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Autore: Ale666ia    20/11/2012    3 recensioni
Un mondo in putrefazione.
O sopravvivi o sei uno di loro.
Genere: Angst, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Macchie, frammenti. Ricordi acquerellabili. Sfumature che vanno a perdersi nel nulla.
Perché non riusciva a scuotersi da quello stato di torpore?
Così fastidioso, così sonnolento, così dolce.
Una sensazione quasi amabile, ma... No! Svegliati.
 
Dove sta andando la tua mente, Jared? Stai naufragando nei lidi della pazzia? Ti sei spinto al largo nel mare della solitudine?
 
No, non credo. Sono in compagnia, pensò lui.
Socchiuse un occhio. Vide una sagoma, anzi, più di una.
Vedi, sono in compagnia di qualcuno, disse rivolto a se stesso.
 
Dovremmo analizzare questo tuo comportamento, sai. Come mai ti sconvolge così tanto l'aver perso un tetto? Sei stato al chiuso per così tanto tempo... potresti finalmente assaporare l'avventura che ti riserva questa vita. Cosa ti cruccia, cosa ti spaventa?
 
Chiuse di nuovo le palpebre, ogni movimento era difficile. Era tutto pesante più del solito. Decise che si sarebbe crogiolato ancora per un po' in questa sensazione di fluttuante inquietudine a parlare con se stesso, con l'oscurità che aveva rinchiuso da un po' in un angolo del cuore.
 
Del cuore o del cervello? Dell'anima, forse. Non saprei, non sai, non sappiamo. L'unica cosa certa è che questi dialoghi li abbiamo interrotti. Da quanto tempo non accorrevo a tenerti compagnia? Ti lascio solo per un attimo ed esci di casa. Dove sei finito ragazzo mio, come ti sei ridotto... Ti vuoi suicidare ma non ci riesci.
 
Cos'è questo tono acido?, chiese. Per favore. Lasciami solo. Ma non so se posso dire così, d'altra parte solo non sono più. Per fortuna.
Jared sollevò impercettibilmente gli angoli delle labbra, nessuno si sarebbe accorto del suo sorriso.
 
Io me ne accorgo. Ah, e non sorridere, per favore. Non dovresti. È un insulto, stai mancando di rispetto a qualcuno. Ogni volta che sorridi manchi di rispetto a tre quarti della popolazione mondiale. Non sappiamo quanti siano rimasti in vita e quanti siano bloccati a metà strada e quanti siano realmente morti, ma avevamo stabilito così: noi facciamo parte di quel quarto che si è salvato, ricordi? Solo che quando l'avevamo deciso eravate in due. Io non c'ero, mi hai chiamato molto tempo dopo in tuo soccorso.
 
Il sorriso svanì.
 
Bravo. Lascia andare il sorriso, distendi le labbra. Hai un viso così bello. Perché creare delle rughe su quella splendida pelle che i tuoi genitori ti hanno regalato? E la fronte? No, non incresparla. Nessuna emozione deve trasparire dal tuo volto. Ti permetto di utilizzare solo gli occhi. Quelli possono incavarsi, vuotarsi di ogni emozione. I tuoi zigomi si sono consumati, hai il volto incavato dalla fame. Non importa. Ma niente rughe, per favore. Io sono un perfezionista. Tu sei un perfezionista. Noi. Niente solchi sul tuo viso perfetto, solo occhi vuoti e tristi e morti.
 
Jared non si chiese il perché. Non lo fece. Sapeva già la risposta. La temeva.
 
Facciamo un ripassino?
 
No.
 
Sì invece. Sono qui, nel tuo cervello, e sto forzando la porta dello stanzino dove hai rinchiuso determinati ricordi che ti scocciano. Quando riaffiorano ti infastidiscono, ma la serratura è debole e arrugginita, Jared. Avresti dovuto fare più attenzione, oliare i cardini, pagare un addetto alla manutenzione per controllare periodicamente questo vaso di Pandora che ti ritrovi nel cranio. Sono curioso, voglio andare a sollevare il coperchio di questo baule mal chiuso. Chissà cosa ci troverò.
 
No.
Jared scosse debolmente la testa.
 
Fermo! Niente movimenti. Niente rughe, cosa ti avevo detto prima? Non disobbedire a te stesso. Potresti ricordarti cose spiacevoli. Terra. Polvere. Paura. Occhi spalancati, occhi di cielo oscurati dai peggiori presentimenti.
 
Basta.
 
Jared corre, corre attorno ad una casa. La casa che lo ha ospitato per tutta la sua infanzia.
 
Per favore.
 
Corre perché ha sentito un rumore. Dov'è finito Shannon? Dov'è finito mio fratello?, si chiede Jared. Aveva detto che sarebbe andato a prendere un po' di acqua frizzante al mercato, dal signor Tibbs. Il signor Tibbs, il proprietario del locale, lo avevano visto proprio il giorno precedente, aveva dato loro la buonanotte con quella sua faccia rotonda e sempre allegra. Per questo Shannon si era recato al mercato da solo, ma ora, cosa succede Jared?
 
Non succede nulla. Vattene.
 
Cosa sono quei rumori che senti, quei rantoli, quegli sbuffi, quei sospiri maligni? Cosa vedrai non appena svolterai l'angolo della tua casa, Jared?
 
Vattene.
 
