1.Primo
giorno, ultimo anno
L’ultimo Anno.
Finalmente dopo lunghi
anni di studio, era arrivato. Da Giugno ne parlavamo, lo
desideravamo e temevamo, e quella sera mancavano solo 12 ore al suo
inizio.
Non mi sono pero’ presentata: mi chiamo Victoria, per
gli amici Vicky, e vivo a Milano. Sono meta’ polacca e meta’
italiana, anche se mi definisco sempre 51 % del primo e 49% del
secondo, ma credo che molti psicologici confermerebbero che questa
mia divisione e’ definita dal pessimo rapporto con mio padre.
Quell’ultima sera di libertà prima del grande anno, mi trovavo
in Corso Sempione, al Bangrabar, con quelle che tutt’ora considero
le mie migliori amiche: Alice, Felicia e Viola. Tutte e quattro
eravamo del 1993, ma chi per un motivo, chi per un altro avevamo
perso a turno un anno di studio.
- Niente da fare. Questo e’ tra
i migliori Buffet che abbia mai mangiato – commento’ Alice
prendendo un boccone di pasta fredda
- E io che una volta pensavo
che quello dell’Akkademia non l’avrebbe potuto battere nessuno –
dissi io continuando il discorso.
- Cari vecchi tempi Vicky – mi
rispose Viola ridendo. Si riferiva al primo anno di liceo, quando
andare a bere qualcosa in Marghera ci faceva sentire grandi.
Di
tutte, la mia bionda amica era quella che conoscevo da piu’ tempo.
Frequentavamo le stesse elementari, ma solo in quinta ci presentammo
davvero. Ricordo ancora come mi si era piazzata davanti, vicino ai
bagni, chiedendomi se anche lei, come una sua compagna di classe che
conoscevo, poteva salutarmi quando mi vedeva. A 10 anni era una cosa
abbastanza seria e importante.
Destino volle comunque che ci
rincontrammo esattamente un anno dopo alle medie, sta volta nella
stessa classe, e dopo di che mi trasferì pure vicino a casa sua. Non
diventare grandi amiche era impossibile.
- Ecco i vostri drink
bellezze – ci avviso’ il cameriere, destandomi cosi’ dai miei
ricordi
- Aspetti, qui fare spazio e’ un po’ un casino –
disse imbarazzata Felicia. In effetti il piccolo tavolino era
ricoperto di piattini di plastica stra colmi di cibo.
- Una
pignacolada, un vodka redbul e due ruhm e cola giusto.?- chiese il
ragazzo porgendoli sul tavolo, non appena ci fu un po’ di posto.
-
Si si, ecco qui i soldi. Sono già contati e senza resto – Disse
Alice porgendo le monete sul vassoio
- Grazie, e buona serata –
rispose il cameriere cordiale e se ne andò.
- Oh mio Dio
quant’era bono.?!? – Constatò incredula Felicia
- Cici.! –
la rimproverammo in coro
- Smettetela, lo pensavate anche voi, Ali
tu compresa.! Sarò fidanzata, ma ogni tanto guardare fa bene agli
occhi – si difese astutamente Felicia. Era incorreggibile, ma aveva
ragione. Anche io mi ero sempre permessa di guardare e commentare con
le mie amiche i bei ragazzi, anche quando ero ancora fidanzata.
-
Ahahha Cici ha ragione. E poi dobbiamo guardarci intorno in modo da
trovare qualcuno alla nostra Vicky – aggiunse Viola. Il mio sguardo
non fu ovviamente amichevole. La mia ultima relazione, e anche la più
importante che fino ad allora avevo mai avuto, era finita solo
qualche settimana prima, tra l’altro in malo modo, e non ero
ancora dell’umore giusto per pensare nuovamente ai ragazzi.
