutti i volti sono  macchie rosa che non mi aiutano . Ci corro in mezzo,  sbatto contro  uno di loro e lo mando a quel paese , riprendo a correre.
Mi rallentano, a i loro corpi non finiscono mai, quanti sono?, sembra che il marciapiede li sputi fuori, come le gomme masticate che sento sotto le suole, e le cacche di piccioni.  E mi costringono a fermarmi, e io so che  loro due   si allontanano sempre di più.
Sono tutto il mio futuro, le ho fatte vedere in foto  a Piazzi e so che sono loro due a avermi fatto avere il colloquio, loro due maledette, che per diventare belle hanno avuto bisogno di  ore di lavoro sotto la scrivania del figlio di Piazzi.
Eccole, le disgraziate, che  corrono dentro il parco, superano una carrozzina e  saltano dentro lo zainetto di un moccioso lardoso, pensano che non le abbia viste, pensano che   uno zainetto le porti lontano da me.
Ma io il mio futuro l’ho pagato, cioè, e l’ho pagato tanto,  sarò io  la Madre Natura  di quest’anno, l’ho deciso, e non saranno  le mie tette  che scappano a farmi tornare donna delle pulizie.
Ho le pantofole  piene dei sassi del viale, la vestaglia mi si gonfia , spero che si capisca che è aria per la corsa a gonfiarmi  il culo,  non cellulite… ma no, non importa , lo capiranno quando mi vedranno su tutti gli schermi di tutta Italia, di tutta Europa.
Il bambino è davanti allo scivolo, ci son altri davanti a lui, la coda dei mocciosi mi farà riavere le mie tette, il mio futuro. Butto giù due vecchietti, salto i loro resti, in altri due passi son dietro al bambino.
Lo afferro per le spalle, quello sussulta, si gira, strilla come  la grassona per la quale il cesso non era mai abbastanza pulito se lo lavavo io, sarà parente, un motivo in più per rubargli qualcosa.
Lo strattono, gli altri mocciosi si girano e mi mostrano gli occhi a palla, cercano di scappare tutti via dallo scivolo, formano un tappo  e rimangono bloccati tutti, strillano come il regista  del mio porno  quando si trovava senza comparse.
Strappo lo zaino dalle spalle del bambino, lo apro.  Le voci infuriate dei genitori  sono dietro di me, a pochi metri, ho poco tempo.
Le due se ne stanno in fondo, gonfie di silicone come le avevo viste allo specchio ieri sera, le tocco, quelle si ritraggono, sono morbide come diceva Piazzi, sono ancora perfette.
Le afferro, cercano di scapparmi dalle dita ma non mollo, le sollevo. Pesano, non hanno perso peso mentre scappavano , forse avevano ragione a lamentarsi, che le ho fatte gonfiare troppo.
Ma  io voglio che si parli veramente troppo di loro, quindi va bene che siano una sesta, direi.
Scosto la vestaglia,  sento l’aria  sui due fori sul petto. Una tetta per mano, sento che strillano. Ci hanno messo tre settimane a andarsene da lì, dicevano che non ci stavano, dicevano che sarebbero scappate.
Le avvicino alle labbra e sussurro che non farò più ritocchi, che non farò loro  più niente di silicone.
Mi saltano via dalle mani e con uno schiocco se ne tornano al loro posto.
-         Oh, signorina! Le sembra ..-
Mi giro. E’ un uomo, abbastanza giovane  perché gli vada ancora su il fratellino. Gli sorrido.
E butto a terra la vestaglia.
Ho le tette, ho il mondo.
 
 
 
E’ la prima storia dopo un anno di pausa, la prima originale che scrivo… è un attacco di “scrivite acuta” priva di senso, ne sono consapevole, ma ne ho sentito l’improvviso, irresistibile desiderio e bisogno. Lasciate un commento,  è un attimo per voi, qualcosa di prezioso per me .
Grazie.
  
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