Ed eccomi qui, raggomitolato sul letto a piangere e a pensare perché uno, ad un'età così giovane, debba soffrire così tanto.

Non avevo mai pianto come ora, sentivo le lacrime che accarezzavano le mie guance per poi arrivare a bagnarmi i ciuffi più ribelli.

Sento il freddo della solitudine che mi ricopre tutto il corpo, sento ancora in testa le frasi dei miei compagni: "Sei uno sfigato senza padre! Nessuna donna vorrebbe avere un marito brutto come te!Sei stupido...".

Ormai ci sto credendo pure io, pure io ormai penso di essere uno stupido sfigato.

La gente è cattiva, molto cattiva.

Mi alzo dal letto e vado nel bagno per bagnarmi un po' il viso, mi guardo allo specchio e vedo la mia maschera.

Quando piango viene sempre fuori quel lineamento rossastro che delinea il mio cranio. 

Spunta fuori solo quando piango e non quando rido o quando sorrido, forse perché, quando piango, è l'unico momento in cui io sono sincero, quando non mento e quando non mostro quel mio falso sorriso.