-
Senti chi parla. Non mi sembra che tu sia fidanzata mia cara –
risposi
- La mia situazione e’ differente – disse lei con non
chalance
- Su smettetela voi due. Pensiamo piuttosto a brindare –
ci rimprovero’ seria Alice. Era impossibile contraddirla. Felicia
si alzo’ e inizio’ a parlare
- A questo nostro finalmente
ultima anno, ma per davvero non come me l’anno scorso – commento’
ridendo e poi continuo’ – che sia non troppo stancante come in
verità già ci aspettiamo, che ci faccia capire cosa diamine
vogliamo combinare l’anno prossimo, e che bhe’, prima di tutto,
lo possiamo passare insieme, felici – Alzo’ il bicchiere in aria
e tutte insieme brindammo
- Amore... Dai Tati svegliati –
cercava di svegliarmi qualcuno - Su dai, tirati su – continuava
-
Ma chi sei.?? Ancora 5 minuti...- fui in grado di rispondere
- Per
non riconoscere la propria madre, o hai un dopo sbronza micidiale o
semplicemente sei tornata un po’ troppo tardi ieri sera –
continuo’ colei che si dichiarava mia madre con tono accusatorio
-
Nessuno dei due mami... – la contraddì assonnata – no, aspetta:
MAMMA.? – urlai di colpo’ tirandomi su dal mio amato cuscino -
Che ci fai qua.?? Dovresti esser al lavoro – iniziai a domandarle
stupita
- Ahahah mamma come ti sei ripresa in fretta, comunque:
sorpresa.!! Tesoro e’ il tuo ultimo primo giorno di scuola, non
potevo perdermelo – spiego’ eccitata
- Tu non ce la fai piu’.
Non mi hai fatto le foto mentre dormivo spero – domandai curiosa
-
Naaa, solo una – ammise colpevole. Sospirai profondamente e in coma
mi ritirai in bagno. Mia madre era sempre stata cosi’. Un po’
fuori, un po’ bambina, ma soprattutto una mia grande amica.
Vivevamo da sole da quando avevo 7 anni, e inoltre non c’era una
grande differenza di eta’. Rispetto ad alcuni miei amici con i
propri genitori, 23 anni di distanza non erano veramente niente. Con
lei riuscivo sempre a parlare di tutto, non avevo mai nulla da
nasconderle, e i problemi si risolvevano sempre in due. Il rapporto
con lei e’ decisamente una di quelle cose che mai, ancora oggi,
vorrei cambiare nella mia vita.
- Che ore sono.? – gridai prima
di iniziare a spazzolarmi i denti
- Le 8 meno 10.!! Prima usciamo
meglio e’, ci sarà un traffico assurdo. E poi facciamo colazione
insieme che dici.?? – rispose. Urlai un si storpiato.
Una decina
di minuti dopo eravamo già in macchina. Si sono sempre stupiti
tutti, me compresa, di quanto sapevo esser veloce nel prepararmi la
mattina.
Solitamente, le rare volte che mia mamma mi accompagnava
a scuola mi concedevo quei 40 minuti aggiuntivi di pisolino, dato che
la scuola che frequentavo, si trovava esattamente dalla parte opposta
di dove abitavo, pero’ ovviamente quella mattina, chiudere occhio
era impossibile.
- Hai notato tesoro.? Oggi c’è il sole –
disse d’un tratto mia madre. Mi girai verso di lei, non capendo il
perché di quella frase, quando il lampo di genio arrivo’ poco
dopo. Era vero, quel giorno c’era il sole. Non che per Milano fosse
una cosa strana, anzi, l’anno prima c’era stato il caldo e il bel
tempo fino a meta’ ottobre, ma quella era la prima volta, dopo
tanti anni tanti quanti diluvi, che il primo giorno di scuola, c’era
il sole.
- Bhe’ speriamo che sia un buon segno, no.?? – le
risposi sorridendo. Presi il cellulare e inizia a scrivere il buon
giorno alle mie amiche.
“Buon
giorno bellezze.! Allora pronte per questo nuovo anno.?? Secondo me,
andrà benissimo, perché oggi c’é il sole :D baci ”
Conoscendole non avrebbero mai capito il mio messaggio, ma glie
l’avrei spiegato nel pomeriggio. Poco dopo in fatti arrivo’ il
messaggio della Mariamarta.
