Sleepy Johnny
Parigi, 9 ottobre 1961
(1)
Il lieve
russare di John riempiva la piccola stanza di quella pensioncina che avevano
trovato a Parigi. Il suo viso era ben nascosto nel collo di Paul e ogni suo
respiro lo solleticava piacevolmente.
“Beato te, Johnny.
“ pensò Paul, accarezzando il braccio del compagno che lo stringeva quasi
possessivamente.
Si voltò
verso il comodino alla sua destra. L’orologio segnava le tre e mezza e Paul si
lasciò scappare un sospiro.
A differenza
di John, quella notte Paul non riusciva a prendere sonno. La sua parte più bohemien sosteneva che non dormiva perché dormire a Parigi
era una colossale perdita di tempo. In realtà la sua insonnia era riconducibile
a una ragione molto più plausibile: overdose di frullati di banana. Ne aveva
divorati davvero troppi e John lo viziava, comprandogli tutti quelli che voleva
(2). Ma le cose sarebbero
cambiate, almeno per quell’unica giornata. Era il compleanno di John e non un
compleanno qualsiasi. Ventun anni non si compiono tutti i giorni. Doveva pur
fargli un regalo, per quanto limitate fossero le sue risorse (3).
John,
invece, non sembrava particolarmente elettrizzato per quel traguardo. Il
centone che gli avevano regalato lo aveva elettrizzato, sì, così come l’idea di
fare quel viaggio solo con lui, ma il compleanno assolutamente no. Infatti ora dormiva tranquillamente. Ma, a pensarci bene,
John dormiva in qualunque situazione. Dormiva anche quando era sveglio. La sua
espressione era così… assonnata.
Sembrava sempre che si fosse appena svegliato, con quella voce graffiata e
profonda e con quei capelli lasciati un po’ a loro stessi, uno stile fra Elvis
Presley e… e… John Lennon.
Paul cercò
di voltarsi verso di lui, nonostante il braccio che lo stringeva con forza.
Quando si ritrovò con il viso a pochi centimetri da John, sorrise. Si
conoscevano da pochi anni, eppure avevano già condiviso così tante esperienze
da farsele bastare per una vita intera. Prima i Quarrymen,
adesso i Beatles. E poi c’erano loro, John e Paul: due facce della stessa
medaglia, due metà di un intero. Fin dal primo momento in cui il suo sguardo si
era posato su quel giovane, Paul aveva avuto la sensazione di conoscere John da
tutta una vita. Non aveva impiegato molto a capire che c’erano due John che abitavano
lo stesso corpo.
C’era John,
quel giovane talento sicuro di sé, con un senso dell’umorismo tutto suo e con un
pizzico di arroganza che non aveva problemi a mostrare a chiunque.
E poi c’era
John, il piccolo insicuro Johnny con la sua costante paura di essere rifiutato
dalle persone che lo circondavano ed essere abbandonato. John che si nascondeva dietro quegli occhiali
spessi per proteggersi dalla cruda realtà del mondo, John che cercava Paul con
il suo sguardo e gli sorrideva complice, John che la notte lo stringeva a sé
per non lasciarlo andare via.
John che
amava Paul.
John che
Paul amava.
E ora era
lì, il piccolo Johnny, e dormiva accanto a lui, con l’espressione più dolce e
serena che Paul avesse mai visto sul suo viso. Chissà se e quando l’avrebbe
rivista.
Fu un
istante. Un’idea che gli balenò nella mente più veloce della luce.
Paul ridacchiò
sommessamente e, con estrema cautela, cercò di sgusciare fuori dal letto. Si
mosse lentamente per evitare di svegliare John, perché altrimenti il suo piano
sarebbe andato in fumo. Ma non appena si alzò in piedi, il pavimento
scricchiolò.
Dannato
parquet!
La stanza
era così piccola e lui doveva raggiungere solo la poltroncina vicino alla
finestra dalla parte opposta del letto, eppure con quel continuo scricchiolio
la distanza sembrava infinita. Alla fine Paul riuscì ad arrivare alla poltrona
e miracolosamente John dormiva ancora. Si era mosso solo un po’,
rannicchiandosi in avanti come se lo stesse cercando.
