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Autore: Tomi Dark angel    20/11/2012    7 recensioni
Un Dean in pericolo e un certo angelo che compare in suo aiuto in risposta alle preghiere del cacciatore. C'è qualcosa di diverso in Castiel stavolta, Dean se ne accorge guardandolo e cominciando finalmente a credere che i miracoli, quelli veri, esistano e siano davanti ai suoi occhi.
Destiel
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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Dean si accascia al suolo con un grido, il fianco squarciato da una nuova, bruciante ferita. Si preme una mano in quel punto per rallentare la fuoriuscita di sangue e solleva gli occhi sull’angelo che avanza implacabile verso di lui nei panni di un ragazzo tanto giovane quanto incosciente degli atti che il suo corpo sta compiendo.
Dean sposta lo sguardo su Sam e lo vede puntellarsi sui gomiti sbucciati a sangue per cercare di tirarsi in piedi, di salvarlo. Non stavolta, no. Dean sa che è tutto inutile, lo capisce quando osserva il nemico che alza per aria un pugnale che di terreno ha ben poco. La lama brilla di luce propria, splendente di un candore che sta per tramutarsi in scuro rosso peccato. Dean sa che non riuscirà ad alzarsi, sa che per l’ennesima volta gli tocca levare lo sguardo sulla morte mentre viene a prenderlo. Non ha mai avuto paura di morire e mai ne avrà. Il suo unico desiderio, la sua unica preghiera è per Sam. Suo fratello, il suo amico, la sua famiglia. Prega affinché almeno lui si salvi.
Il pugnale cala, fendendo l’aria con fare minaccioso. Dean chiude gli occhi ma non abbassa il capo, fiero come un leone fino alla fine. La lama incide, il sangue si sparge sul viso del ragazzo che attende pazientemente il trapasso… che non arriva.
Dean riapre gli occhi e ciò che vede lo lascia di stucco come mai in vita sua.L’intero capannone abbandonato, per quanto grande, è invaso completamente da due enormi ali ricoperte di piume che dal nero sfumano al blu cobalto. Dean non ha mai visto piume così belle da sembrare incorporee, fatte di pura luce angelica, la stessa luminosità emanata dalla Grazia di Castiel nei rari momenti in cui al giovane Winchester è stato concesso di intravederla.
Dean alza gli occhi e lui è lì, al centro di quel mare di cangianti riflessi onice e zaffiro. Ha i capelli scompigliati, il viso atteggiato a un’espressione di severa implacabilità che fa rilucere gli occhi  ancor più delle piume che lo circondano come un luminoso cielo che dal nero della notte si rischiara al blu scuro della prima ora che precede l’alba. Quegli occhi, strappati al cielo e incassati come brillanti tributi di luminosità in due iridi dall’aspetto quasi umano, scrutano senza perdono l’angelo che, Dean lo nota con un moto di orrore, ha la mano ancora stretta intorno all’elsa del pugnale.
La lama non si vede perché affonda profondamente nella spalla di Castiel, macchiandogli il trench di sangue.
-Basta così, fratello.- tuona Castiel con la sua voce profonda e roca. Pur conoscendone il timbro, Dean sente quasi estraneo il tono di implacabile condanna che vi avverte. Conosce il destino dell’altro angelo ancor prima che questo si compia, e tutto grazie a tre semplici parole pronunciate con ira trattenuta.
Le ali blu e nere sbattono una volta, e tanto basta per scagliare l’angelo contro il muro, facendogli perdere la presa del pugnale proprio mentre Castiel lo afferra per l’elsa e strattona la lama fuori dalla sua stessa carne. Il lancio è veloce, preciso, tanto che i presenti quasi non se ne accorgono. Dean nota con la coda dell’occhio lo scintillare dell’arma che compie un’unica traiettoria dritta verso la fronte dell’angelo inchiodato al muro e la trapassa. Si aspetta di udire l’urlo agghiacciante della creatura morente strappargli i timpani, farli sanguinare se a gridare sarà la Grazia dell’angelo, ma anche stavolta le sue previsioni vengono stravolte: Castiel gli preme le mani sulle orecchie e piega le ali per coprire lui e Sam, proteggendoli dalla luce accecante che annuncia il trapasso dell’ennesimo angelo, proteggendoli dal mondo. Per tutto il tempo Dean non può fare a meno di specchiarsi negli occhi zaffiro dell’altro, distinguendovi per la prima volta una scintilla di umana carità. In questo Castiel appare così divino, eppure così tremendamente terreno.
