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Autore: bieberunicoamore_    21/11/2012    1 recensioni
"Oh, my love, my darling.
I've hungered for your touch a long lonely time.
Time goes by so slowly and time can do so much.
Are you still mine?
I need your love, I need your love.
God speed your love to me.
Lonely rivers flow to the sea, to the sea.
To the open arms of the sea.
Lonely rivers sigh wait for me, wait for me.
I'll be coming home, WAIT FOR ME."
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dal primo capitolo:
"Un clacson. Un botto.
Mi ritrovo a terra, ricoperta di sangue. Apro gli occhi lentamente e lo vedo, affianco a me, sul ciglio della strada.
«J..Justin» sussurro. Non riesco a sentire nemmeno io quello che dico..
Il rumore di una sirena penetra nelle mie orecchie. Urlo, ma nessuno mi sente.
Afferro la mano del ragazzo.
Dopo di che, buio."
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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-spazio autore-
premetto che questa è la mia prima ff, quindi non sono espertissima çç perdonatemi.
questo è più un "prologo", la storia in sè per sè comincia dal prossimo capitolo.
il nome della ragazza l'ho preso da Effy di Skins, quindi crediti al produttore (?) e l'aspetto è come il suo, il carattere no c:
ah, volevo dire che la parte in corsivo sono i ricordi della ragazza mentre quelli scritti normali sono il presente (?) non so come dire LOL.

beh, spero vi piaccia la mia storia e BUONA LETTURA C:


ps. me la lasciate qualche recensione? così continuo presto presto c: pleeeease!







CAPITOLO 1- Buio



«Elizabeth, ti senti bene?» domanda la donna accarezzandomi il viso.
Piange. Ho la vista annebbiata, ma riesco a sentirla.
Piange, perché è mia madre.
Piange, perché sua figlia si trova su un lettino in un ospedale.
E piango anch'io. Non per le ferite, che continuano a farmi male.
Piango, per lei. 
Piango e non riesco a dire niente, solo lacrime.

"Stasera ti porto in un posto" dice, dall'altra parte del telefono.
Rabbrividisco alla notizia, il mio petto comincia a pulsare e le farfalle svolazzano nel mio stomaco.
L'idea di passare una serata con lui mi manda in tilt.
Lui, mi manda in tilt.
"Dove mi porti?" dico, pensando già  a come sarebbe andata la serata. Carezze,coccole, baci. E forse mi avrebbe anche portata a letto, chi lo sa.
Stiamo insieme da due anni, sarebbe pure ora, no?
"Non posso dirtelo" dice lui, ridendo.
"Lo sai che odio la sorprese"
Continua a ridere."Passo a prenderti alle 20.00" dice, mandandomi un bacio dall'altra parte della cornetta.
"A dopo" rispondo, attaccando.

I ricordi cominciano a raffiorare.
Guardo mia madre, che continua a premere il pulsante d'allarme. Credo sia per avvisare i dottori che ho ripreso conoscenza.
Le sorrido e lei mi guarda assente.
Dalla morte di papà si è sempre comportata così con me. E' sempre assente e distaccata, sempre giù di morale. E la capisco, capita anche a me. Mi chiedo come farei io senza Justin. Non uscirei più di casa, non guarderei in faccia più nessuno.
Scaccio il pensiero dalla mia mente e fisso il soffitto.

