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Autore: Columbrina    24/11/2012    1 recensioni
{Zack e Tifa, così come li ho sempre visti io.
“Inutile dirti che me ne sono amaramente pentita, vero?”
“Di aver guardato distrattamente il cellulare o per cosa abbiamo fatto dopo?”
“L’una non esclude l’altra” fece lei, lapidaria “E non parlare così che rendi il tutto più compromettente”
“La tresca è compromettente”
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tifa Lockheart, Zack Fair
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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L’incredibile sciarm di Zack Fair
 

 
Entrò nel bar senza essere accolto dallo scampanellio che si aspettava: era pomeriggio inoltrato, ma il locale era ricoperto da una coltre di polveroso e grondante silenzio. Zack tirò fuori un lungo fischio, come se credesse che quella desolazione si fosse depositata nel locale per puro caso.
In realtà gli era capitato altre volte di trovare Tifa sola, dietro il bancone, lucidando un bicchiere mai tracannato con uno strofinaccio umido, la fronte madida di fatica e gli occhi che ammonivano il fondo terso e la sua miserabile condizione.
Senza salutarla neanche, si sedette sul primo sgabello che trovò libero e prese a picchiettare sulla superficie legnosa del bancone, elargendo un ampio sorriso sornione che apriva spontaneamente i lati della bocca, fino a portarla all’attaccatura delle orecchie.
Tifa alzò impercettibilmente lo sguardo, come per dare l’impressione di non averlo notato anche se nell’aria c’era solo il ronzio imperscrutabile del freezer.
“Devo aspettare la definitiva morte del tricuspide prima di poter ordinare?”
“Tanto non prenderesti nulla” fece Tifa, depositando il bicchiere sul bancone con un tonfo che non si confaceva per niente alla soffusa confidenza dell’intima circostanza.
“Chi te lo dice?”
“Aerith” disse, lapidaria “E anche il fatto che io ho una memoria da elefante. Non vieni mai qui se non cerchi qualcosa e naturalmente non te ne vai se prima non la prendi”
Il sorriso di Zack si allargò fino a lambire i più rudimentali concetti dell’imperitura tensione sessuale che intercorre tra un uomo e una donna.
“Sai già cosa voglio”
Tifa assunse un piglio che Zack avrebbe definito arcigno, se solo non la conoscesse abbastanza da affermare che era la trasposizione evidente del suo implicito disagio.
“Spiacente…” fece lei “Sono impegnata”
“Dicesti così anche quella volta”
“No, quella volta ti dissi semplicemente se tra le schiere di Soldier c’era un ragazzo biondo e con lo sguardo perennemente malinconico”
“Leggendo tra le righe, credevo fosse il tuo ragazzo” sorrise Zack “E non avevo tutti i torti”
“Se non erro, anche tu non sei esente da bollenti confessioni. Galeotto fu il cellulare…”
“Stalker”
“No, Fair… L’occasione fa l’uomo ladro”
“E anche stalker”
Lei sbuffò, abbandonandosi alla resa di un qualcosa che non avrebbe mai vinto. Zack era piuttosto abile a sgraffignarle via le cose senza che lei se ne accorgesse; eppure, sapeva giocare d’astuzia e anche bene, quindi forse si lasciava trasportare dalla corrente perché le piaceva il sapore della tresca in bocca.
“Inutile dirti che me ne sono amaramente pentita, vero?”
“Di aver guardato distrattamente il cellulare o per cosa abbiamo fatto dopo?”
“L’una non esclude l’altra” fece lei, lapidaria “E non parlare così che rendi il tutto più compromettente”
“La tresca è compromettente”
Tifa alzò le spalle, poggiando i gomiti sul bancone e flettendosi fino a vedere il riflesso un po’ distorto del suo volto smunto, i capelli che si perdevano in ciuffi corvini e gli occhi perennemente assonnati. Zack era stranamente compiaciuto.
“Ad ogni modo…” esordì nuovamente Zack “Non vuoi sapere perché sono venuto qui?”
“Non ne ho bisogno”
“Bene…”
Zack elargì un nuovo e ampio sorriso, smorzando la tensione con la sua eclettica nonchalance, posando sul bancone un casco che si adagiava perfettamente sulla testa di Tifa che, con un sorriso un po’ mesto e un po’ accondiscendente, lo seguì senza discutere.
“Oh baby, la notte è lunga …”
“Sì… Il tempo massimo di una scarrozzata”
“Dici? Qua nelle basse sfere sono un po’ arrugginito…”
“Prova con la crusca”
“Altri metodi che non implichino dolorosi effetti collaterali?”
 
