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Autore: Medea00    23/11/2012    7 recensioni
Os dedicata a Carly. Tanti auguri!
Questa storia va storia va letta in concomitanza con "questioni di punti di vista" di Somochu. Io ho scritto la parte di Blaine, lei quella di Sebastian.
Due modi diversi di vedere un compleanno.
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questa OS è dedicata a Carly. Tanti auguri Carly!

Io e Somo abbiamo pensato di festeggiarti in questo modo.

Avviso a tutti: questa fanfiction va letta in concomitanza con quest'altra, che contiene la storia dal punto di vista di Sebastian.
Hope you like it!






Questione di punti di vista
 


 

 

Ho sempre odiato i compleanni.
Quando a due anni i miei mi hanno promesso il castello della Plemobil, a patto che mi togliessi il pannolone, ci sono cascato come uno scemo: mi hanno regalato soltanto una minuscola stalla e due cavalli. Se quello è un castello io sono Mago Merlino. La foto delle fantomatiche due candeline mi ritrae con un broncio immenso e Cooper che da dietro sperimenta il suo nuovo Bionicle ultra accessoriato.
Quando a sette anni mi hanno portato a Disneyland, sono rimasto mezza giornata ancorato alla gamba di mia madre strillando e piangendo contro di loro e la loro malsana idea di portarmi nel labirinto di Alice nel Paese delle meraviglie. Come se non sapessero che ho la fobia per la Regina di cuori. Non sono mai più riuscito a vedere quel cartone, e ancora oggi mi capita di sognare la sua voce che ordina di tagliarmi la testa.
Per il quattordicesimo compleanno mi sono fatto la torta da solo. Ero in quella tipica fase adolescenziale in cui ti ritieni un grande chef, oppure, forse, avevo visto troppe volte il programma di Gordon Ramsey. Ad ogni modo ho optato per fare il tiramisù: qualcosa di semplice, veloce e sicuramente infallibile. Passai il compleanno in ospedale, con una flebo attaccata al braccio e una prognosi di “salmonella” accompagnata da uno sticker di una torta attaccato alla cartella clinica. Tanti auguri.
Dai venti anni in poi ho semplicemente ignorato la concezione di compleanno perchè sono nato esattamente nel bel mezzo del periodo esami, e quindi da un po’ di tempo a questa parte mi capita di festeggiare con una tazza di caffè fumante e degli appunti di storia del cinema sotto mano.

Accidenti a me e a quando ho deciso di fare il college. Lo sapevo che dovevo rimanere ancorato ai miei sogni di bambino e fare il guardiano di un’isola deserta. Un Robinson Crusoe più gay e con meno peli, insomma.
Ad ogni modo, si avvicina il mio venticinquesimo compleanno, e qualcuno direbbe: “Ehi, wow, un quarto di secolo!” No. Per me è soltanto un giorno in cui parenti mai visti in vita mia mi mandano tristissime cartoline di auguri e gli amici mi porgono delle scuse per essersi dimenticati di farmi un regalo. Da quando non c’è più Facebook è diventato un po’ difficile ricordarsi tutti i compleanni. Ormai quel sito viene usato solo per rimorchiare o giocare a Farmville.
So che potrei sembrare seccato da questa faccenda, ma in realtà non lo sono. Non me ne frega niente, ecco. Si avvicina il mio esame di musicologia e io sono sereno. In realtà, non farei nemmeno caso all’avvicinarsi del mio compleanno, se non fosse che ho un ragazzo esageratamente iper attivo che non rinuncia mai a ricordarmelo. Perchè Sebastian è uno di quelli che ama i compleanni e, soprattutto, non accetta che altri non la pensino come lui. E’ una specie di nazista convinto solo che al posto degli ebrei ci sono regali e canzoncine idiote.
Sono sicuro che a due anni lui l’ha avuto il castello della Plemobil.
Me ne sto tranquillamente seduto sul divano di casa sua mentre sfoglio un noiosissimo libro sull’esistenzialismo tedesco – tedesco, che ironia – quando Sebastian si avvicina quasi famelico gattonando verso di me. Il colletto della camicia è leggermente stropicciato e le maniche arrotolate maldestramente; a causa della doccia appena fatta, i suoi capelli sono umidi, la pelle arrossata e i suoi occhi scuri di piacere. Non credo che riuscirò mai ad abituarmi alla sensualità del mio ragazzo. Il mio cuore ha già cominciato a battere più forte e, oh okay, Günter Grass può aspettare, penso, mentre abbandono il libro sul bracciolo accanto.

