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Autore: Yuki Kushinada    19/11/2012    3 recensioni
{Alla sera del primo giorno del torneo degli Arcobaleno, dopo il capitolo 362-363 del manga.}
“Incubi?” chiede con una nota divertita. Magari è un effetto collaterale, dovrebbe prendere l’abitudine di lasciarlo in pace più spesso.
“Maestro puoi chiedere a W.W. di piantarla di raccontarmi favole perverse prima di dormire? Poi ho paura.”
“Di che favole parli Fran?”
“Credo sia la Bella Addormentata nel Bosco o qualcosa del genere.”
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chrome Dokuro, Fran, Mukuro Rokudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Favola Perversa'
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Note dell'Autrice: Ritorno. Indegnamente direi. Ci ho messo una vita me ne rendo conto. Anche perché tipo un mese fa dissi che mi mancava solo mezza pagina per questa storia. Ed era vero. Spieghiamoci, un po' meglio.

Per chi non è interessato a leggere storie etero: ho messo coppia nessuna, perché effettivamente in questa storia la coppia non c'è, ma la base Mukuro/Chrome è palese. Tuttavia, siccome, a mio avviso, si concentra molto di più sul rapporto Mukuro/Fran non dovrebbe pesare troppo. Almeno credo. Non lo so. Poi c'è da dire che io adoro Fran <3, dovevo mettercelo in mezzo e lui ruba spazio. (Tra l'altro il manga è finito e io non so come sono i capelli di Fran! Secondo me ha l'ananas pure lui. E se è per questo non ha mostrato neanche Tsuna adulto come se nessuno desse per scontato che è identico a Giotto)

Per chi invece aspettava proprio una Chrome/Mukuro: Tecnicamente sì, questa segue Regina di Scacchi e Equilibrio, ovviamente non le metto insieme in una singola storia per il semplice fatto che non è affatto necessario leggere le altre per capire questa, si lega direttamente al manga piuttosto.
Perché c'ho messo l'ira di Dio di tempo, considerando che era scritta per tre quarti, prima ancora che iniziassi Equilibrio. Beh, come detto sopra, si discosta dalle altre storie perché qui il lato Mukuro/Chrome è molto più debole, tant'è che ero indecisa se inserirla nella raccolta o meno, nonostante sia la storia che dà alla raccolta il titolo. Alla fine ho pensato che fosse un passaggio essenziale, per la crescita di Mukuro e del loro rapporto e quindi che questo fosse il suo posto.
Tuttavia, il fatto che si discosti parecchio dalle altre due e dall'ultima, come genere, come ambiente e quindi necessariamente anche come stile, mi ci ha fatto litigare di brutto. Mi ero messa in testa di metterla su quando rileggendola non avrei più modificato niente, ma siccome ormai la so a memoria al punto che ogni parola mi sa quasi scontata, saranno tre settimane che ogni giorno la apro, la leggo e la modifico. La sto pubblicando per disperazione, perché se non lo faccio, non la do per conclusa e continuo a modificarla ancora per secoli.
Scritta con This is War dei 30stm nelle orecchie, di cui consiglio di vedere il video di Reborn di PJGstudio che è fighissimo (non è un mio parente, non gli faccio pubblicità è che è davvero bello - ma non guardatelo se non avete visto l'anime o non conoscete la saga del futuro o vi spoilera tutto. Ma che ci fate qui se non avete visto la saga del futuro, visto che la storia è ambientata nell'ultima?)
A proposito di saga nel futuro, sto sproloquiando ma devo dirlo, sono giorni che ci penso. Hibari adulto consuma totalmente i suoi anelli. Per aprire una box perde un anello a volta, e gli anelli sono in numero finito. Perché diavolo allora non nasconde i tonfa come ha sempre fatto, anziché mettersi a raccattare anelli a destra e a manca perché deve contenerli nella box?!

Detto anche ciò, passiamo alla storia.
Avvertenze: la storia è arancione, un po' per il linguaggio di quell'italiano - e quindi sboccato - di Mukuro, un po' per la mente perversa di Fran. In pratica se non sapete che significa necrofilia o gonorrea (tranquilli non è una storia necrofila o di malattie sessuali), non voglio essere io ad insegnarvelo, chiudete la storia o prima cercateli su wikipedia e se non vi scandalizzate con quello potete leggere.
Manca totalmente l'elemento D/s che caratterizza la raccolta. O meglio Mukuro ci prova anche ad essere Dominatore, ma siccome Chrome qui chiaramente non può essere sottomessa, l'unico che potrebbe ricoprire quel ruolo è Fran, che non ci entra né dalla porta né dalla finestra.
Niente zum zum. Neanche un pochino. C'ho provato ad infilarcelo ma più di un'immagine buttata da due parole qui e lì, non ci entrava. Questa cosa è casta. Bah.
Ambientata nella sera del primo giorno del torneo. Divisa in tre fasi: tardo pomeriggio, sera, notte.








