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Autore: Virtual Deliverance    22/11/2012    0 recensioni
Un reboot di Superhuman Samurai Syber Squad, dove Malcolm Frink è il personaggio principale e Sam Collins non esiste. E' ambientato in un momento del tempo tra gli anni 90 e il prossimo futuro, in un universo alternativo in cui la tecnologia informatica si è evoluta in modo diverso dal nostro. Tutti gli anacronismi e le differenze dal telefilm originale sono intenzionali.
Genere: Angst, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: Violenza
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Quel giorno, Malcolm iniziava il terzo anno di liceo, e per la prima volta si trovava al Liceo di North Valley. Con il suo computer portatile Amiga 9000 nella borsa, si diresse verso la classe. Aveva letto l'orario che era appeso alla parete: le prime due ore sarebbero state di informatica. "Sarà una passeggiata." pensò. In quel momento venne spintonato da un ragazzo più grande diretto alla stessa classe. Malcolm scelse un banco in prima fila, dove sapeva che nessun altro voleva stare, mise il portatile sul banco e l'accese.

L'insegnante di informatica, una donna di mezza età con gli occhiali spessi, entrò in classe, chiuse la porta e si presentò. "Mi chiamo Ada Stone",disse, "ma qualcuno qui mi conosce già. Giusto, Alan Grossberg?"
Gli studenti si voltarono per vedere di chi stesse parlando. Seduto nell'ultima fila, con un sorriso stupido stampato in faccia, c'era il ragazzo che prima aveva spinto Malcolm. Accanto a lui c'erano altri due studenti, che ridevano come se ripetere un anno fosse la cosa più divertente del mondo.
Dopo l'appello, la professoressa accese il computer sulla cattedra e il proiettore digitale al centro della classe, e iniziò un'introduzione della materia. "La maggior parte di voi penserà che l'informatica consista solo nel giocare al computer", disse, "ma non è proprio così. I giochi a cui giocate sono stati sviluppati da qualcuno: per fare la stessa cosa, è necessario prima imparare le basi dello sviluppo di un programma. Qualcuno sa che cos'è un programma?"

La lezione era iniziata da dieci minuti, e Malcolm voleva già essere da qualche altra parte. Aveva imparato cos'era un programma quando andava all'asilo, e si aspettava una lezione sulla scrittura di codice, non un discorso paternalistico che trattava i concetti base dell'informatica come qualcosa di magico e misterioso. Sospirò.

L'insegnante continuava il suo discorso presuntuoso. "La regola numero uno è scrivere un software leggibile e di facile manutenzione. Questo viene fatto con la programmazione strutturata, e il linguaggio che userete per impararla è il Pascal."
A quel punto, Malcolm alzò la mano.
"Sì, qual è il problema?" disse la Stone.
"Io non lavoro con il Pascal." rispose Malcolm. "La sintassi è prolissa, le operazioni bit per bit sono un disastro, i loop non hanno clausole di escape, il costrutto 'case' è inutilizzabile, le operazioni sui vettori e sulle stringhe sono mutilate, non ci sono le variabili statiche, infrange le proprie regole e storpia la mente di chiunque lo impara. Insegnare il Pascal dovrebbe essere illegale."

Il discorso di Malcolm lasciò la Stone senza parole. Poi, convinta che fosse solo uno smargiasso a cui serve una lezione, decise di dare una risposta sarcastica: "Bene, allora, se conosci altri linguaggi di programmazione, perché non vieni qui a insegnarli alla classe?"
Malcolm si alzò dal banco e si avvicinò alla cattedra. "Grazie" disse, in tono completamente serio. "So programmare in C, C++, C Sharp, Java, Perl, Python, Smalltalk, assembly MC68090, sei dialetti del BASIC e..."
"TORNA AL TUO POSTO!" tuonò la Stone. "Suppongo che tu sia bravo a scrivere software, quindi scriverai un programma che genera tutti i numeri primi da 2 a un massimo stabilito, per domani. Portamelo o ti metto una F. Sono stata chiara?"
"Sì". rispose Malcolm, e tornò al suo banco.

Al banco, Malcolm aprì un editor di testo sul suo computer portatile e iniziò a scrivere codice, in preda a una frenesia alimentata dalla rabbia. Mentre l'insegnante stava ancora parlando di cose incredibilmente insulse, Malcolm alzò di nuovo la mano.
"Adesso cosa c'è?" chiese lei.
"Potrebbe far silenzio? Sto cercando di lavorare." rispose lui.
"Quel lavoro per domani. Aggiungi una routine che calcola il pi greco fino allo stesso numero di cifre." disse l'insegnante.
"Come desidera." disse Malcolm, e riprese a scrivere codice.