“Non
te l’hanno mai detto che drogarsi fa male.?? Ahahha io comunque
sono stra in ansia, sono già davanti alla nuova scuola perché sono
uscita troppo presto :S se sopravvivo ci vediamo dopo. Baci”
Nel leggerlo scoppiai a ridere sotto sguardo curioso di mia madre.
-
Ahahha scusa era la Mary. E’ arrivata tipo mezz’ora prima a
scuola e adesso e li’ davanti da sola che si sta stressando – le
spiegai.
- Povera Mary – commento’ lei e torno’ a guidare.
Dopo colazione, mamma mi accompagno’ subito a scuola dove
già mi aspettavano le mie compagne di classe. Con alcune di loro
avevo davvero un rapporto fantastico, creatosi per caso l’anno
prima, che andava anche oltre l’esser sole compagne di scuola. Si
usciva insieme, come per lo shopping anche per andare a ballare o a
cena. Ne combinavamo sempre una, e anche l’ultimo giorno di scuola,
l’anno prima l'avevamo concluso con ben due note. Ci eravamo da
sole soprannominate le pecore nere oppure le Jersy Girls. Eravamo in sei: io, Ilenia,
Melissa, Magda, Caterina ed Ester.
- Buon giorno bamboline –
dissi arrivando allegra. Il nomignolino non era casuale, era quello
con il quale ci chiamava sempre la nostra professoressa di
italiano.
- Oh mio Dio Vicky, ti stiamo per dire un bomba –
m’informo’ immediatamente la Ile abbracciandomi.
- Una Bomba,
e’ dire poco.!! No veramente, non credevo che una cosa del genere
poteva esser possibile – continuo’ Ester
- Wow, per esser
cosi’ tutte su di giri deve esser qualcosa di grosso. Avete un
accendino in tanto.? -
chiesi divertita dal loro
comportamento.
- Vicky ha le sigarette.?? – domando’ nel
frattempo stupita Caterina porgendomi l’accendino
- Ahahah ti
pare.?? Me l’ha offerta mia madre – la rassicurai.
- Eccola
che non si smentisce mai – commento’ sogghignando Magda
- Si
si vero, ma ascolta bene Vicky: avremo due nuovi compagni classe.!!!
– disse tutta saltellante Melissa
- Bhe’, che dire,
fantastico, ma e’ solamente per questo che siete cosi’ allegre.?
Cos’e’ sono due fighi per caso.? – risposi curiosa, data la
carenze di presenza maschile nella classe.
- Meglio.!! Cioe’,
sono una ragazza e un ragazzo. Sono fratelli e arrivano diretti
dall’America.! Ma la cosa sconvolgente e che sono famosi.!! Cioe’,
non star di Holliwood, ma diciamo che in America non passano per
niente inosservati, sono ricchi da far schifo e tutti e due, si, pure
la ragazza, sono belli da morire – mi spiego’ frettolosamente
Ester. Mi spiazzo’. "Cosa ci potevano mai fare due tipi cosi’ in
una pubblica scuola di Milano.? Gente del genere finiva alla Oxford,
alla Setticarraro o altre private" pensai tra me e me.
- E che diamine ci fanno qui.?
Beneficenza.?? – risposi un po’ acida. Non volevo esser cattiva,
ma ti solito figli di papa’ del genere non erano proprio il massimo
della simpatia e umilta’.
- Dai magari sono simpatici - provo’
a contraddirmi Melissa.
- O magari no – commento’ Ilegna.
-
Inutile discuterne adesso, aspettiamo di arrivare in classe e vederli
dai. Stanno aprendo la scuola meglio sbrigarci cosi’ ci prendiamo i
banchi migliori – Proposi alle ragazze spegnendo la sigaretta, e
avviammo dentro l’edificio.
- Non ci credo, dopo ben due
lettere e una chiacchierata tét a tét con il preside, ci hanno di
nuovo messo al sesto piano.!! - Esclamo’ al quanto rassegnata
Ilegna
- Io mi rifaccio il permesso dell’ascensore.! Non ci
penso nemmeno a farmi tutte quelle scale ogni santa volta.! –
proclamai io scegliendomi il banco.
