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Autore: silvi    20/11/2012    5 recensioni
Arizona è bloccata nella corazza di rabbia che si è creata. Lotta tra il mostro vuoto che è diventata e la donna che era. Rabbia contro Amore per la donna che le ha tolto tanto e dato tanto, o tutto.
Post 9x06: per chi non ce la fa ad aspettare la pace tra la sua coppia preferita.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nona stagione
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FUORI DAL MOSTRO DI RABBIA
 
Meglio il gossip o le cartelle?
Potrei leggere queste copie delle cartelle che mi sono portata a casa, così magari potrei chiamare Karev e dargli qualche idea su questi casi un po’ particolari. Almeno così li ha definiti: un po’ particolari.
Oppure potrei continuare a leggere la mia rivista, alla fine non ho ancora capito quale sarà il colore di tendenza la prossima primavera. Potrei smettere con i casi particolari e farmi qualche nuovo interesse. Magari potrei imparare a cucire, non dovrebbe essere difficile, ho imparato a fare suture molti anni fa, posso, anzi potevo, ricucire intestini, non credo che maniche e orli saranno diversi.
 
 
Il colore di tendenza la prossima primavera è il verde. Buona notizia. Mi sta molto bene il verde.
Ho l’ago, il filo, la stoffa leggera. Ho letto molto su come confezionare vestiti, tutta questa settimana ho ordinato riviste da sarta, ho imparato a disegnare i modelli su carta e ho deciso la mia prima opera. Un vestitino verde scuro, leggero con una gonna che parte da sotto il seno. Credo che sia molto bello, ma io non lo potrò mai mettere, non potrò mai più mettere una cosa del genere. Non riuscirei a nascondere la ferraglia che mi porto appresso.
 
 
È tornata. Devo nascondere queste cose, non credo che approvi il mio nuovo interesse. Era così contenta quando ha visto le cartelle sul mio comodino, ha anche smesso di andare a dormire nell’altro appartamento. Ma il suo entusiasmo è andato a scemare quando ha capito che non avrei mai letto quelle cartelle. Forse dovrei fingere di leggerle, magari sorriderebbe di nuovo.
Anzi credo che non lo farò, sono arrabbiata con lei, sono arrabbiata da morire, è colpa sua, non era una sua scelta, era una mia scelta e io avevo scelto di non voler vivere senza una gamba. E lei è un fottutissimo chirurgo ortopedico, io mi fidavo di lei, è la più brava e si è arresa con me. Si è arresa con la persona che dice di amare. Non fingerò di aver letto le cartelle, non se lo merita, anche se mi manca il suo sorriso.
 
 
Il mio vestito è finito. Alla fine ci sono riuscita, ho buttato parecchi scampoli del tessuto che avevo ordinato su internet, non era così facile come credevo, ma alla fine ecco qui il mio vestito.
Non so però come provarlo, vorrei vederlo addosso a qualcuno, vorrei vederlo addosso alla donna che ho immaginato durante tutto il processo di creazione. Ma non succederà, non glielo chiederò, sto lasciando andare, devo smettere di pensare a lei, devo smettere di pensarla con vestiti che cucio o che vorrei cucire, non le chiederò mai una cosa del genere. Direi che va bene e basta. Posso cominciare a farne un altro. Questo sarà blu notte, un po’ più lungo e leggermente più pesante. Perfetto per Capodanno o San Valentino. Basta. Devo smettere di pensarci. Concentrazione sul vestito. Forbici.
 
