Capitolo
21
-Questa
volta è davvero finita, lui mi odia-
Kaori,
accoccolata sul divano della sorella, si portò le gambe al petto e le circondò
con le braccia, appoggiando poi la fronte alle ginocchia. Erano trascorsi due
giorni da quando Ryo si era presentato al suo appartamento arrabbiato e ferito.
Due giorni in cui aveva tentato in ogni modo di mettersi in contatto con lui, ma
inutilmente. La consapevolezza di aver distrutto tutto le stringeva il cuore in
una morsa di dolore.
-Ryo,
non ti odia, ha solo bisogno di un po’ di tempo per sbollire la rabbia- cercò di
rassicurarla Sayuri seduta accanto a lei
-No,
stavolta ho rovinato tutto, non mi perdonerà mai per quello che ho fatto-
-Certo, avresti dovuto dirgli
subito del bambino, questo è vero, ma sono sicura che lui ti ama-
-Dio, come ho potuto essere così
stupida?!- Kaori sbatté un pugno sul divano –Ero così presa dalla mia rabbia e
dal mio dolore che non ho pensato a quello che stavo facendo a Ryo!-
Sayuri le prese dolcemente la mano.
-Kaori, non è ancora tutto perduto.
Se riuscirai a far capire a Ryo quanto lo ami e quanto tu sia felice che sia lui
il padre del tuo bambino, si sistemerà tutto-
-E come dovrei fare?-
-Questo non lo so, ma Ryo si è
sentito privato del suo ruolo di padre ed è su questo che devi puntare-
Kaori rimase qualche istante in
silenzio a riflettere, poi, all’improvviso, un’idea si fece strada nella sua
testa. Non so se funzionerà...Ma devo
almeno tentare!
-Forse so cosa fare...Grazie,
sorellona, ti adoro!- esclamò abbracciando Sayuri
Con uno stridio di freni, Ryo fermò
la sua Porsche nel posto che gli era riservato nel parcheggio sotterraneo del
suo palazzo. Afferrò la sacca dal sedile passeggero e uscì dall’auto sbattendo
la porta. Erano già tre sere consecutive che andava in palestra ad allenarsi, o
meglio, a sfogarsi tirando pugni e calci ad un sacco senza ottenere risultati.
Era tutto inutile, non riusciva a togliersi Kaori dalla testa. L’unica cosa che
aveva ottenuto era stato passare da uno stato di rabbia a uno di amarezza.
Nonostante tutto, la cosa che gli faceva più male era che, se Kaori non gli
aveva detto niente del bambino, evidentemente aveva deciso di cancellarlo dalla
sua vita. E questo faceva un male cane, maledizione. Perchè l’amava.
Disperatamente. E la voleva. La sua mente la voleva. Il suo cuore la voleva. Il
suo corpo la voleva.
Con un sospiro di frustrazione,
aprì la porta del suo appartamento e buttò la sacca in un angolo. Stava per
dirigersi verso la camera da letto, quando il suo cervello registrò che in
soggiorno c’era la luce accesa. E lui era sicuro di averla spenta prima di
uscire. Inoltre c’era un grande scatolone coperto da un telo al centro del suo
salotto. E lui non aveva la più pallida idea né di cosa diavolo fosse, né di
cosa accidenti ci facesse lì. Infine, Kaori era in piedi a pochi metri da lui.
Vestita di una minigonna di velluto marrone e di una corta felpa arancione, Ryo
dovette frenare l’impulso di andare da lei, baciarla fino a mozzarle il fiato e
farla sua sul divano.
Kaori era così nervosa che si
chiedeva come fosse possibile che le gambe la stessero ancora reggendo. Quando
aveva sentito la porta che si apriva il cuore le era balzato in gola e non
sembrava molto incline a spostarsi da lì. Dio, quanto era bello. Vestito di un
paio di vecchi jeans sdruciti e di una felpa nera, emanava fascino e virilità da
tutti i pori. Sperava solamente che non fosse tutto inutile...Sperava che il
perdono fosse ancora possibile per lei.
-Come sei entrata?- le chiese Ryo
gelido
Ok, non mi aspettavo che mi
rendesse le cose facili...Kaori prese un respiro e
rispose:
-Il tuo portiere...il signor
Komatsu...mi ha fatto salire-
-Già...Ha sempre avuto un debole
per te- replicò lui con un sorrisetto ironico –Che cosa ci fai qui?-
-Devo...Ho bisogno di parlarti-
-Se non riguarda il bambino non
abbiamo niente da dirci-
-Ryo, ti prego, ascoltami. Se
quando avrò finito sarai ancora della stessa opinione, me ne andrò-
Lui rimase qualche secondo fermo a
guardarla, maledicendosi perchè il suo cuore smaniava per averla di nuovo per
se. Ma lui aveva il suo orgoglio, maledizione! L’avrebbe ascoltata, poi avrebbe
preso una decisione.