 

 

 

 

 

 

 

Favola Perversa

 

 

 

 

 

 

Mukuro indossa le cuffie con uno sbuffo. La musica a palla nelle orecchie. Ha un istinto omicida latente e troppi bersagli contro cui prendersela intorno a sé. Un’altra sola puttanata, ed è capace di scatenare l’inferno in terra.

Ironia della sorte, la persona che meno lo disturba al momento è il dottor Verde, che impegnato com’è in qualche sua stramba invenzione, resta in disparte e soprattutto zitto. O forse Fran che dorme.

Ma delle chiacchiere di Ken non ne può veramente più. Sono ore, o secoli dal suo punto di vista, che non fa che sentirlo dire quanto sia felice che si siano sbarazzati finalmente di quella stupida mocciosa. Di quanto Chrome sia solo un peso per tutti quanti loro, quanto sia brutta, irritante, insopportabile e scema.

Ha in riservo un elenco di difetti per la ragazza che va avanti da tutta la serata, così come le sue speranze che quella stupida non decida di tornare, perché in fondo non le conviene visto che lui la butterebbe fuori a calci. E poi che non vuole più vederla, che ora non deve più comprare cibo per lei e le cioccolate adesso sono finalmente tutte sue. Che quella cretina non l’ha mai sopportata.

E Chikusa annuisce di tanto in tanto, come a fare finta di starlo ascoltando, e intanto butta occhiate continue verso la porta. Mukuro alza il volume ancora, si massaggia le tempie e cerca di leggere per distrarsi.

I suoi subordinati sono innamorati della sua Chrome.

Chikusa non fa che guardare l’uscio sperando di vederla arrivare da un momento all’altro. E’ pronto a scattare dalla sedia nell’istinto di correrle incontro, lo nota da come agita la gamba. Probabilmente non farebbe niente di tutto ciò se Chrome arrivasse davvero, non in sua presenza tra l’altro, ma l’istinto è chiaramente quello.

Ken, d’altro canto, non ha smesso di parlare di lei da quando sono partiti per la Francia. Non ha smesso di comprare schifezze che non mangia. Non smette di cercare una scusa per accertarsi delle sue condizioni. Non smette di guardare il cortile prima di andare a dormire, o quando si sveglia.

M.M., invece, è innamorata di lui, dice. O del suo portafogli, aggiunge. E quella scema l’ha sempre odiata. Più o meno anche quando nel futuro le diceva di stargli alla larga, immagina Mukuro.

E’ strano come i suoi giocattoli all’improvviso abbiano sfoggiato peculiarità che non si aspettava. Aveva capito da tempo quanto tutti loro fossero legati a Chrome, ma non fino a quale punto.

Era certo, ad esempio, che M.M. avrebbe tentato di sedurlo, ora che non c’è nessuna ad ostacolarla. Non che la cosa gli interessi, M.M. non può offrirgli niente che lo intrighi appena. Una scopata fatta di carne contro carne. Un’anima corrotta come la sua, devota ai propri peccati e basta, non ha altro da dargli. La stessa passione che otterrebbe sfregando il sesso contro la mano, lo stesso entusiasmo.

Tuttavia, M.M. non ha neanche provato ad avvicinarlo, si limita a dire quanto sia euforica che lui si sia sbarazzato di Chrome, così senza la sua illusione quella stupida muore e se ne liberano una volta per sempre. Il tono è quasi pedante nella parte dell’illusione e della morte.

E il suo sistema nervoso freme puntualmente, sempre più vicino a perdere il controllo. Lo sa benissimo, cazzo! Non lo dà a vedere, però. Sarebbe una caduta di stile, non gli si addice, e poi è divertente che tutti abbiano dato per scontato che sia stato lui a giocare il ruolo del cattivo.

Una volta che si è rimpossessato del proprio corpo, Chrome è diventata inutile e lui se n’è sbarazzato. La verità è che, tutto sommato, anche a lui sembra una storia credibile.

Per i suoi compagni, non ha fatto nulla che non si aspettassero, M.M. nel futuro lo aveva anticipato, d’altronde. E anche se non lo rivelano, provano una qual certa forma di rancore nei suoi confronti.

Questa è stata la sorpresa più grande. L’affetto verso Chrome supera la lealtà che gli mostrano. Sono così fottutamente innamorati da calpestare i loro ideali in cui giurano, e così incredibilmente stupidi da restare con le mani in mano, quando tutti loro non vogliono che andare a sincerarsi delle condizioni della ragazza.