Il ragazzo
afferrò la macchina fotografica appoggiata sulla poltrona e poi si sedette.
Sfilò la macchina dalla custodia, aprì l’obiettivo e la posizionò in modo da
inquadrare John.
Eccola lì,
l’espressione che Paul amava, pronta per essere immortalata con un semplice
gesto del suo dito. Nonostante la stanza fosse al buio, c’era una piccola luce
che entrava dalla finestra, la fioca e tremolante luce di un lampione di
strada. E illuminava il suo John.
Sembrava che la stessa Parigi lo stesse spingendo a fare quella foto.
Così Paul si
decise e cliccò il pulsante. Quando John l’avesse scoperto, di sicuro si
sarebbe arrabbiato. Ma Paul sapeva come farsi perdonare e comunque John non
riusciva mai a tenergli il muso per troppo tempo.
Pregustando
quella scena, Paul ripose la macchina fotografica nella custodia e poi
altrettanto silenziosamente fece il percorso inverso. Il calore del letto lo
avvolse nuovamente e Paul si accorse di averne sentito la mancanza, per quanto
breve fosse stato il suo tour per la stanza. Si stese e rivolse la schiena a
John, cercando di non svegliarlo, ma l’altro si mosse e Paul sospirò,
maledicendosi.
“Dove sei
andato?” gli domandò John con la voce impastata dal sonno, mentre lo abbracciava
teneramente da dietro e lo riportava vicino a sé.
“A scattare
una foto.”
“A fare
cosa?” esclamò lui sorpreso.
“A scattare
una foto!” ripeté Paul.
“E a cosa avresti
fatto la foto?”
“Una cosa
che mi piaceva.”
John non
rispose subito, sembrò prendersi qualche istante per riflettere su cosa, nel
cuore della notte, in quell’arida stanzetta con un’unica finestra che dava su
una strada non molto trafficata di Parigi, potesse aver attirato l’attenzione
di Paul tanto da costringerlo ad alzarsi per scattare una dannata foto.
“Per
esempio? Parigi che dorme?”
Paul
ridacchiò, si voltò verso di lui e scosse il capo.
“Che ne dici
di John Lennon che dorme?” gli chiese, appoggiando una mano sulla sua guancia.
John rise di
gusto. Poi il suo sguardo divertito cambiò, si fece più malizioso e un attimo
dopo John lentamente lo fece stendere sotto di lui.
“Dico che… -
gli sussurrò all’orecchio - … John Lennon non dorme più!”
“E questo è
un problema, giusto?”
“Direi di
sì, perché ora John reclama il suo regalo di compleanno!”
Paul sorrise
e chiuse gli occhi e subito dopo le labbra di John sfiorarono le sue nel più
delicato dei baci.
“Buon
compleanno, Johnny!” gli disse Paul a fior di labbra.
Dopotutto
anche una fastidiosa insonnia poteva riservare dei risvolti positivi.
*****
Londra, 9 ottobre 2011
(4)
Era stata
una folata di vento?
Poco probabile,
le finestre erano tutte chiuse.
Tuttavia
Paul era certo di averlo sentito, quell’alito caldo che gli aveva sfiorato le
labbra. E che lo aveva svegliato alle… guardò l’orologio sul comodino accanto
al letto. Alle tre e mezza di notte?
L’uomo si
mise a sedere e si guardò intorno, cercando di capire dove si trovasse.
Sì, dunque,
era la stanza di un albergo di Londra e, soprattutto, era la notte prima del
suo matrimonio. Il suo terzo matrimonio. Ma questa volta sarebbe andata meglio.
Nancy era una donna brillante e intelligente. Sarebbero stati molto bene
insieme. E questo era uno dei motivi per cui non era affatto nervoso e per cui
quella sera si era addormentato tranquillamente.