- Mi sa che cerchero’ di
procurarmi qualche certificato medico anch’io, cosi’ sta volta
non mi fregano come l’anno scorso – Disse Ester gettando anche
lei la borsa sul banco per marchiare il suo territorio. Stranamente
non avevano spostato i banchi, quindi io e le ragazze ci eravamo
riprese i nostri vecchi posti, che tutto erano tranne regolari: i
banchi da 4 le ultime due file di destra.
- Dite che Loredana ed
Emma si rimetteranno qui.? – chiese un po’ scorbutica Melissa.
Non le andavano troppo a genio le vecchie compagne di banco.
- Non
so chi siano, ma se permettete a me e mio fratello di metterci li’,
bhe’ sicuramente non lo faranno loro – disse d’un tratto una
ragazza entrando in classe. Era bellissima. Alta, slanciata, capelli
neri, mossi e lunghi fino alla vita. Avevo un volto un po’ teso e
intimidito ma decisamente amichevole. I suoi occhi erano di una
dolcezza incredibile, grandi e di un colore verde smeraldo. Le labbra
piccole ma di rosa intenso, accennato maggiormente dal lucidalabbra.
Si notava ancora l’abbronzatura sulla sua pelle, ma si poteva
chiaramente capire, che naturalmente la sua carnagione era chiara
come quelle delle bambole di porcellana.
- Direi che io non ho
nulla in contrario. Piacere Melissa – disse la mia amica porgendole
la mano una volta avvicinatasi al banco.
- Piacere mio, Anne –
rispose sorridente – e voi siete.? – domando’ poi curiosa
-
Io sono Ilegna – disse porgendo la mano la ragazza – e loro sono
Victoria, Caterina, Ester e Magda – continuo’ indicandoci.
-
Dovrete darmi mi salqualche giorno per ricordarmeli bene tutti –
disse timidamente divertita Anne
- Io quando arrivai qui, ci misi
piu’ o meno un mese, fai te.! – la rassicurai sincera.
- Si ma
tu Vicky sei un caso disperato – constato’ Caterina. Le feci una
linguaccia e scoppiammo tutte in una risata.
Con il passare dei
minuti arrivarono anche le altre compagne di classe e a mano a mano
si presentavano con la nuova arrivata. Poco prima che suonasse l’ora
eravamo arrivati tutti, tranne il fratello di Anne, che a quanto pare
era stato trattenuto in vicepresidenza, e ovviamente Lorenzo, unico
nostro compagno di classe fino al quel momento, che come sempre,
nonostante abitasse a pochi passi da scuola, non riusciva ad arrivare
in tempo a lezione.
- Buon giorno Ragazze – disse entrando alla
campanella la Professoressa Nasoni, insegnante di tedesco. In classe
avevamo il vizio di chiamarla Nazzi, data la sua materia e la
concordanza di tale soprannome con il suo cognome, ma era del tutto
affettuoso, dato che comunque era assolutamente una brava proff e
rispetto ad altri, decisamente umana, anche se a volte un po’
troppo bacchettona.
- Buon giorno prof. – rispondemmo in coro,
tutti rigorosamente in piedi aspettando che lei si sedesse.
-
Accomodatevi pure ragazze. Fatemi indovinare, Coppolini e’ in
ritardo – ci fece subito notare. Tutte scoppiammo a ridere, data la
faccia disperata della proff - Prendo la vostra risata come un
si,...bhe’ data la mancanza del registro, come al solito li va
bene. Ma i nuovi compagni di classe.?? – chiese per concludere.
Anne si alzo’ in piedi e inizio a parlare.
- Salve
professoressa, sono Anne Calligan, perdoni il ritardo di mio fratello
ma e’ stato trattenuto in vicepresidenza per via di alcuni
documenti – si presento’ e spiego’ Anne.
- Tranquilla Anne,
immagino che si tratti dello Stage. Per quelli che vanno a Berlino
avviso gia’ che Anne e suo fratello si aggregheranno al nostro
gruppo – spiego’ la Nasoni. Mi voltai in automatico verso Anne e
le sorrisi per farle capire che saremmo state insieme. Pensai che
Ester avesse capito male, non erano i figli di papa’ che credevamo,
anche se in effetti dai vestiti che portava Anne non si poteva che
esserne certi.