Non sa se deve interpretarla come una prova di fedeltà o meno. Non alzano un dito per rispettare le sue decisioni. E intanto inizia a temere che l’unico ad essergli fedele sul serio, lì in mezzo, sia un marmocchio con un copricapo assurdo e senza freni alla lingua.

Comunque, deve ammettere la sua parte di colpe. Chrome aveva rifiutato la sua illusione – ai Vongola verrebbe un infarto se scoprissero che, per una volta, si era astenuto da comportarsi da testa di cazzo – e lui aveva agito di istinto, cacciandola.

In piena onestà, non è stato il gesto più saggio che abbia mai compiuto, ma a sua discolpa era appena uscito dalla prigione Vendicare, era ancora troppo debole mentalmente per potersi nascondere dietro i suoi continui progetti.

O forse troppo debole per vedere la verità, per capirla.

Ha cacciato Chrome perché lei era convinta che il loro scambio di favori fosse giunto al termine e dunque non voleva approfittare di lui. Ma è stato durante il viaggio di ritorno dalla Francia, mentre rivedeva nella mente tutta la conversazione, che ha compreso. Chrome non si sente abbastanza per lui, non si ritiene degna di rimanere al suo fianco.

E’ un pensiero quasi divertente, ma in realtà lo manda in bestia. Non spetta a lei decidere chi o cosa deve stargli accanto, non ha il diritto di contestare le sue scelte.

Se non fosse stata degna di lui, non l’avrebbe voluta sin dall’inizio. Non si sarebbe fidato ciecamente di lei, perché facesse le sue veci. Non le avrebbe affidato le sue ultime speranze, non l’avrebbe cercata quando non aveva più niente e nessuno cui aggrapparsi.

Non avrebbe costruito un mondo solo per loro.

Deve parlare con Chrome, spiegarle un po’ di cose, per cominciare. Deve ricordarle chi tra loro due comanda, chi prende le decisioni.

Le ha concesso troppa fiducia. O forse non abbastanza, visti i timori con cui si è riempita la testa.

Credeva che a quell’ora sarebbe già tornata da lui a supplicarlo di riprenderla, ma non l’ha fatto. Si aspettava di rincontrarla sul campo di battaglia al fianco di Tsunayoshi e cagnolini scodinzolanti vari, ma non c’era.

Si era detto che non gli importava, ma è un bugiardo troppo abile perché potesse credersi. Così aveva mollato il proprio corpo nel bel mezzo di uno scontro per sincerarsi delle condizioni della sua Chrome. Che diavolo stava facendo? Perché deludeva le sue aspettative?

Quel pomeriggio è andato da lei e quello che ha visto non gli è piaciuto. Una donna debole. Più debole di quella che ha salvato. Una donna che veramente non è degna di lui.

L’ha aggredita per farla reagire, ma non è servito a molto. E per una magnanimità che Chrome non merita, le ha offerto di nuovo il suo aiuto, in un aut-aut tra lui e la morte. Se non accetta la sua illusione, non le restano che tre giorni di vita. E il primo è quasi scaduto.

Chrome l’ha rifiutato di nuovo. Ha rifiutato il suo dono, lui, la vita che le ha offerto. Gli è sfuggita ancora, sempre più debole, sempre più vicina al baratro dal quale non potrebbe più riprenderla.

E lo fa incazzare di una rabbia cattiva. Chrome è vittima delle proprie paure, delle insicurezze, e si sta lasciando abbracciare dalla morte, anziché che affrontarle. Non la riconosce quasi più.

Dov’è la ragazza che è scesa sul campo di battaglia al suo posto per tutti quei mesi? Dov’è la sua Chrome che si fidava ciecamente di ogni sua parola? Chi tra loro due è veramente cambiato, da quando è tornato?

Tuttavia, riflette con un sospiro mentre cerca di riacquistare la calma, una cosa è certa: ancora deve esprimere il proprio parere a riguardo, e non ha la minima intenzione di lasciarla fare.

Non ha sprecato tutto quel tempo con Chrome, perché lei decidesse di lasciarsi sopraffare dalle proprie paure. E se proprio deve morire, sarà lui a donarle la morte più spietata, lenta e crudele che possa esistere. Solo lui.

E’ un suo chiaro diritto d’altronde. Lui le ha dato una nuova vita, lui può decidere di toglierla. Se Chrome ha qualcosa da ridere è pronto a punirla e a godere delle sue sofferenze. Magari non è degna davvero di stare al suo fianco, ma questo non implica che non sia degna di essere sua succube e prigioniera.

Tira un sospiro, gira la pagina della rivista tra le sue mani, e pensa che tra loro il discorso non è affatto finito. E’ appena cominciato.

 

***

 

“Maestro.”