Un'ora dopo, Malcolm chiuse il portatile e si alzò dal banco. "Ecco. Finito." disse.
"Stai cercando di dire che hai fatto tutto in un'ora?" chiese la Stone.
"No, non sto cercando di dirlo, lo sto dicendo veramente." rispose Malcolm. "E' in una nuova cartella nel suo computer." aggiunse, indicando il computer alla cattedra.
"Come ti sei collegato al mio computer senza la password?" chiese lei.
"Ma io conosco la password. E' password." rispose lui.

L'insegnante raggiunse il suo computer. In effetti, c'era una nuova cartella nel disco rigido, chiamata "L'Inutile Tentativo di Ada Stone di Lavare il Cervello a Malcolm Frink". Dentro c'erano un eseguibile e un file di codice sorgente. Lei aprì il sorgente e notò che era stato scritto in un linguaggio di programmazione che non aveva mai visto. Le prime righe si presentavano così:

n=eval[input["INSERIRE LIMITE SUPERIORE: "]]
risultati=vettore[primi[n]]
primi[n]:=
{ // Inizializzazione del vettore
 vettore=vettore[0 to n]
 vettore@1=0
 for i=2 to ceil[sqrt[n]]
 if vettore@i!=0
 for j=2*i to n step i
 vettore@j=0
 return select[vettore, { |x|x!=0 }]
}


Il resto, che i commenti identificavano come funzioni per i calcoli 3D, aveva la stessa particolare sintassi.

"Cos'è? Uno scherzo?" iniziò l'insegnante.
Malcolm si avvicinò al suo computer e vide cosa stava guardando. "Questo è Frink." disse. "E' un linguaggio inventato da mio padre, l'ha chiamato così in onore di se stesso. Come ho già detto, io non lavoro col Pascal."
La professoressa lanciò l'eseguibile. Immediatamente, al posto del desktop comparve una schermata nera con un prompt bianco che diceva:

INSERIRE LIMITE SUPERIORE:

Lei inserì un numero, e al posto del prompt comparve un ambiente virtuale: una serie di anelli concentrici, ciascuno dei quali ruotava in una direzione diversa a una velocità diversa, e ciascuno con una sfera montata nella sua struttura.

Vedendo che l'insegnante era perplessa, Malcolm spiegò: "Il raggio di ognuno degli anelli rappresenta un numero primo. Il raggio di ognuna delle sfere rappresenta una cifra del pi greco. L'ho fatto in questo modo perché sono convinto che la grafica sia estremamente importante."

La Stone era senza parole.

"Allora, mi merito una A?" chiese Malcolm.
"No, hai solo evitato la F." disse lei.

Il resto della mattinata passò con un insegnante di fisica che non era a conoscenza dell'esistenza dei quark, un'insegnante di elettronica che ammetteva candidamente di avere una laurea in fisica, di non sapere quasi nulla di elettronica e di avere accettato la cattedra solo perché lei e il suo fidanzato erano senza soldi, e un insegnante di biologia che non credeva all'esistenza del cratere di Chicxulub, definendolo "solo una teoria". A questo, Malcolm rispose con una battuta sulla "caduta intelligente", che l'insegnante non capì affatto.

Dopo la fine delle lezioni, Malcolm andò in bagno. Mentre usciva dalla toilette, vide Alan Grossberg che bloccava la porta di uscita. "Dove vai, testa di cazzo?" chiese Grossberg.
"A casa" rispose Malcolm.
Mentre cercava di passare davanti a Grossberg, il ragazzo più grande lo afferrò per la camicia, dicendo: "Pensi di essere intelligente, non è vero, coglione? Ti credi più intelligente di questo?" e gli diede un pugno nello stomaco. Malcolm cadde a terra, senza fiato, ma Grossberg lo afferrò di nuovo, lo portò a pochi centimetri dalla sua faccia e continuò la sua provocazione: "Segnati le mie parole, pezzo di merda. Un giorno o l'altro io ti pianto una pallottola nel culo."

A quel punto, Malcolm fece l'unica cosa logica a cui poteva pensare: assestò un morsicone sul naso del bullo. Grossberg, colto di sorpresa, lanciò un urlo e lasciò andare Malcolm, che lo spinse da parte e corse via. Nel frattempo, Grossberg risciacquò il sangue sotto il rubinetto e si controllò allo specchio per vedere la profondità del morso.
  
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