-D’accordo- prese posto su una
poltrona –Sentiamo-
Kaori cercò di raccogliere le idee
e di concentrarsi. Ma non era facile quando il cuore le martellava nel petto e
le mani le sudavano per il nervosismo. E quando tutto il suo corpo non
desiderava altro che gettarsi tra le sue braccia e baciarlo.
-Innanzitutto voglio chiederti
perdono- cominciò –E non solo per non averti detto subito del bambino, ma anche
per come ho reagito quando ho scoperto la verità sulla morte di mio fratello. È
vero, mi sono sentita ferita, ma ho capito perchè lo hai fatto. Mi hai protetto
e hai fatto ciò che mio fratello ti chiedeva. Senza contare che gli hai reso
giustizia...-
-Se hai capito, perchè siamo
arrivati a questo punto?- le chiese Ryo
Kaori temeva questa domanda, ma
rispose sinceramente.
-Avevo paura. Non me n’ero resa
conto finché non è successo tutto questo. Avevo paura di donare il mio cuore
senza riserve- fece una paura, iniziando a camminare nervosamente avanti e
indietro, poi proseguì:-La morte dei miei genitori, la tua partenza per gli
Stati Uniti e infine la morte di mio fratello... Ero ferita e impaurita più di
quanto pensassi. In fondo al mio cuore avevo paura di essere lasciata di nuovo
sola-
Ryo la guardò intensamente.
-Ti ho promesso che non ti avrei
lasciato mai più, Kaori-
Lei lo guardò a sua volta.
-Lo so, Ryo. E so che non l’avresti
mai fatto. Ho sbagliato. E l’errore più grande l’ho fatto quando ti ho nascosto
che ero incinta. Ero talmente concentrata sul mio dolore e sui miei sentimenti,
che non ho pensato a quello che provavi tu. O a quello che avresti provato nello
scoprire che aspettavo un bambino. E così è stato. Ti ho ferito, e nel modo
peggiore. Ma spero di riuscire a farmi perdonare-
-E come?- le chiese lui
Lei si avvicinò al grosso scatolone
che c’era in mezzo alla stanza.
-Con questo per cominciare- disse
togliendo il telo che lo copriva
Ryo fu sorpreso di vedere che si
trattava di una culla da neonato, di quelle da montare.
-Ti ricordi quella volta che,
mentre passeggiavamo per le vie del centro, fuori da un negozio di articoli da
neonato abbiamo visto un uomo che cercava di far entrare un grosso scatolone
nella sua auto? Era una culla da montare e io mi sono chiesta per quale motivo
c’è chi le compra quando ci sono quelle già montate. Tu allora mi hai risposto
che secondo te i padri durante la gravidanza si sentono un po’ inutili, perchè
tutto il lavoro lo fa la donna e che montare la culla per il proprio bambino li
fa sentire di partecipare almeno un po’-
Ryo cominciava a capire dove Kaori
volesse andare a parare con quel discorso.
-È per questo che l’hai comprata?-
le chiese –Vuoi farmi capire che desideri che faccia parte della vita del
bambino?-
-Non solo. Voglio farti capire
quanto io sia felice che tu sia il padre della creatura che porto in grembo. Tu
e non qualcun’altro. Voglio che tu mi stia accanto per i prossimi sei mesi.
Voglio che mi aiuti a sopportare la nausea al mattino, che mi sia accanto ad
ogni ecografia, che mi rassicuri quando mi sentirò grassa come una balena...-
gli sorrise dolcemente –Ma, soprattutto, voglio che tu ci sia quando il mio
ventre comincerà a crescere, quando lui o lei tirerà il suo primo calcio e
quando urlerò di dolore per farlo nascere. Voglio che scegliamo insieme il nome
e che lo cresciamo insieme- si avvicinò a Ryo e si sedette sul tavolino di
fronte alla sua poltrona –Io ho bisogno di te, Ryo. Io ti amo. Amo tutto quello
che sei e amo come mi fai sentire. E amo il pensiero di portare in grembo tuo
figlio-
Ryo si era trattenuto fino a quel
momento, ma sentendo quelle parole non ce la fece più. Le prese il viso fra le
mani e la baciò con passione, esigenza e desiderio. Kaori ricambiò con tutta se
stessa, finché entrambi non rimasero senza fiato.
-Questo vuol dire che mi perdoni?-
gli chiese con sorriso quando le loro labbra si separarono
-Mmh...C’è ancora qualcosa che devi
fare se vuoi farti perdonare completamente...- rispose lui malizioso mentre
faceva viaggiare una mano sotto la sua felpa
-Prima però manca ancora un’ultima
cosa...- fece Kaori mettendosi in ginocchio –Ora che aspetto il tuo bambino,
devi fare di me una donna onesta...Ryo Saeba, vuoi sposarmi?- gli chiese
-Non dovrei essere io a
chiedertelo?- sorrise lui
-Non mi sembra che finora abbiamo
fatto le cose in modo molto tradizionale...- replicò lei con una smorfia
divertita –Allora, che ne dici?-
-Dico che non vedo l’ora- le
sussurrò Ryo prima di prendere di nuovo possesso delle sue labbra