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Autore: Columbrina    20/11/2012    0 recensioni
Riflessioni su Snow e sul suo modo di vedere la famiglia, durante la tranquillità mattutina.
"Sbagli Lebreau... Quello di Light è solo un meccanismo di difesa... Lei è molto affettuosa. So io come prenderla per il verso giusto"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Fotografie troppo grigie
 

 
Quella mattina si svegliò con la consapevolezza di non essere più solo.
La piazza del suo letto era vuota e la casa era coperta da una coltre silenziosa che non lasciava scampo a nessun sospiro della brezza di Bodhum; Snow amava quell’insita tranquillità esclusivamente mattutina.
Con il consenso di Serah, in casa avevano accolto i membri del NORA e insieme avevano costruito un piccolo nucleo familiare, a cui non asseriva il cipiglio arcigno di Lightning, che proprio non riusciva a fare buon viso a cattivo gioco con gli scalmanati inquilini.
“Quella mi fa paura …” aveva sussurrato Maqui all’orecchio di Lebreau, indicando la porta della stanza di Light, ermeticamente chiusa
“Carenza di affetto. E’ perché non ha un fidanzato…” soggiunse prontamente Lebreau, tenendo giudiziosamente lo strofinaccio vicino al grembo.
Snow sorrise.
“Sbagli Lebreau. Quello di Light è solo un meccanismo di difesa… Lei è molto affettuosa. So io come prenderla per il verso giusto”
A quel punto, non riuscì a capire perché, Maqui e Lebreau esplosero in una fragorosa risata che svegliò Gadot dal riposo ristoratore.
Nel ripensarlo quella mattina, Snow si frizionò i capelli e prese a ridere da solo; mentre lo sguardo vagava su una fila di fotografie ben incorniciate che Serah aveva disposto con dovizia di premure: ce n’era una di Serah e Light con i loro genitori.
Ogni volta che guardava distrattamente quelle foto, gli veniva naturale chiedersi cosa fosse una famiglia.
Era cresciuto in un orfanotrofio, quindi gli istinti fraterni erano insiti in lui, ben radicati, fin troppo per i gusti di Light; era un esempio per Yuj e Maqui e si offriva sempre come cavia per i rodaggi delle moto e insoliti abbinamenti; forse per Serah era più come un padre, come gli rammentava Lightning, che come un fidanzato, poiché le riservava le più premurose apprensioni e la ricopriva di dolcezze.
Non aveva mai, però, davvero saggiato quell’apporto intimo di una vera famiglia, che può definirsi tale solo quando le interferenze non sono mai molte, di quelle che non si trovano in giro.
Ancora oggi, quando vedeva i bimbi del quartiere giocare sulla spiaggia insieme ai genitori, lo attanagliava una sensazione o meglio una miscela di sensazioni recessive, che alimentavano la curiosità dei suoi occhi su cui, inevitabilmente, si adagiava una patina lucida. A volte Serah doveva destarlo dal proverbiale sonno e Snow doveva sorbirsi lo sguardo arcigno di Light, che sbuffava e andava avanti.
Snow parve risvegliarsi da un pensiero in cui si stava crogiolando sempre più profondamente, ben lungi da lui o dall’apparenza che dava di sé. Light, spesso, lo rimbeccava per questo perché, forse, era l’unica ad aver davvero capito che non sa far finta di non sentirsi intimorito dall’ombra onnipresente, incarnazione delle sue paure, ecco perché lo seguiva sempre.
I suoi occhi simili a lapislazzuli slittarono da una foto all’altra, con la stessa verve che contraddistingueva i suoi sorrisi, quelli mai forzati, fino a che non riuscì a trattenersi dal ridere alla vista di quella un po’ più recente rispetto alle altre: c’erano lui, Serah e Lightning ed era stata scattata al compleanno della futura moglie; eppure sembrava già incrinata da un lieve grigiore.
E non era solo il cipiglio arcigno di Light a renderla tale.
Gli veniva da dirle “Sorridi un po’!”, ma sapeva come sarebbe andata a finire.
Non aveva mai avuto fratelli, ma Serah gli assicurava che la singolare intesa tra Snow e Lightning non era diversa da un rapporto con una sorella di sangue. Spesso si sentiva lei come la madre che accudisce i due figli litigiosi.
Però era uno spasso attaccar briga con lei e spesso la lasciava vincere, per guadagnare un buon bottino di indulgenze; lei lo sapeva, quindi stava al gioco e sorrideva fuori dal mondo e da tutti quei dormienti troppo pigri per indagare.
Snow lo sapeva, anche senza vederlo.
Era questo il senso di avere una famiglia?
A quel punto, la porta della stanza di Lightning cigolò e venne fuori in tenuta borghese e col piglio di chi non si lascia mettere i piedi in testa, anche di prima mattina. Fece finta di non vedere Snow, anche se i suoi occhi indagarono con crescente disappunto il torace nudo e l’infimo asciugamano intorno al collo.
Lui rise sotto i baffi.
“Buongiorno, sorellina”
Si librò un sonoro sbuffo.
“Quante volte ti ho detto di non chiamarmi sorellina ?”
 
 
Per Snow, quello era il senso di avere una famiglia.





 Sarò portavoce di una parte che non ha nessuna voce in capitolo, nemmeno nella più infima parte dell'universo, ma Lightning e Snow sono la mia OTP.









   
 
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