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Autore: allegretto    25/11/2012    5 recensioni
Tutti noi sappiamo cosa pensava Scully durante la puntata 7x17 ma i pensieri e le aspettative di Mulder ci sono stati tenuti nascosti. Così ho cercato di riempire gli spazi lasciati vuoti in questa incredibile e fondamentale puntata che segna l'inizio della relazione romantica tra Mulder e Scully e soprattutto a cosa potrebbe essere accaduto dopo quella notte. Mulder's POV.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dana Katherine Scully, Fox William Mulder
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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UN PASSO PER VOLTA...FINO ALLA META!

 

Non doveva accadere. Non che non sia stato reale ma doveva succedere in un altro momento. Quell'atto avrebbe dovuto essere il culmine di qualcosa di più intimo e romantico. E sono certo che neanche Scully si aspettasse che si svolgesse proprio in quel modo: lei tutta precisa e con una vita tutta pre-ordinata: certo, finchè non ha incontrato me!

Quando l'avevo lasciata nell'ufficio due giorni prima, ero irritato con lei perchè non aveva voluto venire con me in Inghilterra. Certo, a volte, posso essere egoista e arrogante e soprattutto testardo, ma quando le avevo detto che avevo prenotato due posti sul primo volo in partenza per la terra d'Albione, non pensavo potesse essere così scostante e irascibile. La sua voce aspra ancora rimbomba nella mie orecchie. Quando, qualche ora più tardi, l'avevo chiamata al telefono, il suo tono si era addolcito ma ancora c'era una punta acidula che mi disturbava.

Abituato, fin da quel tragico giorno in cui mia sorella era stata rapita, a essere solo e a ragionare come un'entità unica, mi rendo conto che ora devo informare un'altra persona prima di agire. E non è facile per me.

Per tutto il tempo, durante il volo, sono stato seduto al mio posto guardando fuori dal finestrino immerso nei miei pensieri, Più che altro domande a cui non riuscivo a dare una risposta. Ero pronto a dividere la mia vita con Scully? Lei teneva così tanto a me da farmi irritare a quel punto, nonostante sapesse benissimo che impedirmi di fare le mie ricerche o perseguire i miei fantasmi, mi avrebbe fatto arrabbiare così tanto?

Era una donna coriacea, tenace, caparbia e non poteva essere altrimenti se volevi far carriera in un ambiente prettamente maschile e ancorato ancora alla vecchia tradizione dove le donne dovevano stare a casa e occuparsi dei figli ma, allo stesso tempo, bisognosa di affetto e comprensione.

Per certi versi eravamo uguali: indipendenti, testardi e abituati a cavarcela da soli, ma altrettanto fragili.

Dopo sette anni eravamo perfettamente in grado di riconoscere uno nell'altro cosa fosse irritante, amabile o sopportabile. Ciò nonostante, lei mi aveva stuzzicato! Per quale motivo? Suscitare in me una reazione? E che tipo di effetto?

Benchè fossi dilaniato da tutte quelle domande, non appena mi resi conto che la storia dei cerchi nel grano era una perdita di tempo, presi il primo volo per Washington. Sebbene non dormissi da due giorni e il fuso orario mi rendesse la testa pesante come un macigno, iniziai a cercare Scully. Intanto non volevo chiamarla al telefono e metterla sull'avviso del mio ritorno. Volevo vedere la sua reazione, quando mi avesse avuto davanti.

A casa sua non c'era: la macchina non era nel parcheggio e nessuno rispose ai miei scampanellii alla porta. Mi venne in mente di passare dalla studiosa dove le avevo detto di recuperare quelle ricerche che mi sarebbero servite per la mia escursione inglese, ma non la trovai. La sua compagna mi informò che Scully era stata lì per ben due volte e che la seconda volta le era sembrata incerta e dibattuta da una difficile scelta. Quella risposta mi sconcertò non poco, rendendomi ancora più ansioso di quello che ero in quel momento.

Mi rimaneva l'ufficio anche se il tardo pomeriggio del sabato avrei trovato la sede dell'Fbi deserta. E così fu. Tornando nel parcheggio, mi imbattei nel vice-direttore Skinner. In pratica andammo a sbattere uno contro l'altro.

