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Autore: Columbrina    24/11/2012    2 recensioni
Julia lasciò la sala in un fragore di applausi che scemarono in un formicante fruscio quando chiuse la porta della stanza.
Sul letto giacevano fiori, lettere in buste ingiallite e qualche audace spasimante – probabilmente Caraway – si era preso la libertà di fargli recapitare una bella scatola azzurra contenente chissà quale segreto scintillante.
E lei, per quanto provata, le avrebbe aperte una per una, scrutate fino all’esasperazione per trovarvi la più infima, estenuante prova che lui era vivo e magari giaceva a letto per l’ennesimo crampo alla gamba.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Julia Heartilly, Laguna Loire
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eyes on you
 

 
Julia lasciò la sala in un fragore di applausi che scemarono in un formicante fruscio quando chiuse la porta della stanza.
Sul letto giacevano fiori, lettere in buste ingiallite e qualche audace spasimante – probabilmente Caraway – si era preso la libertà di fargli recapitare una bella scatola azzurra contenente chissà quale segreto scintillante.
E lei, per quanto provata, le avrebbe aperte una per una, scrutate fino all’esasperazione per trovarvi la più infima, estenuante prova che lui era vivo e magari giaceva a letto per l’ennesimo crampo alla gamba.
Se ci fosse stato, l’avrebbe sicuramente notato in quegli sguardi anonimi che la scrutavano con devozione, eppure senza la venatura briosa che attraversava quegli occhi innaturali, devoti alla vita piuttosto che a lei e che, naturalmente, non si sono mai accorti che anche Julia aveva gli occhi su di lui.
Leggeva velocemente i recapiti, ognuno con una scrittura diversa, eppure anonima per lei; si sentiva così in colpa nel negare un minimo di riconoscenza nei confronti di coloro che anelavano la sua voce, la sua beltà e il suo talento. Lui, quello che si insinuava e assillava i suoi pensieri, aveva un nome che suonava più melodioso delle canzoni che ha composto pensando proprio agli occhi belli, alle chiacchiere loquaci e il curioso crampo alla gamba che lo stringeva in una morsa dolorante e comica.
E tutto si tingeva dei ricordi soffusi di quella sera.
Julia, con le dita che solleticavano e dolevano, si abbandonò al sonno più spensierato, una dormiveglia sospesa tra i ricordi di una sera che non decollò mai oltre la semplice complicità e un futuro roseo e ingrato verso di lei, che le aveva dato una cosa e portato via un’altra.
Le successive sere furono identiche e precise.
Gli spasimanti le si presentavano a frotte, impeccabili, marchiati nello stesso stampo del contratto che volevano instituire con il suo cuore. E lei si sentiva terribilmente egoista nel rifiutare tali premure e attenzioni, che le avrebbero dato sicurezza e amore, forse platonico e forse no.
Una sera si era decisa di uscire con Caraway. Si divertirono, cantarono, ballarono. Eppure lui non aveva gli occhi azzurri e nessun crampo alla gamba.
“Tu non hai alcuna reazione particolare quando vedi una bella donna, tipo… Un crampo alla gamba?” chiese lei, con quell’audacia che tanto le bastava per scavare in fondo alle sue certezze.
Lui assunse un piglio cogitabondo e prese a pensarci a fondo, fino a proferire uno scialbo e consumato “No”.
Promise comunque che si sarebbero rivisti, a malincuore e con un sorriso forzato.
Tornata nella stanza, trovò una busta bianca e senza nome, che scivolò tra le sue dita come fosse brezza mattutina, respirando a fondo il sapore della carta intinta nel nero e scrutando attentamente ogni attesa, per poi piangere senza cantare un nome che non sarebbe tornato più da lei.
Laguna Loire è morto diceva la bollente missiva che nelle sue mani bruciava come un ostico ordigno e fu colta lei da un crampo, che stringeva in una morsa dolorante il cuore.
 
 
Laguna soleva passare i pomeriggi nel bar di Raine, giocando con la piccola Ellione e improvvisando storie di folletti che spaventavano la bimba; lo faceva solo per farsi rimbeccare da Raine.
I suoi occhi, a detta di Raine stessa, sembravano essere attraversati da una venatura mesta che non si confacevano per niente a quel sorriso che ostentava con facilità innaturale.
Da quando ascoltò per l’ultima volta il suo canto, non ne volle più sapere niente di Julia Heartilly: non perché provasse risentimento, ma perché non ne poteva più di flagellarsi con sofferenze che non l’avrebbero portato da nessuna parte.
Non aveva detto a nessuno di Julia, nemmeno ai meandri più reconditi della sua mente perché viveva in un posto agli antipodi della razionalità, come fosse frutto di una passione soffusa.
Poi, un pomeriggio, venne Kiros nel bar e lui accolse l’amico a braccia aperte, sorridendo come aveva sempre fatto.
Parlarono del più e del meno, con una verve diversa dal solito eppure sembrarono non farci troppo caso; Laguna dava la colpa a una ritrovata maturità di Kiros, dato che Raine lo definiva come un uomo che non crescerà mai, in modo affettivo gli piaceva dire.
“E Julia?” chiese a un certo punto, quando il cuore non riusciva più a contenere l’esitazione.
“E’ morta”
Il peso rifluì con le parole che si susseguirono con un medley introspettivo di vite vissute, occhi e crampi che non sarebbero più tornati.
Ellione si avvicinò a lui, con crescente preoccupazione, stringendo un lembo della camicia celeste mentre Raine alzò lo sguardo senza farsi vedere, anche lei attraversata da un’ingiustificata angoscia.
Laguna non disse niente e non riuscì a piangere quando annegò nella soffusa e solitaria oscurità della notte, quando venivano i folletti a prendere i bei sogni.
I folletti se ne andarono subito perché non avevano niente da prendere. E Laguna non avrebbe mai più avuto crampi alla gamba.
 
   
 
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