Scrivere per scrivere, scrivere per esprimere, scrivere per raccontar[si]e.
Scrivere per interagire, scrivere per dare notizie, scrivere per comunicare.
Scrivere per conoscere, scrivere per odiare, scrivere per amare.
Amare la scrittura, amare il modo in cui essa defluisce dalle proprie dita come fosse acqua da una fontana.
La fontana può essere in mille modi.
Può essere bella, ricca di espedienti artistici, sfarzosa, opulenta, difficile, oppure può essere semplice, lineare, antica, nuova, di design, magnifica o bruttina.
Ma sembra una fontana rimane.
Sempre scrittura rimane.
La scrittura è di sicuro, senz’ombra di dubbio nemmeno a cercarla, il mezzo di comunicazione migliore del mondo, quello con cui, forse, si trasmette di meno, ma più sicuro e duraturo di mille parole dette.
Scrivere.
Scrivere cosa?
Tutto. Tutto quello che passa per la testa.
Può essere un diario, una storia, una fan fiction, un saggio, un romanzo, un racconto, degli appunti, una lista, una descrizione, un dialogo, una poesia, un poema didascalico, qualunque cosa. Purché dettato dalla fantasia e dall’estro.
Sì, anche una biografia, per assurda, deve essere dettata da estro e fantasia.
Qualunque cosa deve essere dettate da queste due cose, deve essere plasmata in base a idee, vecchie o nuove che siano, in grado di piacere a chi scrive, in grado di essere messe su carta, bene o male che sia.
Poco importa la grammatica, poco importa del lessico o del periodare.
…’sti gran cazzi, giusto per essere fine.
Se c’è amore per la scrittura c’è scrittura.
Se c’è amore in generale si vive meglio.
Se c’è scrittura di cuore e si è buoni lettori, si vive bene per forza i cose.
Scrivere è anche saper leggere.
Leggere e scrivere, in realtà, sono la stessa cosa da due punti di vista differenti.
Amore per la lettura, dunque, amore per ciò che fa sognare e sperare.
Amo leggere, amo scrivere, amo sapere che nel mondo… tutti, nessuno escluso, continueranno a scrivere e a leggere, alcuni inconsciamente, con amore e passione.
Che sia un libro o un SMS poco importa, la gente leggerà e scriverà, scriverà e leggerà, sempre sperando e sognando.
Io scrivo. Cosa? Non lo so. Non so cosa io scriva, il più delle volte, spesso è l’Estro che mi piglia e decide al mio posta come battere le dita sulla tastiera o come impugnare la penna a sfera su un foglio di carta volante.
Difficilmente penso, mentre scrivo. E’ più facile che pensi prima, o dopo, ma durante mai.
Se capita interrompo, aspetto che arrivi di nuovo l’Estro e ricomincio da capo.
Poi rileggo, cerco di migliorarlo a mente fredda… ma la prima stesura, solitamente, rimane la migliore.
E’ quella in cui ci si si ritrova più facilmente, quella che, magari orrenda, ma sentiamo più nostra, senza fronzoli aggiunti a posteriori.
Amo scrivere, rileggere e non modificare nulla se non gli eventuali errori di battitura.
Il rumore stesso dell’inchiostro sulla carta o dei tasti del pc mi risultano come musica, non ho più bisogno di attivare le casse di uno stereo, non ho bisogno di nulla.
E’ il motivo per cui scrivere di note è così affascinante.
I rumori sono più nitidi, ci si sente quasi il foglio o la penna, a seconda che sia stia leggendo o scrivendo.
Mi dimentico dei bisogni primari del mio fisico, come andare sul terrazzo a fumare, per ore ed ore.
Tutto procede in stasi temporale, la stanchezza non c’è, ogni cosa è poco nitida e non sai bene quello che stai facendo, sai solo che ti piace farlo e ti sembra una motivazione sufficiente.
Scrivere. Ancora. Leggere. Di nuovo.
Poi si inizia a sentire il suono dell’orologio alle proprie spalle, si inizia a sentire la sete, il bisogno di nicotina e la stanchezza.
E’ lì che è bene fermarsi, se si scrive per diletto.
E’ ora che mi appresto ad abbandonare questo file battuto a macchina in fretta.
Grazie.
Grazie a tutto ciò che ho citato.
Grazie davvero.