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Autore: pecorabe    21/11/2012    3 recensioni
John Watson e i segni lasciati su di lui da tre uomini in particolare: Sherlock Holmes, Gregory Lestrade e Sebastian Moran. Non contemporaneamente.
(Non so presentare le storie, comunque fa meno schifo di quanto preannunci)
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson , Lestrade , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Memento

 

Marzo 

 John vuole un tatuaggio. Non sa ancora che cosa esattamente, ma sa bene il perché. Un tatuaggio che funga da memento, sul polso. Piccolo, quasi indistinguibile. La maggior parte del tempo sarà nascosto dalle pieghe del maglione, o dal polsino della camicia, o dal guanto di lattice dell’ambulatorio. Privato.

Il dottore non è il tipo da temere il dolore, non dopo quello che ha passato. E non è nemmeno uno che si vergogna, non davanti ad un tatuatore che probabilmente ha già visto -e inciso- di tutto. Invece, quando si avvicina allo studio dove ha un appuntamento, abbandona la mano sulla maniglia argentata della porta d’ingresso per un secondo di troppo. Lascia che la ragazza dietro il bancone gli lanci uno sguardo incuriosito, che ricambia imbarazzato, prima di girarsi e correre verso la fermata della metro più vicina, boccheggiando.

Dopo due settimane arriva per posta al 221B una boccetta di inchiostro nero per tatuaggi. Afferra il pacco dalle mani di Mrs Hudson e sale di corsa le scale, spalancando la porta dell’appartamento. Sherlock è fuori per un caso. Appoggia il piccolo contenitore sul tavolo della cucina e inizia a liberare il piano scostando malamente gli attrezzi del coinquilino, lasciando cadere provette e pagine di appunti. Non è certo il modo convenzionale, tantomeno quello più igienico per farlo, pensa mentre rovista nella cassetta del pronto soccorso in bagno in cerca di un paio di aghi e del disinfettante. I guanti li ha portati dall’ambulatorio. Arrotola la manica della camicia e inizia a disinfettare la cute con un batuffolo di cotone; quando gli sembra abbastanza, il polso è violaceo dal tanto sfregare e un piede scandisce i secondi sbattendo contro una gamba del tavolo da pranzo. Mentre fa per afferrare un ago, si accorge che il tremore alla mano destra è troppo forte e sarebbe folle utilizzarla per incidersi qualcosa sulla pelle per sempre. Il nervosismo, dannazione. Non sarà questo a fermarlo. Scambia la posizione delle braccia, iniziando a pulire il polso destro, quando viene interrotto da una voce sussurrata dietro l’orecchio.

‘Potrebbe rivelarsi da incoscienti utilizzare un arto non dominante per maneggiare un ago su se stessi. Lascia fare a me’

E’ un ordine. John deglutisce prime di sollevare lo sguardo verso il detective, che ha già preso posto sullo sgabello accanto al suo e si sta infilando un paio di guanti di lattice come quelli del dottore. John lascia fare e chiude gli occhi, rilassando il braccio sul piano di legno. Riesce quasi a sentire l’ago avvicinarsi, quando Sherlock gli infila tra le dita della sinistra l’oggetto appuntito e una mano fredda avvolge la sua. Il detective lo guida sulla sua stessa pelle, e quando riapre gli occhi, l’inchiostro è già penetrato sotto la cute. Proprio come l’aveva immaginato.

‘Incredibile! Come hai fatto a…’

Il detective si limita a bendare con cura la destra, sorridendo per la previdibilità degli esseri umani. Per quella del suo essere umano preferito, in realtà. Gioca distrattamente con le dita dell’altro, prima di alzarsi di botto facendo cadere lo sgabello sul pavimento.

John ha un tatuaggio che funge da memento, sul polso. Piccolo, quasi indistinguibile. Una sola lettera, un attestato di fedeltà firmato da entrambi. S

 

 

Ottobre

Lestrade è gentile. Anzi Greg, Greg lo è. Ha insistito lui per farsi chiamare così. Sarebbe strano continuare a chiamarlo per cognome dopo un mese che condividiamo l’appartamento- ha detto. E il letto, aggiunge nella sua testa il dottore. Greg, dunque. E’ tutto quello di cui ha bisogno. Un buon amico quando si sente solo e affogare nell’alcool da soli non è mai una buona idea. Un amante fedele, da quando John si è stancato di fingere di non essere (stato) attratto da un uomo. A volte solo una spalla su cui piangere, ed è questa la necessità maggiore. Riversare i propri problemi su qualcun altro fino a quando non ci si addormenta con le lacrime che continuano a scorrere, mentre l’altro resta ad ascoltare in silenzio come nessun amico né amante farebbe mai. La cosa che c’è fra i due, quella forse sì. Un innamorato.