In realtà era da tanto tempo che non avevamo un vero e proprio contatto fisico. Gli esami ci stanno ammazzando e la mia depressione pre-compleanno mi rende piuttosto freddo; ho quasi paura che lui sia arrabbiato con me per quest’ultima cosa, e così per fargli cambiare idea comincio a baciarlo con forza, mostrandogli che riesce ancora a farmi diventare un adolescente in preda agli ormoni. Lui mi bacia piano, languido, fa scorrere la lingua contro la mia e sento già il mio respiro diventare sempre più pesante. Vorrei dirgli qualcosa, vorrei fargli un complimento, esprimere qualcosa di concreto, ma il mio cervello è una poltiglia informe e ha deciso di dare il via libera al mio corpo, che adesso è intento a contemplare il suo collo caldo attraversato da profondi brividi. Le sue mani mi stringono i fianchi con delicatezza, quasi a non voler farmi male. Dio, Sebastian, mi fai impazzire.
Ma... io faccio impazzire lui?
Mi rendo conto in quel momento che i suoi baci non sono languidi. Ma esitanti. E le sue carezze non sono delicate ma, semplicemente, appoggiate lì, come se in realtà non ci fosse molto altro da fare. Sembravano dire: “Oh beh, visto che dobbiamo per forza toccare qualcosa di Blaine, tanto vale sistemarci qui e starcene buone buone”. Una fitta amara si prende gioco del mio stomaco, mentre vengo assalito velocemente da un pesantissimo groppo alla gola.
Sebastian sembra... distratto. Mi viene voglia di controllare l’alito, oppure, i miei capelli, perchè non è mai successo che Sebastian sia così distratto, di solito a questo punto mi starebbe già trascinando verso la camera da letto riempiendo la stanza di imprecazioni e gemiti. Di solito, mi basta mostrare una minuscola parte del collo per avere le sue labbra su di me e la sua mano sotto ai pantaloni.
Ma no, mi dico, sono tutte illusioni. La letteratura tedesca mi avrà sicuramente fuorviato. Così con una mano scendo lungo tutto il suo petto fino a raggiungere la cintura dei pantaloni, e-
Niente. Non sento assolutamente niente.

Sono di fronte al Bello Addormentato del bosco.
Cerco di non sembrare troppo dispiaciuto, mentre mi stacco da lui e gli rivolgo un piccolo sorriso. Sebastian mi guarda confuso per un momento, prima di darmi un ultimo bacio a stampo e alzarsi dal divano per andare a scrivere qualcosa al suo computer.
Forse è solo la giornata sbagliata. O almeno lo spero.
 
 
 

