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Autore: laCollins    22/11/2012    9 recensioni
‘’senti Tom, è passato Alex poco fa’’
‘’COSA CAZZO VOLEVA?’’ sbottò di colpo, una reazione spontanea e imprevista, poi rifece la stessa domanda piu pacato ‘’ehm, che cosa voleva?’’
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era una di quelle giornate che non si ricordano, dove tutto è uguale a tutti i giorni, e vige una monotonia assurda.
C'era stato però un momento durante il quale ero passata da avere ancora il pigiama , ad avere gia il pigiama.
Brutta storia, purtroppo, ma mi annoiavo anche ad annoiarmi. Decisi di scendere in cucina e farmi un sandwich, avevo perso qualche kiletto nell'estate appena passata e potevo permettermi qualche vizietto momentaneo.
Ci infilai dentro una foglia di lattuga, già precedentemente lavata e conservata in frigorifero, un pò di tonno in scatola e un pomodoro tagliato a fette. Mi sedetti sul tavolo, e nel silenzio che incombeva in quella casa, il mio sguardo rimase fisso sulle lancette dell'orologio appeso sul muro.
Tic tac,
quel ticchettio che solitamente non sentivo nemmeno, durante la giornata, in quel momento mi sembrò il rumore più assordante e patetico al mondo. Stavo per innervosirmi, e anche la voglia di quel sandwich mi passò
Lo guardai, e mi venne la nausea.
Lo gettai nel lavandino e salii di sopra a lavare i denti e a darmi una rinfrescata. Improvvisamente, il volto che mi apparse sullo specchio, sembrava quello di un'estranea;
non ero io,
non potevo essere io quella che si rifletteva sullo specchio. Avevo le braccia troppo magre per i miei gusti, gli zigomi erano in assoluto rilievo e facevano quasi senso, cosi come gli occhi, sembravano affossati, no, ero dimagrita troppo e non mi piacevo
Mi ritornò in mente quel sandwich e lo stesso strano senso di nausea che mi pervase prima, mi diede la forza insolita di piegarmi in ginocchio attorno al water e buttare giù tutto.
Un quasi felice senso di appagamento questa volta mi pervase e mi diede la forza, questa volta, contrariamente a qualche attimo prima, di alzarmi da terra, lavare i denti un’ennesima volta e andare in camera da letto a cambiarmi, decisa ad uscire.
Aprii l’armadio, tirai fuori uno short di jeans chiaro, mezzo stracciato, che copriva a malapena i glutei, lasciando così le mie cosce all’aria fresca di metà settembre, una maglia larga con la faccia di Audrey Hepburn stampata in bianco e nero sopra e che arrivava a coprire quasi tutto lo short.
Infilai velocemente le mie macbetch blu elettriche, un filo si matita sugli occhi, due tre gocce di gloss rosa chiaro sulle labbra, una collana lunga e pendente, e una fascia ai capelli.
Mi guardai allo specchio, e finalmente, dopo tanto tempo riuscivo a sentirmi bella
Mi sentivo bella come non mai, nella mia malattia, non avevo più grasso che pendeva dal sotto braccio, o che formava odiosi rotoli sotto la maglietta.
Potevo indossare pantaloncini, top, andare al mare senza vergogna e camminare spensierata, senza quel maledetto pensiero di coprire la pancia.
Cosi, scesi di corsa le scale e aprii la porta, decisa ad andare fuori e divertirmi, magari chiamando Tom, al quale avevo staccato per ben 11 volte la chiamata.
Continuava a chiamarmi, in continuazione, da quando non frequentavo più Alex Noyes, quel batterista mezzo scorbutico degli Honor Society, che anche lui continuava a mandarmi messaggi di scuse e bla bla bla, e a chiamarmi in continuazione.
Mannaggia a me, e a quando decisi di trasferirmi qui a Londra.
Grr.
Presi il cellulare e iniziai a comporre il numero mentre aprivo la porta..

‘’MA PORCA PUTTANA, PERCHE CAZZO NON RISPONDI AL TELEFONO!? TE NE RENDI CONTO O NO, KELS, CHE SONO TRE ORE CHE TI CHIAMO E NON RISPONDI, CAZZO?!’’ .

Una furia, un tornado, una valanga.. qualcosa simile mi colpii all improvviso, come una sberla in piena faccia.

‘’Scusa, Alex.. non ho visto il telefono’’ riuscii solamente a obiettare.

‘’SCUSE, TUTTE FOTTUTISSIME SCUSE. PERCHE’ NON ME L’HAI DETTO CHE STAVI CON TOM, EH!? SICURAMENTE E’ ANCORA QUA NASCOSTO DA QUALCHE PARTE! FAMMI CONTROLLARE..’’.