 
“Arizona, dove sei?”
È già rientrata ma che vuole, perché non mi lascia in pace.
“Eccoti, hai camminato un po’ oggi?”
“No” E anche se lo avessi fatto non ti darei mai la soddisfazione di obbedire ai tuoi consigli, non sei mia madre. Sei la madre di mia figlia.
Adesso te ne vai di nuovo? Dove te ne vai? Sei arrabbiata? Povera lei che è arrabbiata, lei con tutte e due le gambe, che può ancora prendere in braccio nostra figlia, che può ancora camminare fino al bagno senza rischiare di cadere, che può ancora fare il chirurgo.
Vattene va. Vai di là in quell’appartamento, così puoi piangere un po’ da sola, così puoi piangere il tuo amico morto, puoi piangere per tua moglie che non ti rivolge più la parola, per tua figlia che crescerà senza il suo papà.
Torna Calliope, non andare di là da sola, ci sono io qui a consolarti, non ci succederà più niente di brutto, ma non andare.
“ Buonanotte Arizona, sono da Mark se ti serve qualcosa.”
Buonanotte amore mio, mi servi tu.
 
 
Adesso busso, busso a questa porta oltre il mio pianerottolo, così la chiamo e le faccio vedere quello che ho fatto. Le faccio vedere i vestiti che ho creato. E le dico che ho letto le cartelle, l’altra notte sola a casa ho letto le cartelle, sono cartelle vecchie, ormai i miei suggerimenti non saranno più utili, ma ho lasciato un messaggio in segreteria a Karev, forse qualche bambino ha ancora bisogno di aiuto. Adesso busso e magari la invito a bere un bicchiere di vino con me. Bastano pochi passi per arrivare dall’altra parte del pianerottolo.
Aia, cazzo. Ma non è possibile, ogni volta, non riesco mai a non inciampare in qualcosa. E sono di nuovo con la faccia per terra, ormai inizio ad abituarmi. Ma non ho un appiglio qui in mezzo tra due porte, non riesco ad alzare me e la protesi, è pesante, non sempre, ma se sei a terra e devi alzarti è davvero pesante.
“Dottoressa Robbins, che le è successo”
“ Karev, che sei venuto a fare?” Proprio adesso dovevi arrivare, che sono in questa situazione di merda. Cazzo Karev, te ne potevi rimanere dove stavi, adesso mi tocca pure chiederti aiuto.
“Sono venuto a esaminare un paio dei casi di cui mi ha parlato.”
“ Mi aiuti ad alzarmi o vuoi che ne parliamo così nel pianerottolo?”
 
 
“Arizona, sono tornata, esco stasera. Ti posso lasciare Sofia o chiamo la babysitter?”
Dove vai? Dove vai stasera? Callie dove devi andare senza di me?
“Chiama la babysitter”
È mia figlia. Non serve chiamare la babysitter, Sofia è mia figlia. Riesco a badare un paio di ore ad una bambina, alla mia bambina.
“La chiamo allora?”
“Ti ho detto di chiamarla, non riesco a starle appresso, lo sai.”
“Non vuoi sapere dove vado?”
“No.” Certo che lo voglio sapere, anzi non lo voglio sapere, voglio che non vai da nessuna parte senza di me. Voglio che non lasci la bambina ad una babysitter per uscire. Non andare.
“Per te non ci sono problemi se esco?”
“No”
“Per caso ti andrebbe di venire?”
“Stai scherzando spero? Dove vogliamo andare a ballare? Al bowling? No non voglio venire”
“ Ad esempio potremmo andare a mangiare fuori, uscire, andare al cinema, fare un giro in macchina e fermarci a vedere le stelle. Non servono due gambe per fare queste cose”
“Vattene, esci con qualcun altro, vai a cena fuori con qualcuno che voglia venirci, con qualcuno che ti merita.”
“ Come vuoi Arizona”.
Voglio andare a cena fuori con te, vedere le stelle, portarti al faro, andare al cinema o rimanere a casa, vedere un film, farci le coccole. Non andare con nessuno che ti merita, ma forse dovresti. Dovresti veramente trovarti qualcuno che ti merita più di me.
 