 
Più passano i giorni e più Sebastian si comporta in modo molto strano.
Parla poco, è sempre sovrappensiero, a volte sembra ricordarsi improvvisamente di qualcosa e afferra giubbotto e chiavi per scappare via di casa come un fulmine. E non credo proprio che vada in facoltà, visto che non si porta mai nessun libro dietro.
Però in questo momento mi è quasi passato di mente, perchè è sdraiato sul letto accanto a me e il mondo finalmente sembra aver riacquistato un po’ della sua vecchia scintilla: ci guardiamo, mi sorride, ci accarezziamo dolcemente e quando cominciamo a baciarci penso che è proprio questo quello che voglio. Amo Sebastian, lo amo con tutto me stesso e probabilmente è molto stressato per via degli esami, o almeno, io lo vedo stressato. Sono così stupido, certe volte. Dovrei davvero smetterla di farmi tutte queste fisime mentali: lui adesso è qui con me, e mi sta guardando in un modo che mi scioglie come un ghiacciolo al sole, ci avviciniamo lentamente sentendo i nostri cuori battere quasi all’unisono... e poi il suo cellulare comincia a squillare.
Sono diversi squilli, in realtà. Altalenanti, come una scarica di sms ricevuti tutto d’un colpo. Io non ci avrei nemmeno fatto caso, davvero; ma poi, leggo sul viso di Sebastian la classica espressione allarmata che fa sempre ogni volta che gli chiedo com’è andata la serata con gli amici, o una lezione all’università. Non ho mai capito perchè reagisce in questo modo: non posso più fare delle domande, adesso? Lui sa tutto di me, ogni singola cosa. E io non ho il diritto di essere informato su di lui?
Mi sta guardando come se fossi pazzo. Oh, andiamo, non sono così paranoico.

Voglio soltanto dare un’occhiata al suo cellulare. Una minuscola. Non se ne accorgerà nemmeno. O forse sì, visto che appena mi sporgo con uno scatto verso il comodino lui è già su di me e cerca in tutti i modi di fermarmi, ma io sono sempre stato più veloce e ho già afferrato il telefono sul quale compare a chiare lettere un nome semplice e disarmante.
Chi cazzo è questo David?
Non faccio nemmeno in tempo a metabolizzare la cosa, che Sebastian si avventa sulla mia mano riuscendo a prendere il cellulare e fa per alzarsi in piedi compiaciuto; accidenti a lui e alla sua altezza, perchè diavolo è così alto? Forse posso raggiungerlo salendo sul comodino e poi lanciandomi su di lui. No, ok, non è molto sicuro.
Ma poi lo vedo scivolare contro le lenzuola, e con un tonfo sordo e apparentemente doloroso finisce a terra. Vittoria! Ahem, volevo dire: “Oddio, Sebastian stai bene?”
Dopotutto sono un po’ preoccupato per lui. Insomma, resta comunque il fatto che lo amo. I suoi bellissimi occhi verdi si addolciscono per un secondo, mentre siamo ormai a distanza di un bacio e mormora un flebile “No”, cercando di alzarsi.
Oh, andiamo, tanto lo so benissimo che ha la testa più dura di un muro; e poi, se stesse veramente male, sarebbe ancora accasciato a terra. Accantono i miei sentimenti da fidanzato per focalizzarmi di nuovo sulla battaglia.
“Bene, perfetto, perchè ora me lo riprendo.”

Riesco finalmente ad afferrare il cellulare, solo che la presa di Sebastian è maledettamente salda. L’avevo detto io che è cocciuto, ma io sono più orgoglioso di lui e non ho intenzione di perdere. E poi, perchè diavolo ci tiene tanto a non farmi leggere quei messaggi? Che cosa contengono di così eclatante? Tutto questo insistere è sempre più sospetto, e pian piano sento crescere la rabbia dentro di me, in una forma fredda, penetrante, di quelle che si attaccano sotto la pelle e non ti fanno dormire la notte.
No, maledizione, devo scoprire che diavolo vuole quel David dal mio ragazzo.
Do un ultimo strattone e, finalmente, Sebastian molla la presa: tutti quegli anni di boxe sono serviti a qualcosa, allora. Io sono euforico, il cellulare è finalmente mio, lo sento stretto tra le mie dita... per poi finire esattamente scaraventato contro il muro.
“Ops.”
 
 
Lo so che non lo devo fare. Lo so, sono una brutta persona.
Ma io sto letteralmente impazzendo e Sebastian è sempre più misterioso e che cazzo, se mi sta tradendo voglio vederlo con i miei stessi occhi. Sono a casa mia, completamente solo, sullo stereo parte Trouble dei Coldplay e io mi ritrovo a pensare che perfino il mio lettore mp3 è meschino. E’ per colpa del mio compleanno, sono tutti meschini quando si avvicina il mio compleanno.

