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Autore: Kia85    24/11/2012    5 recensioni
(JohnxPaul)
Parigi, 9 ottobre 1961
John, Paul, una notte insonne e una macchina fotografica pronta per essere usata.
Londra, 9 ottobre 2011
Paul, una notte insolitamente tranquilla, una vecchia foto e...John?
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon , Paul McCartney
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sleepy Johnny

 

Parigi, 9 ottobre 1961 (1)

 

Il lieve russare di John riempiva la piccola stanza di quella pensioncina che avevano trovato a Parigi. Il suo viso era ben nascosto nel collo di Paul e ogni suo respiro lo solleticava piacevolmente.

“Beato te, Johnny. “ pensò Paul, accarezzando il braccio del compagno che lo stringeva quasi possessivamente.

Si voltò verso il comodino alla sua destra. L’orologio segnava le tre e mezza e Paul si lasciò scappare un sospiro.

A differenza di John, quella notte Paul non riusciva a prendere sonno. La sua parte più bohemien sosteneva che non dormiva perché dormire a Parigi era una colossale perdita di tempo. In realtà la sua insonnia era riconducibile a una ragione molto più plausibile: overdose di frullati di banana. Ne aveva divorati davvero troppi e John lo viziava, comprandogli tutti quelli che voleva (2). Ma le cose sarebbero cambiate, almeno per quell’unica giornata. Era il compleanno di John e non un compleanno qualsiasi. Ventun anni non si compiono tutti i giorni. Doveva pur fargli un regalo, per quanto limitate fossero le sue risorse (3).

John, invece, non sembrava particolarmente elettrizzato per quel traguardo. Il centone che gli avevano regalato lo aveva elettrizzato, sì, così come l’idea di fare quel viaggio solo con lui, ma il compleanno assolutamente no. Infatti ora  dormiva tranquillamente. Ma, a pensarci bene, John dormiva in qualunque situazione. Dormiva anche quando era sveglio. La sua espressione era così…  assonnata. Sembrava sempre che si fosse appena svegliato, con quella voce graffiata e profonda e con quei capelli lasciati un po’ a loro stessi, uno stile fra Elvis Presley e… e… John Lennon.

Paul cercò di voltarsi verso di lui, nonostante il braccio che lo stringeva con forza. Quando si ritrovò con il viso a pochi centimetri da John, sorrise. Si conoscevano da pochi anni, eppure avevano già condiviso così tante esperienze da farsele bastare per una vita intera. Prima i Quarrymen, adesso i Beatles. E poi c’erano loro, John e Paul: due facce della stessa medaglia, due metà di un intero. Fin dal primo momento in cui il suo sguardo si era posato su quel giovane, Paul aveva avuto la sensazione di conoscere John da tutta una vita. Non aveva impiegato molto a capire che c’erano due John che abitavano lo stesso corpo.

C’era John, quel giovane talento sicuro di sé, con un senso dell’umorismo tutto suo e con un pizzico di arroganza che non aveva problemi a mostrare a chiunque.

E poi c’era John, il piccolo insicuro Johnny con la sua costante paura di essere rifiutato dalle persone che lo circondavano ed essere abbandonato.  John che si nascondeva dietro quegli occhiali spessi per proteggersi dalla cruda realtà del mondo, John che cercava Paul con il suo sguardo e gli sorrideva complice, John che la notte lo stringeva a sé per non lasciarlo andare via.

John che amava Paul.

John che Paul amava.

E ora era lì, il piccolo Johnny, e dormiva accanto a lui, con l’espressione più dolce e serena che Paul avesse mai visto sul suo viso. Chissà se e quando l’avrebbe rivista.

Fu un istante. Un’idea che gli balenò nella mente più veloce della luce.

Paul ridacchiò sommessamente e, con estrema cautela, cercò di sgusciare fuori dal letto. Si mosse lentamente per evitare di svegliare John, perché altrimenti il suo piano sarebbe andato in fumo. Ma non appena si alzò in piedi, il pavimento scricchiolò.

Dannato parquet!