Aveva i capelli sconvolti, la camicia mezza fuori dal jeans, e una scarpa diversa dall’altra. Quello che avevo davanti, non era Alex Noyes, non poteva essere l’Alex Noyes che conoscevo io, né quello che conosceva il mondo intero.
Decisi di non andargli contro, così rimasi appoggiata alla porta che lui aveva chiuso violentemente con il piede, mentre entrava in casa.
Dopo qualche minuto lo vidi scendere le scale e venirmi incontro, con la faccia triste e delusa..

‘’Devi scusarmi, ma..credo di aver esagerato con lo scotch questa mattina".

Stupido cuore, che non dà mai retta alla testa. Ero ancora innamorata persa di lui, ma dopo che lui e Julia…..bah, non voglio parlarne, mi era caduto solamente dal cuore.
Non volevo più saperne di lui, anche se era difficile ammetterlo a me stessa, e anche se faceva continuamente male, giorno dopo giorno, ma volevo andare avanti e basta e non pensare più a questa storia.
Ma vederlo lì, in quelle condizioni, mi faceva solamente star piu male di quanto gia non stavo, così mi avvicinai a lui e lo abbracciai.

‘’Ehi, Alex..torna a casa, fai una super doccia, una super dormita, e vedrai che tutto tornerà apposto, mh? Io sono qui, quando hai bisogno.’’

Quelle ultime parole mi si bloccarono in gola, non dovevo dargli il mio aiuto, stupida che non sono altro.
Misi da parte l’orgoglio e lo aiutai a risalire in macchina, dopodichè, rientrai dentro e lo stesso senso di tristezza di poco prima, mi colpì cosi ferocemente che non feci altro che tirare fuori dalla tasca il mio cellulare, e comporre il numero che ormai da anni sapevo benissimo a memoria.
Lasciai squillare, dopo qualche minuto una voce che non era quella che volevo sentire, rispose

‘’Si?Chi è?’’ ..cercai di capire chi fosse, ma non mi venne in mente nessuno, era una voce maschile ma alquanto familiare.Forse Max.

‘’Ehm.. cerco Tom.’’


‘’Si, è qui. Chi lo cerca?’’

‘’Sono Kelsey..’’ risposi con tono pacato, quasi indolenzito.

Sentii un vociare silenzioso provenire dall’altro lato del telefono e d’un tratto ‘’Kel? Sei tu?’’


‘’Chi altro aspettavi? Mi hai chiamata piu di dieci volte..’’

‘’e tu perché non hai risposto prima?’’

‘’ero sotto la doccia..’’ mentii, deglutendo.

‘’mh..farò finta di crederci.’’

‘’senti Tom, è passato Alex poco fa’’

‘’COSA CAZZO VOLEVA?’’ sbottò di colpo, una reazione spontanea e imprevista, poi rifece la stessa domanda piu pacato ‘’ehm, che cosa voleva?.’’

Mi misi a ridere..per non pensare a nient’altro. Ecco perché amavo questo ragazzo, ecco perché ormai da più di sette anni era diventato il mio miglior amico, mi faceva ridere e star bene.

‘’niente, comunque stacco il telefono. Vado a dormire.’’


‘’Vengo da te.’’ S’impose, serio.

‘’non voglio che tu venga qui. Non mi sento bene, e non sono in condizioni’’

‘’vabene,come vuoi. Cinese, pop corn e fitto un film, arrivo fra 10 minuti’’ e staccò senza darmi tempo di controbattere. Odiavo quando faceva cosi, ma infondo, era Tom Parker. Che altro dirgli?!
Mezz’ora più tardi eravamo sotto le coperte, sul divano, a mangiare pop corn e cibo cinese del ristorante all’angolo.
Una vera schifezza, ma in serate come queste, era il massimo se poi, il tutto era accompagnato da una deliziosa compagnia come la sua.
Aveva fittato ‘’amici di letto’’, quel film nuovo con Justin Timberlake, dove due amici decidono di spassarsela sotto le coperte senza nessun impegno di tipo amoroso.
Chiamateli stupidi!.
Avevo la testa poggiata sulla sua spalla, e la mano destra ancora nascosta tra la valanga di copertine e pleid, era intrecciata alla sua.
Sentivo il suo profumo inondarmi le narici, e il suo respiro leggero e tranquillo, e il suo battito regolare.
Alzai senza muovere un muscolo gli occhi, per guardare il suo profilo dal basso.
Quel sorriso, quei denti perfetti, quei capelli.. Tom Parker, era diventato la causa del mio battito irregolare, e direi, la causa per cui non sentivo molto la mancanza del mio stupido ex.
Amavo lui, anche quando stavo con Alex. Pensavo a lui, anche quando ero a letto con Alex. La notte mi addormentavo sognando di noi, e un nostro futuro insieme. Rabbrividii, e forse se ne accorse, perché senza staccare gli occhi dal televisore, infilo le dita della sua mano tra i miei capelli, e iniziò a giocherellare con una mia ciocca lunga.