Greg sa che non potrà mai ricevere quello che sta dando all’altro, il modo in cui si sta offrendo non verrà mai ricambiato; eppure non preme, non spinge. Lascia che le cose vadano in questo modo, lascia che la loro relazione indefinita sfoci in qualcos’altro. Piano, prima o poi. Ma non nell’amore.

Il detective non commenta il tatuaggio. Se può, non lo tocca nemmeno. E’ chiaro come il sole il significato di cui è carico il piccolo segno. Sarà John a mostrarglielo, quando lo vorrà. Quando ci riuscirà.

Dopo qualche mese Greg conosce un sacco di cose del dottore -dalla quantità di zucchero che vuole nel caffè al suo umore dopo una giornata in ambulatorio, quando ancora non ha lavato via la stanchezza e la gamba fa più male del solito - ma non sa che ha lasciato anche lui un segno indelebile. Come il memento di Sherlock si esibisce sfacciato sulla pelle di John, quello dell’ispettore è riservato agli occhi di un buon osservatore. Sono le rughe del pianto, ma anche quelle del sorriso. La disperazione e la felicità. La malattia e un insistente tentativo di cura.

 

 

Settembre

Sebastian ha un rituale post-coito. O post-sesso, chiamarlo in modo meno diretto non aiuterà a distogliere il senso di colpa che sta divorando John. Comunque, l’ex-colonnello ha un suo rituale: fuma una sigaretta e fissa il dottore. Oppure beve due dita di un super-alcolico qualsiasi e fissa il dottore. Apertamente, non si preoccupa di nascondere le occhiate insistenti. A volte per guardarlo meglio, lo fa spostare con un braccio, gli solleva il mento, lo costringe a girare il collo. John lascia fare senza ricambiare lo sguardo, aspettando che l’esame finisca.

Sebastian sa del tatuaggio e sa anche che non è dedicato a lui. Allo stesso modo il dottore vede le piccole J del colonnello, nascoste da milioni di altri puntini colorati e disegni e scritte sul suo corpo, e sa che non sono per lui. Non importa davvero a nessuno dei due.  

Il cecchino non ha bisogno di lasciare un segno sul corpo del dottore semplicemente perché ce ne sono già, a centinaia. I morsi e i graffi che imprime sulla sua pelle abbronzata si disperdono nel mare di cicatrici che ricopre tutto. Non c’è un centimetro di John che non sia segnato dal dolore, memento perpetuo della guerra ma non solo. Un paio di quelle, specialmente quelle più recenti, potrebbe averle fatte lui stesso. Un colpo di striscio all’avambraccio ancora evidente che fa soffrire il dottore in una delle brutte giornate, o un livido consistente che soggiorna sul fianco sinistro da qualche settimana.    

Una notte il dottore è più triste del solito e il rituale cambia. Per ogni cicatrice, John racconta la storia dietro ad essa e Sebastian, dopo aver ascoltato in silenzio, si china e vi depone un bacio. Casto, niente morsi o graffi stavolta. La maggior parte di esse non hanno una conclusione felice, le altre riguardano Sherlock. Quando le emozioni sono troppe, è il cecchino a mostrare qualcosa di sé, a scoprirsi pezzo per pezzo.

Si può scacciare il dolore rievocando il dolore stesso? Harry ha sentenziato che non si può pulire un pavimento impolverato con uno straccio ricoperto di fango. John le ha attaccato in faccia. Lui non è polvere, e Sebastian non è fango. I rituali continuano fino a quando le cicatrici non sono terminate, e la disperazione andata via.

Curioso. Di giorno provocare ferite, di notte guarirne.

 

 

EDIT:

Questa storia nasce da una conversazione con un altro utente in cui sosteniamo la shippabilità di John con chiunque e da un prompt che ha dato un titolo al tutto.

(Ripeto incessantemente una parola nel corso della storia, ma il titolo è quello, quindi qualcosa doveva anche entrarci)

Sono inadeguata e non so scrivere delle John/Sebastian (qual è il nome della coppia?) Comunque, la colpa è di nacchan e delle sue meravigliose fanfiction (la fanart è a buon punto ^^)

  
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