La stanza era così piccola e lui doveva raggiungere solo la poltroncina vicino alla finestra dalla parte opposta del letto, eppure con quel continuo scricchiolio la distanza sembrava infinita. Alla fine Paul riuscì ad arrivare alla poltrona e miracolosamente John dormiva ancora. Si era mosso solo un po’, rannicchiandosi in avanti come se lo stesse cercando.

Il ragazzo afferrò la macchina fotografica appoggiata sulla poltrona e poi si sedette. Sfilò la macchina dalla custodia, aprì l’obiettivo e la posizionò in modo da inquadrare John.

Eccola lì, l’espressione che Paul amava, pronta per essere immortalata con un semplice gesto del suo dito. Nonostante la stanza fosse al buio, c’era una piccola luce che entrava dalla finestra, la fioca e tremolante luce di un lampione di strada.  E illuminava il suo John. Sembrava che la stessa Parigi lo stesse spingendo a fare quella foto.

Così Paul si decise e cliccò il pulsante. Quando John l’avesse scoperto, di sicuro si sarebbe arrabbiato. Ma Paul sapeva come farsi perdonare e comunque John non riusciva mai a tenergli il muso per troppo tempo.

Pregustando quella scena, Paul ripose la macchina fotografica nella custodia e poi altrettanto silenziosamente fece il percorso inverso. Il calore del letto lo avvolse nuovamente e Paul si accorse di averne sentito la mancanza, per quanto breve fosse stato il suo tour per la stanza. Si stese e rivolse la schiena a John, cercando di non svegliarlo, ma l’altro si mosse e Paul sospirò, maledicendosi.

“Dove sei andato?” gli domandò John con la voce impastata dal sonno, mentre lo abbracciava teneramente da dietro e lo riportava vicino a sé.

“A scattare una foto.”

“A fare cosa?” esclamò lui sorpreso.

“A scattare una foto!” ripeté Paul.

“E a cosa avresti fatto la foto?”

“Una cosa che mi piaceva.”

John non rispose subito, sembrò prendersi qualche istante per riflettere su cosa, nel cuore della notte, in quell’arida stanzetta con un’unica finestra che dava su una strada non molto trafficata di Parigi, potesse aver attirato l’attenzione di Paul tanto da costringerlo ad alzarsi per scattare una dannata foto.

“Per esempio? Parigi che dorme?”

Paul ridacchiò, si voltò verso di lui e scosse il capo.

“Che ne dici di John Lennon che dorme?” gli chiese, appoggiando una mano sulla sua guancia.

John rise di gusto. Poi il suo sguardo divertito cambiò, si fece più malizioso e un attimo dopo John lentamente lo fece stendere sotto di lui.

“Dico che… - gli sussurrò all’orecchio - … John Lennon non dorme più!”

“E questo è un problema, giusto?”

“Direi di sì, perché ora John reclama il suo regalo di compleanno!”

Paul sorrise e chiuse gli occhi e subito dopo le labbra di John sfiorarono le sue nel più delicato dei baci.

“Buon compleanno, Johnny!” gli disse Paul a fior di labbra.

Dopotutto anche una fastidiosa insonnia poteva riservare dei risvolti positivi.

 

*****

Londra, 9 ottobre 2011 (4)

 

Era stata una folata di vento?

Poco probabile, le finestre erano tutte chiuse.

Tuttavia Paul era certo di averlo sentito, quell’alito caldo che gli aveva sfiorato le labbra. E che lo aveva svegliato alle… guardò l’orologio sul comodino accanto al letto. Alle tre e mezza di notte?

L’uomo si mise a sedere e si guardò intorno, cercando di capire dove si trovasse.

Sì, dunque, era la stanza di un albergo di Londra e, soprattutto, era la notte prima del suo matrimonio. Il suo terzo matrimonio. Ma questa volta sarebbe andata meglio. Nancy era una donna brillante e intelligente. Sarebbero stati molto bene insieme. E questo era uno dei motivi per cui non era affatto nervoso e per cui quella sera si era addormentato tranquillamente.

