Are
you hurt?
-
Ti sei fatto male
alle mani?- Una vocetta tanto flebile, che per un momento Kanda
credette di
averla solo immaginata, gli fece rizzare il capo.
Una
bambina, in
piedi davanti a lui, lo fissava con aria contrita; le piccole mani
strette al
petto ed il vestito rosa pallido di una taglia più grande la
facevano sembrare
ancora più piccina ed intimorita. Lo fissava; fissava le
sbucciature che aveva
sulle mani ed era come se alla vista di ogni nuovo taglio, la sua
espressione
si impietosisse sempre di più.
Kanda
non rispose, si
limitò a squadrarla con aria scocciata per poi sbuffare e,
dopo un’ultima
occhiata malevola, scivolare lungo la panca di legno, dove era
seduto, il
più lontano possibile da lei.
Incrociò
le
braccia sul tavolo e vi nascose la faccia, per evitare si sentire il
peso
gravoso dello sguardo di lei ed i commenti poco gentili sul suo conto,
come gli
capitava sempre quando sgattaiolava via dall’infermeria o
dalla mensa, non
appena finito di mangiare, per tornare a stagnare in camera sua o ad
allenarsi
in un punto nascosto dell’immenso giardino
dell’Ordine. C’era sempre qualche
infermiera, qualche Finder, perfino qualcuno dei suoi compagni a cui i
commenti
sul comportamento, l’aspetto, le parole di Kanda Yuu non
mancavano mai:
“maleducato”, “arrogante”,
“odioso”…
“terrificante”.
Kanda
si strinse
ancora di più tra le proprie braccia, avvertendo tutto il
freddo della sala
concentrarglisi nelle gambe e nella spina dorsale. Se c’era
una cosa di cui
poteva andare orgoglioso era il suo “non aver mai avuto
bisogno di chiedere
niente”, eppure, ogni tanto, si ritrovava a pensare che il
non essere seguito
con lo sguardo, il non sentire i bisbigli di scherno quando passava, il
non
vedere la paura negli occhi di chi avvicinava, sarebbe bastato. Anche
solo per
qualche giorno di pace.
-
Ehi!-
Kanda
sollevò il viso
di scatto, per ritrovarsi davanti alla ragazzina di prima. Non
riuscì a dire
nulla: lei fu più veloce. Gli agguantò le mani e,
tirati fuori dalle tasche dei
cerotti logori, cominciò ad appiccicarglieli sulle dita.
-
Che stai facendo!?
Lasciami subito!- Le sbraitò contro agitando le braccia,
tentando di
allontanarla da sé.
Ma
lei gli si aggrappò
ad un braccio con tutto il suo peso, impedendogli di muoversi, per poi
alzare
il piccolo viso rotondo e fissarlo con espressione decisa. Kanda rimase
talmente sbigottito che, per un attimo, dimenticò di volerla
allontanare, e lei
ne approfittò per agguantargli di nuovo le mani tra le sue e
ricominciare a
tempestarle di cerotti.
-
Senti, davvero… non
ce n’è bisogno, io… guarisco
subito…- Balbettò Kanda tentando un approccio
diverso, ma la voce gli uscì comunque scocciata ed
infastidita; nulla che si
sarebbe potuto definire “gentile”. Ma lei non gli
rispose, col volto contratto
in una smorfia di concentrazione, mentre anche l’ultimo
cerotto andava a
ricoprire l’ultimo lembo di pelle libero.
-
Ecco fatto.- Disse
semplicemente sorridendo appena – Tra un po’ non
dovrebbe più farti male.-
Concluse carezzandogli un palmo.
Kanda,
come sempre,
non disse nulla. Continuò a fissarla in attesa che lei
dicesse qualcosa che
potesse far sembrare meno strana quella situazione: qualche borbottio
nervoso,
qualche sibilo incattivito… ma niente. La bambina continuava
a sorridergli,
orgogliosa del suo lavoro tanto misericordioso quanto mal riuscito.
Il
bambino non riuscì
a fare altro che spostare lo sguardo da lei alle proprie mani,
immobilizzate
dai cerotti, dalle proprie mani a lei.
Improvvisamente
arrivò
il caldo, un caldo torrido proprio lì, sulle guance. Kanda
le sentì pizzicare
da quanto le sentiva bollenti; sembrava che tutto il sangue che non
riusciva a
raggiungergli le dita, per via dei cerotti troppo stretti, confluisse
nel suo
viso, proprio sugli zigomi.
Kanda
scattò in piedi,
facendo spostare l’intera panca di legno e la bambina lo
fissò meravigliata.
-…
Sei… sei proprio
una scema!- Le urlò prima di sgusciare via dal tavolo e
cominciare a correre
verso uno dei tanti corridoi che sfociavano nella grande mensa.
La
sera, quando Kanda
si decise, infine, a togliersi la montagna di cerotti che gli avevano
stretto
le dita fino a renderle blu, per la prima volta, si stupì di
trovarle guarite.
E,
per la prima volta,
gli sembrò davvero che il dolore se ne fosse andato via con
le cicatrici.
-
Linalee! Linalee! Ecco dov’eri finita! Ti ho
cercato dappertutto!... Linalee…? Che cos’hai?-
-
Fratellone… forse mi sono sbagliata… magari
anche qui all’Ordine posso trovare… delle persone
gentili.-
Piccola,
piccola fanc fiction su D. Gray,
giusto perché le giornate di Novembre sono sempre
più corte e difficilmente
sopportabili, e io dovevo trovare qualcosa con cui distrarmi.
Piccola
nota: Non ho
scritto questa fan fiction pensando a Linalee e Kanda come a due
innamorati
o futuri tali; non vado pazza per la coppia, ma vado
pazza per il
rapporto sorellina premurosa/fratellone burbero che li lega. Mi
piacciono da
morire assieme, ma, probabilmente, solo in
quest’ambito ^^