Ignorando il crescente senso di colpa che mi sta urlando di allontanare immediatamente quelle mani dalla tastiera, nemmeno fosse una pistola, apro il browser e digito velocemente il sito di Facebook deglutendo a malapena un po’ d’aria fredda. Su quel sito non ci vado da anni, ma era sempre stata una grande fonte di spionaggio ai tempi del liceo, così spero che sappia rendersi utile ancora una volta.
Con mia grande sorpresa e fortuna la password di Sebastian è sempre la stessa. La prima volta che mi aveva chiesto di controllare una cosa dal suo profilo, dettandomi “Questanonèunapassword”, ho creduto stesse scherzando, e invece no. Sebastian ha un modo di aggirare il sistema tutto suo.
Con ancora quel pensiero in testa rimango un po’ sbalordito dalla sua immagine del profilo, che ritrae me e lui in una giornata estiva con le fronti vicine e dei piccoli sorrisi innamorati. Lui ha indosso i suoi tipici Rayban comprati dieci anni fa, gli risaltano i lineamenti del viso e non faccio altro che pensare a quanto sia bello. Potrei guardare tutte le sue foto per salvare le più belle e farmele stampare a sua insaputa. No, Blaine, già sei sin troppo stalker in questo modo, attieniti al tuo compito.
Faccio una smorfia di fronte alle centinaia di notifiche che mi lampeggiano davanti gli occhi; non ho voglia di controllarle tutte, molte sono mi piace a dei commenti e altre sono stupidi poke che vanno di moda per qualche ragione a me sconosciuta. Non so nemmeno cosa sia un poke. E’ un nuovo metodo di cyberbullismo?
Ma quando il mio sguardo scorre sulle tre notifiche di messaggi in arrivo presenti sulla bacheca, la mia espressione si fa improvvisamente più seria; ho quasi paura ad aprire la casella di posta e leggere quello che ci posso trovare, ma lo devo fare. Non ho nessuna intenzione di farmi prendere in giro da Sebastian. Se lui non vuole dirmi la verità, beh, allora la troverò da solo.
Oltre a una nota da parte di sua sorella che lo insulta su qualcosa circa la sua solita gentilezza, c’è un messaggio da parte dell’università, che gli ricorda un seminario di qualche cervellone che gli piace tanto, e fino a qui posso solo sorridere felice sentendomi anche un po’ stupido ad aver dubitato di lui in questo modo. Ma poi leggo di nuovo quel nome. David. Di nuovo, questo cazzo di David. Sebastian non ce l’ha tra gli amici, quindi, oltre a non poter vedere le sue foto, deduco che si conoscano da poco; riesco a scorgere soltanto il volto di un ragazzo biondo, piuttosto carino, e il mio gay-radar sta già suonando la sirena preparandosi all’omicidio immediato.
Che stronzo.
Apro il messaggio e appoggio il mento sulle mani strette a pugno, tanto da farmi venire le nocche bianche.

 
“Sebastian, sono prontissimo per mercoledì. Ho trovato anche le candele! Non vedo l’ora.”
 
Che grandissimo stronzo.
 
 
 
“Ti devo parlare. Dopo le lezioni puoi passare da me?”

