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Autore: Echo90    21/11/2012    5 recensioni
Ogni mio dannato pensiero è per te, Brittany. Solo per te. Perdonami, almeno tu: io sarò sempre colpevole di averti derubato. Della tua vita, dei tuoi anni più belli. Ho sofferto, ma per avere ciò che meritavo avrei dovuto patire ancora di più e prendere su di me tutto il tuo dolore. Perdonami, ti prego. Perdonami, Amore. E torna. Lo sai: io ti aspetto immobile. Immobile, senza respirare. Per sempre. Qui.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kurt Hummel, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ben presto tutto divenne sbagliato. Eppure a me sembrava così fottutamente giusto, che non avrei saputo cosa fare per fermarmi. E premetti l’acceleratore fino in fondo, reggendo con una sola mano il volante di un auto che non era neanche mia.
Amore, ricordi? Avevi il mio numero solo da qualche ora.
“Santana...”
“Brittany?”
“Si...” Guardai la pioggia, scivolare con poca grazia sui vetri delle finestre. Nella mia stanza i rumori giungevano ovattati e mi chiesi se non fosse quello il motivo per cui ogni volta che avrei voluto pensare mi rifugiavo li. Non nel parco. Non sulle grate del campo di football.
Le coppiette felici mi davano la nausea. Odiavo il fatto che desiderassero appartarsi e allo stesso tempo che il mondo vedesse quanto fossero spensierati e irrimediabilmente fuori di testa. Tutto ciò mi parve così insano, Brittany, che, nell’istante esatto in cui t’avrei avuta per me, t’avrei condotta dove nessuno avrebbe potuto vederci, né sentirci.
Mi accusasti mille volte di... vergognarmi di te. Ma non fu vero mai, nemmeno una volta.
E sì, ebbi paura di quello che avrebbero potuto dire o anche solo di quello che avrebbero potuto pensare, ma... questo sarebbe venuto dopo. Dopo. Quando Kurt veniva scagliato sugli armadietti talmente forte da deformarli, da essere costretto a cambiare scuola.
Ma il mio primo pensiero, Amore, -e sono pronta a giurarlo sulla mia stessa vita- fu che avrei voluto chiuderti nella mia stanza e gettar via la chiave. Non avrei mangiato, non avrei nemmeno respirato se solo tu me l’avessi chiesto.
Eppure non era quello che volevi.
Tu volevi uscire, volevi ballare, volevi andare a letto con me –perché mi volevi tanto bene e i baci fra ragazze erano più dolci, dicevi- ma di tanto in tanto mi indicavi qualcuno e... mi confessavi che non era stato bravo quanto me.
Ed io morivo, Britt. Ogni volta. Ogni volta. Di nuovo. Sempre di più.
Quelle volte mi rintanavo nella mia stanza e piangevo, seduta sul pavimento gelido, guardando il cielo, le stelle e non so cos’altro –coi miei occhi stanchi rivolti alla finestra. Non te l’avevo detto e non l’avrei mai fatto ma ora ho bisogno che tu sappia quanto ti ho amata.
Quel giorno pioveva forte forte amore. E non odiarmi se ti dico che il cellulare era già fra le mie mani quando chiamasti e che da un momento all’altro -se tu non fossi stata più veloce, più intelligente e immensamente più dolce di me- avrei mandato un messaggio a Puck. Poi avrei aspettato come una stupida sperando di sentire la sua auto fermarsi nel vialetto e desiderando allo stesso tempo che fosse abbastanza impegnato con un'altra donna da lanciare il telefono lontano e non curarsi di me.
Eri molto scossa quel giorno, ricordi? Pensavi alla... Vedova, a Lord T. al fatto che ti sentissi irrimediabilmente stupida ed io non mi accorsi nemmeno di aver rovistato nella mia borsa alla ricerca di un pezzo di carta. Vi scarabocchiai il mio numero -poi lo riposi nella tua tasca.
“B-Brittany. Qualcosa non va?”
“No.”