- Salve prof.!! – grido’ d’un tratto Lorenzo
aprendo la porta – perdoni il mio ritardo, posso entrare.? –
chiese affannato
- Coppolini vedo che i vecchi vizi sono duri a
morire.!! Entra, ma che sia la prima ed ultima volta.! – lo
minaccio’ la proff, anche se era ovviamente la prima a saper bene
che la sua richiesta era al quanto impossibile.
- Va bene proff,
pero’ guardi, le ho portato un nuovo alunno per chiederle scusa.! –
disse entrando e facendo cenno a qualcuno di seguirlo. Quando il
misterioso ragazzo fece la sua entrata due cose furono subito chiare
a tutte: 1) era il ragazzo piu’ bello che la scuola avesse mai
potuto vedere e 2) era sicuramente il fratello di Anne. Anch’egli
alto, slanciato e palestrato, ma senza esagerare. Capelli neri come
quelli della sorella e gli stessi identici occhio grandi, verdi e
profondi. Labbra carnose, e un sorriso che uccide.
- Immagino che
tu sia il fratello di Anne, il signor Calligan – tento’ di
indovinare la proff, anch’ella sorpresa di tale bellezza
- Si
professorresa, Sono Logan Calligan, perdoni il mio ritardo ma...-
tento di giustificarsi il ragazzo
- Non ti preoccupare, tua
sorella ha gia’ chiarito per te, siediti pure accanto a lei, che
vedo che ti ha tenuto il posto – lo rassicuro’ l’insegnante.
Fece un cenno con il capo e si ando’ a sedere vicino ad Anne.
All’intervallo la nuova arrivata scese con noi ragazze e ci
mettemmo a chiacchierare davanti a una sigaretta. Scoprimmo per
assurdo che abitavano in un villa a Cesano Boscone, che era di
proprieta’ dei suoi zii, e che quindi come me, attraversavano mezza
citta’ per arrivare a scuola. La scelta del nostro liceo era data
da due motivi: in primis perche’ nonostante i soldi e a quanto
pare la noterieta’ che avevano in America, lei e suo fratello erano
sempre stati abituati a vivere, quanto possibile, nella normalita’,
e questo voleva dire niente scuola private, e in secondo luogo
perche’ a quanto pare la vicepreside, era vecchia conoscente dei
loro zii e quindi per sicurezza gli avevano mandati qui.
Ci
spiego’ anche il perche’ della conoscenza cosi’ perfetta
dell’italiano, raccontandoci che la sua famiglia aveva radici nel
nostro paese, e che i suoi avevano insistito tanto fin da quando
erano bambini, che lei e suo fratello la imparassero.
- Oh mio dio,
quindi la Boselli ha una vita sociale fuori da questa scuola.?? –
chiese divertita Ester
- Perche’ non e’ simpatica.? Sembrava
cosi’ gentile quando le abbiamo parlato al colloquio – disse
stupita della frase della mia amica
- Ahahah e’ quello che mi
ero chiesta anch’io quando mi sono trasferita qui. Hai detto bene,
sembra gentile, ma no, e’ tutto tranne quello – le spiegai io
-
Io non capisco ancora una cosa: perche’ trasferirvi adesso in
Italia.? L’ultimo anno poi.! – chiese curiosa Caterina d’un
tratto, cambiando discorso
- E’ una storia lunga, ma si tratta
sopratutto per motivi aziendali – rispose velocemente Anne, con un
velo di tristezza negli occhi. Dietro a quella frase c’erano molte
altri tristi verita’ nascoste, ma le avremmo scoperte solo con il
tempo.
Dopo solo due ore, eravamo giunte a conclusione, che Anne,
era veramete una brava ragazza, che non rispecchiava la figura
dell’arrogante ricca snob, ma che comunque aveva quel non so che
fuori dalla portata delle comuni ragazze della scuola.