Agente Mulder!”, esclamò Skinner, sorpreso.

Signore! Oh, mi scusi”, risposi, imbarazzato.

Anche di sabato al lavoro?”, chiese l'AD, aggiustandosi la giacca un po' stropicciata per essere entrata in collisione con il suo sottoposto.

No stavo cercando...”, replicai, fermandomi subito dopo. Non mi sembrava molto logico dirgli che stavo cercando la mia partner. “Avevo bisogno di un rapporto, signore”, riuscii, poi, a mormorare.

Ma non dovrebbe essere in Inghilterra?”, chiese il vice-direttore, incuriosito dal mio atteggiamento.

Si, sono appena tornato e non era niente che valesse la pena di restare”, risposi, iniziando ad allontanarmi verso la mia auto.

L'agente Scully lo sa che è tornato?”, chiese Skinner, raccogliendo le chiavi della sua macchina che erano finite a terra dopo lo scontro.

No, non ancora”, risposi, evasivo.

Ah, allora la chiami e la smetta di pensare sempre al lavoro e andate a cena fuori”, replicò il mio capo, ammiccando, prima di entrare nell'ascensore.

Entrai in auto con la consapevolezza che se non fossi stato più che sicuro, avrei detto che il mio superiore era ubriaco e alludeva a qualcosa di romantico tra me e Scully.

Poco dopo, mentre mi dirigevo verso l'ospedale dove la mia collega aveva svolto l'ultima autopsia, mi chiesi se fossi mai riuscito a farle accettare una relazione amorosa. Forse su Marte...

Mentre vagavo fra i viali del nosocomio, dove un'infermiera dell'accettazione mi aveva detto di cercare, mi sentii afferrare per un braccio. Nel girarmi, ritrovai la mia collega con un'espressione indecifrabile sul volto, a metà tra il sorpreso e il sollevato.

Per tutto il tragitto fino a casa mia dove avevamo concordato di cenare con cibo cinese e vedere un classico alla televisione assieme, mi continuavo a chiedere se quella donna accanto a me fosse realmente Scully o un'altra persona. Era diversa ma non avrei saputo dire in che modo...

Quando, durante la notte, mi svegliai la prima cosa che vidi fu una macchia rosso tiziano appartenente a una massa di capelli. In quel momento mi resi conto che, non stavo sognando, come avevo pensato nel primo istante di percezione, e ne ero certo dato il peso che sentivo sul mio torace, visto che Scully mi dormiva praticamente addosso, con la sua testa poco sotto il mio mento.

Rimasi fermo, immobile. Volevo assaporare quei momenti, così unici e irripetibili.

Era vero. Tutto vero e io ero la felicità fatta a persona.

Hai una pistola in tasca, Mulder o sei solo felice di vedermi?”, mormorò lei, ancora con gli occhi chiusi, alzando la testa dal mio torace.

Non ho portato la mia arma a letto stanotte”, replicai, sollevando la testa verso di lei e baciandola sulla fronte “ma tengo qualcos'altro di pronto e carico per l'azione”, aggiunsi poi, passandole le dita tra i suoi capelli setosi.

Lei ridacchiò, si rilassò di nuovo sopra di me e iniziò a baciare la pelle sopra il mio sterno, non una ma più volte. Le sue labbra erano calde, morbide e umide e ciò mi spronò a entrare nuovamente in azione...

La volta successiva che mi svegliai era mattina e i capelli rossi non c'erano più. Immediatamente mi misi seduto, mi guardai intorno alla ricerca dei suoi abiti che aveva sparso per la stanza la sera prima, ma non li vidi da nessuna parte. Mi rimisi giù, sospirando, guardando la parte vuota del letto. Forse era stato tutto un sogno.

L'acqua gelida della doccia mi colpì con grande forza. Mi svegliò immediatamente ma una parte di me voleva ancora essere avvolto dalla nebbia di quel sogno così reale e così intenso. D'altronde non era così strano se non mi aveva svegliato per salutarmi, non lo facevamo neanche quando eravamo al telefono, ma ora, le cose erano diverse.

Noi eravamo diversi.

Almeno io pensavo fossimo così da quella notte. O magari avevamo dormito assieme nello stesso letto senza però fare nulla. Magari il fuso orario mi aveva giocato un brutto scherzo.