Mukuro alza gli occhi dalla lettura con cipiglio sorpreso. Non tanto per il tono apatico che sa sempre troppo di presa in giro, ma perché Fran a quell’ora è sveglio e di fronte a lui. E se lo conosce – e lo conosce – ha anche deciso di rompergli le palle. Magari deve pestarlo, così, per principio.

“Che ci fai in piedi, Fran?” tenta pacifico, impugnando il tridente solo per sicurezza.

Ken e Chikusa li guardano, anche loro stupiti. M.M. è già a dormire, o lo avrebbe trascinato di nuovo a letto.

“Maestro non riesco a dormire” continua il più piccolo in tono strascicato, quasi lamentoso.    

Il problema di Fran è che tutti pensano a lui come il giovane assassino dei Varia insensibile al dolore e con un gusto del macabro troppo acceso per non essere spietato.

Quello è uno dei pochi momenti in cui Mukuro si rende conto di aver davanti solo un bambino. Un bambino che è stato strappato dalla propria famiglia – non che sua nonna non abbia festeggiato quando se ne è liberata – solo per le doti da illusionista rivelate nel futuro e usato per i suoi scopi. Un bambino che ora non riesce a dormire. Purtroppo, però, Mukuro non è il tipo da sensi di colpa, più che altro ha voglia di prenderlo in giro e infierire sulla sua debolezza.

Forse è per questo che scoppia in quella sua risata cinica quando lo sente lamentarsi.

“Incubi?” chiede con una nota divertita. Magari è un effetto collaterale, dovrebbe prendere l’abitudine di lasciarlo in pace più spesso.

“Maestro puoi chiedere a W.W. di piantarla di raccontarmi favole perverse prima di dormire? Poi ho paura.”

Che non sia lui ad occuparsi dei bisogni primari di Fran è più che logico, né tanto meno è il tipo da favola della buonanotte, potrebbe mettersi a raccontargli stronzate solo per il gusto di terrorizzarlo sul serio. Eppure, sa che in quel discorso qualcosa non torna e non è il tono asettico del suo discepolo, quanto il fatto che il ragazzino ha un concetto molto particolare di perverso e paura.

Ha particolarmente deciso di rompergli le palle, interpreta.

“Di che favole parli Fran?”

“Credo sia la Bella Addormentata nel Bosco o qualcosa del genere.”

Mukuro non trattiene una risata, quando si chiede perché mai M.M. racconti storielle per ragazzine idiote al suo discepolo. “E la tua paura è quella di risvegliarti con tendenze omosessuali domani mattina?” domanda ironico.

“Maestro, non capisci il mio trauma” si lagna, con l’espressività di un pesce lesso, direbbe.

“E’ il fatto che M.M. ti ha scambiato per una femmina?” continua sempre più divertito.

“No, è la storia che mi fa paura.”

“E perché?”

“E’ una favola perversa per gente deviata, è la tua favola preferita vero, Maestro?”

Sapeva che il tridente gli sarebbe tornato utile. Si ributta di nuovo contro il divano, quando ha finito di infilzarlo. “Punto primo, Fran: a me non piacciono le favole. Punto secondo: è una storia idiota su una deficiente che cade addormentata e dopo cento anni il principe la sveglia e bla-bla-bla, tutti felici e contenti. Che c’è di tanto strano?”

“Non ti piacciono le favole, ma le conosci. Oh, questa è crudeltà Maestro” aggiunge, quando Mukuro lo infilza di nuovo. Ragionare con Fran è sempre un piacere.

Fran” lo chiama, e quel nome dovrebbe essere insieme un avvertimento e una minaccia. Se solo il ragazzino non avesse praticamente sviluppato gli anticorpi ad entrambi.

“Maestro, quella storia è tremenda. Parla di una ragazza che muore, dopo cento anni arriva un principe che vuole abusare del suo cadavere e con la scusa le ruba tutti i beni. Maestro, questa è necrofilia, è per pervertiti.”

Il bello di Fran è che, prima di andarlo a recuperare in Francia, era quasi convinto che fosse per colpa del suo addestramento, se nel futuro il ragazzo era quello che era. Non sa se  scoprire che il moccioso ha fatto tutto da solo lo dispera o lo consola.

“I cadaveri dopo cento anni sono putrefatti, Maestro. Ha abusato del suo scheletro, delle polveri!” continua il suo discepolo, convinto del fatto suo.

Fran, la principessa non era morta, era addormentata.”

“Maestro, una che dorme per cento anni è morta. Non può sopravvivere senza mangiare, né bere. Non è neanche andata in bagno. Maestro, se non è morta di fame, allora è esplosa. Maestro, era un cadavere. E il principe ha violentato un cadavere.”

Mukuro ride alla fantasia perversa del suo giovane allievo. Deve cominciare a leggergliele lui le fiabe, sarebbe divertente. “Veramente, l’avrebbe svegliata con un bacio, Fran.”