Speri di incontrare tuo fratello con un palo di ferro in mano, tuo fratello vivo e vegeto che estrae il freddo metallo dal cranio di un morto, tuo fratello che ti sorride e che fa qualche battuta divertente. Vuoi sperare che tornerete a casa assieme, a compilare vecchi giornali di parole crociate. Ma queste sono solo speranze, vaghe e fumose...
 
Colin sentiva dei movimenti accanto a sé. Era ancora mezzo addormentato quando mugugnò un assonnato «Che succede?».
 
Ma svolti l'angolo e trovi Shannon accasciato a terra.
 
Basta...
 
Sul suo corpo c'è un mostro che tenta di lacerare gli avambracci un tempo possenti di tuo fratello con i suoi stupidi dentini inadatti a squartare pelle, muscoli e tendini.
Impallidisci, incespichi ponendo un freno alla tua corsa.
 
Ti prego.
 
Rimani immobile a fissare il mostro che tenta di consumare il pasto. Shannon. Tuo fratello.
 
Per favore.
Colin appoggiò una mano su un braccio di Jared.
«Ehi.»
 
Shannon è a terra, Shannon non respira, anzi sì, mi correggo, Shannon respira ancora, ma il mostro lo ha ferito e ormai la contaminazione è avvenuta e infatti Shannon comincia a dibattersi.
 
«No» sussurrò Jared.
«”No” cosa?» chiese Colin, alzando un po' la voce. Cominciò a scrollargli il braccio. «Su, svegliati.»
 
È preso dalle convulsioni, si muove selvaggiamente e il mostro è infastidito da questo suo comportamento, lo vuole fermo e immobile cosicché egli possa nutrirsi delle sue interiora. Allora cosa fa? Te lo ricordi cosa fa, Jared?
 
Movimenti. Un'altra voce. «Chi è?» Alissa.
«Jared, non si sveglia.» Colin.
 
Certo che te lo ricordi, occhi di cielo.
 
«Gettiamogli dell'acqua in faccia.»
 
Il mostro posa le sue sudice appendici che usavano essere mani sul volto di Shannon, sul viso del tuo amato Shannon.
 
«Non ce l'abbiamo.»
«Cos'è tutto questo rumore?» Michael.
 
“Crack”.
 
«No...» si lamentò Jared, con voce più alta.
 
Lo schiocco dell'osso del collo che si spezza ti ha perseguitato per i giorni a venire. Non ci dormivi la notte. Stavi morendo. Volevi morire, eppure hai tirato avanti per ben tre anni nella totale solitudine, se vogliamo escludere io, te stesso.
 
«”No” cosa? Jared, svegliati, stai sognando, è un incubo, è solo un incubo!» Colin gli scosse le spalle con decisione.
 
Quindi, come puoi ancora sorridere se le tue labbra hanno pronunciato l'addio finale che vi siete dati? Perché lo sai... Sei stato tu.
 
Spalancò gli occhi all'improvviso.
Si guardò attorno.
 
Sei stato tu!
 
Cos'era quello spazio ristretto? Dov'era? Perché tutto era vitreo e opaco? Chi erano quelle persone che lo circondavano?
 
Tu hai permesso che quel mostro lo attaccasse.
 
«Mi vedi?» gli chiese un tizio vicino a lui.
Non rispose.
 
Se fossi andato con lui a prendere l'acqua non sarebbe mai successo nulla e voi sareste ancora nella vostra casetta a condurre un'esistenza quasi divertente assieme.
 
Aria, aveva bisogno di aria. Respirava a fatica. Capì di trovarsi all'interno di una macchina, nei sedili posteriori, stretto tra due persone. Gli vennero in mente sprazzi di ricordi totalmente inutili.
 
Tu gli hai puntato la pistola al cervello.
 
La tempesta, la nave, la palafitta, la fuga.
 
Tu hai premuto il grilletto.
 
Da quanto tempo erano lì dentro?
 
Tu lo hai guardato accasciarsi a terra.
 
Aria consumata.
 
È stata colpa tua.
 
«No... Devo...» boccheggiò, portando una mano al petto che si alzava e si abbassava ad un ritmo sempre più veloce.
«Sì?» lo incoraggiò Colin. «Cosa?»
 
Sei stato tu, sei stato tu, SEI STATO TU
 
Saliva liquida sommerse all'improvviso buona parte della bocca. Ebbe uno sforzo di stomaco.
Si fiondò col busto sulle gambe di Colin, cercando a tentoni la maniglia dello sportello. Tirò ed aprì. Nel momento stesso in cui vide il terreno sottostante, un fiotto di liquidi intestinali gli fuoriuscì dalle labbra. Il suo corpo fu scosso da tremori e contrazioni che gli fecero vomitare tutto il poco cibo che non aveva ancora digerito.
Tossì violentemente: la bile gli era andata di traverso. Sentì dei movimenti attorno a lui ma non tentò neanche di alzare lo sguardo per osservare cosa stessero facendo gli altri. Si sentiva debole e spossato.
Si perse nella contemplazione di un filo di bava che dalle sue labbra scendeva fino a collegarsi alla pozza verdastra che lui stesso aveva appena creato. L'odore di acido gli impregnava le narici.
Realizzò lentamente che Colin gli stava tirando i capelli all'indietro.
«Scusa.» disse in un sussurro strozzato.
«Non ti preoccupare.»
  
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