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Autore: MissdontMissaWord    25/11/2012    1 recensioni
Chi non ha mai desiderato sapere cosa succede all'accademia Dalton, mentre al McKinley vengono mandati a monte omicidi, la coach Sylvester si accinge a cambiare il mondo e le Nuove Direzioni tentano disperatamente di farsi apprezzare dai loro compagni di scuola, che li trattano ancora come feccia nonostante abbiano vinto un campionato nazionale? E se alla Dalton non fosse tutto così tranquillo come sembra?
Dal prologo: L'accademia maschile Dalton si ergeva in tutta la sua magnificenza sulla East Lincoln Street, nella pacifica cittadina di Westerville. Dalla collina retrostante gli ultimi raggi di sole apparivano rendendo l'atmosfera romantica. Una limousine nera targata 507-KLV accostò di fronte all'edificio.
“Non mi va di scendere, Duke.” disse un ragazzo dai capelli castani accomodato sul sedile posteriore.

Preparatevi a farvi travolgere, a Westerville sta per arrivare un uragano.
Personaggi: Hunter Clarington, Sebastian Smythe, Lola Ryan, Arya Wright, Warblers.
Spoiler 4x07 e 4x08; Sebastian diventerà OOC alla fine della storia.
STORIA IN PAUSA A TEMPO INDETERMINATO.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Hunter Clarington, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe, Thad Harwood, Warblers/Usignoli | Coppie: Nick/Jeff
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Disclaimer: I personaggi sono mi appartengono in alcun modo, sono di proprietà di Ryan Murphy e della Fox. 
(eccetto Lola Ryan e Arya Wright, di mia invenzione)
Le canzoni presenti nella storia non sono di mia proprietà e provvederò sempre a citarne la fonte.
Non intendo violare nessun copyright.