“Maestro, i cadaveri non si svegliano. E il principe pervertito non voleva svegliarla, voleva usarla per il sesso e rubarle tutto quello che aveva.”

Il divertimento di Mukuro cessa in qualche istante. E’ il dubbio che invece lo colpisce. Fran ha perso la memoria e in quella realtà ancora non ha incontrato Chrome, eppure ha la sensazione che glielo stia facendo di proposito. E nessuno riconosce il vero come un dispensatore di bugie.

“Strano che tu non creda che la principessa dormisse, Fran. In fondo, tu sei un illusionista. E le favole sono piene di illusioni.”

“Le illusioni non riportano in vita i morti, Maestro.”

Forse è l’ora, forse è la giornata, o il volto inespressivo di Fran, ma in quel discorso si sente sempre più a disagio. “Possono ingannare anche la morte, tuttavia.”

“E chi avrebbe usato illusioni per aiutare la principessa? Maestro, questa non è una favola bella, è una storia perversa. Se il principe fosse stato un illusionista, non avrebbe mai aiutato la principessa.”

“Non è vero, Mukuro l’ha aiutata!” urla Ken dall’altro lato della stanza. E sbatte il pugno sul tavolo. E ansima. E il volto è rosso, ma lo sguardo stupito quando si rende conto di quello che ha detto.

Persino il dottor Verde interrompe il suo lavoro, ritenendo tutta quella conversazione particolarmente interessante.

“Ken” lo richiama Chikusa con un sospiro.

“Oh, Maestro sei diventato un principe?”

Fran è dotato in genere di due espressioni: quella apatica con cui prende tutti per il culo, e quella finta-stupita con cui prende tutti per il culo meglio.

In quel momento, ha deciso di sfoderare la seconda.

Fran.”

“Maestro, ma tu non puoi fare il principe. Sei ancora più malvagio e subdolo. Tu godresti ad infliggere le peggiori sofferenze a quella povera principessa. Poi ne possiederesti il corpo per chissà quale piano diabolico. E infieriresti su di lei al momento della morte, saresti capace di distruggerle la mente mentre è in agonia. Maestro, prima era solo una storia necrofila, così diventerebbe una storia splatter. Maestro, ti prego, non diventare mai il principe di nessuno, quella poveretta morirebbe in tre giorni.”

E c’è una luce di consapevolezza nel suo sguardo, inequivocabile. Fran sa, lo ha seguito, non sa come, ma non ha dubbi che ha assistito alla conversazione con Chrome. E lui era così distratto da non essersene accorto. Il suo apprendista è probabilmente più dotato di quello che anche lui crede, a quanto pare. E’ giunta l’ora di intensificare gli allenamenti, allora.

Inoltre, giacché Fran non conosce Chrome, non sta parlando per difendere la ragazza, come avrebbe potuto fare chiunque altro dei presenti al suo posto. Lo fa solo per tormentarlo, e da una parte ne è orgoglioso: è merito suo se Fran sta imparando a giocare sporco e colpire basso.

Ed è solo per constatare qual è realmente il suo attuale livello, che si alza dal divano e decide che è giunta l’ora che il suo discepolo assaggi l’inferno.

Fran, ti aiuterò a fare sogni più felici” annuncia.

E l’occhio corrotto cambia all’improvviso rivelando il primo dei sei cammini.

 

***

 

La notte porta con sé un buio che gli ricorda troppo la prigione Vendicare, dove la luce era gli era proibita. Ed è una condizione che inevitabilmente lo stanca, d’altra parte non riesce a dormire.

Nell’istituto decadente non si sente un solo rumore. E’ l’unico lì che non si lascia andare al sonno, perso com’è nei suoi pensieri su quel divano logoro. E’ solo nell’ampio locale, eccezion fatta per Fran che dorme con la testa appoggiata contro una sua coscia.

O magari è andato in coma, chi lo sa. Quanto meno sta fermo e soprattutto zitto.

Rovescia la testa all’indietro e non può fare a meno di pensare alla Bella Addormentata, alla perversa idiozia del suo inutile discepolo e a Chrome. Tre giorni. Tre fottuti giorni. E lei continua a rifiutare il suo aiuto.

Tre giorni prima che lui faccia di testa sua, si ripete con forza all’improvviso. Non ricorda esattamente di averle dato il permesso di morire. Tre giorni, poi l’illusione tornerà al suo posto, che le piaccia o meno. Dovesse anche farle del male per convincerla non avrà alcuna pietà.

Gira l’orologio intorno al polso, una scia di sudore sulla cute. L’asciuga con il pollice e la mente ritorna alla pelle bagnata di Chrome sotto le sue dita. Forse dovrebbe lasciarla libera dopo averle ridato gli organi, pensa quando lo sguardo ricade sull’orologio da boss che simboleggia lo stato di guerra in cui è coinvolto insieme ai peggiori bastardi che gli vengono in mente al momento. Mancano solo i Vindice, poi ci sono tutti.

