Capitolo 1:

 

Ebbene si, si tornava di nuovo a Gloucester, si, quella piccola cittadina dell’Inghilterra dove avevo lasciato il mio cuore.

Mi ero trasferita lì all’età di 10 anni e lì avevo iniziato con il conoscere i miei due migliori amici: Jonathan e Nathan.

Jonathan è sempre stato un ragazzo simpatico e gentile.
Era uno di quei ragazzi dove anche in una frase apparentemente innocente, trovava dei doppi sensi. Be, era il mio migliore amico e mi divertivo un mondo con lui.

Nathan, invece, è sempre stato un ragazzo un timido e riservato, ma, conoscendolo, abbiamo capito che anche lui non era un tipo tanto normale.

 

Arrivata a Londra, scendo dall’aereo con i miei genitori e le mie due migliori amiche: Luana e Giulia. 

Sono entrambe di origini italiane, le conosco dall’asilo e si sono sempre spostate con me, perché mio padre e i loro padri fanno lo stesso lavoro: manager.

È brutto spostarsi sempre perché nei 16 anni in cui sono al mondo sono andata ad abitare in diversi paesi per qualche mese tranne che nel regno unito, dove ho abitato qualche anno.

Scendiamo, recuperiamo i bagagli, prendiamo una macchina e partiamo per Gloucester.

Cavolo, era emozionata, avevo mal di stomaco (come mio solito quando sono agitata) talmente ero tesa. 

Rivedere Nathan, cosa avrei fatto, detto, pensato? Aaaaah, stavo andando in confusione totale.

Ok Madison, basta pensare, andrà tutto bene, punto, non farti venire l’agitazione.

Arrivammo alle porte di una piccola cittadina, il cartello segnalava “benvenuti a Gloucester”, ecco, il mio stomaco era sottosopra.

Tolsi le cuffiette che mi avevano accompagnato tutto il viaggio, le misi della borsa stile hippy che adoravo.

Mio padre parcheggiò di fianco a fianco di una piccola casetta di color bianco.

Scesi dalla macchina prendendo la borsa, feci qualche passo e mi fermai ai piedi del giardino che accoglieva gli ospiti prima di entrare in casa.

Senti un ragazzo urlare e correre, mi girai verso di lui e riconobbi che era Jonathan.

“MAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAADISOOOOOOOOOOOON” urlava. 

“JOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOONAAAAAAAAAAAAAATHAAAAAAAAAAAAN” urlai ridendo.

Mi abbracciò forte stringendomi. 

“quanto mi sei mancata, oddio, non ci credo ancora.”

Sorrisi.

Arrivarono anche le ragazze, salutarono Jonathan e iniziammo a parlare di quei due anni che non avevamo passato assieme nel giro di 5 minuti.

Ad un certo punto mi sento toccare la spalla mi giro e.. no, non è possibile, è lui.