Ha le ali del più grandioso degli angeli e il viso del più gentile degli uomini.
Perde sangue umano ed emana invisibili scintille di Grazia angelica.
Quasi senza accorgersene, Dean pensa che quello è il viso di ogni più bella rappresentazione angelica mai immaginata dall’uomo e da Dio. Quel viso, quegli occhi senza eguali, non sono rispecchiati nemmeno in parte dai capolavori michelangioleschi o dalle statue senza sguardo che popolano le chiese. Quello è un angelo vero, vivo e soprattutto, umano.
Castiel solleva una mano, la fa scivolare verso la sua fronte e Dean cade nel vuoto, cullato dai sogni nel quale un angelo dai magnifici occhi blu risponde alle sue preghiere e lo salva dalla perdizione.

§§§§


Dean riapre gli occhi con fatica, prestando attenzione ad ogni più piccolo movimento. Sente la stanchezza pervadergli ogni fibra del corpo, ma fortunatamente è abituato a cose ben peggiori. Si alza a sedere, premendosi una mano sulla tempia dolorante e poi sul fianco. Lo accarezza, solleva la stoffa della maglia ma trova solo pelle liscia e illesa laddove sa di aver riscontrato, almeno prima di svenire, una ferita tremenda.
-Ti sei svegliato, figliolo.-
Dean si volta verso Bobby, l’anziano cacciatore che da alcuni anni a quella parte si prende cura di lui e di Sam, badando ad ogni loro esigenza, ad ogni bisogno, proprio come un vero padre.
-Bobby, dov’è Sam?-
-Quell’idiota di tuo fratello sta dormendo e tanto per cambiare mi ha usurpato il letto. Se osate presentarvi di nuovo in quelle condizioni pietose giuro che finisco il lavoro al posto dei demoni!-
-Sai com’è, non era proprio nostra intenzione farci quasi ammazzare.-
-Se lo dici ogni volta che vi ammazzano davvero dovrai registrare una videocassetta per non dover perdere la voce, imbecille di un ragazzino! Se non vi avesse recuperato Castiel a quest’ora…-
Ma Dean recepisce solo una parola dell’intero discorso di Bobby.
-Castiel! È stato lui a guarirmi?-
-Tu che dici? In realtà guarirti è stata la prima cosa che ha fatto dopo essermi piombato in cucina e averla distrutta per metà ripiegando le ali. Non le credevo tanto grosse, accidenti… comunque sì, ti ha curato e gliel’ho lasciato fare solo perché non mi ero accorto che fosse ferito anche lui, sia chiaro. Incosciente di un pennuto…-
Dean sente uno strano calore chiudergli la bocca dello stomaco al pensiero di essere stato la prima preoccupazione di Castiel. Se lo immagina mentre lotta contro le ferite di entrambi, badando principalmente a quelle del suo protetto. Ancora una volta si è preso cura di lui, lo ha salvato e curato come neanche Bobby o John sono mai riusciti a fare.
-Dov’è?-
-Sul retro, non ha ancora recuperato abbastanza forze per far sparire le ali e ha detto che preferiva restare all’aria aperta. Spero solo che non lo vedano altrimenti avremo parecchie gatte da pelare…-
Ma Dean non lo ascolta più. Si fionda sul retro, soffocando a stento l’ansia di rivedere il suo angelo e le sue meravigliose ali fatte di sogni e piume.
Raggiunge la porta sul retro, la spalanca. E per l’ennesima volta gli sembra di cadere in un sogno ad occhi aperti.
