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Autore: Marge    20/11/2012    1 recensioni
I giorni tutti uguali della nonnina da quando vive nel Castello con Sophie e gli altri. Forse le due donne sono più simili di quanto si possa pensare...
Seconda classificata al contest "Maybe you're the same as me" di Ginger Rain e vincitrice del premio "Miglior personaggio femminile". Partecipante al 4° turno della Staffetta in piscinadiprompt.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sophie, Strega delle Lande
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Flowers Wall'
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GIORNO DOPO GIORNO



Je me lève jour après jour / c'est un jour ordinaire /j'en connais déjà le cours
{trad. Io mi alzo giorno dopo giorno/ è un giorno ordinario/ di cui conosco già il corso }
[Être à la hauteur – Le Roi Soleil OST]



La mia giornata inizia piuttosto tardi.
Di solito, non sono i raggi del sole che mi solleticano il viso a svegliarmi. Quella sensazione di calore naturale mi dona invece una pace ulteriore, e sarei capace di dormicchiare tutto il giorno, se nessuno venisse a svegliarmi.
Non è neanche lo scalpiccio che odo intorno a me a destarmi: anche se distinguo ogni singolo passo, non sono sufficienti a farmi desiderare di tirarmi giù dal letto. Dapprima sono i piedini silenziosi di Sophie, che sorge dal suo cantuccio sotto le scale; mi sembra quasi di vederla, benedetta ragazza! Si rifà la treccia alla bell’e meglio, si stiracchia ed infila i piedi in un paio di scarpine adorabili, che le ha comprato quel marpione di Howl. Ciabatta senza far troppo rumore per mettere il bollitore sul fuoco, attizzare le braci, tirar giù dalla dispensa pane, uova e pancetta. Poi arriva Markl, che si precipita giù dalle scale in preda ad una fame immensa: sta crescendo, quel ragazzino, ha messo almeno due pollici in più da quando sono qui con loro, sono sicura che entro un paio d’anni gli spunterà qualche baffetto sopra il labbro. Alle sue calcagna arranca Heen, ansimante come sempre; non lo lascia un attimo, il bambino è la sua guida ed il suo faro. A questo punto anche Calcifer è sveglio, e come sempre si lamenta del duro lavoro cui viene sottoposto giornalmente.
Fanno colazione insieme, ridono, parlano. Markl adora raccontare a Sophie di ciò che legge, ciò che studia ed i sogni che fa la notte. Ed io non mi alzo, li ascolto ancora dormiente; nei miei sogni, che a volte sono incubi strazianti, sento le loro voci, ed una parte di me sorride e si bea del risveglio imminente.
È solo dopo che Sophie viene a chiamarmi. Che cara ragazza! Si siede sul letto accanto a me, mi mette una mano sulla spalla e mi scuote dolcemente.
“Nonnina” sento. Quel nome, che lei mi ha dato spontaneamente ed ora è mio –ora che nessuno ricorda più il mio vero nome, quello che avevo da ragazza ed anche quello con cui ho terrorizzato per anni il regno d’Ingary- mi fa sorridere, ed apro gli occhi.
“Su, è ora di alzarsi” dice ancora lei. Mi aiuta a tirarmi su: al mattino ho tutte le ossa anchilosate.
“Oh, issa!” mi incita. “So come ci si sente” mi rassicura. “Al mattino è come avere pezzi di legno al posto delle giunture. Ci vorrebbe un po’ d’olio!”
Ridiamo insieme. Mi accompagna al bagno, mi aiuta ad infilare la veste nera, ed in tavola per me trovo un bel the fumante ed un panino morbido. “Come anelavo a mangiare qualcosa di soffice quando ero vecchia!” ricorda alzando gli occhi al soffitto. “E si diventa anche golosi, nevvero?”
“Oh, sì!” concordo, spalmando abbondante miele sul mio panino. “Tanto, ormai, che male può farmi?”
Appoggia il mento sulle mani ed i gomiti al tavolo, mentre io mangio.
“Buongiorno a tutt’e due!” esclama in quel momento Howl, scendendo di volata dalle scale.
“Non ti fermi a far colazione?”
“Non ora, vado di corsa!”
