Non fa troppo freddo quella sera. Non fa troppo freddo, ma non grazie a fuoco che -quasi fosse essere vivente- si muove elegantemente nella silenziosa oscurità della notte, né grazie allo scuro sacco a pelo che circonda il suo basso ventre e le piccole gambe, coperte dal tipico colore rosso che troppo spesso la caratterizza.
I suoi occhi.
I suoi capelli.
Il suo stesso cuore, e non a causa di disegni fisiologici.
Ma il rosso le fa paura. Il rosso -troppo spesso- viene collegato al gocciolare solitario del sangue, a corpi che esalano l'ultimo respiro nella speranza di venir salvati.
Cantano, ora. Cuddles e Giggles, di fronte a lei, mangiano, stretti l'un l'altra.
S'amano, loro -o così dicono. Cos'era, l'amore, se non la forte necessità d'avere qualcuno accanto?
Amare è sinonimo d'essere in compagnia. In compagnia di qualcuno che darebbe tutto -anche la vita- pur di vederti sorridere. Amare vuol dire tenersi per mano, sorridere, vivere con la certezza che quella stretta non si sarebbe mai sciolta. Quello è l'amore di Cuddles e Giggles, quello l'amore che lei sogna.
Ma non quello che ha.
Il suo amore è diverso. Il suo amore non è fatto di sorrisi né di baci carichi di dolcezza -una dolcezza ch'avrebbe fatto invidia agli zuccherosi alimenti di Nutty. Il suo amore era coronato da chiazze rosso sangue, dall'infinita oscurità dell'incertezza, dal buio della morte stessa.
Il suo amore era malato. Così l'oggetto, così il sentimento.
Osserva, Flaky, osserva in silenzio, con un sorriso. Falsa.
Osserva, Flaky, osserva canticchiando, mentre ride. Falsa.
Osserva, Flaky, osserva ad occhi chiusi; cerca una mano. Vuole provare un sentimento simile, anche lei. Falsa.
Flaky non desidera; ha paura. Non vuole provare un sentimento simile; ha paura.
Paura di dover dare la vita per l'oggetto del suo amore. Paura di star amando. Paura della paura stessa d'amare.
Eppure, Flaky si volta. Apre gli occhi -rossi, come la disperazione che troppo spesso sono costretti ad osservare- e guarda. Osserva i verdi capelli che -disordinati- accarezzano il volto dell'oggetto del suo amore. L'oggetto malato di quello che era un amore malato.
Sorride.
Il suo sorriso, illuminato da quegli occhi verdognoli, disegnato su d'una pelle leggermente abbronzata; quel sorriso. Il sorriso di cui si era innamorata, tempo addietro, sotto ad un albero. Un sorriso ch'è solo per lei, eppure, che ama condividere con gli altri.
Cuddles e Giggles si amano.
Flaky e Flippy si amano.
Cantano.
Sorridono.
Si amano.

E poi, il fuoco, elegante, sovrano, con il suo scoppiettare deciso, interrompe tutto.
Il canto muore.
I sorrisi si spengono.
L'amore, dolce o malato che fosse, termina -ucciso.
Un sorriso. Malato. Quel sorriso malato che accompagna quegli occhi dorati e quella pelle verdognola. Un sorriso di morte.
Flaky trema. Il suo amore è paura; paura di quel fantasma che è il suo amore.
Cuddles cade, l'ombra d'un ultimo sorriso dipinta sul volto distrutto dalla forza d'una pietra.
Giggles cade, la mano tesa verso il suo dolce amore. Cade, indirettamente soffocata da quello stesso.
Flaky trema. Ha paura.
Fissa Flippy. Lui sorride -sghignazza.
Amare vuol dire avere paura.
Veloce, nasconde il suo minuto corpo all'interno del caldo sacco a pelo. Trema, ha paura, desidera vivere.
Vivere. Vivere per poter scorgere, un'altra volta, quel dolce e zuccherino sorriso ch'era riservato solo a lei, ma che amava condividere con gli altri.
Il ricordo di quel sorriso è caldo. E' caldo, come il tepore della sua piccola abitazione. Come il tepore d'un suo abbraccio. Come quello stesso sacco a pelo blu.
E' caldo. Forse troppo. Fa così caldo, all'inferno?

Amare fa paura.
Amare è sinonimo di avere paura.
Amare Flippy, per Flaky, vuol dire avere paura di Fliqpy.
Amare Flippy, per Flaky, vuol dire morire, circondata dalle fiamme di quel malato sentimento d'amore.