Poi era arrivata quella cosa a svegliarlo, qualcosa che voleva tenerlo sveglio, incurante del fatto che avesse bisogno di dormire. Anzi era quasi certo che non si trattasse di qualcosa, ma piuttosto di qualcuno. Qualcuno che era venuto da lui a reclamare il proprio regalo di compleanno.

“Grazie mille, John.” sussurrò Paul contrariato.

In realtà non poteva essere più felice. Momenti come quello accadevano puntualmente ogni anno, da quando John non c’era più. E Paul li attendeva con quella pazienza che poteva avere solo un uomo della sua età, ma anche con lo stesso ardore di quella notte trascorsa a Parigi. Sebbene fossero ormai passati cinquant’anni il ricordo di quella notte era ancora vivido nella sua mente.

Ricordava il respiro di John che gli solleticava il collo, il suo abbraccio possessivo, l’ espressione serena del suo viso che Paul era riuscito a immortalare.

L’espressione del suo John…

All’improvviso Paul si alzò in piedi e raggiunse la poltrona dall’altra parte della stanza, lì dove erano appoggiati i suoi vestiti. Frugò nelle tasche della sua giacca, fino a quando non trovò il portafogli. Cominciò a cercare la foto, mentre tornava a letto. Alla fine la trovò in una piccola tasca.

Era una vecchia foto, una foto che da pochi istanti aveva compiuto i suoi cinquant’anni. Era ingiallita, i bordi erano un po’ rovinati, ma John era lì. Dormiva sereno, come se niente potesse turbarlo. E come poteva essere altrimenti? Quella notte non c’era nulla di cui preoccuparsi, c’erano solo John e Paul e Parigi a vegliare su di loro.

Paul accarezzò quell’immagine con due dita.

Nella foto John dormiva, ma tra qualche istante si sarebbe svegliato e lo avrebbe aiutato a rilassarsi per poter finalmente dormire un po’.

Anche nella realtà John dormiva, ma non si sarebbe più svegliato, non l’avrebbe più abbracciato, né guardato con la dolce malizia negli occhi e sulle labbra, né avrebbe sussurrato il suo nome come solo la sua voce sapeva fare.

E un giorno anche Paul si sarebbe addormentato ed era sicuro che al suo risveglio avrebbe trovato John accanto a sé, più sveglio che mai. E magari lo avrebbe preso in giro perché lo aveva fatto aspettare per così tanti anni da solo, in quel posto così strano, bianco come piaceva a John, sì, ma forse non molto adatto alla sua anima disordinata.

E fino ad allora…

“Buonanotte, Johnny, e buon compleanno.”

 

 

(1) 1961, a John vengono regalate 100 sterline per i 21 anni e il 30 settembre lui e Paul partono con l’intenzione di andare in Spagna, ma poi si fermano a Parigi. Tornano a casa il 15 ottobre, per cui John trascorre il compleanno a Parigi.

(2) “Doveva essere molto affezionato a me per spendere tutto quel denaro. Mi ha lasciato prendere tutti i frullati di banana che volevo” citazione di Paul.

(3) Paul gli avrebbe poi comprato un hamburger il giorno del suo compleanno.

(4) 9 ottobre 2011, il giorno del matrimonio di Paul con Nancy Shevell.

 

 

Innanzitutto ringrazio mamogirl per avermi corretto la storia! :D

Poi, questa slash su John e Paul è nata dopo aver trovato questa pagina internet: file:///G:/Siti/Time%20you%20enjoyed%20wasting%20wasn't%20wasted.%20-%20John%20and%20Paul's%20Holiday%20in%20Paris,%201961.htm

Le foto, il racconto del viaggio… è stato più forte di me. Era troppo bello come punto di partenza per non scrivere nulla. J Perciò eccoci qua. Inizialmente doveva essere una fluff, poi ho pensato che ci stava bene un po’ di angst. Volevo utilizzare il 9 ottobre 2011 a tutti i costi e il fatto che Paul si stesse sposando è stato un altro spunto interessante.

Spero sia piaciuta

Alla prossima

kia85

 

 

   
 
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