‘’Qualcosa non và, piccola?.’’ Mi chiese, con quella voce che aveva la forza di farmi morire e farmi rinascere.
Mi limitai a scuotere la testa, e in quel momento, quando si abbassò e i suoi occhi furono fissi nei miei, capii cos’era il paradiso.
Gesù, Giuseppe, Maria e tutti i santi del cielo, era un angelo quello che avevo davanti?!
Mi sentivo morire, il mio battito accellerò, e notai un sorrisetto sorgere sull'angolo destro delle sue labbra. Non mi diede affatto fastidio, anzi, uno strano senso di eccitazione mi pervase.

‘’sicura che è tutto apposto,mh?’’ mi ripetè.
Gli sorrisi anche io, i nostri visi a pochi centimetri di distanza. Ormai si era creata una certa atmosfera, la stessa che mi sognavo ogni notte.
Ma..aspetta..ma è la mia impressione, oppure si sta avvicinando? Notai il suo lento avvicinarsi a me, la sua mano si sciolse dai miei capelli e scese sulla guancia, fin sotto il mento e due dita forzarono delicatamente il mio viso ad alzarsi, così che lui potè farsi strada sulle mie labbra più facilmente.
Uno, due, tre, cinque, dieci scosse mi salirono lungo la schiena.
Sentivo perfettamente il suo lento muoversi sulle mie labbra, ma non volevo aprirle, non trovavo la forza né fisica né mentale per dargli spazio. Staccò l’altra mano, quella sotto la valanga di coperte calde che era intrecciata alla mia, e la portò sull’altra guancia.
Ora avevo il mio viso in suo possesso, mi teneva ben stretta a sé anche con il suo corpo. Spinse poco più forte, ma non troppo quel bacio, fin quando non trovò la via d’accesso per esplorare la mia bocca.
Una forza a me sconosciuta, mi fece alzare le braccia e infilare entrambe le mani tra i suoi capelli, stringendolo così a me, ricambiando quel delizioso e incantevole scambio di labbra, e andare indietro con la schiena per farlo sdraiare su di me.
Continuammo a baciarci per un’infinità di tempo, una manciata di minuti che sembravano un tempo lunghissimo ed interminabile..assolutamente meraviglioso.
Poco dopo ci ritrovammo su quel divano, complice delle nostre azioni azzardate, entrambi nudi sotto le coperte, con i nostri corpi che facevano da riparo l’un l’altro, e i vestiti sul tappetto, anch’esso complice e che avrebbe preferito essere tutt’altra cosa, piuttosto che far da zerbino ai vestiti di due anime innamorate e desiderose come le nostre.
Sentivo il suo scorrere con le mani, su tutto il mio corpo.
Accarezzavo ogni centimetro della sua schiena, perfettamente liscia e ben scolpita, mentre assaggiavo ogni piccolo pezzo del suo collo e delle sue spalle. La sua mano azzardò e scese lentamente sulla mia intimità, facendomi percuotere il corpo da scosse di desiderio.
Staccatosi dal bacio, mi guardò negli occhi mentre infilava due dita dentro di me, e le muoveva ripetutamente.
Guardava il mio viso trasformarsi, mentre i denti mordevano incessantemente il labbro inferiore, e gli occhi si stringevano diventando particolarmente piccoli e stretti.
Sorrise, alquanto soddisfatto e tornò a baciarmi, con una particolare foga. Continuò a muovere le dita, fin quando non capì che ero quasi arrivata alla mia meta.
Sfilò le dita proprio sul più bello, e aprii gli occhi guardandolo quasi delusa, non capendo perché si fosse fermato.
Mi scosto una ciocca di capelli dal viso e si avvicinò al mio orecchio

‘’a questo punto, Justin Timberlake confidava a Mila Kunis il suo amore per lei..’’

si spostò dall’altro lato per raggiungere l’altro orecchio, mentre lasciava una scia di baci leggeri sul mio collo..

‘’..siamo fatti per stare insieme, noi due’’.. sussurrò, e improvvisamente tutto il mondo svanii, restammo io e lui soltanto, e tutto il mondo fuori.
Lo guardai per un attimo infinitamente eterno, mi fiondai sulle sue labbra e lo strinsi a me per il collo.
Sorridemmo entrambi, abbracciati e complici di quella giornata, e del tempo che sarebbe stato d’ora in poi.

‘’mi togli una curiosità, Tom?’’ replicai io, dopo aver sfogato tutte le nostre passioni desiderose, e dopo che vennimo entrambi.

‘’anche due..’’ ridacchiò lui, soddisfatto dei miei gemiti e dei quasi urli durante la sua performance.

‘’Ma..chi ha risposto al tuo telefono, prima?’’


  
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