'No, non può essere vero', pensai, uscendo dalla doccia.

Scully, seduta sul divano accanto a me la sera prima, mi aveva detto che la sua vita era cambiata ed era contenta della direzione presa.

La mia camera da letto.

E allora perché se ne era andata senza salutarmi?

Il pensiero di sentirla di nuovo vicino a me, il suo profumo, il suo calore, mi spronò a muovermi, a vestirmi e ad uscire per cercarla e vederla. Dovevo dirle che quella notte non era stato un errore, che avevamo tutto il diritto di stare assieme e amarci e io ero pronto a fare quel passo accanto a lei. Sapevo anche che poteva essere la paura di perdere lavoro, carriera, famiglia, insomma tutto per stare con me. Era giusto. Anche io ero spaventato ma insieme ce l'avremmo fatta.

Nel cercare le chiavi della macchina sulla scrivania accanto alla finestra, vidi il biglietto, ricolmo della sua scrittura minuta e ordinata. Il cuore perse un colpo e smisi di respirare.

 

Mulder,

avevo intenzione di tornare alla mia solita vita come ogni altro giorno, ma tu ed io sappiamo che le cose non sono più come prima. Non rinnego ciò che è successo tra di noi questa notte, anzi. E' stata una mia decisione ma mi sono resa conto che il sentimento era molto più radicato di quello che pensavo e ora ho bisogno di tempo per essere sicura che sia realmente quello che è giusto per noi. So che non appena leggerai questo mio scritto, verrai a cercarmi. Sappi che andrò fuori città. Ho preso qualche giorno di permesso.

Ti chiamo più tardi.

Promesso.

Scully

 

Lessi quel biglietto innumerevoli volte e con un'intensità tale che non mi resi conto di essermi tagliato il labbro con i denti finché alcune gocce di sangue non mi colarono sul mento. Poi lo piegai, lo misi in tasca, mi tolsi il sangue con fazzoletto e mi sedetti sul divano a pensare.

Non so quanto rimasi là, fermo e immobile. Ebbi la percezione del cellulare e del telefono di casa che suonavano. I loro trilli erano via via sempre più insistenti e ravvicinati.

Appena comparve la prima luce dell'alba, mi alzai un po' anchilosato e decisi di fare l'unica cosa che mi permetteva di pensare e sfogarmi nello stesso momento. Mi cambiai con una logora maglietta dell'accademia dell'Fbi, un paio di pantaloni di una tuta e una felpa con cappuccio.

Vicino a casa mia, c'era un parco con alcuni sentieri per correre lunghi circa un miglio ognuno. Giunto là, iniziai a correre. A tratti veloce, poi lento e poi sempre più veloce. L'intensità delle mie falcate era legata alla paura di perdere l'unica persona che contasse veramente nella mia vita.

Non so per quanto tempo continuai quel ritmo forsennato ma poi quando i miei poveri muscoli delle gambe iniziarono ad emettere inquietanti segnali di cedimento, decisi che era tempo di sedersi un po'.

La prima panchina che avvistai, mi sembrò un solitario scoglio per lo sfortunato naufrago in mezzo ai flutti del mare in tempesta. Soffiando e sbuffando come un vecchio tisico, mi sedetti di schianto su quel sedile di legno e mi chinai in avanti con le braccia sulle ginocchia e la testa appoggiata ad esse. Cercai di riprendere fiato, non pensando ai crampi alle gambe dovuti alla corsa ma anche alla ginnastica della notte prima a cui non ero più abituato. La gentilezza della prima volta era stata soppiantata dall'energia della seconda dove tutte le nostra paure e inibizioni si erano disciolte ed era stato incredibile. Il mio indolenzimento risaliva proprio a quel momento.

Mi scusi, è libero questo posto?”, una voce, chiese all'improvviso.

Non dovetti alzare la testa per sapere a chi appartenessero quelle parole.

Dipende”, replicai, rimanendo nella stessa posizione ma iniziando a massaggiarmi il polpaccio sinistro.

Da cosa?”, lei chiese, spostando i piedi nervosamente avanti e indietro.

