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Autore: Rowena    20/11/2012    4 recensioni
Emozionato, Phil Coulson soffiò sulla candelina ed espresse il solito desiderio, che l’uomo addormentato tornasse alla vita il prima possibile.
- Buon compleanno, Capitan America – mormorò prima di alzarsi e uscire.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Agente Phil Coulson, Steve Rogers/Captain America
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Angoletto dell'Autrice: Questa è proprio una sciocchezzuola, ma dato che mi sono resa conto che il mio Cap e il mio Agente Coulson compiono gli anni a un giorno di distanza... Cavolo, sono cose che non si possono ignorare! Questa storia è dedicata a Charme e Krixi19, che spero l'apprezzeranno... Buon compleanno a entrambe! ^^

Rowi




Non avrebbe dovuto farlo.

L’agente Phil Coulson stava rischiando la carriera, la reputazione… E forse anche la vita, se Fury l’avesse sorpreso lì. Non importava, era un giorno troppo importante per farsi vincere dalla paura.

Inoltre, alla base S.H.I.E.L.D. di New York tutto era tranquillo: era un giorno di festa per gli analisti e il personale tecnico, di allerta per gli operativi che tenevano d’occhio le situazioni critiche nel paese e all’estero.

Con il quattro luglio, non si poteva mai sapere quale pazzoide avrebbe potuto inventarsi un nuovo piano per infliggere all’America una lezione nel giorno della sua festa nazionale. Qualche folle c’era sempre, e dire che era scontato attaccare in quella data, da cattivo uscito da un fumetto di quinta categoria…

Ma tutto questo non interessava l’agente Coulson, che quel giorno non era in servizio.

Camminava furtivo per i corridoi, sperando con tutte le sue forze di non incontrare nessuno per non dover fornire spiegazioni imbarazzanti sulla sua presenza alla base. Già erano parecchi che lo prendevano in giro per le sue visite frequenti, chiedendogli se fosse davvero un operativo o più una di quelle ragazzine che si facevano venire gli attacchi di panico alla vista di quei cinque ragazzetti inglesi che da qualche tempo spopolavano nelle classifiche musicali mondiali.

Coulson tirava dritto, sebbene fosse terribilmente offeso di essere paragonato a simili personaggi. Lui non era semplicemente un fan, un ammiratore: non si era infiammato secondo la moda del momento, né si sarebbe dimenticato tanto presto del suo idolo, semplicemente perché lo adorava da che era stato abbastanza grande per capire il significato di quella divisa azzurra con la stella bianca sul petto. E se ne era innamorato.

Non dell’uomo in senso fisico, ma dell’ideale che incarnava, e del suo coraggio, delle prodezze che aveva compiuto nella guerra più spaventosa che l’umanità per ora aveva mai affrontato…

Ecco perché era lì quel giorno. Perché il quattro luglio non era solo la festa nazionale.

Era il compleanno di qualcuno.

Phil si guardò un’ultima volta intorno per assicurarsi di non essere spiato, quindi aprì la porta che lo separava dal suo idolo: nella camera arredata secondo lo stile degli anni quaranta, un uomo biondo e incredibilmente muscoloso riposava nel suo letto dalle lenzuola immacolate.

Una radio raccontava l’appassionante cronaca di una partita vecchia ormai di sessant’anni, allo scopo di creare un’atmosfera familiare per quando l’eroe si fosse svegliato, così da dargli il tempo di assimilare gli eventi che si era perso. Non sarebbe stato comunque facile, ma era meglio di mettergli davanti un televisore al plasma che sparasse a raffica pubblicità degli ultimissimi gadget tecnologici, almeno.

Sospirando, l’agente Coulson recuperò la sua solita sedia, la stessa che usava ogni volta che passava a trovare il bell’addormentato, quindi tirò fuori dal pacchettino che aveva portato con sé un cupcake dalla glassa blu con le stelline bianche, vi piantò una candelina azzurra e l’accese con il suo accendino.

Rimase in quel modo per un attimo a fissare il suo eroe, lo stesso di cui aveva collezionato figurine, film, manifesti e quant’altro merchandising suo padre fosse riuscito a trovare in giro: aveva quasi un secolo, ormai, era molto più vecchio di Phil eppure non lo dimostrava affatto.

Era stato ripescato da poco dal mar glaciale Artico, dove era stato dato per disperso fin dall’epico scontro decisivo con Teschio Rosso, il terribile folle a capo dell’HYDRA. Dopo settant’anni, tornava in superficie, immutato nell’aspetto e in un coma profondo.

Phil aveva pattugliato il suo capezzale per giorni interi, finché Fury non l’aveva spedito dietro a Tony Stark pretendendo che si rendesse utile… Una missione per nulla felice, visto che il miliardario con l’armatura supertecnologica era davvero impossibile. E nonostante questo, ogni volta che ne aveva l’occasione tornava a New York per vederlo, sperando che proprio durante una delle sue veglie il suo idolo riaprisse finalmente gli occhi.

Maria Hill aveva cominciato a definirlo uno stalker, ma non se ne curava. Era per lui che aveva accettato di entrare nello S.H.I.E.L.D., era a lui che si ispirava ogni giorno sul lavoro e non solo.

Emozionato, Phil Coulson soffiò sulla candelina ed espresse il solito desiderio, che l’uomo addormentato tornasse alla vita il prima possibile.

- Buon compleanno, Capitan America – mormorò prima di alzarsi e uscire.

   
 
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