Non se lo merita, decide poi. Qualunque sia la ragione per cui lei ha rifiutato la sua illusione, deve ancora perdonarle quel gesto.

E improvvisamente non è più nella palestra logora, ma nel ripostiglio di un ospedale. Ha in mano qualcosa che, per quanto ne sa, può essere tranquillamente un respiratore artificiale o un divaricatore anale, a seconda degli usi.

Lo ributta a caso su una mensola con un’alzata di spalle, esce e comincia a girare per i corridoi. Si ferma solo quando incontra uno specchio affisso alla parete: si strizza le tette con una smorfia sul viso. Non è male l’infermiera che ha posseduto, deve riconoscere, in un’altra occasione c’avrebbe fatto un pensiero.

Quando arriva nella camera di Chrome, il corpo formoso della donna assume le sembianze del proprio.

Nagi” esala in un sospiro un po’ esasperato, un po’ di disprezzo.

Non ne sa niente di medici e dottori, ma non ci vuole certo un genio per capire che l’elettrocardiogramma non corrisponde a quello di una persona sana. I gemiti che emette nel sonno sono di pura agonia.

E sarà pure un bastardo, ma non può evitare di paragonare quei gemiti a quelli che le faceva mormorare lui. Quelli che le ha strappato con la forza, quelli che le ha regalato con dolcezza. Conoscendosi, si aspettava che una parte di lui godesse nel vederla soffrire in quel momento ed è quasi con un senso di sconcerto che si accorge che l’unica cosa che vuole è portarla via da lì.

“Che diavolo ti è saltato in testa, Nagi?” domanda in un sussurro, ma deve trattenere la voglia di aggredirla.

Si appoggia alla parete, si lascia scivolare. Non sa quanto tempo resta a guardare deperire la donna che ha sempre considerato solo un giocattolo, e gli ritornano alla mente memorie che credeva di aver dimenticato. L’ultima volta che si è seduto in un angolo, circondato dall’odore di farmaci e dal suono regolare di macchinari ospedalieri, era lui la vittima.

Ricorda di aver avuto paura allora, si rende conto di averne anche adesso. Forse è un bene, forse lo renderà più forte. E’ stata quella paura che da bambino lo ha reso libero e padrone delle proprie scelte.

Guardava altri soffrire e aspettava il suo turno. Proprio come in questo momento. Poi un bel giorno si è stancato, si è alzato e li ha massacrati uno dopo l’altro. Tutti gli esperimenti che hanno fatto su di lui si sono ritorti contro i suoi stessi carnefici.                   

Forse è per i ricordi che tornano a disturbarlo, o è quella situazione a dargli fastidio, ma non regge la sensazione di disagio per più di qualche minuto. Quindi si rialza di nuovo e questa volta va a sedersi sul suo letto, accanto a lei.

Si calma all’improvviso. Non aveva neanche notato quanto fosse agitato. L’ha guardata dormire tante di quelle volte in quei mesi, che sedere sul suo letto in quel momento lo rilassa.

Eppure, la nota stonata risuona nelle orecchie quasi assordante. Chrome con lui non è mai stata così debole, fragile, sul punto di spezzarsi. Ed è ironico, perché non può contare le volte in cui lui si è impegnato per tentare di romperla. Quante si è divertito a vederla inerme, sofferente, ma il sonno che le regalava era sempre un sollievo.

L’ha usata, ma l’ha protetta dai suoi incubi. Guardando in che stato l’ha ridotta la libertà, non può fare a meno di chiedersi se sia veramente crudele o meno.

“Non ti rendi conto della cazzata che stai facendo, Nagi” le spiega nel sonno.

Una mano corre ad accarezzarle il volto in un gesto quasi automatico, e il modo in cui lei strofina la guancia contro il suo palmo anche mentre dorme gli ricorda un gattino che fa le fuse. E Chrome sperava di liberarsi di lui?

“Non vedi cosa sta succedendo? Non ti rendi conto delle conseguenze delle tue azioni?” domanda con una nota crudele.

Non dovrebbe vendicarsi su di lei per gli Estraneo, lo sa. Ma è stata lei a risvegliare i suoi scheletri nell’armadio. Eppure, il tocco con cui le scosta i capelli sul volto è gentile, lo sguardo preoccupato e aggrotta la fronte quando la sente tossire. La rabbia gli monta dentro di nuovo, mentre una carica di preoccupazione lo investe con la forza di una marea.

Di nuovo quella paura, ma è una paura diversa, questa volta non ha paura di morire. O forse sì.

