Anime & Manga > Inuyasha
Ricorda la storia  |      
Autore: elyxyz    09/06/2007    18 recensioni
Rin si è smarrita.
Sesshomaru-sama e il fedele Jaken sono alla sua ricerca, e il piccolo demone verde pregusta il momento in cui il suo Padrone punirà la ragazzina disobbediente, ma quando la trovano...
Storia partecipante al Contest 100 Prompts! indetto da Fanfiction Contest ~ {Collection of Starlight since 01.06.08}
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
POV jacken

Buondì a tutta la sezione di Inuyasha.

Fino a stamattina, non mi era mai passato per la testa di tornare a scrivere sul nostro testardo Mezzo-demone e parentela varia. E’ passato un secolo dall’ultima volta che l’ho fatto, e a volte ho l’impressione che sia stato in una vita precedente… (Di sicuro, stilisticamente parlando ^^’’).

Tuttavia, stamattina, per puro caso, ho scovato le ficcine di Mendori, le sue meravigliose Sesshomaru/Rin. Dopo averne lette 13 di fila, la voglia di produrre è stata incontenibile…

Mi trovo a dover ammettere che sono secoli che non leggo né il manga, né l’anime né tanto meno fics al riguardo. Potrei benissimo aver trattato, in questa mia one-shot, un tema utilizzato già da altri writers, prima di me. In tal caso me ne scuso, non era davvero mia intenzione.

 

Dedico quindi questa breve storia a Mendori,

che probabilmente non la leggerà neppure mai. (pazienza).

Per i suoi splendidi racconti.

 

(E a chi leggerà, grazie.)

 

 

 

 

Giustizia… o gelosia?

 

by elyxyz

 

 

 

 

 

POV Jaken

 

 

“Dannata ragazzina!” impreco, arrancando nell’erba alta, facendomi largo col mio fidato Bastone Ninto tra le piante urticanti.

Osservo distrattamente il mio Padrone avanzare qualche metro avanti a me, con la sua innata e letale eleganza.

“Sesshomaru-sama…” lo chiamo, ansimando per lo sforzo di farmi udire “e se la lasciassimo…”

 

“Zitto, Jaken.” Mi fredda lui. Un sussurro pacato e secco, che ha il potere di ghiacciare ogni nervo del mio corpo. Potrei morire ora, in questo momento. Ha ucciso per molto meno, in fondo.

E mi maledico per questa mia infausta, disgraziata idea, e maledico anche quella stupida bambinetta incosciente.

Chi le ha dato il permesso di allontanarsi? Chi le ha concesso di decidere di se stessa?

Per quanto io sia contrario, la sua vita appartiene a Sesshomaru-sama, ora.

E solo lui può disporne a piacere.

Maledetta marmocchia, aspetta che ti trovi!

 

“Onorevole Padrone… la punirà, vero?” ritento, esitante, perché è più forte di me “...quando la troveremo… sarà punita?” gemo querulo, pregustando almeno un po’ di soddisfazione da tutto questo trambusto. Quella sciocca bambina merita una lezione che non dimenticherà facilmente, ed è giusto che il mio Rispettabile Signore la frusti a dovere e le faccia passare di testa certi voli di libertà…

 

“Stai zitto, Jaken!” ripete lui, stavolta con un accenno di stizza nella voce.

Rabbrividisco. Ahimè, per colpa di quella sventurata, le ire del mio Nobile Demone ricadranno su di me! Sul suo povero, fedele servitore!

 

Mordo la mia viscida lingua per reprimere un lamento di protesta, tanto non servirebbe a niente.

Ma nella mia testa sfilano una serie di castighi e offese indirizzate a quella monella indisciplinata, che nemmeno il mio Padrone, nella sua onniscienza, può fiutare e disapprovare.

 

 

D’un tratto, Sesshomaru-sama si ferma, facendomi incespicare nel fango per non finirgli addosso.

“Fermo, Jaken!” mi ordina, asciutto. Un mormorio velato, che quasi fatico ad udire.

 

Lo vedo tendere le orecchie verso il limitare della radura alla nostra destra, sondare ogni rumore col suo udito sopraffino, annusare l’aria in cerca di odori a lui familiari.

Sorriderei, se sapessi come si fa.