 
“Arizona come mai tutti questi vestiti nuovi dentro l’armadio?” Perché sorridi così?
“Niente”
“Li hai comprati tu? Sono bellissimi”
“ Non li ho comprati io”
“ Io nemmeno, te li hanno regalati?”
“No, li ho cuciti in questo periodo.”
“Tu sai cucire?”
“Ho imparato”
“Sono stupendi Arizona, perché non mi fai vedere come ti stanno”
“Non sono per me.”
“E per chi sono?”
Sono per te idiota, sono per quella meraviglia che ho davanti ai miei occhi, non vedo l’ora di vederti con quei vestiti addosso, portarti a cena così vestita, poi portarti a casa e toglierti quei vestiti e vedere cosa c’è sotto.
“Non sono per nessuno, li ho fatti per esercitarmi.”
“Ah, sono stupendi comunque.”
“Sono solo vestiti, potrei farlo di lavoro, no? Un bel lavoro che si può fare con una gamba sola. Le creazioni della storpia, che ne dici?”
“ Dico che sono bellissimi e basta. Dico che hai due mani fantastiche e che puoi fare il chirurgo anche con una gamba sola, ecco che dico.”
“ Si certo allora chiamiamoli gli interventi della storpia”
“ Storpia o meno, credi che importi a qualcuno?”
“Importa a me, Callie”
“A me non importa, a nessuno dei tuoi amici importa, non importerà ai tuoi pazienti, ma sempre e solo a te.”
“Si mi importa, credo che sia abbastanza. Non esci stasera?”
“Si esco, ho lasciato Sofia dalla Bailey, non possiamo permetterci una babysitter a tempo pieno “.
“E invece possiamo permetterci di uscire tutte le sere?”
“Si, posso. Io me lo posso permettere, perché io lavoro, non sto a casa tutto il giorno, quindi posso uscire se voglio.”
“Dovresti andare adesso. Ciao”  
Vattene, tu e il tuo bel lavoro. Tu e le tue gambe funzionanti, le tue mani fantastiche, il tuo sorriso speciale, i tuoi capelli profumati. Vattene via.
 
 
“Dovresti provare uno di quelli, per vedere se vanno bene, ho deciso di venderli” Dovresti provare uno di quei vestiti che ti ho cucito così impazzisco quando ti vedo.
“Perché li vuoi vendere?”
“Così non devi portare in giro nostra figlia come un bagaglio e lasciarla dove capita, così ci possiamo permettere la babysitter”
“Arizona, non volevo dire questo. Sai che mi sono scusata un centinaio di volte per quelle parole, non voglio che tu vendi i tuoi vestiti, vorrei che tornassi a lavorare. Quando ti sentirai pronta. So che parli con Karev tutti i giorni, perché non torni in ospedale?”
“Vuoi provare uno di quei cosi o devo pagare una modella?”
“No, no. Sarò io la tua modella.”
Sei bellissima. Come immaginavo. Anzi sei più bella di come immaginavo. E sono brava a cucire. Sei la cosa più bella che esiste.
“Vieni qui che do due punti sul fianco, evidentemente sei dimagrita un po’ da come mi ricordavo”
“Scusa? Li hai fatti pensando a me? Sai che non sono proprio una modella? Forse dovresti stringerli ancora un po’”
“ Forse hai ragione” Certo che li ho fatti pensando a te, tu sei la modella più bella del mondo, non voglio stringerli nemmeno per sogno, anzi perché non riprendi il paio di chili che ti ho fatto perdere con i miei capricci? Ho immaginato il tuo corpo e ho cucito questa stoffa, l’ho immaginato perché lo vedo davanti a me anche quando non ci sei, ricordo ogni centimetro della tua pelle, perché sei dimagrita e io non conosco più il tuo corpo?
“Non ti muovere altrimenti ti pungo con l’ago, li facciamo provvisori, solo per vedere come ti sta”
“Come mi sta? Arizona non capisco, non dovresti vedere come sta a chi lo compra”
Perché sei così idiota? È per te questo vestito e tutti quelli che ci sono nell’armadio. È a te che deve stare bene.
Sei troppo vicina adesso, riesco a sentire il tuo odore. Il profumo della tua pelle. Ti vorrei toccare, baciare, stringere, avvicinati ancora un po’ e ti bacio.
“ Arizona, devo dirti una cosa”
No, non la voglio sentire.
“Dimmi”
“Sono quasi andata a letto con un uomo un paio di settimane fa”
Ti prego uccidimi, perché non mi uccidi?
“È per questo che hai smesso di uscire, per non caderci di nuovo?”
“Si, mi dispiace Arizona, non so perché ho pensato di farlo”
Io lo so perché, perché io non ti guardo più, dormi da sola da mesi, forse non mi ami più e hai ragione.
“Va bene” Io lo voglio uccidere.
“Come va bene? Non ti importa, mi era sembrato che stessero andando meglio le cose. Tu fai questi vestiti, io li provo, andiamo avanti, mi manchi Arizona.”
Anche tu mi manchi.
“Bhe forse ti manca qualcuno, se ne vai tanto cercando in giro. Forse dovresti continuare a cercare”
“Noi siamo sposate ricordi?”
“Non credo che tu te lo ricordi molto bene, comunque sei libera di andare a letto con chi vuoi, noi siamo sposate per finta ricordi?”
Non piangere amore mio, non ti volevo dire questa stupidaggine, noi due siamo sposate, ci siamo fatte una promessa, adesso non andartene, mi dispiace.
 