Senza neanche darci tempo di chiedergli dove scappi così di fretta, scompare in una delle tante uscite dal Castello.
“Mago irrequieto” brontola Calcifer dal caminetto.
Ma Howl ricompare subito: “Ho dimenticato di salutarvi” dice, con il suo tono suadente. Si china a baciare Sophie, ma lei, imbarazzata, gli offre solamente una guancia. Come se io non sapessi che ogni sera, mentre noi tutti dormiamo, sale silenziosamente le scale fino alla camera in cima al Castello!
“Madame” conclude lui, inchinandosi a me con una mano sul cuore. “Sarò presto di ritorno, lasciatemi qualcosa in caldo!”
Sono stata giovane anche io: ed Howl è veramente un bel giovanotto. Nevrotico, senza dubbio, codardo a volte ed estremamente sentimentale; ma per Sophie ha degli sguardi roventi ed appassionati, ed io ne sono felice.
“Che caro ragazzo” dico strizzando gli occhi. “Mi piace tanto.”
Sophie sobbalza e mi guarda con occhi grandi come bicchieri.
“Siete così carini!” pigolo ancora, e si rassicura. Non può certo credere che io pensi al mago Howl nella stessa maniera in cui pensa lei! Non ricorda forse com’è esser vecchi? A volte mi pare d’essere una spettatrice: osservo cosa accade attorno a me, e gioisco e mi rattristo assieme a loro: i passi in avanti tra Howl e Sophie, gli studi di Markl. Perfino le conquiste di Calcifer, demone ora libero, mi emozionano. Mi chiedo se io avrò mai la possibilità di riscattarmi, e di vivere in maniera degna quest’ultimo pezzetto della mia vita.
“Nonnina, siete diventata triste?” mi chiede lei, preoccupata dalla mia espressione.
“Quando eri vecchia, non temevi di non riuscire più a tornare giovane?”
Sophie si ferma con le mani a mezzaria, mentre impugna la spazzola con cui mi ravviva i capelli ogni mattina. “Lo sono stata per un breve periodo, e sono stata catapultata qui al Castello: ero vecchia, sì, ma c’erano anche tanti altri pensieri: la maledizione di Howl, e la mia, sicuramente, la guerra…”
“Hai pianto, però.”
“Sì, avevo paura di aver perso ogni occasione per fare qualcosa, anche se non sapevo bene cosa: fino a quel momento avevo vissuto nella cappelleria, senza desideri, senza obiettivi.”
Sospiro, mentre lei mi accarezza la testa con le setole morbide.
“Mi spiace di averti causato tutto questo” confesso. La mia voce è tremolante, e non è solo causa della vecchiaia.
Le sue mani si fermano. Vorrei voltarmi a guardarla, ma ho il collo talmente bloccato che non riesco, ed a girarmi con tutto il corpo ci metterei un giorno intero. Maledetta vecchiaia!
“Ora che sono vecchia e stanca, mi spiace di averti infilato in quel guaio” biascico.
Sophie rimane un attimo immobile, poi mi viene davanti. Sorride: “È stato un bel guaio, senza dubbio. Ma senza il vostro aiuto non avrei conosciuto Howl, non trovate? Né Markl, Calcifer, Heen, e neanche voi. Forse, dopotutto, è stato un bene.”
La sua sincerità mi disarma. Invecchiando non si diventa forse più saggi? Ma sembra quasi che Sophie sia maturata ora che è tornata giovane.
“Un capello” dice, prendendo con due dita un sottile filo argentato che svolazza tra noi. “Chissà se è mio o vostro” aggiunge, e mi fa l’occhiolino.
Oh, Sophie, che cara fanciulla!
Ogni giorno in questa casa è per me un giorno sottratto alla tristezza; e prego che ogni giorno sia così, da ora, per sempre.



***
Scritta per il contest Maybe you’re the same as me di Ginger Rain in cui si è classificata seconda ed ha vinto il premio “Miglior Personaggio Femminile” dedicato alla nonnina. Grazie davvero!
Pubblicata per il 4° turno della Staffetta in piscinadiprompt con il prompt “Je me lève jour après jour / c'est un jour ordinaire /j'en connais déjà le cours {trad. Io mi alzo giorno dopo giorno/ è un giorno ordinario/ di cui conosco già il corso } [Être à la hauteur – Le Roi Soleil OST]”.
  
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