 
 
 
 
 
Dopo il prolifico giro turistico per Nibelheim, Zack era alquanto stimolato e questa gratificazione la si poteva scorgere in ogni meandro del suo emblematico sorriso accorto.
“Bello il giro turistico! Pieno di bellezze naturali!” aveva detto al suo laconico e nuovo amico biondo, che era rimasto con l’elmo per tutto il tempo.
“Pittoresco, sì…”
Sebbene avesse l’elmo, Zack poteva immaginare uno sguardo tanto disinteressato quanto timido; gli diede un buffetto proprio per il gusto di smuoverlo un po’ dai ranghi.
“Sai se la brunetta è impegnata?”
Si irrigidì d’un colpo, somigliando a un vero e proprio fossile imbalsamato, attraversato da fremiti che non lasciavano scampo a nessun compromesso.
“Perché non glielo vai a chiedere?”
“Buona idea, biondo”
Non stette a sentire le irragionevoli proteste del contradditorio amico, che lo intimò a tornare indietro altrimenti si sarebbe beccato un severo rimprovero da Sephiroth.
Zack si avvicinò alla procace quindicenne, che teneva alla larga i seccatori con un piglio arcigno e i pugni stretti, mentre il suo corpo tendeva una furbesca imboscata.
Lui, senza alcun timore, elargì un sorriso sornione – il primo di tanti altri – che si allargò fino all’attaccatura delle orecchie.
“Posso esserti utile?” esordì lei, perplessa dal fatto che la stesse guardando negli occhi.
“Oh, non sai quanto…”
Mise le mani in tasca, senza perdere il contatto visivo nemmeno per un istante, come se si focalizzasse ardentemente sull’obiettivo da raggiungere e che era ben fasciato da una corazza chissà quanto spessa… Forse di lino, forse di cotone.
“Ebbene?” lo incalzò, senza mostrarsi particolarmente seccata. In realtà avrebbe tanto voluto scoppiare a ridere.
“Mi piacerebbe esplorare la vita notturna di Nibelheim… Avrete sicuramente un luogo di ritrovo qua”
“Perché lo chiedi a me, scusa?”
“Oh insomma… Avrò bisogno di una guida turistica!”
Tifa alzò lo sguardo al cielo e sbuffò sonoramente, ma la venatura meditabonda che balenava nei suoi curiosi occhi non lasciava a Zack alcun dubbio sul fatto che ci stesse pensando profondamente.
“C’è il pozzo della piazza cittadina…”
“Andrà benissimo. Stanotte, alle undici, mi troverai lì”
“Ma forse tu non troverai me”
Zack assunse uno sguardo come per dirle mi hai fregato, anche se aveva tante altre carte da giocare.
“Quel forse implica qualcosa?”
“Forse…”
Iniziò a trafficare con le tasche sudaticce, facendo leva su pensieri che l’avrebbero sicuramente ridicolizzato; prese a sudare freddo. “Non era stato così difficile con Aerith…” si diceva, sorridendo come un allocco che non sa più che pesci prendere nel mare. Eppure, il fascino era una carta immancabile nel bagaglio etico di Zack Fair.
Tifa non riusciva a spiegarsi come risultasse così affascinante anche se incagliato in uno scambio di battute a senso unico.
“Sei audace con le parole. Mi piaci”
“Me lo dicono in tanti”
“Ma quei tanti non sono me”
Sorrise anche lei, una smorfia che soppresse quel piglio perplesso.
“Forse sarà piacevole violare il coprifuoco…”
“Violare il coprifuoco sarà solo una parte del piacere…”
“Non correre con la fantasia. Ad ogni modo, mi ripeti il tuo nome… Credo di averlo dimenticato…”
Zack sorrise furbescamente, in piena intesa con lei che riusciva a tenergli testa in un modo che lo divertiva oltremodo.
“Zack Fair, per servirti”
“Non credo proprio…”
“Ma come? Sono un Soldier di prima classe… Sai quante donne hanno avuto bisogno di me? Così tante che non ne ricordo i nomi… O meglio, non ricordo i nomi a prescindere…”
Tifa rise di gusto.
“Zack Fair, impara che io non sono quante donne…”
“Oh lo so” sorrise lui, proprio nel momento in cui l’amico lo chiamò per tornare all’hotel e ricevere le ultime disposizioni.
“Penso che tu debba andare. Non scordarti del tuo nuovo impegno”
“Impegni del genere non si scordano mai, Tifa”
 
 
   
 
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