Castiel è lì, poco lontano dal porticato e ha le ali abbandonate sul terreno che si piegano a circondarlo come in un morbido abbraccio materno. Ha il capo chino, gli occhi socchiusi e colmi di stanchezza che lo rendono così diverso dal solito, impassibile Castiel. I riflessi che la luna getta su di lui, sulle piume delle sue immense ali, riflettono una magnificenza indescrivibile, di quelle che osservi un attimo prima di morire con la sicurezza di dover andare dritto in paradiso.
Dean si avvicina senza fare rumore, gli occhi incapaci di staccarsi da quel miracolo caduto in terra davanti a lui e al suo cammino di semplice uomo. Castiel abbassa le palpebre, accosta una mano al viso. Solo allora Dean vede un rosario intrecciato intorno al polso e alle dita dell’angelo. Il crocifisso pende nel vuoto, oscilla avanti e indietro rimandandogli l’immagine di alcuni grani sporchi di sangue.
-Era di mio fratello.- spiega allora Castiel, facendolo trasalire. –Lo aveva in tasca e l’ha stretto prima di morire.-
Dean si ferma ai piedi della scalinata, troppo lontano da lui ma impossibilitato ad avanzare perché impedito dal muro di piume che gli sfiora i piedi.
-Non so perché l’ho preso. Dio ci ha abbandonati, ha respinto qualsiasi preghiera di aiuto, eppure… non riesco a non pregare. Ho massacrato i miei fratelli, mi sono rivoltato in nome degli uomini che Dio ha condannato, e adesso prego per qualcuno nel quale comincio a perdere fiducia. Io… credo di essere sbagliato, Dean. Le mie ali non riescono più a sostenere il peso di tanto sangue innocente. Sono pesanti e temo di non riuscire più a volare.- confessa imbarazzato. China il capo, si copre il volto con la mano intrecciata al rosario. Dean cerca di parlare, ma la voce di Castiel lo precede:
-Io… credo di meritare l’inferno mille e mille volte. Non ho paura di trovare posto per me laggiù, sacrificherei il mio seggio in paradiso se anche solo una delle mie preghiere venisse esaudita. Sono sbagliato, per questo prego dopo aver ucciso. Sono sbagliato perché invece di chiedere perdono prego affinché il mio posto sia occupato da chi è degno più di me di possedere le ali, di non soffrire più come non merita. Io…-
Castiel solleva il capo e intreccia i suoi occhi a quelli di Dean. Cielo e prato si sfiorano, dando vita ad un unico contrasto di colori intrecciati a formare un mondo perfetto fatto d’erba smeraldo e volta celeste color zaffiro.
-Io non so se questo sia giusto o sbagliato, ma che Dio Padre mi perdoni… desidero solo che tutto questo finisca. Vorrei che gli angeli smettessero di massacrarsi tra loro, vorrei che i demoni tornassero all’inferno insieme a Lucifero… più di ogni altra cosa vorrei vederti vivere una vita senza pericoli e paure. Chiedo a Dio di non doverti mai più curare, di poterti osservare da lontano come il più prezioso dei tesori senza sospettare che da un momento all’altro qualcosa minacci di ferirti. Vorrei che gli angeli, me compreso, non esistessero così che non tentino di nuocere ancora al prossimo.-
Castiel appoggia la fronte alle nocche sbiancate, gli occhi che infine si chiudono e liberano sorprendentemente una lacrima dall’innaturale scia argentata. Dean la guarda scivolare lungo la guancia, il mento, prima di cadere nell’erba dove essa va in frantumi. È allora che, sotto gli occhi stupiti del cacciatore, un germoglio smeraldino sboccia dalla terra, spiega le foglie come ali al vento e cresce in un’orchidea dal candore lunare, talmente pura da sembrare fatta di pura Grazia celestiale. Castiel la guarda sbattendo le palpebre, stupito della sua stessa creatura che aggraziata stiracchia i pistilli al vento.
-Io…- mormora, sollevando lo sguardo un attimo prima che una mano vada a sfiorargli la guancia ruvida. I suoi occhi abbracciano la lucentezza commossa di quelli di Dean, per la prima volta lucidi di lacrime anch’essi.
