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Autore: laCollins    23/11/2012    6 recensioni
E quando ci chiediamo perché debba fare tutto così schifo a volte, perché debba fare così male, dobbiamo ricordare che in un attimo può cambiare tutto. Il dolore può essere una cosa che abbiamo tutti in comune. Ma ha una faccia diversa per ognuno di noi, e lei doveva ancora capirlo, doveva assolutamente capire che non è solo la morte che ci fa soffrire, è la vita. Una perdita, un cambiamento.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Faccio questa strada due volte al giorno, la mattina presto e la sera tardi, andata e ritorno dal lavoro. D' inverno alle cinque è gia buio, ed esco dall' ufficio alle sei, per cui è notte fonda. Sento il cellulare vibrare sul sedile accanto, mentre viaggio a novanta su una statale in mezzo alla campagna. Tutto rettilineo, niente incroci. Quel fine settimana a Gloucester dalla mia famiglia, mi aveva sicuramente fatto bene, penso tra me e me, mentre i Cranberries inondano l'abitacolo dell'auto con un pezzo di qualche anno fa. Cerco il cellulare con la mano destra, tenendo la sinistra sul volante e gli occhi fissi sulla strada. 

- Dove sei? - mormoro, iniziando ad infastidirmi.

Il sedile è vuoto, ma sento di nuovo vibrare. Arrivo di fronte al rettilineo e prendo una curva a destra; mollo un pò l'accelleratore costringendo la cintura di sicurezza a stringersi sul mio petto. Il cellulare dev'essere finito sicuramente sul tappetino, e a quest'ora sarà uno dei ragazzi a chiamare. Forse Jay, che mi aveva mandato un messaggio poco prima della mia partenza, chiedendomi dove fossi finito. Un attimo, un attimo per notare i fari abbaglianti di un'altra automobile, nella mia direzione.








- Ma cazzo! Pure un incidente ci mancava questa sera! - mormoro nervosa tra me e me.

Quella era stata decisamente una di quelle mattine che non si dimenticano, talmente noiosa che provavi noia anche ad annoiarti. Il lavoro andava, la vita quotidiana un pò meno, e mi ritrovo a pensare a quanto sciatta fosse ogni mia giornata. Incolonnati, io e quello davanti, passiamo vicini al cartello con il nome del paese: non me lo ricordo mai e non lo leggo neanche stavolta. Quello davanti rallenta ancora, e quasi quasi me ne frego della pattuglia posteggiata al fianco della strada e lo passo, ma mi trattengo. Per distrarmi, studio il mezzo. Una fiat stilo station-wagon grigio argento, con la targa posteriore storta e un pupazzo appeso allo specchietto retrovisore. Un addetto, si sistema in mezzo alla strada costringendo la fila di macchine a fermarsi per causa incidente, mi chiedo quanto grave può essere stato. Accendo la radio, cercando una stazione decente in quella strada deserta. Ma, aspetta.. la mia attenzione si sofferma davanti alla prima macchina della fila, proprio in mezzo all' incrocio. C'è qualcosa. Sembra un uomo, e se ne sta rannicchiato per terra, sull'asfalto, da quel che posso giudicare da qui. Abbasso il finestrino e mi sporgo leggermente fuori, con il capo. Ci sono vetri sparsi per terra, i fanali dell' auto disperi sul ciglio della strada. Un cappellino, poco più distante dall'uomo. E in quel momento, speravo non fosse quello che pensavo. Quel cappellino. Quell' auto, a dir poco distrutta, e quel ragazzo erano tutta la mia vita. E come se niente fosse, giacevano al suolo inconsapevoli del vortice turbinoso di emozioni che stavo provando dentro di me. Inizio a far mente locale di tutti i santi che conoscevo, nominandoli in testa il più velocemente possibile, chiedendo per favore che non mi facessero vedere quello che stavo per vedere, o che non mi facessero fare quello che stavo per fare. Niente. Al diavolo la fede, in momenti del genere. Scendo di corsa dall' auto, lasciando lo sportello aperto. Corro, fino all' incrocio.

- Signorina, non può stare qui! Torni nell' auto! - 

Ahh, andate al diavolo! Sento solamente un vociare assurdo, mentre le mie ginocchia cadono per terra, piegandosi contro il mio stesso interesse. Non reggono, non possono reggere un simile spasmo. Tantomeno il mio corpo, con il peso dei pensieri che ho in questo momento in testa. Non possono reggere, e mi accascio anche io sull' asfalto, prendendo la sua mano e sentendo il sapore salato delle lacrime, rigarmi le guance e scendermi fin sull' angolo della bocca.

Non può essere.
No, che non può.

Non può essere accaduto veramente, non a lui, per lo meno.

- Nathan.. - sussurro, silenziosamente.









- 'issa corner -

Buongiorno,buonpomeriggio,buonasera. Scegliete voi.
E' una storia questa, a rating drammatico, con un pizzico di malinconico, sentimentale, romantico e azione. Basta shakerare il tutto, e puf, vien fuori 'sta roba.
So, mi presento velocemente.
Mi chiamo Clarissa, ma potete chiamarmi anche 'issa. Ho 19 anni, e studio giurisprudenza.
Seguo le ff su questo sito da anni,
e ammetto che ne ho scritte un paio anche io, sulla mia pagina.
Ora, ho deciso di rendere le cose 'ufficiali' e scrivere qua su.
Aspetto qualche recensioncina per vedere cosa ne pensate di 'sto scempio, e per regolarmi se continuare o meno.

a presto, xx.

r e c e n s i t e

  
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