Si ferma, come paralizzato. Non è abituato a gestire quel tipo di sentimento, benché sia tornato indietro anche dall’inferno. Lo ha ferito come i Vindice non sono riusciti dopo averlo torturato per mesi, si rende conto all’improvviso.

Si è fatto colpire da una ragazzina idiota capace solo di morire, piangere, boccheggiare in agonia. Le infila il pollice tra le labbra aperte, umide. Muove il polso e le piega la testa come se volesse costringerla a guardarlo, se solo i suoi occhi non fossero chiusi. E’ in presa alla collera.

E può sentire la sua piccola lingua muoversi quasi automaticamente intorno al suo dito, in una carezza lenta.

“Dovrò punirti, Nagi. Se continui a fare di testa tua sarò costretto a venire a riprenderti e te la farò pagare. Ti scoperò così tanto e così forte che non potrai muoverti per mesi. E se mi rifiuterai di nuovo diventerò crudele, implorerai pietà e perdono, Nagi. E non ti darò ascolto. Sai che lo farò” la minaccia, come se lo stesse ascoltando.

Le lascia libera la bocca solo per piegarsi su di lei e occuparla con la propria. La mano le accarezza gentilmente il collo mentre la bacia come se volesse berle anche l’anima.

“Ti restano due giorni, ormai, prima che la tua situazione si deteriori irreparabilmente. Due giorni. Ed è il tempo che ti do per tornare da me” sussurra sulle sue labbra. “Poi sarò io a tornare da te, ma non ti piacerà, te lo giuro. Conoscerai l’inferno, come l’ho conosciuto io.”

Torna a baciarla. Segue il contorno delle sue labbra con la lingua, poi affonda nella sua bocca con un’urgenza che non sa spiegarsi. La sente lamentarsi, ma non si allontana: vuole assorbire quei gemiti, li vuole tutti per sé. Vuole Chrome tutta per sé.

E’ un rumore assordante che lo costringe a sollevarsi di scatto. Tutti i macchinari suonano un allarme come impazziti contemporaneamente. L’elettrocardiogramma dà un segnale secco, costante. E Chrome nel letto è fredda.

Ha bisogno di sbattere le palpebre tre volte prima di riuscire a ragionare al di là di quel fottuto terrore che non riconosce, ma che lo attanaglia. E deve chiuderle un’altra volta prima che riesca a fidarsi del suo istinto, a scorgere la verità che si cela dietro le illusioni.

Quando riapre gli occhi è di nuovo sul divano. Lo sguardo di Fran fisso, impiantato nel suo. Il ragazzino è ancora sdraiato, la testa sul suo ventre, ma appare per una volta concentrato.

“Si è svegliata con il bacio la principessa, Maestro?” domanda il ragazzino con quel tono apatico, che cela la sua vena antagonistica.

Ha voluto vendicarsi per quello che gli ha fatto prima, capisce Mukuro. E non sa se lo stupisce di più il fatto che Fran abbia trovato un punto debole, che non ammette neanche lui di avere, o che sia riuscito a catturarlo nella sua illusione nonostante si trovasse solo fisicamente accanto a lui.

“Come diavolo hai fatto, Fran?” si informa stavolta.

“Ho creato qui l’illusione. L’avrai percepita a livello sensoriale, sei un ananas sensibile, Maestro.”

E’ in quell’istante che realizza che nell’illusione che ha vissuto solo i suoni erano fuoriposto: anche se i macchinari emettevano segnali al di fuori della norma, i valori indicati sui display non erano cambiati. Non se n’era accorto, sul momento. Non ha neanche vissuto davvero la sensazione di freddezza toccando Chrome. Fran ha creato un’illusione solo acustica, il resto lo hanno fatto i suoi nervi.

E’ su quel principio, in fondo, che si basano le illusioni. Stravolgere la realtà per distruggere i nervi del suo avversario. Ma come diavolo aveva fatto Fran ad ingannare il suo corpo, non la mente?

Doveva essersi concentrato su un solo senso in modo da riuscire a raggiungerlo anche mentre possedeva qualcuno, o forse il suo corpo privo di anima era più soggetto ad essere ingannato. D’altronde, non aveva mai conosciuto un altro possessore vivo con cui fare la prova.

“E lo hai fatto perché?” continua ignorando l’insulto ricevuto.           

“Perché te l’ho detto che era una favola perversa, quella della Bella Addormentata che si risveglia allegra e contenta, Maestro. In realtà, muore. Soprattutto se ha un ananas in testa anche lei. In che razza di storia, poi, i protagonisti sono due ananas?”

“E’ così allora, Fran?”

Mukuro sente la propria collera sul punto di esplodere. Fran è condannato a scontare il nervosismo di tutta quell’intera serata, peggio per lui.

“Hai lasciato scoperto il tuo corpo per andare da lei durante una battaglia, Maestro” lo accusa improvvisamente il moccioso.

