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Autore: Laura_Dan    24/11/2012    1 recensioni
Camilla era bella, era tanto bella. Aveva i capelli aggrovigliati in mille ricci che le rendevano il viso più adorabile di quello che già era. I suoi occhi erano verdi, quel verde che tutti desiderano per i loro occhi.
Lui invece era biondo e i suoi occhi erano scuri, troppo scuri per un ragazzo biondo.
E loro si amavano, si amavano proprio tanto.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Loro si amavano, eccome se si amavano. Lei si chiamava Camilla, e lui Luca. Si conoscevano da molto, non avevano segreti.
Quando Camilla ci pensa, si ricorda di quando andavano all’asilo, o meglio, di quando tornavano dall’asilo. Per manina, l’altezza di lei a quel tempo dominava ancora su quella di lui di parecchi centimetri, tanto da far credere alla gente che lei avesse almeno tre anni in più. Eppure avevano la stessa età..Camilla quando usciva dall’asilo aveva i capelli più spettinati di quando si alzava alla mattina, la coda che le faceva la mamma prima di salutarla con un bacio sulla guancia se ne andava dopo massimo mezz’ora. Luca invece era più composto. I capelli quasi bianchi di lui, lunghi fino alle spalle rimanevano uguali tutto il giorno, quasi a far credere che avesse un pettine sempre a portata di mano. Ora se ci pensa si vergogna di quel taglio che è stato causa di molte prese in giro.
Hanno 36 anni in due adesso. 18 a testa. Ma il loro aspetto sembra quello di due 15enni. Lei è riccia, super riccia. I suoi capelli sono castano scuro con molti pochi riflessi quasi da far credere che siano tinti! I suoi occhi splendono di un bellissimo colore verde, che sfuma da molto scuro a molto chiaro. Luca invece è biondo, occhi scuri, quasi neri ed è alto..
Ma che importa soffermarsi sull’aspetto fisico? Che importa chiarire ogni minimo particolare dei loro occhi? Di quegli occhi che brillavano ogni qual volta si incontravano.
*****
Era una splendente giornata di giugno. La scuola era finita da quasi due settimane. Erano le sei di pomeriggio e un leggero vento iniziava ad alzarsi, proveniva dal mare. Le tende della camera di Camilla si alzavano e si abbassavano con intervalli di 2 secondi, ogni volta. Camilla se ne stava distesa a letto a guardare questo tormentoso movimento, ne troppo lento, ne troppo veloce, e iniziava ad innervosirsi. Aveva contato che le tende si erano alzate ed abbassate 57 volte, quando decise di alzarsi dal letto e di andarsi a fare una spremuta d’arancia. Era a casa da sola perché  oggi tutti erano andati alla gara di nuoto del fratello più piccolo. Anche lei sarebbe dovuta andare, ma un impegno improvviso le fece cambiare idea. Impegno che fino a quel momento si era dimenticata di doverci andare.
Cazzo.

Doveva vestirsi in fretta e correre, altrimenti avrebbe perso l’autobus. Si era infilata dei pantaloncini che erano stati buttati sopra la scrivania l’altro giorno, e una maglietta bianca, che esaltava la sua abbronzatura nonostante fosse solo metà giugno. Le scarpe che si era messa non sapeva neanche lei di che marca fossero, non che le importasse. Sua mamma gliele aveva comprate al mercato tre mesi fa, all’inizio non era molto convinta che fosse una buona idea uscire con quelle scarpe che si erano distrutte dopo due giorni, ma nella fretta, quasi se ne dimenticò. Era corsa giù dalle scale quasi da dimenticarsi anche la borsa con soldi e documenti. Era ritornata di sopra, sempre correndo, e quasi cadendo. Poi era ricorsa giù, perché si era ricordata che la borsa in realtà la aveva lasciata in magazzino.
Ora aveva tutto e doveva dedicare il poco fiato che le rimaneva per correre fino alla fermata che si trovava a soli duecento metri da casa sua, poca strada, se non fosse stato per l’autobus che era quasi in fermata e a pochi secondi avrebbe aperto le porte. La sua corsa si fece quasi insistente, dimenticò per qualche momento di essere stanca e la sua velocità era sempre maggiore.
L’autista l’aveva riconosciuta, e aspettò che arrivasse per chiudere le porte. I suoi ricci si erano tutti scompigliati e solo ora si ricordò di non essersi messa neanche un filo di mascara. Ci pensò un attimo e poi lasciò perdere. Tra sé e sé pensò che era venuto il momento di cominciare a non prendersi sempre all’ultimo minuto nel fare le cose. Ed era quello che le diceva Luca da quando avevano 10 anni.
Stava andando proprio da lui, oggi avrebbero fatto 7 anni di fidanzamento. Ebbene si, stavano insieme da quando avevano 11 anni, quando la cosa più eccitante che si potesse fare era infilare le lingua nella bocca dell’altro. Quando ancora i problemi erano: “mia mamma non mi può portare al parco, quindi non possiamo vederci”. Quando ancora i problemi più grossi non c’erano, e la gelosia esisteva solo quando qualcun altro si sedeva vicino a lui/lei, e tu non potevi raccontargli del bel film che avevi visto lo scorso pomeriggio.
La loro storia all’inizio era vista come una semplice cotta delle medie, che con le scuole superiori sarebbe svanita, eppure non era stato così. Nonostante gli anni erano passati e le cose cambiate, loro si amavano come si amavano 7 anni fa, forse di più, forse di meno, ma la loro intenzione era quella di continuare, finche potevano, finché il tempo glielo avesse permesso.
 




Recensite, please. Giuro che non vi deluderò. 
  
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