Se ti importa o no sederti accanto a uno che ha corso come un forsennato ed è sudato marcio”, ribattei, rendendomi conto dell'odore nauseabondo emanato dalle mie ascelle.

Ahahah, direi che ti ho sentito con odori ben più pungenti e terribili di quelli che hai adesso ora”, esclamò lei, sedendosi accanto a me.

Come sapevi che ero qui?”, chiesi, lieto che fossimo di nuovo assieme e notando come la sua gamba premesse contro la mia.

Vieni sempre qui quando vuoi pensare oppure vai in ufficio e visto che Skinner mi ha detto che non ti ha visto da quando vi siete scontrati nel parcheggio, ho pensato che potevi essere qui, dato che a casa tua non c'eri”, rispose lei. “Mi stavo iniziando a preoccupare...”, aggiunse poi, torcendosi le mani, per tenere a bada l'ansia.

Sarà furioso con me Skinner, visto che non sono andato in ufficio oggi e non ho avvisato...”, esclamai, esalando un sospiro di rassegnazione. Skinner era sempre arrabbiato con me.

Stranamente ti ha concesso qualche giorno di permesso anche a te...”, replicò lei.

Alzai la testa e la guardai con stupore. “Come hai fatto? Lo hai drogato o ipnotizzato?”, le chiesi, meravigliato.

No, ahahah no, gli ho detto che avevi bisogno di pensare a una cosa e lui mi ha detto che capiva e ti concedeva qualche giorno per prendere questa importante decisione”, rispose, ridacchiando.

Non gli avrai detto nulla, spero!”, esclamai, poi, serio.

Credo che l'abbia già capito da solo”, replicò lei.

Probabile. Sabato quando l'ho visto nel parcheggio, mi ha detto di pensare a qualcos'altro che non fosse il lavoro”, dissi, allungando le gambe, ancora tormentate dai crampi. “E di cercarti”, aggiunsi, poi, girandomi a guardarla.

Lei arrossì.

Bè almeno con lui non dovremo fingere...”, dissi, allungando una mano e toccandola sul braccio.

Stava tremando.

Forse era tempo di rientrare, cambiarsi e portare quella fragile ma tenace donna a pranzo. Dovevo, però, accertarmi che lei volesse la stessa cosa.

Ah, per la cronaca, voglio che tu sappia, Scully, che se vuoi prenderti del tempo per pensare a quello che c'è ora fra noi, per me va bene. Io ti aspetterò e rispetterò ogni tua decisione, anche se mi farà starà male”, esclamai, con voce tremante e con un grosso nodo che aveva preso possesso della mia gola e stava quasi per soffocarmi.

Lei mi guardò negli occhi di nuovo, ma questa volta non vidi l'incertezza che avevo visto in precedenza.

Non ho intenzione di andare da nessuna parte, Mulder”, lei disse, accostandosi a me e dandomi un bacio sulla guancia, poi inserendo le sue mani fra le mie. “Mi è bastato un giorno, per capire che non posso stare senza di te, Per cui l'unico posto dove andrò, sarà casa tua”, aggiunse, poi, sorridendo.

Che cosa stai dicendo, Scully?”, chiesi, sentendomi confuso e allo stesso tempo, eccitato per quel cambiamento.

Lei strinse la mia mano, mi guardò con quei suoi bellissimi occhi azzurri e lentamente, esclamò:” Sto dicendo che voglio venire a casa con te”

Sei sicura?”

Lei si sporse verso di me e mi baciò, questa volta sulle labbra. E io, con immensa felicità, la ricambiai.

Ci sarebbe un motel nel Maine posto sulla costa, dove le camere danno direttamente sul mare. Potremmo usare i giorni di permesso, gentilmente concessi dal nostro capo, per rilassarci là. Che ne dici, Scully?”, le chiesi, prendendola a braccetto e avviandoci verso il mio appartamento.

Tutto quello che vuoi, Mulder. Prima, però, sarà meglio che ti fai una doccia. Puzzi come una fogna”, rispose lei, ghignando.

Ma, avevi detto che non ti importava...”, esclamai fingendomi imbronciato.

Si, prima ma adesso le cose sono cambiate. Noi siamo cambiati. Siamo diversi”, replicò lei, stringendosi a me.

 

  
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