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Autore: Giuliuli    20/11/2012    3 recensioni
C'è una ragazzina che sembra fatta solo di questo:un cappuccio rosso rosso e due occhi verdi verdi.
Fa la stessa strada, tutte le volte, per portare qualcosa a qualcuno, ad una nonna forse, forse ad una zia, ad un'amica, ad un amico, ad un cane, ad un albero.
C'è un albero, un albero nudo, tremante nel freddo dell'inverno e dietro l'albero c'è qualcuno.
C'è un uomo, un uomo che forse è un lupo, o un lupo che forse è un uomo.
E lui l'aspetta, sempre, affamato.
E non c'è magia in questa storia.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Cappuccio rosso rosso Cappuccetto rosso rosso e occhi verdi verdi.



C'era una volta una ragazzina e una ragazzina c'era una volta, con un cappuccio rosso rosso e gli occhi verdi verdi.
Erano occhi grandi, davvero grandi. Spuntavano solo gli occhi da sotto il cappuccio, come se fosse fatta soltanto di quello:
un cappuccio rosso rosso e due occhi verdi verdi.
C'era una volta lei, lei che camminava in fretta nel freddo pungente di un autunno infuocato, sotto la pioggia, senza ombrello.
Perchè lo diceva lei che la pioggia era fatta per caderci addosso, scivolando sui vestiti fin dentro il cuore per lavare via tutto.
Che un ombrello sarebbe stato sbagliato, un ombrello bloccava la libertà, diceva lei, oh sì lo diceva.
Con le gocce gelide sul cappuccio rosso rosso e il sole che brillava negli occhi verdi verdi.
Lei era libera, libera, libera.
Si capiva dal suo passo danzante, il piccolo piede che ballava su una musica antica e mai dimenticata, i capelli che spuntavano timidi dal cappuccio.
Non si sapeva di che colore fossero, perchè erano solo nuvole lontane all'orizzonte che correvano veloci, perchè lei era solo quello:
un cappuccio rosso rosso e due occhi verdi verdi.
E camminava ogni giorno, svelta, libera, per la stessa strada, come le note di una canzone, sempre uguali, sempre diverse.
Portava qualcosa a qualcuno, tutte le volte. Quel qualcuno che era una nonna forse, una zia, magari un'amica, un amico, un cane, un albero, un sogno perso nei meandri di un cassetto. Non si sapeva cosa portasse, nè a chi, nè dove, nè quando, nè come. C'era solo un cappuccio rosso rosso e c'erano due occhi verdi verdi che esprimevano tutti i profumi del mondo, anche quelli mai provati, c'erano tutti i venti del mondo, anche quelli mai pensati.
C'era tutto, c'era niente, c'era lei, in due occhi verdi verdi e in quel cappuccio rosso rosso che si portava dietro tutte le fragole dei mille boschi dei pensieri, tutto l'amore nascosto tra le stelle di una mezzanotte ormai perduta.
Insomma c'era lei.
E c'era lui. Lui.
Nascosto dietro a quell'albero nudo, tremante nel freddo dell'inverno. E lui era lì tutte le volte, nascosto, buio, lupo.
Era un uomo ed era un lupo, era un lupo ed era un uomo.
Se ne stava lì, tutte le volte, dietro un albero nudo, tutte le volte che passava lei. Lei. Lei. Lei.
Lei che lui non l'aveva mai guardato, persa nei campi di girasoli della sua fantasia, persa nella libertà che aveva dentro, persa in una risata, in un fiore, persa in quello che portava, tutte le volte, a qualcuno. Ad una nonna, zia, amica, amico, albero, cane, sogno, albero, albero, albero. C'era l'albero nudo su quella strada e dietro c'era lui.
Lupo, lupo, lupo.
La fissava, oh sì, la fissava, tutte le volte, tutte.
Le zanne affamate di quella libertà che lei si portava dietro, la bocca affamata di quella musica su cui lei ballava.
E lei passava, svelta, libera, per la stessa strada.
E l'uomo fece un passo indietro.
E il lupo fece un passo avanti.
E c'era un albero nudo e tremante, ma dietro non c'era più nessuno.
E c'era invece un cappuccio rosso rosso, ma rosso come il sangue, nero come la terra su cui ora riposava.
E c'erano due occhi verdi verdi, caduti dentro al lupo.
E per la prima volta quel qualcuno che aspettava non ricevette quel qualcosa,
perchè lei non c'era più a ballare mentre andava, c'era solo un lupo che la sovrastava.

C'era una volta una ragazzina, con un cappuccio rosso rosso e gli occhi verdi verdi.
C'era. C'era. C'era.
Adesso non c'è più.
Non c'è più il sole nei suoi occhi verdi verdi, c'è solo una notte scura, con una luna rossa e un lupo che ulula alla luna.
Una luna rossa.
Rossa come quel cappuccio rosso rosso che non c'è già più, perso chissà dove in un mare di fango e di pelliccia.
E non c'è più la musica su cui lei ballava, ci sono solo artigli,
artigli e sangue rosso come il suo cappuccio che ora non c'è più.
Non c'è più la libertà che si portava dentro,
non c'è più la pioggia che scorre senza ombrello.
E sulla strada che lei faceva tutte le volte, tutte, c'è solo quell'albero nudo, tremante nel freddo dell'inverno e dietro non c'è niente.
Ora non c'è niente.
E c'era un cappuccetto rosso e due occhi verdi verdi e ora non c'è niente.
Niente. Niente. Niente.
E la pioggia questo non lo sa lavare via.






Note:
la favola di Cappuccetto Rosso, che mi ha sempre trasmesso un che di inquietante, di losco, nascosto dietro all'aspetto di favola per bambini. Credo che sia poi questo il significato della favola, mettere in guardia. Per questo ho voluto trattare un argomento delicato usando la favola di Cappuccetto Rosso, in modo diverso, meno favola e più realtà. In realtà non lo so neanche io... questa storia ha senso? Non ha senso? Non ne ho idea, se ho sbagliato categoria fatemi sapere, non so bene dove collocarla... un bacio
Giuly
  
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