Il ragazzo apre lo sportello della macchina prendendo la mia mano.
«Prego, milady» dice, sfoggiando il più bel sorriso che avessi mai visto.
Entro in macchina e mi appoggio al sedile. Si siede anche lui e mette in moto.
Non diciamo una parola durante il tragitto. Passo tutto il tempo a guardargli le mani. Mio padre mi diceva sempre che le mani esprimono il carattere di una persona. Il modo con cui afferrano la penna, il modo con cui accarezzano una guancia, etc. Le osservo, mentre girano il manubrio e cambiano la marcia. Decise, schiette.
Arriviamo davanti al cimitero. Scendo dalla macchina e ammetto a me stessa di avere un po' paura. Scende anche lui, mi prende una mano e mi bacia la guancia dolcemente.
«Non aver paura, ci sono io con te» come fa a capirmi sempre? Come fa a sapere sempre quello che provo?
Sorrido appena. Non entro in un cimitero da quando avevo otto anni, da quando mio padre è andato via.
«Devi affrontare la tua paura, la affronteremo insieme» respiro profondamente prima di fare un passo e oltrepassare il cancello.
Sono le nove di sera ed è tutto buio, tranne qualche lampione qua è là.
«Seguimi.» obbedisco e comincio a camminare. Mi guardo attorno: le lapidi che rendono l'atmosfera alquanto paurosa, ma a lui non da fastidio, anzi sembra molto rilassato.
«D-Dove mi stai portando?» balbetto.
Attraversa un altro cancello del cimitero e, dopo circa cinquecento metri, si ferma davanti un albero.
Alzo lo sguardo e finalmente la vedo, la sorpresa.
E' una casa sull'albero, decorata con luci e fiori.
Comincia a salire la scaletta in legno e io dietro di lui.
«E'...» mi guardo attorno. «E' bellissima, Justin» dico sorridendo.
Sorride anche lui e si avvicina a me. «Tu sei bellissima.» un brivido mi percorre la schiena.
Mi prende il viso tra le mani e comincia a baciarmi, prima lentamente, poi con più passione.
E sono felice.
Poggio la fronte contro la sua. «Voglio fare l'amore con te» sussurro.
Lui annuisce e mi fa stendere a terra delicatamente.
E sono felice.
Continua a baciarmi accarezzandomi i fianchi.
E sono felice.
Mi spoglia e io faccio lo stesso con lui. Sento il suo respiro, il suo battito.
E sono felice.
Sono felice, sì. Resto felice per tutta la notte. Sono felice perché, tra un gemito e l'altro, ha detto "ti amo".
"Ti amo anch'io" gli ho risposto, accucciandomi al suo petto. Sentendo il suo profumo, assaporando ogni suo gesto.

Riapro gli occhi a causa dell'infermiera che mi cambia la benda.
«Tra quanto tempo potrò uscire di qui?» sussurro abbastanza assonnata.
L'infermiera mi sorride. «Quando che starai bene» dice.
«Io sto già bene.» le rispondo, decisa.
Scoppia a ridere, per poi prendere le bende sporche di sangue e uscire.
"Fantastico" penso, alzando gli occhi al cielo. "Uscirò tra minimo 20 anni"
Mi appoggio a un lato del letto e chiudo gli occhi.

Apro gli occhi, e mi ritrovo incollata al petto di Justin. Sorrido ricordando la notte passata.
Mi avvicino al suo viso, strusciando il naso contro le sue labbra. Apre gli occhi anche lui e mi da un bacio sul naso.
Si mette seduto sul legno freddo della casa sull'albero. «Buongiorno, principessa.» mi dice, nonostante siano le tre di notte.
E io mi sento davvero una principessa quando sto con lui. Il modo in cui mi tratta, il modo in cui mi parla. Mi fa uscire pazza.
Si alza, raccogliendo i suoi jeans azzurro-scuro e la sua maglietta bianca. Se li infila e io resto immobile a fissarlo. Fisso ogni suo movimento e mi incanto. Penso a come farei senza di lui. Senza quelle mani che mi difendono, senza quelle braccia che mi proteggono. E per un attimo mi sembra che il mio cuore smetta di battere. Trattengo il respiro mentre lui si avvicina a me preoccupato.
«Effy, va tutto bene? Che succede?» mi abbraccia, con ancora la cintura dei pantaloni slacciata.
Gli sorrido appena cercando di sembrare credibile. D'un tratto non mi sento più felice e non so spiegarmi il motivo.
Sono qui, con il ragazzo che amo. Non c'è nulla di cui preoccuparsi, vero? Ma in realtà, ho un brutto presentimento.
Mi vesto anch'io e insieme riattraversiamo il cimitero per arrivare alla macchina. Nessuno dei due apre bocca.
Entrati in macchina mette in moto e parte.

«Vai più piano o rischiamo di schiantarci.» dico guardando davanti a me.
«Sta tranquilla, Ef.» dice lui sorridendo.
«E' buio, cazzo, vuoi andare più piano?» questa volta urlo. Sono spaventata, davvero.
Ripete di non preoccuparmi, ma qualcosa lo distrae.
Un camion sta per girare la curva e lui continua ad andare troppo veloce.
Ora è preoccupato anche lui. Lo vedo...piangere.
Si butta sul mio viso, non capisco cosa fa. Urlo. Non so che fare. Urlo ancora.
Un clacson. Un botto. 
Mi ritrovo a terra, ricoperta di sangue. Apro gli occhi lentamente e lo vedo, affianco a me, sul ciglio della strada.
«J..Justin» sussurro. Non riesco a sentire nemmeno io quello che dico..
Il rumore di una sirena penetra nelle mie orecchie. Urlo, ma nessuno mi sente.
Afferro la mano del ragazzo.
Dopo di che, buio.





  
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