Come può, un demone come lui, riconoscere un odore di umana come familiare?

 

Un giorno, questa ragazzina sarà la nostra rovina, ne sono certo.

Ma non potrà dire che non l’ho avvisato. Perché io, da servo consacrato a lui, ho sempre anteposto il suo bene a tutto.

E lei non è bene.

Lei odora di rovina.

Di morte.

Una morte diversa da quella che concede il mio Signore; talvolta magnanimo, talaltra crudele.

Rin sa di morte.

 

Ma tante volte ho provato a confidargli le mie premonizioni, a consigliarlo per la sua prosperità. Eppure lui, testardo e fiero, non si è mai curato della mia saggezza… come ora, in cui non mi rende partecipe di cosa ha capito.

Lo vedo riprendere la marcia, stavolta in ampi balzi agili e rapidi, e mi distanzia in fretta, quindi mi ritrovo a corrergli dietro, con le mie gambette tozze e tutto il bagaglio da viaggio appresso.

 

“Padrone, aspet-” ma è perfettamente inutile, lo so da me.

Quando ha in testa qualcosa, si cura solo della sua priorità.

Non mi ha mai atteso. E mai lo farà. Spetta a me imparare a stare al suo passo, e non essergli d’intralcio.

 

 

Ansimando e rantolando per l’enorme fatica, giungo infine al loro cospetto, all’ingresso della fitta boscaglia.

Rin si è arrampicata sui primi rami di un enorme acero, circondata da un branco di cani selvatici, evidentemente affamati e lusingati da un facile bocconcino.

 

Per un istante, mi auguro che se la divorino.

Così la smetterà - una buona volta e per sempre - di infastidirci.

E ritorneremo a viaggiare io e lui. Solo io e lui.

Non sono geloso di lei. E’ che proprio non la sopporto!

 

 

Il mio Signore non si dà pena di sguainare la sua potente spada.

Al suo semplice comparire, il gruppo fugge via, gagnolando spaventato.

Per essere dei comuni cani, hanno compreso in fretta quanto fossero in pericolo le loro misere vite.

 

Lui si avvicina lentamente, la minaccia ormai passata.

Mi viene il dubbio d’averlo sentito sospirare, ma certamente mi sono sbagliato. Sarà stato il sussurro del vento. Una brezza improvvisa e ingannatrice.

 

Lo vedo fermarsi a pochi passi dal tronco. E attendere.

 

Rin scende dal ramo su cui si era rifugiata e il suo piccolo corpo cade malamente a terra, incuneato tra le radici nodose.

Posso distinguere chiaramente fin da qui il visetto graffiato e la pelle scorticata delle braccia e delle gambe, nella sua salita verso la salvezza.

E i suoi occhi lucidi di paura e sollievo, le labbra che tremano per contenere un pianto lamentoso e seccante.

Sa che verrà punita.

Questa volta non la passerà liscia, ne sono certo!

Io sono stato punito duramente per molto di meno, quindi…

 

Sesshomaru-sama solleva bruscamente una mano e lei chiude gli occhi, pronta a ricevere un sonoro ceffone come inizio.

Mi pregusto la scena approssimandomi a loro, questa non me la perdo di sicuro! Si chiama giustizia!

Lo osservo calare con decisione verso il suo viso, e lei stringersi nelle spalle e prepararsi ad incassare il colpo e… e ghigno. Non so sorridere, ma ghignare sì. Assaporando ogni istante. Giustizia. Non è gelosia. E’ solo giustizia.

 

…e poi Rin riapre le palpebre, con le dita artigliate del mio Padrone che le sfiorano la testa arruffata in una maldestra carezza di consolazione.

Il mio ghigno si dissolve, lasciando posto ad un immenso senso di iniquità e di delusione.

Non mi resta che stringere i pugni e tacere, spettatore inconsapevole di questo sopruso.

A me le bastonate, a lei le carezze.

E quei dannati occhioni ricolmi di gratitudine!

Ma un giorno tutto questo finirà, parola mia. Parola di Jaken!

 

 

 

-Owari-



Disclaimers: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.


Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

Grazie (_ _)

elyxyz

 

 

Storia partecipante al Contest 100 Prompts
   
 
Leggi le 18 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: elyxyz