Prologue




L'accademia maschile Dalton si ergeva in tutta la sua magnificenza sulla East Lincoln Street, nella pacifica cittadina di Westerville. Dalla collina retrostante gli ultimi raggi di sole apparivano rendendo l'atmosfera romantica. Una limousine nera targata 507-KLV accostò di fronte all'edificio.
“Non mi va di scendere, Duke.” disse un ragazzo dai capelli castani accomodato sul sedile posteriore.
“Ma deve farlo, signorino. Questa è la sua nuova scuola.” rispose posatamente l'autista.
“Ma non voglio! Non mi piace questo posto.”
“Si divertirà, signorino. Sono tutti in attesa del suo arrivo, e sono certo che si troverà bene.” L'uomo cercava di dare conforto, ma con cattivo esito.
“Io non voglio trovarmi bene qui. Voglio tornare in Colorado.” ribatté l'adolescente, stizzito. Lui non aveva mai voluto lasciare il suo paese. E non aveva mai voluto andare a scuola. In una esclusivamente maschile, per giunta. Il ragazzo era sinceramente preoccupato. Se c'era una cosa che odiava al mondo, più di tutte le altre, erano gli omosessuali. E in quella scuola dovevano esserlo tutti. Perché aveva accettato il trasferimento, un paio di mesi prima? Se ne stava tanto bene a Ovest, con i suoi amici. Oltretutto, l'Ohio era proprio noioso. Era lì da una settimana, e non aveva trovato nulla di cui non doversi lamentare. Prima l'albergo, troppo semplice per le sue aspettative, in seguito il non avere un'autista fidato e aver dovuto chiamare il suo, che era a mille miglia di distanza... E per questo aveva dovuto aspettare. E se c'era un'altra cosa che odiava, era aspettare. Era sempre vissuto in un mondo in cui tutti erano al suo servizio, accorrevano immediatamente, come se avessero passato la vita ad attendere un ordine. Ora non era più così, e avrebbe dovuto abituarsi. Ma ne era terribilmente scocciato.
Infine, era giunto a scuola. Quel sereno mercoledì sera a lui pareva il più cupo di tutti. Le lezioni sarebbero iniziate di lì a pochi giorni, ma aveva comunque calcolato il tempo di ambientarsi... Il vero problema è che non ne aveva nessuna voglia.
“Le prendo il bagaglio, signorino.” lo informò l'autista.
L'uomo aprì la portiera e in seguito si diresse al bagagliaio. L'adolescente sbuffò, scendendo dall'automobile. La luce del tramonto gli illuminò gli occhi grigi e tristi.
“Lascia stare.” affermò “Torna pure a casa, posso portarlo dentro da solo.”
Quello si congedò con un cenno, e si diresse verso la portiera della macchina.
“Aspetta, Duke.” lo richiamò il ragazzo. Con un gesto del tutto inaspettato, lo abbracciò. Non era solito dimostrare affetto. “Salutami tutti, a casa. Ci rivedremo tra nove mesi, se sopravviverò a quest'inferno.”
“Si faccia coraggio, signorino.” disse l'uomo, accomiatandosi.
Appena la limousine partì, il giovane emise un sospiro sconsolato. Tirò fuori dalla tasca un pacchetto di Parliaments, le sue sigarette preferite. In Ohio non le aveva viste, ma fortunatamente si era munito di un'abbondante scorta; non sapeva infatti se avrebbe potuto uscire da quel collegio. Ma non sarebbero bastate comunque. Il ragazzo aspirò una grande boccata di fumo.
“Maoooo!”
Si voltò in direzione di una gabbietta per animali.
“Ciao, Mr. Puss! Sei ancora tutto intero dopo il viaggio? Stai tranquillo, tra poco sarai libero.” fece un paio di carezze al gatto, un persiano bianco che possedeva da un paio d'anni, a cui era davvero affezionato. Gli era stato donato, infatti, dal nonno defunto.
Terminò la sigaretta, e si decise ad entrare in quella che sarebbe diventata la sua casa per nove mesi. La scuola pareva vuota; era possibile che gli studenti non fossero ancora arrivati? Eppure mancavano solo quattro giorni all'inizio delle lezioni. Ma l'adolescente non ci fece molto caso. Si recò allo sportello della segreteria per ricevere la chiave della sua stanza e l'orario delle lezioni. Stanza 106. C'erano così tanti studenti, in quella scuola? A vederne le dimensioni si sarebbe potuto intuire, ma questo pensiero sarebbe stato smentito dalla poca presenza di persone nei corridoi. Dopo aver sistemato le sue cose, si recò all'ufficio del preside per un breve colloquio. Preside William Williams, lesse sulla targa placcata in oro che era stata affissa di fianco alla porta. Era in quel modo che le rette degli studenti venivano spese? Il ragazzo sbuffò. Doveva essere un'altra di quelle cose assurde che si trovavano solo in Ohio. Bussò.
Dopo un lungo soliloquio del preside, il giovane venne licenziato. Decise di recarsi un po' nella sala di ritrovo. A quanto aveva capito, era lì che gli studenti della Dalton passavano i pomeriggi, chiaccherando o facendo i compiti. C'era parecchio da annoiarsi, insomma. Mentre camminava lungo il corridoio, udì della musica. Capì che doveva trattarsi degli Usignoli, il coro della scuola. Non doveva essere una prova ufficiale, ma decise di andare comunque a dare un'occhiata. Seguì la musica, giungendo di fronte ad una porta chiusa. Un'altra insegna dorata: sala prove. Aprì clamorosamente le porte, interrompendo i ragazzi che cantavano. Si osservò intorno. Alcuni ragazzi erano seduti sui divanetti, un paio stavano arrostendo, anzi bruciando, marshmellows al fuoco del caminetto. Un ragazzo si alzò; era alto una decina di centimetri più di lui, aveva gli occhi verdi, i capelli castani, portati un po' lunghi e portati disordinatamente. Lo etichettò subito come gay.
“Scusami, ma hai interrotto le nostre prove. Chi saresti?” lo interrogò questo.
“Chi sei tu?” chiese a sua volta.
“Sono Sebastian Smythe, e loro sono gli Usignoli.” affermò semplicisticamente.
“Bene. Io sono Hunter Clarington. Come saprete, sono il nuovo capitano degli Usignoli, e no, Smythe, non sono neanche lontanamente bi-curioso. Il preside mi ha offerto una borsa di studio per trasferirmi qui da Colorado Springs, dove ho portato il coro dell'accademia militare che frequentavo a vincere le regionali e a classificarsi quarto alle nazionali dell'anno scorso... il tutto con tanto di onori presidenziali.” spiegò.
“Impressionante.” commentò sarcastico Sebastian.
“Quindi fatti da parte, checca.”
“Mi stai già antipatico, Clarington.” sentenziò il più alto dei due.
“Ottimo, altrettanto vale per me. Comunque tieni le tue mani e i tuoi occhi lontani dal mio fondo schiena, fammi questo piacere.” lo ammonì il ragazzo chiamato Hunter.
“Non sei il mio tipo. Comunque farai meglio a mettere da parte la tua omofobia, non sono l'unico gay da queste parti... Tutt'altro. Con permesso.”
Senza attendere risposta, Sebastian si avviò verso i dormitori. Era ancora troppo presto per andare a letto, doveva ancora cenare, ma in quel momento tutto ciò di cui aveva bisogno era stare un po' in pace. Quell'Hunter gli risultava ancora più scostante di Kurt Hummel... Ed era tutto dire!
Si buttò sul suo morbido letto, quando dalla porta-finestra che dava sul terrazzo entrò una folata di vento che lo fece rabbrividire. Non ricordando di averla lasciata aperta, si alzò per andare a controllare. La porta era chiusa, come aveva potuto quella brezza entrare? Il ragazzo alzò le spalle. Tutto ad un tratto però, non si sentiva molto tranquillo. Qualcosa stava per succedere. Aveva questa impressione da un paio di giorni. In principio aveva pensato si trattasse dell'arrivo di quel Clarington, che sapeva l'avrebbe strappato dal comando degli Usignoli, ma ora... Capiva che non si trattava di quello. Lui era arrivato, con tutta la sua antipatia, l'aveva fatto arrabbiare molto e non era di certo un buon inizio... Ma la sensazione che aveva non era svanita. Non era quello che stava aspettando.