“Brittany, sei stata tu a chiamarmi e fino ad ora, oltre al mio nome, hai detto solo e no.” Nascosi una risata cercando di assumere un tono serio e, ripensandoci adesso, credo di essere stata sin troppo credibile.
“Uh, scusami. Non avrei dovuto chiamarti. A volte sono proprio stupida. Spero di vederti domani a scuola.” Rimanesti un istante in silenzio in attesa. In attesa che io dicessi qualcosa, che ti trattenessi con una cazzata qualunque. “Perdonami se ti ho disturbata.”
Mettesti giù e per un attimo io non seppi cosa fare. La decisione arrivò inaspettata, come se fosse stata trascinata sino a me dal tuono che aveva scosso le finestre.
Rispondesti e la tua dolcezza tranciò di netto il mio respiro.
“...Santana? Credo tu abbia sbagliato numero, sicuramente cercavi qualcun altro. Sono Brittany, ci siamo sentite un minuto fa.” Scossi la testa. Amore, mi sentii in colpa come mai nella mia vita.
“Mai io cercavo te...” dissi.
“Ma...”
“Ma niente, ti ho sentita strana e mi chiedevo se tu stessi bene.” Avrei giurato stessi soppesando con cura le mie parole. Ti sentii sospirare.
“Avevo bisogno di parlare con qualcuno, il temporale mi rende nervosa.” Ben presto il senso di colpa lasciò il posto alla delusione e la mia voce parve tremare quando parlai.
Con qualcuno? Qualcuno chiunque? Ed io che avevo pensato di... starti simpatica.”
“Certo, tu mi piaci Santana. Per questo ho chiamato te.”
Un lampo, e poi un tuono più forte degli altri ed io, piccola Britt, ti sentii gemere dalla paura.
“Perché non chiami Lord Tubbington? Sono certa che anche lui ha paura... potreste farvi compagnia a vicenda!”
“Quello stupido...” e abbassasti la voce sulla parola stupido “...sta giocando alla playstation. L’ultima volta in cui l’ho disturbato mi sono beccata cinque punti sul dorso della mano.” Dicesti. Poi ci fu un altro tuono, a cui seguì un altro guaito –il tuo. Eri un cagnolino piccolo piccolo ed io potei immaginarti raggomitolata in un angolo del letto, le ginocchia strette al torace, gli occhi serrati, le labbra sigillate che si schiudevano solo per rivolgermi la parola.
“Dove abiti, Brittany?” Presi una penna e attesi.
“Aspetta, il mio indirizzo è lo screensaver del mio computer. Si attiva dopo un minuto.” Risi e non dissi nulla.
Quando parlasti mi resi conto di conoscere sia la zona che la via.
“Arrivo.”
“Ma ti bagnerai, Santana! Ed io non voglio!”
“Prenderò l’auto di mia madre, sta tranquilla, non mi bagnerò...”
Ci pensasti su un attimo.
“Santana, non hai ancora la patente!” sbottasti con tono di rimprovero. Io sorrisi. Sorrisi perché –non lo sapevo ancora- il mio cuore non vedeva l’ora di giungere sino a te.
“Dovevi pensarci prima di darmi l’indirizzo!”
“Ma...”
“Arrivo.” Non ti diedi nemmeno il tempo di replicare. Avrei voluto cambiarmi così da rendermi appena presentabile ma preferii non perdere un solo attimo –mi precipitai da te.
Pioveva ancora e pioveva forte. Ben presto tutto divenne sbagliato. Eppure a me sembrava così fottutamente giusto, che non avrei saputo cosa fare per fermarmi. E premetti l’acceleratore fino in fondo, reggendo con una sola mano il volante.
Arrivai e seppi che quella casa fosse tua senza controllare l’indirizzo -perché ti vidi. Eri in piedi nel vialetto, sotto un ombrello colorato.
Quando spensi la macchina apristi la portiera.
“Vieni sotto l’ombrello, Santana, su!” Feci come avevi detto e, mentre ti guardavo, fui certa che quello fosse il gesto più bello che qualcuno avesse mai fatto per me. Mi chiesi cosa avessi fatto io per meritarlo ma poi tu chiudesti la porta e ti vidi, zuppa, scuotendo il capo come un animaletto bagnato.