Il messaggio di Sebastian mi colpisce come un pugno nell’occhio. E’ mercoledì e come ogni mercoledì ho lezione fino a tardi, quindi di solito ordino cinese, me ne torno a casa e mangio in sala guardandomi le repliche di X-Factor. Sebastian non mi manda mai un messaggio alle sette del mercoledì sera chiedendomi di venire; non lo fa, perchè sa quanto sono stanco, mi chiederebbe di venire solo in caso di qualcosa di serio.
Oh no. Allora è tutto vero. Mi ha tradito.
Non riesco a crederci. Non è possibile. Ma poi ripenso a come si è comportato durante la scorsa settimana, a tutta quella distrazione, a quei segreti mai rivelati...
Trattengo a stento una lacrima mentre con il cuore in gola mi avvio verso la metropolitana. Cammino in modo pesante, come se ogni passo in più che mi porta verso casa sua equivale a quello che mi conduce verso la morte; una parte di me continua ancora a dire che non è vero, che mi sto immaginando tutto.
Ma poi, che altra spiegazione potrei dare?
Le strade scorrono veloci, come fotogrammi, mentre io mi aggrappo al palo della metro come se non riuscissi più a stare in piedi. La sola idea di lui con un altro mi distrugge. Immaginare i suoi gemiti rivolti verso qualcun altro, le sue carezze, tutte le attenzioni... è qualcosa che non riesco proprio ad accettare.
Per questo lo shock e la disperazione si trasformano velocemente in rabbia. La sento insorgere dentro di me, è qualcosa di nuovo e allo stesso tempo contiene tutta quella accumulata fino ad allora; mi sento pieno, forte, orgoglioso, vendicativo. Sebastian mi ha tradito? Bene. Adesso gli faccio vedere cosa si è perso. A cosa ha rinunciato.
Quando lo vedo aprire la porta di casa nella penombra, riesco a scorgere soltanto un bagliore divertito nei suoi occhi verdi prima di sbatterlo contro il muro accanto e cominciare a baciarlo con veemenza e travolgimento; con un calcio chiudo la porta dietro di noi, gli sbottono quella strana camicia che ha addosso – forse è nuova, non l’ho mai vista – e nella foga dei miei gesti finisco per far saltare gli ultimi due bottoni, mentre lui di fronte a me resta silenzioso, come sconvolto. Non si aspettava una reazione simile, certo. Immagino quanto sia difficile adesso dire al proprio ragazzo di averlo tradito.
“Blaine...” mormora, la voce resa spezzata e roca dall’eccitazione, ma io lo ignoro, annullando qualsiasi distanza trai nostri corpi e respirandogli all’orecchio, piano, con la mia mano che andava a massaggiare la sua percepibile erezione.

“Ti voglio, Sebastian. Ti voglio qui, adesso.”
Nei tre secondi successivi lo vedo combattere tra la voglia di assecondarmi e quella di spingermi via e riprendere fiato. E’ quasi adorabile. O almeno, lo sarebbe, se non mi avesse tradito.
“Blaine, non è proprio il momento adat-“
“Sì invece”, lo interrompo brusco, ancora evidentemente arrabbiato, “Voglio che tu mi scopi contro questo muro e voglio farti venire urlando il mio nome. Il mio.” Ci tengo particolarmente a scandire le ultime due parole. Ma lui non capisce, lui adesso mi guarda confuso e, oh, ma a chi la vuole dare a bere? Davvero vuole continuare con questa farsa di non sapere di cosa stiamo parlando? Ma no, non cascavo ai suoi occhioni chiari.
“Voglio farti dimenticare David e qualunque altro stronzo ti sei fatto in questa settimana.”
Lui e quelle stracazzo di candele.
Ma Sebastian si blocca, mi tiene fermo per le braccia, mi rivolge una lunga, lunghissima occhiata ed è allibito, come disincantato. E comincio a credere di aver fatto una grande cazzata. Perchè Sebastian può essere bravo a fingere, ma non così bravo.

“Blaine, ma che diavolo...?”
Quando si scosta dal muro, con la spalla va a urtare l’interruttore dietro di lui, e così facendo tutte le luci della sala si accendono come per incanto, rivelando così una stanza piena di palloncini, striscioni colorati, coriandoli e amici di nuova e vecchia data con i bicchieri di champagne in mano, tutti con la stessa espressione interdetta e imbarazzata.
Solo adesso ricordo che oggi è il mio compleanno. Solo adesso noto quel fantomatico David mano nella mano con Thad. Solo adesso ho il coraggio di guardare di sottecchi il mio ragazzo.
Oddio.
Ho appena detto di fronte a tutti i miei amici di voler scopare Sebastian facendogli urlare il mio nome.
“Sorpresa!”







***

Angolo di Fra


Come vi ho già detto, per la storia narrata dagli occhi di Seb vi rimando qui.

 

   
 
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