- Hej
Vicky aspetta – Grido’ raggiungendomi l’americana all’uscita
della scuola – Tu devi andare a San siro giusto.? – mi chiese
curiosa.
- Si bhe’ quella zona li’ – le risposi, mentre
facevo cenno ad Ilegna ed Ester, mie fedeli compagne di autobus, di
aspettarmi.
- Io e Logan siamo in macchina, comunque vada dobbiamo
passare da li’, ti diamo volentieri un passaggio. Siete state cosi’
gentili con me tu e le altre, con qualcuno di voi mi dovro’ pur
sdebitare- mi spiego’ dolcemente. Le sorrisi grata, andare a casa
in macchina, era sicuramente una di quelle comodita’ che quando
avevo l’occasione non riuscivo proprio a rifiutare. Avvisai le mie
amiche del mio cambiamento di piani, e mi diressi con Anne alla
macchina.
- Wow, ma questa e’ una BMW serie uno.!! E’
stupenda.! – Nera, vetri oscurati, ovviamente cerchi in legha,
targata 2012. Insomma, una di quelle macchine, che non mi ero mai
potuta permettere nemmeno usate.
- Si e’ il gioiello di mio
fratello, se l’e’ presa quest’estate dato che l’altra ha
fatto una brutta fine – disse scocciata, come se stesse parlando di
una qualche maglietta da 5 Euro che se si rovina si puo’ cambiare
con un’altra al mercato – Vai pure davanti io mi stendo dietro
almeno – disse aprendomi la portiera. Logan era gia’ ovviamente
dentro.
- Ciao – dissi timidamente entrando in macchina. Avevo
passato tutta la mattina a parlare con Anne, ma era la prima volta
che mi rivolgevo a lui.
- Ciao – mi rispose con tono piatto.
Simpatia portami via insomma. Non feci in tempo ad allacciarmi la
cintura’ che parti’ come un pazzo. Prese la tangenziale, e
inizio’ a viaggiare con una velocita’ sui 160 km: aveva
decisamente sorpassato il limite di velocita’, ma feci finta di
niente.
- Logan per favore ti puoi fermare un attimo al
benzinaio.? Devo assolutamente andare in bagno – domando’ d’un
tratto la ragazza. Il fratello non disse parola ma appena intravise
l’autogrill si fermo’. Anne scese velocemente e rimannemo solo
noi due.
- Devo dire che vai un po’ veloce rispetto al codice
stradale italiano – azzardai nervosa. Quel ragazzo aveva un un
qualcosa che sapeva mettermi tremendamente in soggezione.
- Sei
hai paura, la prossima volta niente passaggio, mi spiace – rispose
con straffottenza. “Antipatico” pensai.
- Non ho detto quello
– dissi, non mi piaceva l’idea che pensasse che avessi paura.
-
Sembrava, la prossima volta sii piu’ precisa – mi contraddi’
-
E tu meno acido – risposi a mia volta
- Ti piace avere l’ultima
parola e’.?? – continuo’ lui.
- Senti chi parla –
ribattei, anche se aveva pienamente ragione, adoravo avere l’ultima
parola, ma a quanto pare lui non era da meno. Giusto in quel momento
Anne sali’ in macchina e pose quindi fine alla nostra veloce e
sciocca discussione. Vicky 1 Logan 0.
- Scusate, ma non mi sono
sentita bene, sara’ stato tutto il nervosismo del primo giorno di
scuola – si giustifico’ Anne
- Tranquilla, nessun problema –
la rassicurai io
- Hej, tutto a posto voi due.? Sembrate strani –
commento’ lei. Aveva occhio la ragazza.
- Assolutamente
sorellina, la tua amica pero’ a un po’ di paura a causa della mia
guida – disse Logan. “Avevo detto antipatico.? Mi correggo:
stronzo” mi dissi mentalmente
- Non e’ vero – lo
contradissi
- Ah no.? Allora perche’ ti tieni cosi’ stretta
alla maniglia.? – mi chiese divertito lui. Guardai la mia stessa
mano destra, e mi maledissi: non potei controbattere.
Vicky 1
Logan 1