“Forse avrei dovuto prendere un ombrello più grande.” Sorridesti in modo talmente tenero che per un attimo desiderai abbracciarti. Eppure non mi mossi nemmeno di un millimetro. “Ma l’importante è che tu sia asciutta, non vorrei che ti beccassi una polmonite per colpa mia.”
Rimasi a bocca aperta. Cosa ho fatto per meritarti, Amore? Niente. E’ questa la dannata verità. Eppure non avrei smesso di ringraziare Dio per ogni giorno che sarebbe venuto, sino alla fine.
“Brittany, levati subito quella giacca e asciuga i capelli, per favore.”
“Sì, mamma...” dicesti scocciata. “Vieni, seguimi.”
La tua stanza era così... rosa. Brittany, se qualcuno mi avesse detto che su quel letto avrei trascorso le notti più belle della mia vita, io non gli avrei creduto. E avrei imparato a memoria i disegni che le costellazioni tracciavano nel cielo –mentre tu ti muovevi dentro di me. Eppure, se ci ripenso, posso dire con assoluta certezza di aver visto le stelle anche quelle volte in cui le imposte erano chiuse –come i miei occhi. Solo grazie a te.
“Accomodati, torno fra un attimo.” Scomparisti in bagno e quando tornasti reggevi un asciugamano col braccio. Ti sedesti sul letto, proprio accanto a me. Prendesti ad asciugarti i capelli, ma quando sopraggiunse il tuono facesti un salto, stringendomi forte, respirando sul mio collo. Fui certa di essere arrossita.
“Ehi, ehi. Non devi avere paura. Ci sono io adesso.” Ti presi per le spalle per guardarti negli occhi, erano più azzurri di quanto lo fosse il cielo sotto le nubi.
Annuisti.
“Pensi anche tu che io sia stupida, vero?”
“Chi è che lo pensa, Brittany?”
“Tutti. E hanno ragione. Sono stupida, per questo ho paura, per questo ti ho chiamata. Però credo che il formichiere non abbia finito il lavoro e abbia lasciato qualche pezzettino di cervello sparso nella mia testa. Infatti quando hai risposto mi sono sentita un’idiota e...” Amore, eri fottutamente adorabile. Lo sei sempre stata.
“Frena, frena, frena. Di che formichiere parli?” sospirasti come se avessi raccontato quella storia milioni di volte.
“Allora. Io ero in campeggio, no? Una mattina mi sono svegliata accanto ad un formichiere che mi leccava l’orecchio. Sono sicurissima che mi abbia succhiato il cervello durante la notte. Non può essere altrimenti. Non è possibile che io sia nata così, che tutto questo sia colpa mia.”
Non piangere, Amore, pensai. Non piangere, ci sono io qui.
“Brittany, sai cosa? Tu sei l’animaletto più bello che abbia mai visto. E gli altri cuccioli se ne accorgono ed è naturale che vogliano farti le coccole. Nessuno ti ha succhiato il cervello. Credimi. Credimi, ok?”
Mi guardasti a bocca aperta, poi sorridesti.
“Non ci avevo mai pensato.”
“Come no?”
Scuotesti il capo. “E a quale animale assomiglio secondo te?”
“A un animale talmente speciale che spesso non è capito dagli altri. Sai, tutta invidia. Qualcosa come... uhm.” Finsi di pensare. “Un unicorno! Sì, proprio un cucciolo di unicorno!”
Chiesi cosa mi stesse succedendo. Ancora una volta, nessuno rispose.
 
 
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Come qualcuno di voi avrà costatato ho fatto un leggero casino fra i capitoli... in poche parole ho aggiunto il quarto di A. a NCS. Si sono una pazza. Cooomunque. Godetevi questo capitolo perchè, ragazzi, sono fermamente convinta che fra BriBri e Sannie tutto sia cominciato così. Voi che ne pensate? Fatemi sapere, vi prego, basteranno poche parole per farmi contenta e spingermi a scrivere a questa velocità. Vi ringrazio. Saluti e alla prossima!
   
 
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