Mukuro sbatte le palpebre due volte, si prende il tempo per rispondere.

“Non era una battaglia seria, Fran” chiarisce chiedendosi che diavolo c’entri. Lo stava rimproverando?

“E sei stato ferito lo stesso. Se era una battaglia seria, potevi morire come un ananas in flambé.”

“Eri preoccupato per me?” chiede ironico, domandandosi se non sia il caso di strangolarlo. Prendere il tridente è troppo scomodo in quella posizione.

“No, Maestro. Volevo scoprire se quella ragazza è il tuo punto debole. E’ di debolezze che si nutrono le illusioni, hai detto così, no?”

“Non hai paura che adesso ti ammazzi, per quello che hai fatto?” domanda in un tono che persino per il ragazzino risulta convincente, da come sgrana gli occhi.

E sì che lo minaccia ottantasette volte al giorno e Fran lo ignora bellamente.

“Di paure si nutrono le illusioni, Fran” gli spiega allora. “Le tue ti aiutano a non sbagliare, quelle dell’avversario lo rendono più indifeso. Di che cosa hai paura tu?”

“Delle favole perverse” risponde allora il ragazzo. Ma il tono è strano, la nota provocatrice è sempre al suo posto, tuttavia la voce è più cauta, molto più cauta. “Maestro, non lo sai che il principe che ha violentato il cadavere della Bella Addormentata dopo è morto a causa di qualche strana malattia? E’ poco igienico. E non si è mai visto un ananas con la gonorr-

Mukuro ride del suo ghigno crudele, prima di ricreare le stesse illusioni che già una volta lo hanno messo fuori gioco quella sera e decidere di tormentare i suoi incubi per tutta la notte.

In realtà, è più una presa in giro che una punizione. Servirà solo a farlo svegliare più polemico il mattino dopo. Ma intanto gli fa piacere fargli passare un brutto momento.

Potrebbe fargli di peggio, ma non ha senso: è chiaro che Fran gli sarà più utile in battaglia di quel che credeva, ne ha avuto la prova sulla propria pelle. E, benché abbia un modo osceno di provarlo, il ragazzino è anche il suo subordinato più fedele. Ha capito quali fossero le sue intenzioni, lo ha capito dal tono, o dalla metafora sulla gonorrea, e non è detto che abbia torto.

Forse Chrome è davvero il suo punto debole, e la cosa rivelarsi un problema da più fronti. Chissà, magari anche lei se n’è resa conto, ed è per questo che si è sentita libera di fare come le pare.

Non lo sa e non gli interessa. Ancora due giorni le concede, due, poi andrà da lei e sarà lui a riscrivere quella favola. Ma sarà molto più perversa di quanto un bambino di dieci anni possa immaginare. E non per questo più piacevole.

Due giorni.                                               








Note post lettura: Io spero che sia chiaro, ma il fine di Fran comunque era quello di spiegare a Mukuro che se si scopre come un fesso per fare il romantico, prima o poi muore se riesce a fregarlo anche lui ed è un bambino.
Il senso è che per infami che siano l'uno con l'altro, Mukuro per Fran è la figura più vicina a quella di un genitore/fratello, così come Fran per Mukuro è un figlio/fratellino (e andiamo, ride normalmente con lui, lo consola pure e si preoccupa in continuazione). Se Mukuro venisse a mancare, Fran perderebbe un punto di riferimento (oltre a finire nelle mani poco gentili, visto che una è una protesi con una spada, di Squalo). Dunque Fran qui cera di proteggerlo. A modo suo, è chiaro.
Comunque questo accade nella prima sera.
Alla sera del secondo giorno del torneo, i Vindice entrano in gara massacrando di brutto il povero Skull (per chiarire perché Mukuro diceva che mancano solo i Vindice). In più, attaccano anche Mukuro e compagni, ed è proprio Fran con le sue illusioni a salvare la vita all'ananasso. (Giusto per sottolineare che in fondo in fondo si vojono bbene).
Il terzo giorno del torneo, Chrome torna da Mukuro nella scena più commovente e "awww *_*" di tutto KHR.

Spero vi sia piaciuta. Vi dirò non mi piace fare come quelle autrici che supplicano recensioni, ma sono piena di dubbi su questa storia, quindi se anche in due parole mi fate sapere se è venuta bene, è mediocre o fa schifo, mi fate un favore.
Ah, ultima cosa e poi la pianto davvero. Sono a 3/4 dell'ultima storia della raccolta (ambientata in un momento di pace, dopo tutto sto casino) e prevedo che sarà lunga tipo il doppio di questa. Io sono tentata di postarla per intero, ma ditemi se una cosa lunga due volte questa demoralizza troppo la lettura (o stanca la vista) che in caso la divido.

  
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