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Autore: data81    20/11/2012    1 recensioni
“P’Tak!” grugnì la donna, mentre poggiava entrambe le mani sui fianchi lanciando uno sguardo assassino a quello che – probabilmente – poteva essere il suo più grande fallimento in campo ingegneristico.
La macchina di fronte a lei non si degnò di rispondere all’insulto lanciato in lingua Klingon e B’Elanna si chiese se, su quel tipo di tecnologia terrestre, fosse applicabile la famosa «testata klingon» brevettata dall’Ingegnere Kron, padre della tecnologia dei disgregatori paralleli montati da secoli sugli sparvieri della sua gente.
Storia pubblicata tempo fa e poi rimossa...ora la ripubblico sperando di strapparvi un piccolo sorriso con le (dis)avventure della povera B'Elanna al suo ritorno sulla Terra.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: B'Elanna Torres
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Star Trek Voyager: La Macchina Infernale
 

B’Elanna Torres si era sempre considerata un buon ingegnere.
Certo, era stata espulsa dall’Accademia della Flotta Stellare per lo scarso riguardo che sembrava mostrare nei confronti di regole e procedure, ma questo non significava che la mezza Klingon non ci sapesse fare con le macchine.
Quando aveva servito sotto Chakotey nei Maquis, la donna era stata in grado di tenere insieme un vecchio caccia di Classe Peregrine pur senza disporre delle moderne Basi Stellari della Flotta e utilizzando ogni genere di attrezzo di fortuna, riuscendo in ogni occasione a gabbare gli enormi incrociatori Cardassiani di Classe Galor che davano loro la caccia.
Quando poi era stata assegnata alla Sala Macchine della Voyager, prima come vice-capoingegnere sotto Carey e poi come Ingegnere Capo dopo quell’assurda missione in una navetta col Capitano Janeway, aveva finalmente potuto dimostrare quanto valeva.
Insomma, aveva addomesticato la tecnologia Borg e riparato la nave dispersa nel Quadrante Delta un’infinità di volte, per non parlare di quando aveva aiutato a progettare il Delta Flyer o quando aveva sviscerato le tecnologie dei Siluri Transfasici e delle Corazze Adattative avute dal futuro!
E allora, perché diavolo quella Macchina Infernale la guardava col suo enorme occhio centrale come se volesse sfotterla?
 
“P’Tak!” grugnì la donna, mentre poggiava entrambe le mani sui fianchi lanciando uno sguardo assassino a quello che – probabilmente – poteva essere il suo più grande fallimento in campo ingegneristico.
La macchina di fronte a lei non si degnò di rispondere all’insulto lanciato in lingua Klingon e B’Elanna si chiese se, su quel tipo di tecnologia terrestre, fosse applicabile la famosa «testata klingon» brevettata dall’Ingegnere Kron, padre della tecnologia dei disgregatori paralleli montati da secoli sugli sparvieri della sua gente.
Sì lei era un ingegnere provetto ma, nonostante tutta la sua abilità e le conoscenze acquisite servendo per anni nello spazio profondo, quella volta aveva fallito.
Il suo istinto di guerriera le stava ordinando di distruggere l’avversario che aveva osato metterla in ridicolo ma, in quel momento, un pianto disperato attirò la sua attenzione placandola.
Miral, sua figlia, reclamava l’attenzione di una madre e non di una guerriera… bastò questo pensiero a calmare la donna, lasciando che il suo lato umano e razionale prendesse il controllo reprimendo quello Klingon.
Sotto l’influenza di questo aspetto più mite del proprio carattere, B’Elanna prese un profondo respiro e lanciò una nuova occhiata alla macchina che tanto l’aveva fatta penare.
Il fatto che l’avesse sconfitta era incontestabile ma, tutto sommato, sarebbe stato molto peggio non riuscire a tenere alzati gli scudi della nave durante un attacco degli Hirogeni o non riuscire a riavviare i motori a curvatura in tempo per sfuggire ai Borg!
Ora era sulla Terra e, quella piccola sconfitta, non avrebbe danneggiato nessuno se non il suo ego…
E - al massimo - Tom, che sarebbe stato costretto a portare su di sì il marchio di quell’infamia!
Mentre il pianto di Miral l’attirava inesorabilmente verso la stanza della figlia, B’Elanna lanciò un’ultima occhiata alla biancheria da uomo color rosa stesa accanto all’uniforme della Flotta Stellare di Tom e ghignò divertita: dopo tutto, era colpa di suo marito e della sua passione per le anticaglie se – anziché utilizzare un replicatore come tutte le persone normali – era stata costretta a lavare i panni con una vecchia lavatrice del ventesimo secolo!
 
  
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