Poi era
arrivata quella cosa a svegliarlo, qualcosa che voleva tenerlo sveglio,
incurante del fatto che avesse bisogno di dormire. Anzi era quasi certo che non
si trattasse di qualcosa, ma piuttosto di qualcuno. Qualcuno che era venuto da
lui a reclamare il proprio regalo di compleanno.
“Grazie
mille, John.” sussurrò Paul contrariato.
In realtà
non poteva essere più felice. Momenti come quello accadevano puntualmente ogni
anno, da quando John non c’era più. E Paul li attendeva con quella pazienza che
poteva avere solo un uomo della sua età, ma anche con lo stesso ardore di
quella notte trascorsa a Parigi. Sebbene fossero ormai passati cinquant’anni il
ricordo di quella notte era ancora vivido nella sua mente.
Ricordava il
respiro di John che gli solleticava il collo, il suo abbraccio possessivo, l’ espressione
serena del suo viso che Paul era riuscito a immortalare.
L’espressione
del suo John…
All’improvviso
Paul si alzò in piedi e raggiunse la poltrona dall’altra parte della stanza, lì
dove erano appoggiati i suoi vestiti. Frugò nelle tasche della sua giacca, fino
a quando non trovò il portafogli. Cominciò a cercare la foto, mentre tornava a
letto. Alla fine la trovò in una piccola tasca.
Era una
vecchia foto, una foto che da pochi istanti aveva compiuto i suoi
cinquant’anni. Era ingiallita, i bordi erano un po’ rovinati, ma John era lì. Dormiva
sereno, come se niente potesse turbarlo. E come poteva essere altrimenti?
Quella notte non c’era nulla di cui preoccuparsi, c’erano solo John e Paul e
Parigi a vegliare su di loro.
Paul
accarezzò quell’immagine con due dita.
Nella foto John
dormiva, ma tra qualche istante si sarebbe svegliato e lo avrebbe aiutato a
rilassarsi per poter finalmente dormire un po’.
Anche nella
realtà John dormiva, ma non si sarebbe più svegliato, non l’avrebbe più
abbracciato, né guardato con la dolce malizia negli occhi e sulle labbra, né
avrebbe sussurrato il suo nome come solo la sua voce sapeva fare.
E un giorno
anche Paul si sarebbe addormentato ed era sicuro che al suo risveglio avrebbe
trovato John accanto a sé, più sveglio che mai. E magari lo avrebbe preso in
giro perché lo aveva fatto aspettare per così tanti anni da solo, in quel posto
così strano, bianco come piaceva a John, sì, ma forse non molto adatto alla sua
anima disordinata.
E fino ad
allora…
“Buonanotte,
Johnny, e buon compleanno.”
(1) 1961, a John vengono
regalate 100 sterline per i 21 anni e il 30 settembre lui e Paul partono con
l’intenzione di andare in Spagna, ma poi si fermano a Parigi. Tornano a casa il
15 ottobre, per cui John trascorre il compleanno a Parigi.
(2) “Doveva essere molto
affezionato a me per spendere tutto quel denaro. Mi ha lasciato prendere tutti
i frullati di banana che volevo” citazione di Paul.
(3) Paul
gli avrebbe poi comprato un hamburger il giorno del suo compleanno.
(4) 9 ottobre 2011, il
giorno del matrimonio di Paul con Nancy Shevell.
Innanzitutto ringrazio mamogirl per avermi corretto la storia! :D
Poi, questa slash
su John e Paul è nata dopo aver trovato questa pagina internet: file:///G:/Siti/Time%20you%20enjoyed%20wasting%20wasn't%20wasted.%20-%20John%20and%20Paul's%20Holiday%20in%20Paris,%201961.htm
Le foto, il racconto del viaggio… è
stato più forte di me. Era troppo bello come punto di partenza per non scrivere
nulla. J Perciò eccoci qua. Inizialmente doveva essere una fluff, poi ho pensato
che ci stava bene un po’ di angst. Volevo utilizzare
il 9 ottobre 2011 a tutti i costi e il fatto che Paul si stesse sposando è
stato un altro spunto interessante.
Spero sia piaciuta
Alla prossima
kia85