 
“Non ti ho tradita”
“È come se l’avessi fatto”
“Non l’ho fatto.”
 “Non sarebbe una novità, non ti preoccupare”
“Sei ingiusta, io non ti ho mai tradita”
“Io sono ingiusta? Mi dispiace, mi devi tenere così, non puoi lasciare una invalida, che direbbero di te?”
Ti prego non ci pensare nemmeno a lasciarmi, morirei, non di stenti, morirei di dolore.
“Io non voglio lasciarti, ma tu mi lasci continuamente, sembra che stiamo per avvicinarci e poi succede qualcosa, faccio o dico qualcosa di sbagliato e tu mi lasci di nuovo.”
“ Ad esempio “quasi” andare a letto con un altro?”
“Perdonami Arizona, ero triste, sono triste, il padre di mia figlia è morto, tu mi urli contro e basta. Ti prego..”
Ti perdono, tu mi perdoni?
 
 
“Ho aggiustato i tuoi vestiti”
“Che avevano i miei vestiti che non andavano?”
“Volevo dire che ho stretto i vestiti che ho cucito.”
“Sono miei?”
“No.”
“Arizona, li hai fatti per me?”
“No.”
“Arizona, guardami. Hai cucito quei vestiti pensando a me?”
“No.”
“Vorresti che li indossassi?”
“No.”
“Arizona..”
“Ho bisogno di altro tempo Calliope” Non riesco a dirti quello che vorrei. Tu sei qui davanti a me e vorrei dirti tutto quello che penso. Ma non riesco ad uscire da questa corazza di rabbia, è come se fossi intrappolata in qualcuno che non sono io.
“Ho bisogno di un tuo sorriso magico Arizona, ho bisogno che mi guardi, ho bisogno che mi pensi, ho bisogno che tu non smetta più di chiamarmi come solo tu puoi fare”
“Calliope”
Non sono pronta, ti prego non sono pronta, non puoi baciarmi adesso. Succederà un disastro, aspetta ancora un po’ amore mio, cercami da qualche parte, non sono io, ti prego aspetta.
“Ma perché l’hai fatto?”
“Non ti avvicinare, non voglio”
“Perché mi hai scansato. Io pensavo che..”
“Ti sbagliavi” Perché Calliope, perché? Ti prego aiutami ad uscire.
 
 
Perché piangi? Ti sento piangere nel sonno ogni notte. Poi piange anche Sofia e tu ti alzi, io vi vedo dalla mia camera, vi fate forza a vicenda. Tu hai perso il tuo migliore amico e tua moglie e lei una mamma e un papà, cercate di farvi forza. Adesso mi alzo da questo maledetto letto e vi do il bacio della buonanotte, racconto una favola a Sofia e ti stringo tra le mie braccia. Così vi calmate entrambe. Avete bisogno di me, tutte e due dovete ritrovare la donna e la mamma che avete perso. Mi devo alzare da questo letto.
Dormite. Nel tempo che ho impiegato ad alzarmi siete riuscite ad addormentarvi, state imparando a fare a meno di me, sono mesi che non ci sono. La mia bambina mi starà dimenticando, mia moglie troverà qualcuno che la ami. Aspettatemi ancora un po’, giuro che faccio in fretta ad uscire da questo mostro che sono diventata. Aspettatemi.
 