 

Something's coming dal musical West Side Story

Sebastian:
Could be,
Who knows?

There's something due, any day,
I will know, right away,
Soon as it shows.
It may come cannonballing down from the sky,
Gleaming it's eye, bright as a rose.

Who knows?
It's only just out of reach,
Down the block, on a beach,
Under a tree.

I got a feelin' there's a miracle due,
Gonna come true, comin' to me.

Could it be? Yes, it could,
Something's coming, something good,
If I can wait.
Something's coming,
I don't know what it is
But it is gonna be great.

With a click, with a shock,
Phone'll jingle, door'll knock,
Open the latch.
Something's coming, don't know when
But it's soon, catch the moon,
One-handed catch.

Around the corner or whistling down the river,
Come on, deliver to me.

Will it be? Yes it will,
Maybe just by holding still,
It'll be there.
Come on something, come on in,
Don't be shy, meet a guy,
Pull up a chair.
The air is humming and something great is coming.

Who knows?


Se c'era una cosa che faceva sentire meglio Sebastian era certamente cantare. In quanto al suo presentimento... Qualcosa stava sicuramente per succedere. La domanda era: cosa?






Angolo dell'autrice
  Benvenuti! Dunque, in questo prologo abbiamo letto dell'arrivo di Hunter all'accademia Dalton. Non sembra che lui e Sebastian avranno un bel rapporto, vero? Comunque, vi è piaciuto? Siete attratti dal leggere il resto della storia? Lasciatemi una recensione!
Spero di riuscire a postare un capitolo a settimana. Probabilmente l'aggiornamento avverrà di domenica o lunedì, ma non vi posso promettere nulla. Perciò, tenete come buone le mie parole ma non fateci troppo affidamento.
Vorrei inoltre specificare che ben poche delle canzoni che saranno presenti nel corso della storia sono scelte a caso (o secondo il mio gusto personale), ma per evitare eventuali incompletezze nella comprensione della storia provvederò a spiegare le mie scelte alla fine di ogni capitolo, in modo da rendere chiare le mie motivazioni.
NB: a volte le canzone subiscono dei tagli: ritornelli superflui o parti che non sono congegniali alla storia.


“Perché Something's coming?”
Qualcosa sta per succedere. Ovviamente. Sebastian lo sa, ne ha il presentimento, ma allo stesso tempo non capisce di cosa si tratti. Come Tony in West Side Story, Sebastian aspetta un futuro migliore, immaginando che di lì a poco arriverà qualcosa a stravolgergli la vita. Peccato per lui che ci vorrà un bel po' di tempo prima che se ne renda conto!
 

 
  
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