-Se tu non esistessi, idiota di un pennuto, io a quest’ora non sarei qui. Mi hai salvato dall’inferno, mi hai salvato dai tuoi fratelli e da me stesso.- Dean distoglie lo sguardo, a disagio. –Sai, da bambino mi piaceva immaginare gli angeli come esseri alati con tanto di aureola dorata intorno alla testa. Quando poi ho conosciuto Uriel e Zaccaria sono rimasto deluso, anche se forse non mi aspettavo davvero che avessero l’aspetto che immaginavo. Poi sei arrivato tu, ora vedo le tue ali e un fiore sbocciato dalle tue lacrime. Io… Dio, mi sento un idiota nel dirlo, ma guardandoti adesso penso che gli angeli non siano poi tanto male. Se ti sentirai stanco di volare potrai sempre venire da me per riposarti, Cass, ma ti prego, almeno tu, non perdere la speranza e la fede in Dio e negli uomini. Forse c’è ancora una possibilità, e ovunque essa sia la cercheremo insieme.-
Castiel freme e quasi inconsapevolmente piega le ali verso Dean fin quasi ad abbracciarlo. Il cacciatore si guarda intorno con desiderio malcelato, rimproverandosi per quell’improvviso desiderio da femminuccia che cerca di spingerlo ad allungare una mano verso le piume.
-Puoi toccarle, se vuoi.- lo invita Castiel con un sorriso, accostando l’ala destra al corpo di Dean, che cercando di non tradire alcuna emozione affonda le dita in quel mare di morbide piume cangianti, rilucenti di una Grazia talmente benigna che ogni stanchezza quasi scompare dal corpo del cacciatore.
-Io…-
-Grazie, Dean.-
Dean sposta con fatica gli occhi dal manto piumato che si stringe a cingergli le spalle per proteggerlo da un gelido alito di vento. In quel momento di libertà emotiva e finalmente di serenità, Dean ripensa alle fatiche che ha vissuto, a suo fratello costretto a vivere nell’incubo di essere un ibrido demoniaco, a suo padre e sua madre sterminati dall’ennesimo essere infernale. Quasi non si accorge della morbida goccia d’acqua che gli accarezza la pelle e la abbandona, cadendo in basso, proprio sull’orchidea appena nata. Il fiore freme e dal punto toccato dalla lacrima si dirama l’ennesima, ultima modifica: una macchiolina di un verde così intenso da richiamare il colore degli occhi di Dean.
Castiel sorride e annuisce. –Credo sia finita per davvero, stavolta.-
E solo allora l’angelo si allunga verso la fronte di Dean, intenzionato a posarvi le labbra. All’ultimo momento però, il cacciatore solleva il viso e abbraccia la bocca di Castiel in un bacio dolce, appena sfiorato ma che imprime nella Grazia dell’angelo l’ennesimo marchio di devozione per l’uomo straordinario che stringe tra le ali e tra le braccia. Dean gli sfiora la nuca con due dita, le fa scivolare verso il florido sbocciare delle ali e qui si ferma, immobile in una posizione che richiama le statue più antiche e belle mai scolpite da creatura terrena.
Un uomo e un angelo.
Ali che si spiegano per la giustizia e pugno che s’innalza per la speranza.
Dean e Castiel. Un uomo che dagli inferi rinasce tra le mani di un angelo che plasma la sua anima come un’orchidea nata dal semplice frantumarsi di una lacrima sincera di Grazia e fede devota nell’amore per colui che giorno dopo giorno lotta per gli uomini al fianco di una magnifica creatura alata.

Angolo dell’autrice:
E anche questa è andata! Ammetto di aver scritto questa… cosa… in modo alquanto vergognoso, ma ci tenevo a postarla XD mi massacrerete poi, vi concedo di insultarmi se volete! Spero comunque di leggere presto il vostro parere, che si tratti di critiche o no. Ringrazio in anticipo chi avrà prestato attenzione a questo scritto, fosse anche solo per qualche minuto speso a leggerlo.
Dedico questa storia alla mia amica Marzia, colei che giorno per giorno ascolta i miei vaneggiamenti, li legge e li giudica aiutandomi ad andare avanti e a continuare a scrivere.
Tomi Dark Angel
 
 
  
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