 
Cammino per questi corridoi che conosco, faccio un passo alla volta, ma ho imparato ad usare la mia nuova gamba. Ho deciso di pensare che è solo una nuova opportunità, non sono 3 chili di ferro e carbonio. È una nuova gamba. Sono in questi corridoi e vado verso il mio reparto. Ho impiegato due mesi ad uscire di casa dopo aver sentito l’ultima volta il pianto di mia moglie.
“Dottoressa Robbins, è tornata”
“Ciao Karev, non sei riuscito a distruggere il mio reparto?”
“Se non tornava in un altro mese il nuovo primario lo avrebbe mandato all’aria, sono contento di vederla”
“ Sembra che io non sia più il primario qui e tu non sei più il mio specializzando che ne dici di chiamarmi per nome?”
“Certo. Anche se per me sarai sempre il primario di questo reparto. Ti mostro i casi e ce li dividiamo, al nuovo primario non interessano le operazioni, solo i giornalisti e i microfoni quando facciamo qualcosa di grosso. “
“Ah sì? Sono venuti i giornalisti?”
“Sì per quel caso di cui abbiamo parlato tre settimane fa, il bambino è ancora in corsia, ma il suggerimento che mi hai dato era corretto, siamo riusciti a sistemare con un piccolo intervento un problema che lo bloccava a letto da mesi povero bambino.”
“E lui si è preso il merito?”
“Sì lo ha fatto.”
“Non mi piace questo nuovo capo”
“Neanche a me”
“Bhe allora dobbiamo sbarazzarcene che ne dici Alex?”
“Mi pare un’ottima idea socia”
Grazie Karev, grazie per non aver detto niente sulla mia gamba, per aver finto che io sia andata in vacanza per nove mesi.
 
“Dove sei stata? Mi sono spaventata”
“Sono andata in ospedale” Non ti devi spaventare, odio vedere l’angoscia sul tuo viso.
“Hai fatto una visita con il dott. Moore?”
“No, sono andata a lavoro, ho parlato con Hunt, dice che c’è ancora un posto per me, sotto il nuovo primario. Non mi piace affatto”
Bene, adesso sorridi, questo lo preferisco di gran lunga. Non essere più in ansia per me, sto uscendo dal mostro di rabbia, piano piano ne sto uscendo.
“Non piace neanche a me quell’uomo, sta distruggendo il tuo reparto. Niente polvere magica nelle sacche di soluzione salina”
“Lo dovrò mandar via a calci, credo che il suo sedere non sarà contento, dicono quelli che l’hanno provato che ho un piede duro come il ferro.”
Mi sei mancata. Mi manca vederti sorridere.
“Non vorrei essere nei suoi panni.”
“Sofia dov’è?”
“Sta giocando nel box. Adora il peluche che le hai regalato mesi fa”
“Prima dell’incidente?”
“Si, credo che le manchi la sua mamma”
“Che ne dici di chiamare la babysitter?”
“No, perché? Hai sentito che ti ho detto?”
“Dille che ci serve solo un paio di ore stasera”
“Io non ho intenzione di uscire, non devo vedere nessuno.”
“Io invece ho intenzione di dare da mangiare a mia figlia, cambiarla, raccontarle una storia, aspettare che si addormenti, aspettare la babysitter, vestirmi bene, truccarmi ed uscire con la donna più bella del mondo, vestita con uno di quei vestiti che ho cucito per lei che per fortuna è anche mia moglie e mi ha aspettato per nove mesi. Tu che fai, rimani a casa?”
  
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