Nota dell'autrice: Eccomi ritornata con un'altra fiction e spero che vi piaccia. leggete e commentate. Un bacione grande (Kady)
IL PIU' FORTE ERO IO
Chi sono? Chi ero? Chi sarò? Cosa mi accadrà?
Non lo so.
Non so niente del mio passato e non ho certezze per
il futuro.
Io sono un automa che non prova più nulla.
Non ho memorie del mio passato, ho memorie solo quando
già vivevo qui.
Vorcof ha subito messo gli occhi su di me.
A tre anni mi hanno dato in mano un pugnale, a
quattro una rivoltella, a cinque un revolver, a sei un mitra, a sette un
bazzuca.
A otto anni sapevo usare ogni tipo di arma ed ero
già il migliore. Ero il più spietato, il più sanguinario, quello senza cuore,
fino a quando non arrivò lui, quel rossino deboluccio e malsano che in meno di
un anno cominciò ad essere una minaccia alla mia scalata.
Lui mi ha rovinato la vita.
Già la mia non era vita, io ero solo una marionetta
nelle mani di Vorcof. Ma io volevo sopravvivere e per farlo dovevo essere il
migliore.
Dopo la sua comparsa tutti gli incarichi di maggior
valere, che prema venivano affidati a me, vennero dati a lui.
Solo sentire il suo nome mi veniva il vomito.
Yuri, era quello il suo nome, Yuri Ivanov.
Ero il suo idolo e mi seguiva sempre ovunque
andassi, come un cagnolino.
Quando era appena arrivato mi ci ero affezionato a
quel moccioso dai capelli color sangue, ma poi, quando cominciò a superarmi, lo
odiai.
In quel momento avrei fatto di tutto per
togliermelo di torno, tutto.
Non potevo permettere che un moccioso di sei anni
mi superasse.
Così lo aspettai davanti alla sua camera e quando,
ritornando dagli allenamenti, mi vide, i suoi occhi si illuminarono.
«Boris che ci fai qui?»
«Ti devo parlare Yuri!»
Con un cenno mi fece capire che potevo entrare in
camera sua poi richiuse la porta alle nostre spalle, non appena abbiamo varcato
entrambi la soglia.
Si voltò verso di me sorridendo, ma quel sorriso si
spense subito, non appena mi vide.
«Bo perché?»
Il mio braccio era teso verso di lui con il pugno
stretto attorno al mio calibro38.
«Non posso permetterti di vivere!»
«Perché che ti ho fatto?»
«Tu mi hai rovinato la vita, e non posso permettere
che tu diventi più forte di me!»
I suoi occhi si riempirono di lacrime.
«Sai ti capisco, se devi uccidermi fallo,
preferisco che sia tu che altri! Tu per me sei come un fratello maggiore e…»
«Perché mi dici tutto questo? Pensi che così non ti
uccida?»
«No, non penso questo, e ti ripeto anche che tu
puoi farmi quello che vuoi, che io non ti fermerò. È solo che voglio che tu
sappia quello che penso di te prima di morire.»
Si fermò un attimo per vedere se gli davo il
permesso di continuare e vedendo che non dicevo nulla, proseguì.
«Sai Boris? Io non so di preciso cosa sia l’amore,
lo devo ammettere, ma credo di averlo provato nei tuoi confronti e di provarlo
tuttora. Sì, io non sono mai stato amato da nessuno, ma non mi importa perché
tu mi sei sempre stato vicino, anche se ero solo una palla al piede per te. Con
te mi sentivo felice, mi sentivo parte di una famiglia, che non ho mai avuto.
Sì credo proprio di amarti Boris e non voglio sapere se tu contraccambi, ma
l’importante che sia riuscito a dirtelo. Grazie per avermi ascoltato, ora puoi
uccidermi pure, non ho rimpianti, anzi sono contento di morire per mano tua…»
Io, il killer senza cuore, non riuscii a premere il
grilletto.
Non so cosa mi frenò, se per il fatto che lui mi
amasse o per il solo fatto che lui era
contento di morire, non lo so, so solo che non
riuscii, a sparargli.
A quel punto la rabbia mi invase, ma non verso di
lui, ma verso me stesso.
Non solo mi ero fatto soppiantare, ma ero diventato
anche un debole.
Avevo sempre ucciso tutti senza il minimo scrupolo
e ora mi facevo venire i sensi di colpa davanti a lui.
Sì forse ho capito il perché… forse è per il fatto
che mi vuole bene.
Anch’io, come lui, non sono mai stato amato e
sentire dire quelle parole, mi sono sciolto e con me la corazza di durezza che
mi ha sempre avvolto.
Ero diventato sentimentale, no non potevo
permettermelo, non potevo essere debole…
Il calibro38 che prima tenevo puntato verso il
rossino, lo portai contro il mio petto.
«Boris che vuoi fare?»
«Non riesco ad ucciderti, sono diventato un debole,
per me non c’è più posto in questo mondo»
con uno scatto si precipitò sul mio braccio per
prendermi l’arma, ma io, intanto, avevo già premuto il grilletto.
A causa del suo intervento il proiettile deviò, non
colpi il mio punto vitale, ma ci andò solo vicino.
La sua voglia di salvarmi aumentò la mia agonia.
La mia pistola mi sfuggì di mano e senza forze mi
lasciai cadere, però le sue braccia mi presero.
«Boris!!»
le lacrime che stava trattenendo scoppiarono
all’improvviso, bagnando anche il mio volto.
«Smettila non puoi farti vedere così! Vantati di
avermi ucciso, così salirai ancora di più!»
«No non puoi morire, dovevo esserci io al tuo
posto!»
«Basta se tu mi vuoi bene, come dici, allora
vantati di avermi ucciso e fai fruttare la mia morte. Promettimelo…»
«Ok lo farò…»
La sua risposta mi giunse lontana, poi più nulla.
Grazie alla sua morte ebbi un’impennata e arrivai
ai vertici dell’organizzazione ed ero sopra a tutti.
Quello che provavo per lui non era semplice bene,
ma vero e proprio amore, solo ora me ne rendo conto, ma lui non lo saprà mai.
Grazie Boris per non avermi ucciso.
Grazie di avermi fatto capire cos’è l’amore.
Grazie di essere morto per me e di avermi dato la
possibilità di essere il migliore.
Non ti dimenticherò mai, è una promessa.
Vivrai per sempre in me.
Ti amo.
Un giorno ti rivedrò e quel giorno staremo insieme
per sempre.
Grazie Boris, grazie di essere vissuto, grazie di
essere stato un mio amico, anche se a modo tuo.